EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITPOLO 1 (M)

La persona che gli piace non sei tu

Warning: il capitolo contiene scene di abusi sessuali e violenza ed è destinato ad un pubblico adulto. Leggerlo è a vostro rischio e pericolo.

-Vee Vivis-

«Ehi … ah.» sostenni Mark, che era alto quanto me mentre entrammo in casa. Nonostante continuasse a dare calci alla ringhiera mancando i gradini, alla fine riuscii a portarlo al secondo piano.

Vivevo in una casa a due piani dietro l’Università. Di fronte c’era un’officina per la riparazione di motociclette. Al primo piano c’erano la camera dei miei genitori, una cucina, un bagno e un salottino. Poteva non essere molto grande, ma era comoda. Al piano superiore c’era la mia camera e quella di mio fratello. Trascinai l’ubriaco nella mia stanza ed avrebbe dovuto ringraziarmi perché era da un po’ che non dormivo lì.

Di solito mi fermavo a dormire a casa della mia ragazza.

Non mi approfittavo di lei dormendo o mangiando sempre a casa sua anche perchè pur essendo l’appartamento a suo nome, ero io quello che effettivamente pagava l’affitto. Magari non ero ricco, ma avevo abbastanza soldi per mantenere la mia ragazza.

«Urgh, P’Bar.» disse con rabbia, colpendo il muro, prima di girarsi e appoggiarsi contro di esso. Dato che ero una brava persona, l’avevo trascinato da solo fin lì, lasciandolo poi appoggiato. Continuò a gridare ubriaco, prima di scivolare lungo muro, chiamando ancora Bar con gli occhi pieni di lacrime.

«In piedi.» Lo esortai, afferrandolo per una spalla, ma mi lui scostò semplicemente la mano.

«Non va bene … P’Bar … non va bene.» disse con rabbia, alzando bene la mano per indicarmi il viso, scuotendo la testa avanti e indietro.

«Non sono P’Bar, sono la persona che ti ha portato qui.»

«P’Bar, devi lasciarlo.»

«Mark …» Gli spinsi via la mano, urlando a gran voce, non volendo perdere la faccia.

«Bastardo … chi?» mi accusò, indicando di nuovo la mia faccia, cercando di sostenersi contro il muro. Il suo viso si avvicinò al mio prima di allontanarsi. 

Accidenti a te, sono il tuo P’. Pensai, mentre lo stavo fissando furiosamente.

«Che diavolo è tutto questo rumore? Stai per svegliare nostro padre.» Mio fratello esclamò con rabbia, mentre si precipitava verso di noi.

«Urgh, scusa.» risposi, prima di tirare il braccio di Mark per trascinarlo con me.

«Lasciami andare.» Gridò Mark in risposta.

«Entra nella cazzo di stanza.» Imprecai di rimando, prima di spingerlo in avanti nella mia camera da letto.

«Chi è questo? Non l’ho mai visto prima.» Yu chiese prima che possa chiudere la porta. I suoi occhi acuti continuarono a fissare Mark.

«E’ uno dei miei ragazzi.» Risposi.

«Ti piacciono gli uomini?» Mio fratello me lo chiese con le sopracciglia sollevate.

«Stronzo, mi piacciono le donne. Ho una ragazza.» Solo perché portavo un ragazzo a casa, non significava che avevo cambiato i miei gusti, sapeva che ero innamorato delle donne.

«Non sto parlando di te.» Lui rispose, fissando la stanza. Seguii i suoi occhi, che si erano posati sul mio junior.

«Come lo sai?»

«Quando due persone sono uguali, si riconoscono.» Mi rispose prima di sorridere e tornare nella sua stanza.

Guardai verso la porta della stanza di mio fratello che si era appena chiusa, poi di nuovo il ragazzo sul mio letto. Mio fratello era uno studente di architettura del quarto anno. Aveva solo un anno in più di me, quindi non lo chiamavo P’, né lui mi aveva mai chiamato Nong. Anche se eravamo fratelli, raramente andavamo in giro insieme. Avevamo interessi diversi: io avevo un sacco di amici, Yu era un introverso. Lui preferiva rintanarsi in casa e giocare con i suoi modelli mentre a me piaceva aiutare nostro padre al negozio. A Yu piaceva disegnare ed io odiavo quel genere di cose. A lui piacevano sia le donne che gli uomini, a me piacevano solo le donne. Eravamo fratelli completamente diversi, ma ci amavamo e ci capivamo, anche se non sempre lo mostravamo.

E proprio ora, avevo capito cosa stava dicendo.

«P’Bar …» Scherzi a parte, continuava ancora a parlare così? Mi infastidii sempre di più ogni volta che lo diceva. Ero già irritato con la mia ragazza e stressato per lo studio, ora ero ancora più incazzato per il fatto di averlo portato qui.

«Cosa ti piace di lui? Ci hai mai parlato più di due volte?» Mi lamentai, volevo davvero capire, ma ero anche abbastanza sicuro che non lo conoscesse nemmeno.

«No, non lo so!» Gridò di nuovo.

«Beh, sono sicuro che non lo sai, ecco perché te l’ho chiesto!» urlai di rimando.

«Non ti rispondo, non sei P’Bar. Porta il mio P’Bar, prendilo adesso.» mi disse, prima di sedersi sul bordo del letto. La sua mano si allungò e mi afferrò per il colletto, avvicinandomi, finché le nostre facce quasi si toccarono.

«Mark, lasciami andare.» Cercai di trattenere la mia rabbia parlando piano, ma nessuno apprezzava che un proprio Junior afferrasse la sua maglietta in questo modo.

«Non ti lascerò andare, P’Bar, non potrò mai lasciarti andare.» gridò contro la mia spalla, la sua mano lasciò andare la mia camicia per poi avvolgersi attorno al mio collo. Mi alzai rigido, lasciando che mi abbracci. Non avevo mai fatto niente del genere con un ragazzo prima d’ora. 

C’erano state volte in cui ero stato con persone carine, ma onestamente non avevo mai nemmeno tenuto le loro mani, avevamo sempre appena chiacchierato, quindi era davvero strano avere una voce maschile che mi parlava all’orecchio con le sue braccia avvolte intorno al mio collo.

«Lasciami andare.» Incalzai a bassa voce, prima di staccare le sue mani. 

«No, non ti lascio andare, mi piaci davvero.» Cercò di baciarmi, ma lo spinsi sul letto e purtroppo mi trascinò giù con lui. Non era troppo? Mark mi avvolse nel suo abbraccio fissandomi negli occhi. 

Aveva gli occhi sottili, un naso e una bocca che si adattavano al suo viso. Anche se non era bello come Kan, che stava attualmente flirtando con Bar, era molto affascinante e attraente, ma se gli veniva chiesto perché non poteva competere con Kan, anche se non aveva iniziato a flirtare con il mio amico, era facile rispondere.

Mark era Mark, non Kan e a Bar piaceva già Kan.

«Stai con me, sii mio.»

«Perché devo essere tuo? No … perché Bar deve essere tuo?» chiesi perché non mi stava ancora lasciando andare.

«Se avessi P’Bar, magari non vorrebbe stare con Kan.» Mi rispose lentamente, ma con sicurezza. Affascinanti occhi a mandorla mi fissavano, pieni del desiderio di vincere, ma io odiavo l’idea. 

Bar era mio amico, era come un fratello. Ma quell’idea era …

Non importa quante volte ci provi, non gli piacerai mai. A Bar piace davvero Kan, capisci?

I suoi occhi precedentemente acuti, ora sembravano dolorosi, la luce in loro si era attenuata un po’.

«Gli piace Gun … Gli piace Gun, hai capito?»

«Ehm … Ah!» Non ebbi nemmeno la possibilità di rispondere, prima che mi schiacciasse a sé per baciarmi con forza. La sua lingua umida continuava a cercare di entrare nella mia bocca ed alla fine ci riuscì. Mark era un buon baciatore, anche se era violento e la sua lingua si muoveva con forza attorno alla mia bocca. Suscitava in me emozioni strane ed una certa eccitazione. La parte più strana era il fatto che avevo iniziato a ricambiare il bacio.

Una volta che la sua lingua entrò nella mia bocca, prensi il comando della situazione così da cambiare posizione e approfondire meglio il bacio. Spazzai la lingua intorno alla bocca, sperimentando il suo sapore dolce, ma amaro. Mi baciò con la stessa passione con cui lo stavo facendo io. Mark allacciò il suo braccio intorno al mio collo, premendoci insieme più volte, prima di tirarsi lentamente fuori dal bacio.

«Perché ti piace … perché ti piace?»

«Come diavolo dovrei saperlo? Perché mi stai urlando contro?»

«Huh, ti piace così tanto vero?»

Mark si girò come se volesse sedurmi, fissandomi in un modo che non capii del tutto. La sua bocca si contrasse in un sorriso, prima di spingermi giù, baciandomi ancora una volta. Poi mi fece scivolare la bocca sul collo, succhiandolo e mordendolo.

«Stronzo, che diavolo stai facendo?» Lo spinsi via per poi afferrarlo bruscamente e tirarlo verso di me, facendo in modo che mi guardasse in faccia. I suoi occhi erano pieni di rabbia.

«Se P’Bar fosse mio, vorrei sapere esattamente che diavolo farà quel bastardo.» Alla fine del suo sfogo, ne avevo abbastanza. Qualsiasi pietà che mi aveva suscitato prima ora era sparita per sempre. Il senso di colpa per il bacio scomparve e mentre guardavo i suoi occhi scintillanti, non potei fare a meno di sorridere ai cattivi pensieri che mi stavano passando per la testa.

«Prima che tu possa rendere P’Bar tuo … Ti farò mio.»

Lo ribaltai sotto il mio corpo, mi chinai su di lui e proprio come aveva fatto con me avvicinai la mia bocca al suo collo mordendo e succhiando. Succhiai fino a quando la sua gola non mostra un bel colore rosso ed fu in quel momento che sembrò rendersi conto di cosa stesse succedendo, così cercò di spingermi via. 

Mi dispiaceva però … Non gli avrei permesso di fare una cosa così vile, cosa che ovviamente stava pensando di fare. Il che era molto peggio di quello che stavo facendo attualmente.

«Uh! Cazzo! Lasciami andare!» Disse quando feci scivolare la mano per sbottonargli la camicia. 

«Lo vuoi davvero? Posso dartelo?» Gli afferrai le mani per bloccarle sopra la sua testa.

«Non sei P’Bar … Non sei P’Bar … Voglio P’Bar!»

«Ma io ti voglio!» Dissi mentre scivolavo giù per baciarlo sul petto, dove c’era un segno rosso perché solo un momento fa avevo provato a togliergli la maglietta, ma ero riuscito solo a levargli la camicia. Abusai i suoi capezzoli, leccandoli.

«Ah … Stronzo!» Mi insultò mentre gemeva. Scesi fini a dove iniziava a gonfiarsi e potei sentirlo anche attraverso i nostri jeans. Ero un ragazzo come lui ed era naturale sapere cosa stesse succedendo, dov’erano i suoi punti di piacere e dove faceva male.

Non erano mai stato con un altro ragazzo, ma ciò non significava che non sapessi cosa fare.

Tornai a baciare le due labbra mentre lottava ancora sotto di me. Spinsi la lingua nella sua bocca e morsi le sue labbra per insegnargli una lezione. Volevo che sapesse come ci si sentiva quando qualcuno si imponeva su di te. Mi presi una pausa dal bacio e affondai la faccia nel suo collo. Inclinò la testa per evitarmi, ma ciò mi diede un accesso ancora migliore al suo corpo. Continuava a lottare ma in quel modo potevo esplorare meglio il suo corpo.

«Ah! Lasciami andare! Figlio di … Lasciami andare!» Cercò di colpirmi con una mano ma lo afferrai e lo bloccai contro il letto. Quando provò a prendermi a calci, allacciai le gambe con le sue.

Poi dissi guardandolo negli occhi: «Ti lascio andare … Ma non ora.» 

«Non ti permetterò di farmi niente, cazzo!» Ma i suoi occhi tremarono, come se lui stesso non si fidasse delle sue stesse parole.

«Veramente?» Sogghignai.

Usai la mia mano libera per scarabocchiare sul petto attraverso il tessuto della maglietta che lentamente si staccava. Il suo corpo si inarcò e rabbrividì ogni volta che lo toccavo, fino a quando non raggiunsi l’orlo dei suoi pantaloni. Respirava pesantemente e la sua pelle bianca era diventata rossa. 

«Sei sicuro?» Gli chiesi e lui emise solo un basso ringhio senza darmi una risposta.

«Ah … Ah!» Potè solo dire e si morse le labbra quando gli feci scivolare una mano sul petto.

«Non mi permetti davvero di fare qualcosa?» Gli chiesi mentre iniziai a sfiorare la mia mano contro il suo tessuto.

«Ah …stronzo … Ah …» Mentre gemeva mi insultava, ma non riusciva a parlare quando lo toccavo con più vigore. Le sue gambe erano libere ora e si stava muovendo in modo che ‘quella’ parte potesse sentire meglio il tocco della mia mano.

«La tua bocca dice di no, ma questo mi sta dicendo che lo vuoi.» Glielo dissi prima di spreme brevemente il suo membro per poi lasciarlo andare.

«Tu … Sei … una merda!» Mi insultò di nuovo in qualche modo, quando iniziai a slacciarmi i pantaloni. I suoi occhi erano umidi, proprio com’era umido laggiù. Sorrisi come un vincitore. Se non riuscivo a farlo, non ero un uomo.

«Sei una merda!»

«Una merda? Mi stai dicendo che vuoi farlo da solo?» Gli chiesi mentre cerco di toglierli i jeans, ma non si mosse, quindi non potevo farlo completamente. Riuscii solo a farli scendere fino al ginocchio. Guardai la sua parte gonfia e mi appoggiai alle sue cosce. Sarebbe stato  difficile per un ragazzo prendere qualcosa di così grande dentro di lui. Ma d’altra parte … Perché preoccuparsi? Ero quello che lo avrebbe fatto, non quello che lo avrebbe preso.

«Ah … Nh …» Accarezzai la sua lunghezza calda e raggiunsi la sua punta bagnata. Mark si scosse violentemente e rilasciò un lungo gemito prima di dire con voce tremante: «Ah .. Voglio P’Bar … Non te.» Quello mi rese ancor più spietato.

«Vuoi Bar? Ma sei tu che sei venuto da me per primo.»

«Aah …» gemette quando tirai fuori il suo membro dai pantaloni e lo strinsi velocemente. Volevo torturare le sue gambe magre e aprirle in modo da poter toccare completamente quel punto. La mano sulla punta scivolò su e giù, ma lo spinsi giù.

Non lo feci apposta quando lasciai andare la sua mano e feci scivolare la mia verso il suo rigonfiamento turgido. La mia mano libera scivolò sul suo capezzolo scuro e lo strinsi leggermente, sorprendendolo. «Ah ah!» L’altra mia mano ora era su tutto il suo petto, accarezzandolo, fino a quando il suo corpo seguì il ritmo della mano che era tra le sue gambe.

«Nh! Nh!» Risi quando lo vidi bagnarsi. Era diventato rosso e riusciva a malapena a nascondere la lussuria nei suoi occhi. «Vuoi il mio amico, vero? Perché non mi provi prima?» Spalancò gli occhi e cercò di fuggire da me.

«N … No!» Si dimenò di nuovo quando lo accarezzai e fermai la mano da qualche parte più in basso. Dovetti usare un po’ di forza per bloccare le sue gambe con le mie ginocchia. Poi alzai le gambe e lo spinsi giù con tutto il mio corpo. Mark abbassò la testa per guardare le sue parti intime, ora nude ed esposte, mentre era sotto il mio controllo. I suoi singhiozzi diventarono più forti ma non mi interessava. Accarezzai il punto attorno al suo stretto ingresso.

Se spingo, dovrei essere in grado di farlo.

«Lasciami andare! Cazzo!» Cercò di liberare le gambe dalla mia presa e alla fine riuscì a colpirmi sulla spalla. Feci una smorfia, lui si alzò e sta per scendere dal letto ma … fu più lento di me, mi dispiace.

«Dove pensi di andare?» Lo strattonai per un braccio e lo tirai di nuovo sul letto.

«Non voglio! Bastardo! Lasciami andare!»

«Come lo vuoi? Lo vuoi, vero?»

«Non con te! Voglio P’Bar!»

«Ma ora io voglio farlo con te.»

«Ohiii!» Urlò quando lo girai a pancia in giù. Gli misi una mano sul collo per farlo stare fermo, poi slacciai i miei jeans con l’altra mano.

«Non osare, idiota!» Girò la testa per guardarmi mentre mi stavo masturbando per prepararmi, quindi urlò per impedirmi di continuare.

«Non è un pò troppo tardi, coglione? Lo farò rapidamente per te.» Gli mostrai un sorrisetto mentre usavo quelle parole volgari, proprio come lui.

«Non voglio!» Scosse la testa cercando di fuggire da me quando misi il mio pene vicino al suo ingresso. Agitò le braccia cercando di colpirmi di nuovo, ma gli misi una mano sul collo in modo che non potesse muoversi liberamente.

«Eccomi…»

«Nooo! Ngh …»

«Merda …» sussurrai digrignando i denti mentre gridò quando lo spinsi dentro. Sapevo che avrebbe fatto male, ma non pensavo che sarebbe stato così stretto da ferire anche me stesso. «Idiota …» Mi maledissi, poi iniziai a muovermi per far scivolare dentro la parte rimanente.

«Uh! Aaah … Smettila! È troppo!» Non sapevo quale espressione stesse mostrando, ma da quello che sentivo immaginavo che stesse facendo male. Quello che mi interessava di più, però, era insegnargli una lezione. Lo stavo facendo perché volevo ferirlo.

«Spremilo fino a quando arrivo! Come mi prenderai?»

«Ah! Ngh …» Mi mossi lentamente per farlo scivolare un po’ di più, mentre la mia mano lo teneva fermo. Mi appoggiai sul letto con l’altra mano. Non c’erano coccole né carezze per farlo sentire meglio. Continuavo a muovermi lentamente non perché non vlevo ferirlo, ma perché era così stretto che riuscivo a malapena a muovermi.

Quindi era così che ci si sentiva quando lo facevi con un ragazzo.

Era caldissimo … Tanto che mi lamentai.

«Ahhh … Mmmh …» Rimasi senza fiato respirando sul suo collo fino a quando il suo canale stretto si abituò alla mia presenza. Non era lubrificato e non era comodo come al solito, ma era stretto e mi avvolgeva meglio di prima.

«Ah … cazzo … Ngh!» Soffocai i suoi gemiti nel cuscino. Le sue mani cercarono di colpirmi ma non ci riuscì. Strinsi i denti e mossi il suo corpo seguendo il mio ritmo.

«È troppo! Ngh … Aah … P’Bar …» Mark ansimò piangendo sul letto.

«P’Bar il cazzo! Sei con me! Sono Vee!» Lo insultai e restò fermo prima di girare la testa per guardarmi.

«Bastardo …» Fu tutto ciò che disse, poi chiuse gli occhi.

«Non è quello che avevi intenzione di fare al mio amico? Insultarmi è come insultare te stesso, Mark.»

«Ah …» Sollevò la testa in cerca di un po’ d’aria, ma lo spinsi giù mentre ansimava. Una delle sue mani riuscì ad afferrarmi per il braccio e mi strattonò come se volesse mostrare il suo dolore.

«Perché? Stai cercando di dire che non è vero?» Mi appoggiai alla sua schiena e sussurrai la domanda accanto al suo orecchio.

«Perché sei così interessato a me e P’Bar?» Non rispose alla mia domanda e invece me ne fece un’altra, ma non riuscì a voltare la testa per guardarmi.

«Sono interessato perché Bar è mio amico e io sono il tuo uomo adesso!» Sottolineai l’ultima parte, lentamente. Poi iniziai a spostarmi di nuovo dentro di lui.

«Ah! Cazzo …!» Mark sorpreso mi colpì sull’addome.

«Adesso sei con il tuo uomo. Chiamalo con il suo nome, dai.»

«Ngh …. fanculo!» Lo morsi sul collo e lo leccai. La sua parte posteriore stava diventando sempre più comoda.

«Vee! Mi chiamo Vee!»

«Ugh! Ah … Fa male …» Non potè dire nient’altro, ma apprezzai quelle ultime parole: fa male. Non mi interessava davvero perché era quello che volevo.

«Cosa? Hai detto che ti sto facendo del male? Mhh …»

«Ah … Ngh … Ah …»

«Vee! Ti avevo detto di chiamarmi con il mio nome!»

«No! … Ugh!»

«Se non lo fai, non ti faccio venire.» Stava cercando di aiutare se stesso, ma gli afferrai la mano. I suoi occhi erano pieni di dolore e quello mi fece venire voglia di scoparlo con ancora più violenza. Mi aveva sfidato ad entrare e capii il significato della parola male.

«Ngh! … P’Bar …»

«Stronzo! Di il mio nome!» Uscii improvvisamente da lui e poi mi spinsi fino alla fine per farlo ragionare perché non voleva ancora rispettare ciò che gli era stato detto.

«Bastardo!»

«Stai chiamando il tuo uomo bastardo?» Gli tirai la testa per vederlo in faccia e guardarlo negli occhi: aveva gli occhi iniettati di sangue e la sua faccia era rosso vivo. Si morse le labbra come se non volesse rispondermi. Gocce di sudore gli scorrevano sul viso.

«Eeh!» Lo baciai sulle labbra e gli infilai la lingua nella bocca. Doveva essere totalmente confuso perché non resistette e separò le sue labbra per concedermi un facile accesso. Avevo perso il conto di quante volte lo avevo baciato, ma ogni volta che mi baciava di nuovo mi sentivo strano. Non stavo dicendo che mi sentivo bene, ma volevo continuare a baciarlo.

«Mmmmh …» Un gemito mi sfugge dalle labbra quando la sua lingua si intrecciò con la mia, mi succhiò le labbra facendomi stare bene. Approfondii il bacio con la lingua e trovai una nuova dolcezza e stranezze, più di prima.

«Ohi! Merda!»

«Ngh!» Gridai e mi ritirai dal bacio mentre le dita gli strinsero il collo. Sentii un forte dolore al labbro, lasciai scorrere la lingua sulle labbra e sentii il gusto del mio sangue e l’odore acuto.

«Mi hai morso?» Gli chiesi lentamente. Non poteva parlare, immagino perché stavo ancora stringendo le dita attorno al suo collo. I suoi occhi non avrebbero accettato alcuna sconfitta e così uscii fuori dal suo ingresso posteriore.

Lo tirai per la testa per farlo sedere e non mi interessò se stava male o se gocce di sangue stavano macchiando il letto.

«Se volevi usare la bocca, perché non l’hai detto?»

«Ngh!» Posizionai la mia asta vicino a quella bella bocca, ma lui sigillò le sue labbra.

«Apri la bocca e succhia.» Rimase fermo, quindi lo strattonai.

«Fa male … Ngh!» Spalancò gli occhi quando approfittai di quel momento e mi spinsi nella sua bocca calda. Cominciai a muovermi al mio ritmo mentre il suo viso si contorse e mi lasciai andare dentro e fuori.

«Mmhh … Aah … Succhialo …» Gli ordinai quando mi guardò. I suoi occhi mi fecero venire voglia di picchiarlo, molte volte, giorno e notte. Doveva essere una dolorosa tortura. Volevo farlo vergognare e farlo incazzare con me … Ma mi piaceva. Mi piaceva vederlo così.

«Ngh!» Emise un suono basso quando tirai la testa tra le mie cosce per farglielo prendere in bocca e succhiarlo. 

«Non osare nemmeno mordermi.» Mi stava succhiando la punta umida. «Mh … Aaahhh ….»

Era un ragazzo, conosceva il nostro punto sensibile. Seguii il ritmo del suo pompaggio. Mi mise una mano sulla coscia e l’altra coprì ciò che non poteva prendere in bocca. Lo tirai bruscamente per avvicinarlo a me.

«Ngh …. Aahh …» Chiusi gli occhi per un lungo momento e mi godetti il piacere che mi stava dando, fino a quando non ce la feci più. Lo tirai fuori dalla sua bocca e lo spinsi giù per farlo sdraiare sul letto, poi gli afferrai le gambe e le tirai in alto.

«Sto … sto arrivando …Ma tu … Ah!» Non finii nemmeno la mia frase e mi sforzai dentro di lui, con una sola spinta. Mark emise un suono animale e cerca di allontanarmi.

«Vuoi cambiare?» Mi mossi più veloce dentro di lui senza aspettare che fosse pronto. Non mi interessava più, non faceva male e mi stavo divertendo con il suo corpo. Quello era tutto ciò che volevo.

«Hng … Aah … P’Bar …» Gemette quando lo tirai per i fianchi con un movimento rotatorio. Sollevò il suo bel viso e sussultò. Voleva masturbarsi, quindi una delle sue mani scivolò sull’addome e afferrò la propria lunghezza.

«Mh … chiama il mio nome.» Ripetei e questa volta i suoi occhi incontrarono i miei. «Chiama il mio nome, sono quello che ti vuole ora.»

«Ngh … P’Bar …»

Gli schiaffeggiai la mano e strinsi il suo stelo caldo: mi riempì tutta la mano. Usai il pollice per evitare di rovesciare qualsiasi goccia.

«Di il mio nome. Se non lo fai, non ti lascerò andare.» Lo strinsi di nuovo.

«Merda … Ah!» Urlò quando mi spinsi più in profondità dentro di lui.

«Qualunque cosa.» Continuai a spingere dentro e fuori dal suo buco. Fece una smorfia e si irrigidì. Le sue mani cercarono di allontanarmi ma lo strinsi di nuovo. Le sue due mani erano libere e graffiavano la pelle della mia coscia.

«Tsk … Aah … ah …. Aaahh …»

«Mmmh …» Non mi occupai dei suoi occhi supplicanti. Avevo ancora bisogno di spingere e spremere la sua punta.

«Vee … Ngh … lasciami andare ….» Soffocò con le sue parole ma mi fece sorridere. Rilasciai il suo pene e feci scivolare le mani sui fianchi per avvicinarlo: «Aaah!»

«Mmh …» Mark gemette quando mi spinsi di nuovo dentro di lui. Gemetti anche io, mi sentivo bene.

«Aah … Ngghhh …» Mark usò le sue mani per tenermi mentre continuavo a pompare dentro e fuori.

«Vee … Nggh …»

«Aah … Merda …»

«Ah … Ah … Aaah ….» La sua voce tremò sotto di me. Mi fissò con rabbia ma io sorrisi.

«Ricorda, il nome del tuo uomo è Vee. Non pensare nemmeno di cercarlo di nuovo.» Dissi vicino a lui, con una faccia contorta. Continuai a pompare dentro e fuori di lui fino a quando non riuscì a pronunciare una sola parola.

«Ah … Ah … io … io …»

«Tu cosa?»

«Ti odio…»

«Ma a me piaci molto, Mark … Aahh …» risposi e lasciai un lungo gemito quando raggiunsi il culmine. Mi irrigidii e rilasciai  il mio liquido dentro di lui. Mi spostai un paio di volte in più e poi lo tirai fuori lentamente. Il mio sperma bianco uscì insieme a del sangue.

«Mi dispiace, sono venuto dentro. Ero così concentrato su quanto ti odio che non ho avuto il tempo di uscire.»

«Ngh … Sei un bastardo …»

«Bastardo, diabolico, merda … Sono ancora il tuo uomo.»

«È successo solo una volta. Non pensare che te lo lascerò fare di nuovo.» Era infuriato.

«Se non lasci perdere la cosa con Bar, ti trascinerò di nuovo qui e allargherò le tue gambe per me.» Lo sfidai. «Oh … sono venuto. Non aspettarti che io ti faccia schifo. Non sei così importante.» 

«Bastardo …» Mi maledisse e fece scivolare la mano sul suo albero tremante, in cerca di un rilascio.

«Eh!» Sorrisi e mi sedetti sul bordo del letto. Quindi toccai il liquido bianco sporco che si era asciugato sulla sua coscia.

«Uuh …» Gemette e si irrigidì fino a quando non venne anche lui.

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2 Commenti
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Zara

Io non capirò mai perché i ragazzi devo mantenere le ragazze. Non hanno i loro genitori che le possono pagare l’affitto??

Zara

E in tutto questo durante la notte, i suoi genitori non sentono nulla?? O si saranno abituati???

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