EN OF LOVE: TILS – CAPITOLO 22

Il Gioco della seduzione

– Praram –

Da quella notte che P’Nuea aveva trascorso in casa mia, iniziammo a vederci sempre più spesso. Veniva regolarmente a casa mia, ma erano più le volte in cui ero io ad andare a dormire da lui come in quella sera. Mi voltai per ammirare la persona che dormiva di fianco a me. Notai che erano le sette del mattino, dovevamo alzarci ma poi decisi di rannicchiarmi tra le sue braccia. 

Aveva finito di studiare dopo estenuanti giornate di lavoro e finalmente poteva riposarsi. 

Avevano finito il progetto, lo avevano presentato il giorno prima, quindi poteva rilassarsi e dormire fino a tardi.

«Non fissarmi troppo. Sono timido.» mormorò abbracciandomi più forte. 

«E cosa ti rende timido? Comunque sono le sette del mattino.» 

«Voglio solo abbracciarti per un po’. In questa settimana ho studiato fino all’alba, adesso voglio solo tenerti tra le mie braccia il più a lungo possibile.» Continuava ad avvicinarmi al suo corpo.

«Se è così, continua pure a dormire.» 

*******************

Aprii gli occhi quando il telefono iniziò a suonare per chiamata in arrivo.

Squillava da un po’ di tempo, ma anche se non era il mio telefono, da quando stavamo insieme rispondere al posto dell’altro non era mai stato un problema. 

«Mhh… P’Nuea, il tuo telefono.»

«Uhmm, chi è?»

«Non ne ho idea.» risposi guardando lo schermo del suo cellulare su cui appariva la scritta “privato”.

«Rispondi e basta.» Nuea si girò avvolgendo il suo abbraccio attorno alla mia vita e stringendomi a lui, a quel gesto sorrisi felice prima di rispondere.

«Lui…»

[Nuea, non dimenticarti di venire questa sera, abbiamo già prenotato la casa.] La voce dall’altro capo del telefono era a me sconosciuta e ciò mi fece aggrottare la fronte. Dove doveva andare P’Nuea? Perché non mi aveva parlato della cosa? Mi chinai in avanti per osservare la persona che mi stava abbracciando, nel frattempo la persona al telefono continuava a parlare ripetendo di non dimenticare l’incontro e le indicazioni per raggiungere la casa. 

«P’Nuea sta ancora dormendo.» Cercai di interromperlo; non uscivo molto e il mio senso dell’orientamento era pessimo quindi era meglio che P’Nuea stesso ascoltasse dove e come raggiungere il luogo dell’incontro. 

[Cosa? Sono le due del pomeriggio e sta ancora dormendo? Ai’Vee il tuo amico sta ancora dormendo e per di più con un bambino.] 

[Quale bambino? È il suo ragazzo adesso.]

[Portate quel ragazzaccio qui e lasciate che lo strapazzi, dopo vi porterò Praram. Hey cucciolotto di Nuea, ma lo sai che ore sono? Sai, anche, che la persona che stai abbracciando ha già un fidanzato? Si, di sicuro lo sai, ma continui a stare tra le sue braccia; sei senza vergogna. Non potrai mai vincere contro Praram. Ora, da bravo, sveglia Nuea così posso dirgliene quattro.]

«P’Tee…» Dopo aver ascoltato quella voce per qualche tempo, era ormai diventata familiare. Era bello che i suoi amici si preoccupassero per lui, ma era uno shock sentire P’Tee urlare in quel modo. Non mi infastidiva tanto quello che diceva, ma non sopportavo la sua voce squillante.

«Praram, con chi stai parlando a voce così alta?» borbottò con la voce impastata dal sonno la persona accanto a me. Aveva aperto gli occhi, ma ancora non aveva mosso un muscolo. 

[È solo Praram?]

«Sì, sono io.» 

[Oi Pin, era Praram al telefono, non avresti dovuto farmi imprecare per così tanto tempo.]

[Cosa vuoi che ne sappia, Praram o Prajam o qualsiasi altro nome abbia. Digli di sbrigarsi e basta.] Continuavano a litigare dall’altro capo della linea mentre P’Nuea, un po’ seccato, si mise a sedere aggrottando le sopracciglia e afferrando il suo cellulare. 

«Sono io… Sì… non l’ho dimenticato… Perché dormire con il mio ragazzo dovrebbe essere strano? Tu vai a letto con persone che non sono nemmeno il tuo ragazzo o sbaglio? … Beh, questi sono affari miei.» Non riuscivo a capire l’intera conversazione, ma dalle parole di Nuea potevo capire quanto si stesse irritando. Si strofinò il viso per poi tirare indietro i capelli dal volto. 

«Non volevo svegliarmi.» La persona che poco prima aveva parlato con rabbia adesso era come un tenero gattino che si accoccolava sul mio grembo. 

«Dove devi andare?» chiesi scostando i capelli setosi che gli ricadevano sulla fronte. 

«Ci siamo organizzati per andare a bere tutti insieme in una casa situata nella periferia della città.» mi spiegò ed io annuì semplicemente. 

«Quindi vai via?» 

«Glielo avevo già promesso tempo fa. Ti prego lasciami andare, sarà una serata tra soli amici, non ci sarà nessun altro.» spiegò Nuea supplichevole.

«Non ho detto che non puoi andarci, solo mi chiedevo se potessi venire anch’io.» 

«No, non puoi.» Nuea parlò ad alta voce prima di mettersi di nuovo a sedere.

«Perché?»

«Beh…» Aggrottai la fronte mentre aspettavo la sua motivazione. 

«Perché non posso venire? Hai detto che ci saranno solo i tuoi amici, giusto?» Conoscevo la maggior parte degli amici di Nuea, non avrei dato alcun fastidio, sarei rimasto lì in disparte a bere soda. Volevo solo vedere quanto bevesse con i suoi amici. Mi chiedevo se fosse come Bar o Kan quando tornavano a casa ubriachi fradici. Inoltre ero nel pieno delle vacanze scolastiche, non ci sarebbe stato alcun problema nel rimanere a dormire fuori qualche notte. 

«Non puoi… per i miei amici. Non sono affatto delle belle persone.» ammise Nuea rassegnato facendo una piccola smorfia come se non sapesse cos’altro dire. Dopo aver sospirato ancora una volta poggiò il suo capo sulla mia spalla.

«Se non sono brave persone, allora perché sei loro amico?»

«Sono geloso, ok? E poi ci saranno anche degli amici di YiWa.» parlò con voce petulante dopo essere caduto nel mio tranello. Cercai di trattenere una risata mentre chinavo il capo per osservare le nostre mani giocare tra loro. 

«Sarò un bravo bambino, ti starò vicino tutto il tempo.» dissi.

Portò il suo corpo in avanti per guardarmi meglio in volto, sembrava stesse cercando qualche altra ragione per impedirmi di andare con lui, ma alla fine si rassegnò limitandosi ad annuire. 

«Per favore non essere testardo.» Annuii alle sue parole, promettendogli di fare il bravo. 

Dopo la discussione ci alzammo finalmente dal letto per andare a fare la doccia, separatamente. La feci per primo, quindi una volta terminato mi recai in cucina per trovare qualcosa da mangiare. Sfortunatamente non c’era molto, solo del pane che tostai prima di spalmarci sopra la marmellata. 

«Non c’è nulla di fresco?» A parlare era stata la persona che aveva appena finito di fare la doccia, mostrandosi con la sua pelle candida ed un paio di jeans con una vita troppo bassa. 

«Perché non hai messo una maglietta?» domandai dopo aver passato in dettaglio tutto il suo corpo. Indossava dei jeans di una nota marca, non capivo perché dovesse indossare quei pantaloni così in basso quasi a mostrare le sue parti intime. Era molto attraente; incarnato bianco come il latte con dei jeans che si adattavano perfettamente alla sue forme, facendolo diventare dannatamente affascinante.

I jeans che indossava non avevano nessuno strappo o cucitura particolare dunque potevo vedere chiaramente il logo della marca; non erano affatto male. 

«Ti fa tremare?» Parlò all’improvviso facendomi tornare alla realtà. Avrei voluto avere il coraggio di rispondergli guardandolo negli occhi. Se il suo intento era farmi fremere, non aveva bisogno di uscire dal bagno mezzo nudo, bastava il suo sguardo a far tremare il mio corpo e far scalpitare il mio cuore. 

«Va a metterti una camicia. Non sei l’unico geloso tra noi due.» Mi avvicinai a lui e lo spinsi di forza in camera da letto per cambiarsi. 

«Voglio che mi dimostri quanto sei possessivo nei miei confronti.» disse voltandosi verso di me per guardarmi negli occhi. 

«Smettila di comportarti come un bambino P’Nuea, ci siamo solo noi due adesso, di chi dovrei essere geloso?» 

«Va bene, allora la toglierò quando ci saranno altre persone.»

«Provaci!» Chi aveva detto che non potevo essere possessivo nei suoi confronti? Non esprimevo abbastanza la mia possessività? Eppure credevo di essere stato molto coerente in quello, come con gli episodi con i suoi ex, tutte le persone che ogni giorno lo avvicinano di continuo o i suoi vecchi amanti casuali. Beh, pensavo di aver palesato a sufficienza la mia gelosia. 

«Beh, per me la tua maglietta è troppo sottile e leggera.» ribatté Nuea fissando il mio corpo. 

«Non credo che ci siamo problemi su cosa indossi l’altro.» gli risposi di rimando.

«Ah si? Allora io andrò così. E comunque, sono solo degli amici.» continuò a guardarmi.

«P’Nuea.»

«Dimmi.»

«Cosa vuoi esattamente.» Incrociai le braccia davanti alla persona che continuava a provocarmi «Se stai cercando di farmi ammettere di essere geloso… Sì, lo sono, ok?»

«Beh, se sei così possessivo allora dovresti marcare il territorio.»

«Huh?» Venni confuso dalle sue parole.

«Un succhiotto.» Inclinò senza troppi scrupoli il capo avvicinando il collo a me. Potevo vedere chiaramente le vene decorare il suo collo latteo.

«Veloce.» ordinò.

Deglutii con difficoltà la saliva, il solo respirare faceva gonfiare le sue vene, riuscivo ad esaminare i suoi vasi sanguigni muoversi sotto la pelle. 

Avvicinai lentamente le mie labbra sfiorandogli il collo, chinai il capo per avere una posizione comoda. Non ero molto abile in questo genere di cose. Non contando quella volta che lo presi in giro, quella era la prima volta che facevo qualcosa che lasciasse un segno su di lui. Iniziai a succhiare. Dalla mia bocca provenivano dei suoni peccaminosi, ovviamente ciò mi portò ad essere timido e ad arrossire velocemente. Le mie orecchie andarono in fiamme ed il cuore inizió a battere rapidamente. P’Nuea era perfettamente consapevole di come mi sentivo, per questo mi tenne stretto a sé tutto il tempo. 

«Si… mmm…» Mi resi conto di star esagerando, quando le sue possenti mani si strinsero alla mia camicia ed emise un gemito. 

Non sapevo per quanto ancora avrei dovuto continuare a succhiare per lasciare il segno, ma per sicurezza sarebbe stato meglio finirla là. Lo morsi leggermente prima di ricominciare a succhiare la pelle, ormai non più lattea, del suo collo. Un gemito lasciò le sue labbra rendendomi così timido da non riuscire nemmeno più a guardarlo in faccia. 

«P’Nuea…» Lo chiamai a voce bassa, prima di nascondere il mio viso arrossato nell’incavo della sua spalla. Rise piano abbracciandomi con forza, posando delicatamente le mani sul mio capo. Fece una leggera pressione aiutandomi a nascondere il mio volto arrossato, tuttavia riuscii a scorgere il suo volto cercando di sconfiggere la mia timidezza.

«Bravo ragazzo.»

«Non dovresti parlare dopo aver ingannato un bambino come me.» La persona che avrebbe dovuto provare dolore si prese gioco di me. 

«Io ho solo fatto una richiesta.» Abbassò il capo per guardarmi dritto negli occhi. 

«La tua richiesta è stata abbastanza efficace da ottenere i tuoi vantaggi.»

«Era tutto quello che potevo fare.»

Dopo esserci riconciliati su cosa avremmo dovuto indossare, P’Nuea optò per una sottile camicia bianca, sotto sotto non voleva perdere quella specie di sfida che c’era tra noi. Potevo solo guardarlo di sottecchi non volendo concedergli alcuna mia reazione. La cosa peggiore era che stavamo uscendo di sera e tutti avrebbero bramato il suo corpo. Ma non volevo continuare a pensarci perché, anche se P’Nuea era bello, volevo tenerlo tutto per me.

«Sei pronto? Possiamo andare?» domandò guardando l’orologio. 

«Toast.» dissi porgendoglielo. Mi guardò accigliato prima di chinarsi e morderlo dalla mia mano. 

«Delizioso.» esclamò deglutendo il boccone appena addentato. 

«È solo pane tostato.» 

«Non è un semplice toast; è il toast che tu hai preparato per nutrirmi.» Si chinò ancora un volta per mangiare tutto il toast.

«È comunque un toast.» ribattei andando a prendere la mia borsa in camera da letto. 

Le mie guance diventarono calde quando aveva parlato del cibo mentre continuava a guardarmi con uno sguardo provocante. 

Nuea mi portò con lui nella casa in periferia che aveva prenotato insieme ai suoi amici per finire il loro progetto. Da come avevo potuto capire però, avevano ancora molti esami da fare. Allora perché festeggiare? Non era meglio aspettare la fine degli esami prima di fare festa?

Non appena Nuea svoltò, davanti a noi c’era un completo caos. Una casa di medie dimensioni, probabilmente quella che avevano affittato, in cui sembrava che i festeggiamenti fossero in pieno svolgimento; in più c’erano gruppi di persone ovunque ti girassi. Erano davvero tutti lì per la fine del progetto? Dovevano fare davvero una bella vita. Era così divertente andare all’università?

«È il compleanno di YiWa, per questo ci sono così tante persone.» mi informò Nuea una volta scesi dalla macchina. 

«Cosa? Perché non me lo hai detto? Non le ho preso nessun regalo.»

«Perché dovresti? Hai già pagato per una notte.»

«E per la seconda sera?» chiesi confuso perché saremmo rimasti lì fino al lunedì.

«Ha pagato Tossakan.»

«Mio fratello sta venendo qui?» Ero completamente scioccato da quella notizia. 

«Beh, Bar sta arrivando di sicuro e ovviamente ci sarà anche Kan. Anche se a pagare fosse Bar, sarà sempre il denaro di Kan ad essere speso.» parlò avviandosi verso la porta ed io lo seguii.

Entrando in casa notai che erano tutti vestiti bene come YiWa, che camminava felice con indosso un bellissimo vestito di compleanno. Era davvero sexy tanto che nemmeno io riuscii a staccarle gli occhi di dosso. Mi ero sempre chiesto come mai non avesse un ragazzo. Arrivai a pensare che doveva avere un motivo serio, ma non avevo mai avuto l’opportunità di chiederle quale. C’erano davvero tante persone, io conoscevo solo poche di loro. 

Nuea mi aveva detto che ci sarebbero stati pochi amici intimi, ma non sembrava affatto così. 

«Il miglior regalo di compleanno di sempre, vieni qui ad abbracciarmi.» P’YiWa ci venne incontro, si avvicinò a me per baciarmi ma Nuea la spinse via porgendole semplicemente la mano. 

«Stai lontana, dolcezza.»

«Ewww… La tua mano è tutta sudata.» esclamò la ragazza mostrando disgusto verso Nuea.

«Lo è davvero?» domandò la persona che mi teneva per mano voltandosi verso di me.

«Nah, in realtà è abbastanza setosa, ma ha un odore sgradevole. Temevo che saresti diventato troppo presuntuoso.» Dopo aver udito le parole di YiWa, strinsi forte la mano di Nuea, volevo verificare fosse davvero morbida e setosa come aveva detto. Non lo avevo fatto di certo perché ero geloso. 

«Buon compleanno Phi! In realtà non sapevo fosse il tuo compleanno, P’Nuea non me lo ha detto e non sono riuscito a farti un regalo. Mi dispiace.» accusai Nuea. 

«Va bene così, non preoccuparti. Lascia che ti abbracci solo una volta, così ti perdonerò.» disse avvicinandosi a me. 

«Non puoi abbracciarlo, puoi solo guardarlo.» si intromise Nuea.

«Cosa vuoi che sia, è solo un abbraccio.» YiWa si avvicinò a me ed io ricambiai felicemente l’abbraccio augurandole ancora buon compleanno. 

Non potevo immaginare che abbracciarla avrebbe reso Nuea così possessivo. Lasciò andare la mia mano e portò le braccia al petto incrociandole, rimase lì a fissarci per un po’. Sciolsi l’abbraccio, ma prima di andare Yiwa mi sussurrò all’orecchio: «Volevo solo vedere Nuea imbronciato.» Era davvero arrabbiato solo per questo.

Rivolsi lo sguardo alla persona imbronciata, sembrava davvero tanto teso. Sotto quello sguardo iniziai a sentirmi male, come se riconciliarsi con lui sarebbe stato davvero un’impresa ardua.

L’unica cosa che potevo fare era seguirlo al piano superiore. C’erano ben quattro stanze, una per le ragazze, un’altra riservata per Kan e Bar, le altre erano per gli altri senior, mentre l’ultima era per me. Nuea mi disse che la maggior parte dei senior avrebbe dormito fuori se non avessero trovato una stanza. Per come stavano andando le cose, temevo che Nuea sarebbe andato a dormire con gli altri invece di restare in camera da letto con me. 

«P’Nuea.» catturai il polso di Nuea prima che potesse uscire dalla stanza.

«Si? Devo andare giù per preparare da mangiare per tutti.» parlò con voce cupa.

«Sei arrabbiato perché ho abbracciato P’YiWa?» Detestavo che non ci parlassimo, Nuea era teso e non parlarne avrebbe peggiorato soltanto le cose.

«Perché pensi debba essere arrabbiato?» 

«Ma YiWa è tua amica ed è una donna.»

«Ma tu sei il mio ragazzo ed io sono geloso di te.» rispose immediatamente senza nemmeno rifletterci. 

«Beh, allora non abbraccerò più nessuno.» Mi avvicinai a lui abbracciandolo.

«Tutti dicevano che ero pericoloso e che dovevi stare attento, ma nessuno mi aveva avvertito di stare attento a te. Tutto quello che faccio è amarti e prendermi cura di te costantemente. Sono geloso e possessivo da non riuscire più a dire o fare qualcosa.» Allungò le braccia per stringermi a sé.

«Se c’è qualcosa che non va devi dirlo, altrimenti come potrei sapere cosa fare?» Alzai lo sguardo su di lui, mentre ci coccolavamo ognuno nelle braccia dell’altro. 

«Beh, se la metti così. A me non importa che sia un amico, un uomo o una donna; non voglio che ti avvicini a nessuno di loro.» Dopo aver buttato fuori quelle parole, posò delicatamente la sua fronte contro la mia come a essersi liberato di un peso. «Divento davvero geloso.» continuò facendomi capire come si sentiva davvero. 

«Lo so, non avrei dovuto.» dissi catturando i suoi occhi con i miei. «Non lo farò più.» Lo guardai negli occhi promettendogli che oltre alle nostre famiglie, solo lui avrebbe potuto toccarmi in quel modo. 

«Tu si che sei un bravo ragazzo.» Accarezzò delicatamente i miei capelli. 

«Oh, adesso non hai più il broncio.» lo presi in giro mentre lasciavamo la stanza. 

«Chi era imbronciato? Io non mi sono arrabbiato per nulla.»

«Come non eri arrabbiato? Avevi una faccia talmente seria che sembrava volessi far fuori qualcuno.»

«Sei davvero scaltro in questi giorni.» Posò velocemente la sua mano sulle mie labbra serrandole. 

«Eh.» Provai a parlare con scarsi risultati, la persona che si stava prendendo gioco di me sorrise radiosamente, così sorrisi anch’io di rimando. 

«Wow, che foto fantastica. La foto dell’anno.» Nuea ed io ci separammo non appena sentimmo il rumore dello scatto insieme alla voce di una donna. Non avevo mai incontrato prima quella ragazza, che se ne stava lì in piedi in fondo alle scale, continuando a scattare foto con un’enorme fotocamera. Nuea sospirò amaramente, come se fosse scocciato. 

Mi voltai a guardare la ragazza e la grande mano di Nuea prese la mia mentre continuavamo a scendere le scale verso di lei. Spostò l’obiettivo continuando a scattarci foto, l’otturatore continuò a scattare rapidamente.

«Non ne hai abbastanza? Vuoi che ci baciamo?» la sfidò Nuea una volta arrivati dinanzi a lei.

«Davvero lo fareste? Se volete Dew girerà un video per voi.» Quando la ragazza pronunciò il suo nome i miei occhi si sgranarono. 

La ragazza minuta che portava con sé quell’enorme fotocamera, grande quanto lei, era Dew la proprietaria della pagina più famosa del gossip dell’università.

«Salve.» Alzai le mani in segno di rispetto. 

«Porta rispetto angelo, oppure vuoi che abbracci questo bravo ragazzo. Oi, devo mettermi a lavoro, a questa festa ci sono persone di bell’aspetto ovunque. Prima è arrivata la coppia Tossara, poi Vee e Mark, adesso al piano superiore mi ritrovo Nuea e Praram. Sono così commossa, ne è valsa la pena scegliere di passare il mio tempo qui, non è vero Nuea?»

«Sono contento che tu sia felice Dew, vai a lavorare sodo per la tua pagina altrimenti lascerai qualcuno fuori.» 

«Oh, quella boccaccia. La prenderò a schiaffi prima o poi. Ho centinaia di migliaia di seguaci, capiscimi. Stai uscendo con lui e sei già al punto da avere questo genere di intimità, suo fratello lo sa?»

«Avremmo dovuto dirlo in questi giorni, ma non ho lasciato che Praram si allontanasse da me.» 

«Ovviamente. Ovunque tu vada devi portare il tuo ragazzo con te.» Dew e Nuea continuavano a battibeccare tra loro. 

«Questo lo hai detto tu.» Nuea rispose timidamente. Non sapevo a cosa stesse pensando, ma erano davvero poche le volte in cui si imbarazzava davanti alle persone che lo prendevano in giro. 

«Oh, adesso sei timido. Tee, Nuea è timido. Non era infedele a Praram?» Cercai di astenermi dal ridere quando guardai lo sguardo arrabbiato di Nuea.

«Ai’Nuea.»

«Puoi stare zitto. So che stavi aspettando questo momento da tutto il pomeriggio.» Nuea mi prese di colpo la mano e mi si parò davanti con tutto il corpo nascondendomi. Parlò prima che potesse farlo P’Tee. 

«Certo che sì. E allora? Ti ho chiamato alle due del pomeriggio ed ora sono le le nove di sera, quindi posso chiedervi cosa avete fatto insieme?» P’Tee socchiuse gli occhi per sfidarlo. 

«Sei un adulto, puoi immaginarlo tu stesso.» Nuea si accarezzò il collo, inizialmente non capii il perché di quel gesto, ma poi ricordai quello che era successo nel pomeriggio. 

«Oh Nuea, sei un tale esibizionista.» Ero davvero imbarazzato dal modo in cui Nuea mi guardava. 

«Chi ti ha lasciato quel succhiotto?» Kan si avvicinò con fare rabbioso. Nuea inarcò le sopracciglia guardandomi confuso.

«È stato Praram a farlo.» rispose Nuea sicuro di sé, cingendomi le spalle con il suo braccio.

«Sta dicendo la verità, Praram?» chiese Bar incredulo. 

«Sì, è così.» Confermai le parole di Nuea, in fondo era la pura e semplice verità, anche se ero stato costretto a confessarla. Se era quello che tutti volevano, l’avrei fatto senza alcun problema perché non dovevo vergognarmi di nulla.

«Praram ultimamente sei davvero audace.» Le parole di Mark mi fecero sentire ancor di più in imbarazzo. 

«Hai dimenticato che stiamo pur sempre parlando del fratello di Tossakan?» intervenne Pound.

«Non è affatto divertente Praram. Se continui a sedurmi in questo modo, non ti lascerò mai andare.» Il ragazzo possessivo si rivolse a me non curante di ciò che gli altri dicevano.

«Io mi sono limitato al suo collo. Tu lasci segni su tutto il corpo di P’Bar e non ho mai detto nulla a riguardo.» affrontai mio fratello che era proprio di fronte a me. 

Il volto pallido di mio fratello diventò improvvisamente rosso, quando tutti gli altri senior cominciarono a prenderlo in giro. Risi di gusto ripensando alle parole che avevo usato e alla reazione di mio fratello. Era proprio quello che volevo. 

Nuea mi strinse a sé, mentre sorrideva guardando Kan e Bar imbarazzati. Si strinse ancora di più a me prima di chinarsi per sussurrarmi qualcosa all’orecchio, quando l’interesse di tutti non era più rivolto a noi. 

«E se anche io lo facessi su tutto il tuo corpo, cosa faresti?» 

Era impazzito o cosa? Aveva detto che ci saremmo presi cura l’un l’altro, invece ecco che mi seduceva cercando di ingannarmi, per viziarlo ancora e ancora. 

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