EN OF LOVE: TILS – CAPITOLO 11

Gioca con il mio cuore

– Nuea –

Praram e io parlammo a lungo durante il nostro tempo libero. Era passato circa un mese da quando tutto era iniziato, ma la nostra relazione era ferma a “Phi e Nong”. In fin dei conti non c’era nulla di strano, ero solo io che cercavo di stabilire un contatto con la preda, mentre quest’ultima assecondava il predatore, dunque eravamo ancora alla fase iniziale.

“La punta della coda poteva essere toccata solo una volta.”

Avevo appena terminato la sessione degli esami di metà anno, mentre Praram era al termine del semestre scolastico. Ora dovevo solo pensare ad un modo per vederci di nuovo, parlare soltanto non era abbastanza. 

Praram e Pralak continuavano le loro lezioni private con Mark, come d’accordo. La persona che in precedenza era gelosa continuava a tenere d’occhio i comportamenti di Mark, a tal punto che Mark non potè fare a meno di ridere per la bizzarra situazione. Nonostante non mi avessero detto nulla, era impossibile non notarlo. 

«Se lo fai in questo modo ti risulterà più semplice.» Mark si avvicinò a Praram per spiegargli come risolvere il problema. Praram lo osservava attentamente e il giovane insegnante non era da meno. 

«E questo?» Pralak porse il foglio all’attenzione di Mark dopo che questi aveva finito di spiegare lo svolgersi del problema al gemello.

«È corretto.» rispose Mark. 

«Chi stai guardando? L’insegnante o lo studente?» La voce di Lee arrivò alle mie orecchie prima che la sua figura si mostrasse davanti i miei occhi. 

«Stai cercando di creare problemi per poi essere ripetutamente ignorato?» Mi voltai verso il mio amico che mi stava parlando per poi far ricadere il mio sguardo sulla figura di Praram. Quando si rese conto che lo stavo osservando abbassò immediatamente la testa sui libri con fare imbarazzato. 

«Allora rispondi? Quel ragazzino ha bisogno di risposte chiare.» parlò Tee prima sedersi di fianco a me. 

«Se vuoi che sia più chiaro, prendi un microscopio e guarda il mio cuore.» risposi al mio amico, ma i miei occhi erano ancora fissi su Praram. 

«Non dire queste cose.» cercò di rimproverarmi Praram. 

«Sto solo parlando con i miei amici.» mi giustificai falsamente.

«Ma stavi guardando me.» parlò alzando lo sguardo. 

«Qualunque cosa io stia facendo, o qualsiasi cosa io stia dicendo, i miei occhi guarderanno sempre e solo te.» lusingai la persona che stava studiando facendola arrossire.

«Oi! Cosa devo fare per farmi notare da te?» si lamentò Lee. «Come devo comportarmi quando vedo le persone innamorate essere così dolci tra loro?» continuò Tee guardandomi.

«Dolce cosa? Non ho fatto nulla, vero Praram?» domandai alla persona con le guance arrossate che cercava di scappare dalle occhiate dei miei amici.

«Mh…» Praram annuì dolcemente. 

«Quindi sei d’accordo con lui, non ci hai nemmeno pensato. Oppure per te va bene qualsiasi cosa dica Nuea?» gli chiese suo fratello Pralak. 

«Pralak hai mai sentito dire “l’amore rende ciechi”?» scherzò Pan con la sua dolce voce.

«Permetti alla persona che ti piace di metterti su di un piedistallo come se fossi un Dio.» A parlare era stato l’ex Luna, avrei voluto davvero cacciarlo via dalla facoltà.

«Voi Phi parlate troppo.» rispose finalmente Praram a bassa voce, prima di chinare la testa per evitare il contatto visivo che stavo cercando di avere con lui. 

«Parlo troppo? Sono seduto qui a guardare in silenzio, sono gli altri che parlano sempre a sproposito.» Intervenne Vee che era rimasto seduto accanto a me, senza dire una parola. 

«P’Vee anche tu fai esattamente come loro.» Lo canzonò Mark lanciando un’occhiataccia al suo ragazzo. 

«Oh! Perché sei così crudele, stavo solo dicendo ciò che ho visto.» Vee sembrava non volersi arrendere, eppure era sempre possessivo nei confronti di Mark. Quando non vedeva il suo ragazzo era come se non potesse più vivere. Lo seguiva ovunque, vegliava sempre su di lui e gli comprava del cibo. Quando il più piccolo metteva il broncio, tutto il gruppo doveva sostenerli e aiutarli a riconciliarsi. Eh si, anche il mio amico era bello, ed anche lui aveva del talento; ma Vee aveva una tremenda paura verso il suo amato. 

«Li state disturbando, non vedete che stanno cercando di studiare?» rispose immediatamente Mark infastidito. 

«Non potete fare una pausa? Stai increspando troppo le sopracciglia.» disse dolcemente Vee allungando l’indice verso il centro della fronte del suo fidanzato. Le guance di Mark si colorarono di un leggero rosa; erano così, entrambi molto abili a nascondere le loro emozioni e a tenerle ognuno per sé, fino alla morte. Vee compiva sempre piccoli gesti verso il suo amato, era il suo stile.

Anch’io volevo comportarmi con Praram come se fosse il mio ragazzo. Il dilemma era proprio: come farlo accadere?

«Vuoi fare una pausa?» Mark chiese voltandosi verso Praram. 

«Cosa ne dici Pralak?» Praram si voltò per chiedere l’opinione del suo gemello.

«Si è una buona idea, ho mal di testa.» Era ovvio che avrebbe accettato di fare una pausa, eravamo li guardarli da quasi due ore. 

Entrambi i gemelli studiavano con Mark ogni venerdì sera, e avevano lezione anche il sabato e la domenica pomeriggio. Studiavano solo in quei giorni perché Mark era al terzo anno e ciò comportava uno studio maggiore per lui, quindi non aveva molto tempo. Aveva molte responsabilità, il che non era diverso dai gemelli; dovevano leggere molti libri per superare l’esame di ammissione all’università e soprattutto studiare molte materie in luoghi diversi. 

«Mancano pochi mesi all’esame, mi sento così pigro e non mi va di fare altri problemi di matematica.» Pralak si lamentò sdraiandosi sul suo libro. 

«Qualcuno ha detto che risolvendo i problemi puoi imparare le risposte, ma farlo con la persona che ti piace potrà renderti felice.» disse Lee appoggiando la mano sotto il mento prima di rivolgere gli occhi dolci al ragazzo addormentato. 

«Posso risolvere i miei problemi da solo.» rispose il gemello chinando il capo facendo finta di studiare. Tutti gli altri si limitarono a ridacchiare. 

«Perché Nong Pralak deve ferire i miei sentimenti in questo modo? Deve prendersi le proprie responsabilità.» parlò Lee ad alta voce.

«Ma io non ho fatto nulla.» cercò di difendersi Pralak.

«Beh, anche Nuea non ha fatto nulla con Praram; eppure il tuo gemello si assume la responsabilità per lui.» Lee guardò Praram.

«Perché anche questo deve avere a che fare con me?» La persona chiamata in causa cercò di tutelarsi prima di intimidirsi di nuovo. 

«Praram vedi sempre così tutto negativo, sai?» Tee guardò sia Pralak che il mio ragazzo. 

«Sì, il tuo futuro è così lontano, perché devi dare il tuo cuore a qualcuno come il nostro amico?» 

«Oi! Puoi cercare di non insultarmi ogni giorno? Il cibo di questo pomeriggio non era delizioso o cosa?» chiesi stizzito. Non mi importava davvero di cosa dicevano i miei amici. Sapevo che in realtà si sentivano soli e non avevano nessuno con cui parlare; quindi se fare così avrebbe ridotto un po’ la loro solitudine, mi sarei sacrificato volentieri. 

«Non è solo il cibo che non è gustoso, ma non verrà nemmeno digerito correttamente se ti insulto.» rispose Pan.

«Beh, sono contento di avere ancora dei benefici, anche se è per aiutarti a digerire il cibo.» Annuii di rimando nella sua direzione. 

«Pralak, vogliamo andare insieme a prendere i tokyo?» chiese la persona disinteressata alla nostra discussione al suo gemello. 

[N/T: In questo caso “tokyo” indica un tipo di dolce/snack, che Praram vorrebbe comprare.]

«Aspetta, ti accompagno io.» Mi offrii non appena Praram ebbe finito di parlare. Poteva non essere interessato a me ma io, a lui, lo ero sempre. Pralak mi guardò per un istante prima di annuire. 

«Che ripieno sceglierai?» chiese Pralak.

«Sta a te decidere.» 

«Se sceglierà Praram sarà sicuramente troppo dolce, non metterà lo zucchero di canna e sarà troppo impegnato a prestare attenzione solo a P’Nuea.» Non appena la voce di Bar arrivò alle nostre orecchie, ci girammo tutti verso di lui, era appena arrivato e con lui non poteva mancare di certo il suo ragazzo. Non appena Praram vide suo fratello si avvicinò a me. 

«Beh, se devi andare a comprarlo, allora vai; cos’hai da guardarmi?» Tossakan parlò con tono irritato. Sapevo che era arrabbiato solo perché era possessivo e geloso verso suo fratello, ma la persona che camminava accanto a me non lo aveva capito affatto. 

«P’Kan si arrabbia ogni giorno sempre di più con me.» piagnucolò Praram mentre camminavamo per andare a comperare i tokyo. 

«Non è arrabbiato con te, te l’ho già detto. È solo iperprotettivo.» gli risposi cercando di rassicurarlo.

«Ma fa sempre una brutta faccia quando mi vede con te.» 

«Probabilmente vuole che tu abbia paura, così smetterai di vedermi.» Feci finta non sapere le vere intenzioni di Kan. Voleva davvero giocare con me in quel modo? L’unica persona che avrebbe potuto ascoltare era P’Bar. 

«Allora, dovrei smetterla di uscire con te.»

«Se vuoi essere rapito è ok.» lo stuzzicai.

«Rapito per cosa?» Era confuso.

«Verrai rapito per aver preso il mio cuore. Per averlo preso ed averlo accudito per poi averlo calpestato e gettato via.» dissi fingendo di essere triste e mettendo su un falso il broncio. 

«Stavo solo scherzando…» continuai quando mi accorsi che ero stato troppo duro. Dopo aver udito le ultime parole, il dolce bambino allungò il viso davanti al mio prima di allargare le sue labbra in un dolce sorriso come per riconciliarsi e farmi sorridere in risposta. 

Non riuscii a frenare le mie emozioni, le mie mani si mossero da sole, le dita si adagiarono tra i suoi morbidi capelli, li massaggiai delicatamente e mi abbassai un po’ per poi sussurrare dolcemente: «Gioca con il mio cuore quanto desideri e, se lo vuoi, puoi anche prendertene cura.» Parlai piano al suo orecchio, il ragazzo davanti a me si limitò a fissarmi per qualche secondo prima di abbassare velocemente lo sguardo, facendomi ridere appena. Il suono della mia risata accompagnava quella del cuore che continuava a battere all’impazzata. 

Avrei voluto che il venditore di tokyo si trovasse più lontano, così da camminare con Praram qualche minuto in più, ma a quanto pare le mie speranze non coincidevano con la buona volontà del venditore. Praram iniziò ad ordinare, e come il bravo ragazzo che era, ordinò anche per gli altri. 

«Hai ordinato molto roba, chi lo pagherà?» domandai incrociando le braccia. 

«Emh… se non vuoi pagare posso farlo da solo, non preoccuparti.» Il tono gentile della sua voce mi impedì di trattenere un amorevole sorriso. 

«Se pago io, cosa riceverò in cambio?» cercai di contrattare.

«Sei sempre il solito lupo.» disse voltandosi verso di me. Non risposi nulla, rimasi solo accanto a lui ad aspettare. Praram prese il suo telefono ed iniziò a giocare, non appena arrivarono i tokyo mi accorsi che non bastavano per tutti.

«Perché ce ne sono così pochi?» chiesi alla persona intenta a giocare a telefono. 

«Non ho ordinato nulla per te.» rispose felice. Sentì il mio cuore barcollare, finché non presi coraggio per chiedergli semplicemente: «Perché?» 

Alzò lo sguardo e mi guardò con il telefono ancora avvolto tra le mani. Le sue labbra si trasformarono in un sorriso non appena vide il mio.

«Stavo scherzando, non l’ho ordinato per P’Kan perché non mangia tokyo.» continuò a sorridermi.

«Davvero bravo Praram.» Volevo punire la persona che mi aveva appena preso in giro e aveva giocato con il mio cuore così abilmente. Ma una volta diventato il mio ragazzo, l’avrei rapito e punito, quindi era meglio che stesso attento. 

«Questi due sono speciali.» aggiunse indicando due tokyo.

«Oh! E per chi sono?» 

«Non dirmi che…» Tirò fuori la lingua facendomi una dolce linguaccia; cercava di stuzzicarmi, ma in realtà avrei voluto catturare la sua bocca e assaggiarla con la mia.

«Ah, ormai conosci il mio cuore.» dissi imbronciato. 

«Decisamente.» La persona di fronte a me non sembró minimamente preoccupata dal mio finto malumore. Prese il cibo dal venditore e lo ringraziò, dopo di chè pagai tutto; e lo avrei fatto anche in futuro. 

Quando tornammo al tavolo tutti parlavano di noi due. Era bello ed ero onorato di avere amici che si interessavano a me, così sorrisi a tutti e presi posto. Praram non disse nulla, si limitò a sorridere timidamente. Dopo essere stato preso in giro da tutti, Praram consegnò ad ognuno il proprio tokyo. Ovviamente nessuno rifiutò, beh era tutto gratis quindi i miei amici non poterono far altro apprezzare. 

«Oggi per te sono solo il tuo gemello.» parlò Pralak dopo aver ricevuto il suo tokyo. 

«Che cosa?» chiese Praram di fianco a lui.

«Non credere che non sappia che quello appartenga a P’Nuea.» Pralak indicò il tokyo che avevo in mano.

«Perché Nuea?» chiese Tossakan quando suo fratello si rifiutò di rispondere.

«Perché P’Nuea ha il tokyo che piace sia a Praram che a me, quello con il ripieno speciale, quindi non sono più l’unica persona speciale per Praram.» Pralak parlò a voce alta, facendo si che tutti sentissero quello che aveva detto. Molti iniziarono a schierarsi dalla parte di Pralak ed iniziarono a prendere in giro Praram. Non importava quello che avevano da dire, quello che contava di più erano i tokyo che avevamo io e Praram. Continuavo a sorridere come un’idiota. Stavo cercando di non ridere troppo, ma non riuscivo a controllare la mia bocca. 

«Sorridi proprio come un idiota, spero che uno quei cosi ti rimanga bloccato in gola.» Mi maledì Tossakan una volta che il vociferare degli altri si fu attenuato. 

Alzai le spalle ignorandolo completamente e mi concentrai sull’assaggio del dolce che avevo in mano.   

«Non riesco a sentire nulla che mi si blocchi in gola, solo il mio cuore.» risposi poi alla provocazione di Kan. Dopo di che guardai il dolce viso di Praram che sembrava palesemente imbarazzato. 

«Oi! Se doveva essere così non avevi alcun bisogno di comprarlo anche per me, perché adesso non posso più mangiarlo.» si lamentò Lee guardando con la coda dell’occhio. 

«Perché, ti si è bloccato in gola?» chiese sarcastica YiWa. 

«No, è perché sono stati presi in coppia, ed io son qui a mangiare da solo.» Alla risposta di Lee i due gemelli risero di gusto.

«Non è necessario deridermi Praram, mi hai ferito sai?» 

«Ma se ancora non ho parlato.» Praram rispose alla stessa maniera del suo gemello. 

«Mi rendi geloso, dovrai trovare un nuovo ragazzo per me.» continuò Lee.

«Sarà così facile trovarne uno?» chiesi provocandolo con un’espressione innocente in volto, ma i suoi occhi sembravano troppo felici.

«Beh, tu ne hai trovato uno quindi…» 

«Non ho un ragazzo. Siamo Phi e Nong, vero P’Nuea?» Praram si voltò verso di me e gli angoli delle mie labbra si curvarono in un tenero sorriso.  

«Si, siamo dei Phi e Nong speciali.» mi rivolsi a Lee.

«Tu…» Lee mi puntò il dito contro e, prima che potesse aprire bocca per accusarmi, Praram lo interruppe.

«Inoltre, non l’ho cercato, è venuto lui da me.» 

«Oi! Quanto è odioso, non è necessario essere così sdolcinati.» si lamentò YiWa.

«Non siamo Pi e Khlui.» Mi voltai verso il mio amico «Siamo molto più di questo.»

[N/T: Pi (ปี) e Khlui (ข่ลุ่ย) sono degli strumenti tradizionali Thailandesi.]

«Combaciamo come il cuore ed i suoi vasi sanguigni.» Praram si rivolse a suo fratello maggiore, che aveva un’aura cupa. 

«Beh, spero che un giorno ti si ostruisca un vaso sanguigno.» ringhiò Tossakan.

«Andrà bene, non preoccuparti, il mio ragazzo è un dottore.» disse Bar a Praram, prima di scoppiare a ridere. Praram era davvero contento di essere riuscito a prevalere su suo fratello maggiore. Una volta mi disse che non aveva più paura di Kan perché ci sarebbe stato Bar a difenderlo. 

«È davvero divertente.» disse Vee.

«Ma onestamente, non pensi che Mark piaccia ancora a Nuea? Viene a sedersi qui tutte le volte che studiano?» Era davvero quella la mossa che aveva progettato Tossakan? Vee, Mark e Praram mi guardarono non appena Kan ebbe finito di parlare.

«Perché dovrei avere paura? Nuea viene qui per vedere il tuo fratellino, non per il mio bambino.» rispose Vee a tono. 

«Beh, il tuo caro bambino prima era di Nuea, ma ok.» Tan scosse la testa cercando di spiegare.

«Beh, se è per questo prima Bar era mio.» parlò Mark infastidito. Il ragazzo geloso diventò immediatamento rosso, osservò prima il suo ragazzo per poi tornare a guardare Mark, incerto su come reagire.  

«A volte P’Kan si comporta come un bambino.» bisbigliò Pralak al suo gemello.

«Sì è vero.» concordó Praram prima di ritornare sui suoi compiti. 

«Stupido bambino.» scherzò Bar girandosi verso il suo ragazzo, anche se Kan non aveva ancora proferito parola.

«Beh, l’hai detto.» Kan era irritato ed iniziò a discutere con il suo fidanzato. I due cominciarono a parlare da soli, tagliandoci fuori dalla conversazione. Anche tutti gli altri ripresero a fare le loro faccende, non aveva più un senso dire altro dato che Tossakan aveva rivelato già tutto. 

Mi voltai per ammirare Praram, il quale stava ancora osservando con diligenza i suoi appunti, dunque era lecito che non si accorgesse dei miei occhi indiscreti che indugiavano su di lui. Alle fine però alzò gli occhi e le sopracciglia verso di me. Sorrisi appena per poi sollevare il cellulare  e scuoterlo. Non sembrava aver capito subito il mio segnale, ma lo comprese pochi attimi dopo. 

«Hanno anche loro un proprio linguaggio.» disse YiWa sarcastica, analizzandoci mentre comunicavamo con gli occhi. 

«Non un semplice linguaggio.» Mi voltai verso Yiwa. «Ma la lingua del Nord.»

[N/T: Loro usano anche il nome “North” per chiamare Nuea, dunque North=Nord] 

«Nord cosa? Anch’io sono del Nord ma non ti capisco affatto.»

«NorthRama.»  

«Oh! E che parte del paese sarebbe questa?» 

«Non ne ho idea, ma so già chi conosce la risposta.» rispose YiWa rassegnata.

«NorthRama è nel mio cuore.» Non appena quelle parole uscirono dalla bocca di Praram, ci voltammo tutti a guardarlo increduli. Bar e Kan ci guardavano sconvolti. Mark che stava spiegando un quesito di matematica a Pralak, si voltò di scatto per osservarlo, anche Pralak fece lo stesso. Avevamo tutti un’espressione scioccata, nessuno riusciva a credere a ciò che aveva sentito.

«Perché mi guardate così? Stavo solo scherzando.» Praram parlò a voce bassa, prima di alzare lo sguardo verso di me.

«Scherzi spesso ultimamente, Praram. Ma il mio cuore non gioca e questo lo sai.» parlai immergendomi completamente in quei grandi e meravigliosi occhi. 

«Ho detto che era uno scherzo solo per fermare l’imbarazzo. Lo sai anche tu.» 

Dannazione, che bambino malizioso. Praram continuava a scoccare le sue frecce che arrivavano dritte al mio cuore, presto sarei morto a causa sua. In quale veleno potevano mai essere state imbevute quelle frecce? Nel momento in cui mi trafiggevano, il mio cuore si gonfiava ed esplodeva. 

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