EN OF LOVE: TILS – CAPITOLO 23

Il ragazzo di Nuea

– Nuea –

«Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri ad Yiwaaa! Tanti auguri a te!!»

Una volta terminata la canzone Yiwa, che era la festeggiata, si chinò per spegnere le candeline poste sulla torta. Quando tutte si spensero celebrammo la nostra amica con un fragoroso applauso.

Non c’erano molte ragazze nel nostro gruppo, per questo quando qualcuna di loro compiva gli anni festeggiavamo sempre in grande. Se fosse stato il mio compleanno, o quello di Vee, o quello di qualsiasi ragazzo della compagnia, saremo semplicemente usciti a bere qualcosa; ma per YiWa e Pan organizzavamo sempre delle grandi feste e permettevamo loro di invitare chi volessero. 

Lo scorso anno andammo tutti a casa di Vee, ma quest’anno era impossibile farlo perché c’erano molte più persone, come Tossakan e altri Nong del nostro corso. Inoltre avevamo terminato il progetto e Pin aveva  pensato bene che andare a rilassarci e divertirci un po’ non ci avrebbe fatto male. 

La casa in cui eravamo non era affatto male, non era né troppo vicina né troppo lontana, permettendoci così di liberarci di ogni preoccupazione o stress che ci aveva tormentato per due settimane.

«Questa torta è davvero deliziosa.» Mi voltai per guardare la persona che aveva parlato con ancora il boccone di torta in bocca. 

Alla fine avevo portato Praram alla festa solo perché mi aveva supplicato di venire, ma in fondo non volevo che fosse lì. Non era colpa dei miei amici, loro non avevano nulla di sbagliato, ero io a essere troppo geloso di lui. Quando parlava volevo che tutti gli altri non lo ascoltassero, solo io dovevo sentire la sua voce. Come in quel momento che stava descrivendo la torta in modo tanto tenero, tutti lo stavano ascoltando ed osservando. Avrei tanto voluto cavare gli occhi a tutti in modo che nessuno potesse vedere la sua dolcezza. 

«Hey, imboccami.» Se volevano qualcosa da guardare gliel’avrei data molto volentieri. Probabilmente nessuno era interessato a me, ma volevo dimostrare che io e Praram potevamo essere dolci l’un l’altro. Anche Bar e Tossakan si imboccavano tra loro. Al centro dell’attenzione al momento però c’erano Vee e Mark. Vee lo stava supplicando di dargli da mangiare. 

«Posso farlo davvero?» Il ragazzo inesperto era ancora un po’ titubante, ma io annuii con sicurezza.

«Vedi Tossakan in giro?» disse a voce bassa indicando suo fratello maggiore, il quale stava togliendo la crema che sporcava le labbra di Bar.

«Aah…» Aprii le labbra sorridendo felicemente quando portò alla mia bocca un pezzo di torta con la mano. 

«Buona vero?» Non potendo rispondere alla sua domanda, avendo la bocca piena, mi limitai ad annuire. Posai la mano sul suo capo scompigliado i suoi setosi capelli fino a farli gonfiare un po’. 

«Non sono mai andata ad una festa di compleanno con così tanta dolcezza. Ho scattato talmente tante foto che dureranno fino al prossimo anno.» Mi voltai e vidi Dew abbassare la fotocamera che prima era rivolta verso di noi. 

«E pensare che quando sono arrivati ho scherzato con loro fino a farli litigare. Adesso mi ritrovo a dover essere io l’ospite della festa, quando in realtà dovreste essere tutti interessati a me.» si lamentò YiWa.

«Se non avessi spento le candeline di sicuro tutti avrebbero pensato che stessimo festeggiando il fidanzamento tra Nuea e Praram.» Le parole di Kla fecero voltare tutti verso di noi, anche la persona seduta accanto a me mi guardò accigliato. 

«Stiamo insieme già da molto tempo, quindi questa non può essere considerata una festa di fidanzamento.» risposi a quegli occhi inquisitori che mi fissavano. Posai la mano sulla quella di Praram e la strinsi, non sapevo se qualcuno ci stesse osservando perché io ero troppo preso dalla persona seduta vicino a me. 

«Non me lo hai mai presentato ufficialmente.» disse Pin, era vero perché lui studiava in un altro indirizzo di ingegneria. 

«Ragazzi non siete all’altezza di poterlo conoscere.» si intromise Bar facendo sí che tutti si voltassero a guardarlo. 

«Perché sei così possessivo?» mi chiese Yoo. I ragazzi iniziarono ad ubriacarsi, anche se alcuni si trattennero perché erano venuti per la festa di YiWa e non sarebbero rimasti a dormire lì.  

«Sono molto possessivo.» replicai severo. In realtà non volevo sembrare molto duro, ma non volevo nemmeno che passasse per uno scherzo. 

La mano che proteggeva quella di Praram si spostò verso l’alto e lo abbracciai. Sentivo gli occhi di Kan puntati su di noi, erano socchiusi dalla rabbia; ma anche Praram lo stava osservando con coraggio, sostenendo Il suo sguardo di sfida.

«Se sei così possessivo come dici, sarà meglio per te prenderti buona cura di lui.» Kan parlò fissandomi dritto negli occhi per far arrivare il suo messaggio forte e chiaro.

«Non lo lascerò andare via.» risposi con tono sicuro alle insinuazioni di Kan. 

«Quando Vee iniziò a uscire con Mark non ho fatto troppe domande. Ma quando sono venuto a sapere che Nuea aveva trovato un fidanzato è stato strano, ci ho messo un po’ a metabolizzarlo.» A parlare fu Fei. Smisero tutti per un attimo di bere, sembravano sul punto di crollare, ma si avvicinarono agli snack per sgranocchiare qualcosa, mentre continuavano a chiacchierare. 

«Cosa c’è di strano? Anch’io ho un cuore e dei sentimenti sai?» risposi a quell’assurda supposizione.

«Io non c’è l’ho.»

«Eh?» Ci voltammi tutti verso Tossakan che aveva pronunciato quelle strane parole. 

«Cosa vuoi dire?» 

«P’Bar ha portato via il mio cuore.» disse Kan al suo amato. Quando Tossakan pronunciò quella frase fischi e battute non tardarono ad arrivare, mentre Bar si sedette accanto lui completamente rosso in viso. 

«Sono davvero stufo di P’Kan. Se solo Pralak fosse qui lo avremmo preso in giro per tutto il tempo.» Praram parlò rammentando il suo gemello, il quale nell’ultimo periodo non vedeva spesso. 

«Sei astuto nel farlo?» domandai chinando il capo per guardarlo in volto.

«Decisamente abile.» rispose semplicemente lui.

«Oh, io credo che tu sia stato bravo fino a quando non ho deciso di donarti il mio cuore.» dissi facendolo arrossire.

«Anche tu sei molto furbo però.» replicó abbassando il capo. Rimasi in silenzio ad ascoltarlo mentre il suo dolce viso mi guardava. 

«Mi hai rubato il cuore, adesso non so dove sia.» Dopo alcuni secondi di silenzio aggiunsi: «Ah, perché siamo così?» Risi cercando di nascondere l’imbarazzo massaggiando più volte la tempia di Praram. Non mi ero reso conto di quanti occhi erano fissi su di noi finché Praram non mi picchiettò sulla mano facendomi voltare. Tutti i miei amici ci stavano fissando con la bocca aperta, senza che nessun suono uscisse.

«Ma è davvero Nuea?» esclamò Pin con stupore, diede una gomitata a Vee prima di voltarsi a guardarmi. 

«Di solito non è così vero?» chiese Vee al suo ragazzo.

«P’Nuea è una persona affettuosa, ma non credevo potesse essere tanto dolce.» rispose Mark. 

«Gli stai facendo i complimenti proprio qui davanti a me?» Dopo la risposta del suo ragazzo Vee sembrava essere lunatico.

«Ma se sei stato tu a chiedermelo proprio adesso.» ribattè Mark.

«Sono morta. Sono annegata in un lago di sangue. Sono morta e mi sono persa negli inferi, quando poi sono tornata nel mondo dei vivi avevo solo una macchina fotografica e la mia pagina social, con questo dolce ragazzo che mi permette di lavorare una volta sola per il resto della mia vita, senza emozioni.» Dew si guardò intorno dopo aver recitato parole a vanvera.

La sua fotocamera aveva scattato foto come mai prima di allora, di sicuro aveva migliaia di immagini che poteva riguardare la notte per selezionare le foto migliori. 

«Cosa vuol dire quello che hai detto?» domandò Praram a Dew dopo aver ascoltato quelle parole confuse. 

Quello che stava dicendo era che si vive e si muore, poi si rinasce e si muore di nuovo, è il ciclo della vita. Questo era quella che intendeva. 

«Non succederà.» sussurrai a Praram tirandolo indietro per le spalle. 

«Ma non capisco, P’Dew ha parlato troppo velocemente.» mi guardò confuso. 

«Beh, non è necessario avvicinarsi così tanto, puoi chiedere a me, ho sentito ciò che ha detto.» parlai con fare severo; era tutta colpa di quel viso carino, mi rendeva possessivo. 

Volevo che gli altri ci invidiassero, ma non meritavano di vedere quel dolce sorriso.

«Ohi, perché Praram è così tenero?» Dew colpì il braccio di YiWa ammiccando al mio dolce ragazzo. 

«Non pensavo che Nuea potesse essere tanto gentile.» Tee sembrava ancora scioccato dagli avvenimenti precedenti. 

«Con quel bel faccino, se non fossi mio amico, ti sarei già saltato addosso.» disse Lee sorridendomi. 

«Ti prego risparmiami. Ti do il permesso di maledirmi ogni giorno, va bene?» implorai scherzosamente Lee.

«Non avete bisogno di fare tutte queste sceneggiate, avrei dovuto invitare anche Pralak dato che qui c’è anche un’altra persona sola.» disse YiWa.

«Come fai ad essere sicura che Pralak sia single? Quel ragazzo ne sa una più del diavolo.» intervenne Tossakan con tono stufo. Si era reso finalmente conto che aveva oppresso troppo Praram mentre l’altro gemello era a ruota a libera.

«Davvero Pralak ha già qualcuno?» Dew era euforica per la nuova notizia.

«Non può farlo, mi lascerà da sola.» Pan impallidì e cominciò a frignare. Non sapevo come gestire la situazione così presi da bere da uno dei bicchieri che aveva Nu.

«Se Pralak non è più disponibile, c’è pur sempre Nong Daa.» esclamò YiWa divertita.

«No, non può!» YiWa balzò dallo spavento quando due voci rabbiose risposero all’unisono. Erano Kan e Praram.

*************************

La serata continuò, quando guardai l’ora erano le 2 del mattino. In realtà non era molto tardi per i nostri standard, quindi rimanemmo a bere e a chiacchierare tra noi.

Parlammo di scuola e di università, ma anche di storie sulla nostra vita che ancora non conoscevamo o che non avevamo raccontato a nessuno. Alcuni ragazzi erano ubriachi fradici, altre ragazze del terzo anno erano tutte ammucchiate in un angolo a bere, poi altri gruppi di persone che gridavano e cantavano per tutta la casa. La lontananza della casa dal centro abitato era stata davvero un’ottima scelta.

Guardai Praram che stava parlando con suo fratello, apparí un sorriso sul suo volto e le mie labbra non riuscirono a far a meno di rispondere sorridendogli. Kan scompiglió i capelli di Praram prima di alzarsi per raggiungere Bar, il quale era avvinghiato al collo di Mark. 

Il dottore si avvicinò al suo ragazzo e lo spinse via finché Bar stesso non acconsentì ad andare a letto. Kan cercò di portare Bar in camera, ma quest’ultimo svenne e per poco non cadde davanti a noi per il troppo alcol ingerito.

«P’Bar è davvero carino quando è ubriaco.» constatò Praram. 

«Non credo che tuo fratello sia d’accordo.» risposi osservando Tossakan. Continuava ad abbracciare il suo ragazzo, il quale continuava a dirgli di smetterla. Bar avrebbe ceduto per poco tempo prima di ricominciare a protestare.

«Anche tu da ubriaco sarai così?» chiese Praram curioso.

«Se lo fossi mi abbracceresti in quel modo?» lo stuzzicai. 

Si voltò rapidamente, il suo volto si impallidì e poi rispose: «No…»

«E se andassi in giro a flirtare con tutti gli altri come sta facendo Bar?» 

«Non lascerò che ti ubriachi.» esclamò Praram deciso. Risi piano a quella sua dolce reazione accarezzandogli il naso.

«Non mi ubriacherò tranquillo. Si è fatto tardi, se vuoi andare a letto va pure.» Lo invitai ad andare a dormire perché la maggior parte dei miei amici si era davvero ubriacata troppo. Non solo i miei compagni, ma anche molte altre persone di varie che erano state inviate da Yiwa. L’indomani sarebbe stato diverso perché saremmo rimasti solo noi, ma in quel momento c’erano troppe persone ubriache per Praram. 

Speravo di aver fatto capire a tutti che quella persona mi apparteneva, inoltre non l’avevo perso di vista nemmeno una volta. Quando qualcuno lo fissava lo percepivo chiaramente; non sapevo se Praram se ne fosse accorto ma quella sera, non appena le persone iniziarono a ubriacarsi, io e suo fratello Kan collaborammo per tenerlo d’occhio. In un primo momento finsi che andasse tutto bene sorridendo falsamente, ma quando le persone ubriache diventarono troppe non potei più fingere. 

Guardando Kan prendersi cura del suo ragazzo mentre lo portava a letto, decisi che mi sarei occupato anch’io del mio fidanzato.

«Puoi venire a letto con me? Non mi va di andarci da solo.» Le parole di Praram mi colsero alla sprovvista.

«Ok, se per te va bene, andiamo a letto insieme.»

«Ehi, aspettate un minuto, oggi dovrebbe essere il mio giorno.» Yiwa prese il braccio di Praram e lo costrinse a sedersi spingendolo indietro. 

La ragazza gridò a voce alta facendo voltare tutti i presenti, mi voltai di scatto verso tutte le persone che ci fissavano mettendo un braccio intorno alle spalle di Praram. 

«Praram è stanco.» ringhiai ad Yiwa che sembrava non curante delle mie parole. 

«Vi siederete e vi abbraccerete in quel modo?» Tee indicò Tossakan e Bar.

«Sbrigatevi, voglio vederlo!» supplicò Pan.

«Beh, non sono poi così tanto stanco.» disse Praram sorridendo.

«Bene, allora prendine un altro.» Pete mi porse un altro drink da bere. 

Sospirai profondamente prima di alzare il bicchiere e berlo tutto d’un fiato mentre il mio ragazzo di diciotto anni mi guardava. Non mi sarei ubriacato in quel momento e non lo avrei mai fatto, dovevo occuparmi del mio Praram. 

Continuammo a bere, mi arrivavano bicchieri di alcol misto a strane bibite versate in dei bicchierini e poi mescolate. Con i ragazzi seduti accanto a me, chiacchierammo sul Loi Krathong*, alcuni mi facevano domande sulle lezioni e sugli altri progetti da svolgere. Nonostante stessi parlando con altre persone, la mia mano non aveva mai lasciato quella di Praram, e a lui sembrava non dispiacere affatto. 

Praram non parlava molto, si limitava ad ascoltarmi. Delle volte rispondeva alle domande fatte dalle senior, ma rispondeva solo alle domande che riteneva adatte. Stavo chiacchierando con il mio amico Mew riguardo alcuni progetti che avremmo dovuto preparare in futuro, finché non mi salutò per andare a dormire. Avevo scampato un pericolo. 

«Devo andare un minuto in bagno vieni con me?» chiesi a Praram. 

«Anche le vostre vesciche si riempiono insieme?» sbeffeggiò Lee. Avrei voluto tirargli un calcio sui denti. Volevo portare Praram con me perché non mi fidavo a lasciarlo lì da solo con tutte quelle persone. 

«Posso restare qui, non preoccuparti. E poi c’è Kan, va pure.» Praram mi rassicurò insieme a suo fratello che annuì.

«Praram vieni a sederti qui.» ordinò Kan. Praram mi sorrise prima di dirigersi verso suo fratello.

Dopo aver finito di usare il bagno, cercai di uscire da lì. Si esatto cercai perché la casa era stracolma di persone che mi strattonavano. C’erano persone dappertutto, alcuni li conoscevo da tempo, altri non li avevo mai visti ed altri ancora avevano soltanto un volto familiare, forse avevamo bevuto qualche volta insieme. Dopotutto era un bene che non conoscessi quasi nessuno, ci sarebbero state meno probabilità di incontrare i miei ex, o per lo meno non ne avevo visti in giro o non ricordavo che qualcuno dei presenti lo fosse.

Era anche un bene che alle feste vi fossero più uomini che donne.

Quando tornai vidi Praram sorridere seduto accanto qualcun altro. Rideva dolcemente mentre continuava a parlare tranquillo, come se non stesse facendo nulla di male. 

Quella persona che parlava con Praram era la stessa che aveva continuato a fissarlo per tutto il tempo, da quando YiWa aveva spento le candeline. Cercai lo sguardo di Tossakan e notai che anche lui acuí i suoi occhi quando il collo di Praram venne toccato.

Bastardo!

Diventai possessivo e la gelosia invase la mia mente come mai prima di allora.

«Praram!» gridai con una voce dura. Il gruppo di ragazzi ubriachi si voltò a guardarmi prima di tornare a guardare il pavimento.

«Già di ritorno? Io mi stavo divertendo a chiacchierare con lui.» Quel ragazzino bastardo mi sorrise per prendermi in giro.

«Tu chi saresti?» chiesi feroce mentre Tossakan si avvicinava in fretta.

«Dici a me?» Inarcò il sopracciglio e indicò se stesso. «Mi chiamo Big e sono qualcuno a cui piace il tuo ragazzo.»

«Stronzo!»

«P’Nuea!» Praram si alzò velocemente quando afferrai il colletto della maglia di quel bastardo e lo tirai a me con tutte le forze, riuscendo a farlo alzare. Quando Praram urlò il mio nome lo guardai; i suoi occhi mi evitavano, ma non sapevo se era a causa della mia gelosia o per altro.

La volta in cui Em ci provò con Praram era perché in realtà pensava fosse Pralak, ma quella sera quel coglione aveva espressamente detto che era lì per Praram. 

Praram continuava a evitare il mio sguardo. Lo faceva perché era preoccupato per me? O forse non provava alcun interesse? Non capivo il vero motivo, ma sapevo che non era nulla di buono.

«È così scortese. Non pensavo ti potessero piacere persone come lui.» Si rivolse a Praram non preoccupandosi minimamente delle mie mani che ancora stringevano il suo colletto. Sembrava non aver nessun timore di me.

«Tu…»

«P’Nuea.» Il mio pugno si fermò a mezz’aria quando sentii Praram chiamarmi. «Lascia andare P’Big.» Aggrottai le sopracciglia a quella strana richiesta di Praram. Abbassai il pungo, ma la mia mano era ancora stretta alla sua maglia.

«Lasciarlo andare? Perché vuoi che lo lasci andare?» A quelle mie domande Praram mi guardò come se avessi già dovuto conoscerne il motivo.

«Big? Quello a cui piaceva Praram?» La voce di Kan proveniva dalla mie spalle, ma quelle parole continuavano a risuonare nella mia testa. 

«Non mi piaceva, mi piace ancora. Solo… non ci ho provato.» spiegò piano.

«E allora? Anche se ti piaceva o se ti piace ancora adesso, Praram ora è il mio ragazzo.» dissi lentamente scandendo tutte le parole, affinché capisse.

«Non ho intenzione di averlo adesso, aspetterò che vi lasciate; proprio come ho atteso che si lasciassero Mark e Vee.»

Non riuscii più a trattenermi e non rispondendo più delle mie azioni, il mio pugno finì col colpire il volto di quel bastardo.

«P’Big!» Praram urlò il suo nome quando finalmente colpii quel volto compiaciuto e dannatamente irritante. Quando abbassai il braccio con il quale avevo sferrato il pugno mi voltai verso Praram.

«Perché ti importa così tanto di lui Praram?» Ero talmente infuriato che iniziai ad urlargli contro. Mi guardò sorpreso prima di provare a togliermi la mano dalla sua spalla, ma io mi rifiutai di farlo.

«L’hai preso a pugni.» spiegò cercando ancora di farmi lasciare la presa. Capì che era troppo debole e non avrebbe ottenuto nessun risultato contro la mia forza.

«Vorrei fargli ben altro che prenderlo semplicemente a pugni.» continuai ancora furibondo.

«Perché stanno litigando?» chiese Vee avvicinandosi. Posò prima lo sguardo su Big e poi lo riportò su di me.

«Non è niente.» risposi bruscamente al mio amico.

«Non è niente? Lo hai preso a pugni. Devi scusarti con lui.» Mi voltai a guardarlo male, non capivo davvero perché Praram si comportava in quel modo. 

«Chiedergli scusa? E per cosa, ha iniziato lui per primo.» 

«Ma tu gli hai fatto male, lo hai colpito. Devi chiedergli scusa.» Praram continuava a ribattere rifiutandosi di cedere, ripeteva che dovevo scusarmi con quello stronzo.

Sorrisi beffardo lasciando la presa su Praram iniziando a dirigermi verso Big. Vidi che mentre mi avvicinavo iniziò a spaventarsi e a indietreggiare, così mi avvicinai ancor di più.

«Potrei anche averlo ferito, ma in questo momento è il mio cuore che sta soffrendo. Ha detto spudoratamente gli piaci, forse fin qui sarei riuscito a tollerarlo. Ma adesso tu perché lo stai proteggendo? Non sei forse il mio ragazzo? Perché difendi qualcun altro?» Mi voltai verso Praram guardandolo negli occhi, volevo capisse quanto fossi ferito in quel momento; cercavo il suo sguardo perché avevo paura che le mie parole non sarebbero state sufficienti.

«Io…» Non volevo sentire la sua risposta, così quando iniziò a parlare, gli voltai le spalle per andarmene prima che potesse dire altro.

Ero spaventato. Avevo paura che dicesse qualcosa che non volevo sentire, qualcosa che mi avrebbe spezzato il cuore. 

Non pensai che mi avrebbe lasciato per stare con lui, solo che… ero troppo arrabbiato. 

Big aveva detto che gli piaceva Praram, ciò stava a significare che probabilmente si erano già incontrati da qualche parte prima d’ora. Tutti sapevano che Praram era il mio ragazzo… questo non mi dava il diritto di preoccuparmi di lui più degli altri? Anche se avevo sbagliato a prendere Big a pugni, era stato lui ad istigarmi. Non ero il tipo di persona che si lasciava scivolare addosso gli insulti. Il mio lato buono lo mostravo solo a Praram. 

Non mi importava nulla del caos che avevo causato. Non sapevo cosa sarebbe successo dal momento in cui me ne ero andato da lì completamente furioso. Entrai nella stanza e per prima cosa andai a sciacquarmi il viso per calmarmi. Alzai il volto e guardandomi allo specchio sospirai amaramente.

Praram poteva anche restare a prendersi cura di quello stronzo ma, se davvero aveva intenzione di farlo, allora sì che sarei davvero andato su tutte le furie; non era quello il modo di trattare una persona per te importante. Eppure avrebbe dovuto capire che io ero più importante di tutti e non doveva trattarmi alla stregua degli altri. Avrebbe dovuto schierarsi dalla mia parte e prendersi cura di me, non degli altri. 

La cosa che non riuscivo a capire era il suo schierarsi dalla parte di Big. Perché avrei dovuto chiedergli scusa. Sembrava volesse proteggere lui invece che me. Quello mi fece arrabbiare più di qualsiasi altra cosa, non riuscivo a sopportarlo. 

Non riuscii a restare in quella situazione a lungo, per questo motivo andai via, se fossi rimasto avrei continuato ad inveire contro Praram, molto più di quanto non avessi già fatto.

Avevo paura di ferirlo, avevo paura che lui iniziasse ad essere spaventato da me. 

Non volevo mostrargli il lato peggiore di me, per questo scelsi di andarmene.

«P’Nuea.» La melodia di una dolce voce che chiamava il nome arrivò da dietro la porta del bagno. Non riconobbi subito chi fosse, semplicemente uscii dalla porta del bagno con ancora il volto bagnato.

«Mi dispiace.» disse una volta che fui fuori dal bagno. Quando mi voltai per guardarlo negli occhi ancora una volta, si limitò a portare il suo sguardo sul pavimento. Non risposi nulla, mi avvicinai al letto per sedermi, prima di prendere un asciugamano dalla borsa e tamponare le gocce di acqua che ancora rigavano il mio viso.

«Mi dispiace.» ripeté di nuovo, avvicinandosi e parandosi davanti a me.

«Ti dispiace per cosa? Al contrario, non dovrei essere io a chiedere scusa a qualcuno?» 

Non riuscivo più ad ignorarlo, non riuscivo nemmeno a sopportare quello che era successo al punto che le parole uscivano dalla mia bocca avevano un velo di ironia. Perché ero così? Di solito non mi comportavo in quel modo con nessuno. Non mi ero mai comportato così; non mi ero mai arrabbiato, non ero mai stato così sarcastico, non avevo mai cercato attenzioni, ma quella volta tutto era diverso. 

Ero diventato avido e volevo Praram tutto per me.

«P’Nuea.» mi chiamò ancora un volta.

«Quando il mio umore migliorerà, andrò a chiedergli scusa, proprio come mi hai chiesto.»

«Non essere sarcastico con me.»

«Non sono sarcastico.» risposi immediatamente, ma Praram aveva ragione. Ero sarcastico e non avevo alcuna intenzione di scusarmi con quel ragazzo.

«Certo che sei sarcastico, è per questo che ti chiedo scusa.» Parlò con fermezza senza aver timore di me.

«E cosa avresti fatto di sbagliato?» 

«Ho preso le difese di qualcun altro, invece di prendermi cura di te. P’Kan mi ha detto che quello che ho fatto è stato troppo.» La sua voce diventò debole.

«Se Tossakan non te l’avesse detto probabilmente non saresti venuto qui, vero? Saresti rimasto lì a prenderti cura di quel bastardo perché l’ho ferito.» replicai.

«P’Nuea, so che quello che ho fatto è sbagliato e mi dispiace.» continuò supplicandomi. Sospirai profondamente, prima di rispondergli.

«Se non hai intenzione di fare la doccia, almeno vai a lavarti la faccia e poi vai a dormire.»

«P’Nuea…»

«Sono stanco.» dissi duramente coricandomi sotto le coperte.

Era come se Praram si fosse demoralizzato e avesse smesso di cercare di riconciliarsi con me. Sentii i suoi passi avvicinarsi alla porta del bagno. Probabilmente stava facendo la doccia perché amava essere pulito. Dopo essere uscito, la persona dal piacevole odore di sdraiò accanto a me in silenzio. Non sapevo se si fosse già addormentato. Ero adirato con me stesso per come lo avevo tratto, ma i miei sentimenti erano ancora feriti. 

Sospirai ancora una volta, prima di voltarmi verso di lui, gli cinsi la sua piccola vita con un braccio e lo attirai a me. Anche lui si girò verso di me ed il suo braccio mi circondò i fianchi. 

Eravamo entrambi sdraiati nel letto silenziosi, abbracciati tra di noi aspettando che il tempo passasse prima di addormentarci. 

Avevo bisogno di abbracciare Praram prima di dormire. Non aveva importanza quanto fossi arrabbiato, dovevo abbracciare Praram per riuscire a dormire sereno. 

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