EN OF LOVE: TILS – CAPITOLO 12

Venerdì sera

– Praram –

«NorthRama è nel mio cuore.» Non appena quelle parole uscirono dalla mia bocca, si voltarono tutti verso me scioccati. Bar e Kan mi guardarono sconvolti, Mark che stava spiegando un quesito di matematica a Pralak, si voltò di scatto verso di me sbalordito, anche il mio gemello fece lo stesso. Avevano tutti un’espressione scioccata, nessuno riusciva a credere a ciò che avevo appena detto. Ad essere onesti non ci credevo neppure io.

«Perché mi guardate così? Stavo solo scherzando.» parlai a voce bassa per l’imbarazzo, prima di alzare lo sguardo verso P’Nuea.

«Scherzi spesso ultimamente, Praram. Ma il mio cuore non gioca e questo lo sai.» Dopo aver parlato gli occhi di P’Nuea si intrecciarono con i miei.

«Ho detto che era uno scherzo solo per fermare l’imbarazzo. Lo sai anche tu.» 

*******************

I senior erano così scioccati, tutti rimasero in silenzio. Come biasimarli, anche io ero sconvolto dalle mie stesse parole. Alzai gli occhi per guardare P’Nuea ma li abbassai immediatamente portando lo sguardo, pieno di imbarazzo, verso la punta delle mie scarpe, mentre le mie guance cominciavano ad essere calde. 

«Sei qui per studiare o per flirtare con lui, Praram?» Il suono cupo della voce di mio fratello distrusse completamente la dolce atmosfera che si era creata tra me e P’Nuea. Rassegnato tornai a concentrarmi sui miei compiti. 

La lezione con Mark proseguì per un’altra trentina di minuti fino a che non si fece buio. I senior stavano pensando di andare a mangiare lo Shabu e invitarono anche me e Pralak. 

[N/T: Lo Shabu è la versione giapponese dell’hotpot, un piatto cinese, e consiste in carne tagliata a fettine sottili e verdure cotte nel brodo. Esistono diversi tipi di brodo, al miso, semplice dashi, il brodo di alghe kombu dal sapore leggero, brodo piccante etc…]

«Possiamo venire anche noi?» Pralak chiese conferma a Kan.

«È venerdì andate a mangiare a casa con la mamma.» rispose Kan cercando di essere calmo. 

«Ok, tu vai con Bar.» risposi di rimando.

«Bar è il mio ragazzo. Se ne hai anche tu uno, allora, puoi andare con lui. Visto che non ce l’hai puoi tornare tranquillamente a casa.» P’Kan rispose con fare altezzoso. 

«Oh! Beh credo che anch’io dovrò tornare a casa allora.» disse YiWa alzando gli occhi al cielo per poi fissare Kan. Lo fissai anch’io. Potevo chiaramente vedere l’istinto di protezione di mio fratello nei miei confronti. 

«Beh, anch’io ho qualcuno a cui interesso, il che significa che posso venire.» risposi di nuovo a P’Kan. 

«Allora, Yiwa andiamo a mangiare tagliatelle in dormitorio.»

«A quanto pare non possono andare tutti, solo i fidanzati.» disse P’Pin, che era arrivato da una decina di minuti. 

«Io posso andare, ho un ragazzo.» scherzò P’Vee indicando P’Mark. 

«Oi, hai bisogno di uscire con qualcuno solo per mangiare Shabu?» domandò P’Kan mettendo in ordine le cose nel suo zaino. 

Gli altri iniziarono ad avviarsi verso il ristorante di Shabu, anche P’Fuse e P’Kam. Volevo andarci anch’io, così decisi di entrare nella macchina di P’Nuea, ma P’Kan non me lo permise. 

«Sei venuto a mangiare lo Shabu? Pensavo fossi allergico alla gloria mattutina.» commentò P’Mark mentre P’Kan metteva gli spinaci nel piatto. 

«P’Kan non è più allergico allo spinacio d’acqua?» chiese Pralak.

«Ho perso la mia allergia tempo fa, adesso la mia gloria mattutina è rosea.» rispose subito P’Kan voltandosi verso P’Bar. Con quella risposta tutto il tavolo iniziò a prenderli in giro. 

[N/T: In thailandese lo spinacio d’acqua ผักบุ้ง, e “la gloria mattutina” – che sarebbe l’erezione mattutina ผักบุ้ง – hanno lo stesso suono ma hanno significati diversi.]

«Se tuo fratello è allergico alla gloria mattutina, a cosa sei allergico tu?» mi chiese all’improvviso P’Nuea porgendomi un gambero sgusciato. 

«Potrei essere allergico ad alcuni tipi di gamberi.» risposi prima di metterlo in bocca. 

«Come sei allergico? L’hai mangiato senza pensarci perché hai iniziato ad eccitarti?» Mi guardò negli occhi aspettando la mia risposta con impazienza. 

«Mangia!» dissi spingendo il gambero nella bocca della persona che lo aveva sgusciato in precedenza, facendomi sentire timido. 

«Dunque Kan ha sconfitto l’allergia allo spinacio d’acqua, come hai fatto tu con il gambero?» L’intero tavolo si voltò verso di noi nell’udire la domanda di Pralak. 

«A cos’è che sei allergico?» chiese confuso P’Bar a P’Nuea.

«Non vedi la mia allergia? Proprio adesso Praram mi ha nutrito ed il mio cuore batte all’impazzata.»

«Oi! Vorrei ricordarvi che suo fratello maggiore è seduto proprio qui.» intervenne P’Lee prendendosi gioco di lui.

«Non ci ha fermati, perché dovrei scusarmi?» rispose P’Nuea.

«Abbassa la cresta!» quasi urlò P’Kan rimproverandomi con un sguardo. 

«Come se poi tu non facessi lo stesso con P’Bar.» risposi di rimando.

«Noi siamo fidanzati, le persone che stanno insieme possono imboccarsi a vicenda, voi cosa siete per farlo?» continuò severo P’Kan.

«Io sono Praram e P’Nuea è P’Nuea.» Dopo aver risposto mi voltai verso P’Nuea e gli sorrisi dolcemente. 

«Bella risposta.» disse P’Nuea poggiando delicatamente la sua mano sulla mia testa, accarezzandomi dolcemente i capelli. 

«Alla fin fine non sarei dovuta venire con voi, è una serata per coppiette.» si lamentò P’Pan. 

«Sì, dovremmo tornare ai nostri dormitori e fare sogni tranquilli.»

«Non avrei mai pensato che Praram potesse comportarsi in questo modo.» disse P’Kla voltandosi verso di me. 

«Hai dimenticato che è il fratellino di Tossakan?» intervenne P’Vee

«Ci vediamo questa sera sul tardi?» si intromise P’Pound.

«Sì, al bar di P’Tong.» confermò P’Pin. 

«Voglio andarci anche io!! Farò il bravo!» disse Pralak supplichevole. 

«Ragazzi non potete, non siete ancora maggiorenni.» rispose P’Bar 

[N/T: In Thailandia la maggiore età la si raggiunge a 20 anni non a 18 come da noi.]

«Non posso andare al bar di P’Bee?» chiesi. Io e Pralak eravamo già stati in quel bar grazie a Bee, fratello maggiore di Beam, un amico di nostro fratello Kan, che ci aveva permesso di entrare. 

«Vai a casa a bere il latte e mettiti a dormire, Praram.» mi ordinò P’Kan guardandomi di traverso. 

«Non ci penso nemmeno, io vengo al bar con voi!» 

«Quando sarai più grande ci potrai andare.» A parlare era stata la persona seduta accanto a me mentre continuava a sorridermi. Le sue parole non mi fecero sentire meglio, anzi; il solo pensiero che P’Nuea sarebbe andato con tutti gli altri, mentre io e Pralak saremmo dovuti tornare a casa a bere il latte e dormire, mi dava sui nervi. Stavo addirittura pensando di seguirli di nascosto. 

«Perché glielo proibite? Se vogliono venire anche loro quale sarebbe il problema? Tutti noi saremo lì con loro, nel caso succedesse qualcosa.» disse P’Pan. 

«Si, a volte è bello avere dei giovani ragazzi seduti con noi. Perché mi rendete così infelice?» si lamentò P’Tee.

«Mi hai già dimenticato?» P’Kan si voltò con aria pietosa verso P’Tee. 

«Tu hai già una moglie, quindi abbiamo un incantesimo che ci protegge.» disse P’Lee.

«Beh, Praram ha qualcuno a cui piace.» 

«Praram non ha nessuno adesso. E anche se lo avesse non mi dispiacerebbe, in fin dei conti P’Nuea non è una cattiva persona.» rispose infine P’Tee.

«Perché fai quella faccia? Vuoi andarci davvero così tanto?» chiese P’Nuea voltandosi verso di me mentre tutti gli altri erano impegnati a parlare con Pralak.

«No, non così tanto.» gli risposi.

«Allora cos’è questo viso imbronciato?» domandò avvicinandosi sempre di più a me.

«Beh…»

«Si?» 

«In realtà non voglio che tu vada.» Ero talmente  imbarazzato da quello che dissi da abbassare la testa parlando a voce bassa. Pregai che avesse sentito le mie parole perché non sapevo se avessi mai avuto il coraggio di pronunciarle di nuovo; quelle parole mi facevano sembrare egoista e possessivo nei suoi confronti. Quante altre volte avrei dovuto ripeterglielo?

«Puoi dirlo di nuovo, alza un po’ la voce.» Si chinò per guardarmi più da vicino.  

«Non voglio!» Alzai gli occhi supplicando.

«E va bene.» Mi sussurrò prima di voltarsi verso i suoi amici. «Ragazzi io non vengo con voi.» parlò interrompendo tutti gli altri che stavano organizzando la serata al bar.

«Come non vieni? Io contavo su di te.» disse P’Pan delusa. 

«No è no, ho detto che non vengo.» ribatté P’Nuea.

«Perché no?» 

«Praram non vuole che venga.» La risposta di P’Nuea fece voltare tutti i presenti verso di me, compreso mio fratello, il quale aveva un sguardo furioso.

«Praram.» La voce cupa del mio gemello mi fece voltare per guardalo. 

«Cosa?» chiesi incitandolo a continuare.

«Chi sei tu per dirgli di non andare?» domandò infine Pralak. 

«Non glielo ho imposto, gli ho solo detto che non volevo che andasse.» In fin dei conti era andata proprio così. 

«Ed io non ci andrò» disse una voce profonda mentre premeva dolcemente la sua mano tra le ciocche dei miei capelli. 

«Se non vuoi andare è ok, perché hai bisogno di toccargli la testa?» Le parole di P’Kan avevano un tono sprezzante. 

«Perché è così carino.» Evidentemente per P’Nuea non era abbastanza farmi i complimenti tanto da farmi arrossire, ma dove anche continuare a scompigliarmi i capelli fino a renderli completamente disordinati. 

«Hey, fermati. I miei capelli sono tutti disordinati adesso.» Lo supplicai quasi, cercando di allontanare la sua mano dalle mia testa. 

«Anche con i capelli scompigliati, è ancora carino Tossakan.» P’Nuea stuzzicò P’Kan regalandogli un sorriso beffardo. 

«Nuea ti proibisco di toccare la testa dei miei fratelli.» disse rabbioso P’Kan.

[N/T: In Thailandia la testa è considerata la parte più sacra del corpo, ed è considerato anche offensivo toccarla. Solo le persone care, intime e più vicine a te possono farlo. Quindi in questi caso se Nuea tocca la testa a Praram senza problemi è perché quest’ultimo glielo permette. Per questo Tossakan diventa ancora più irritato quando Nuea gli tocca la testa.]

«Finché resterà qui, continuerò a toccarlo quanto voglio.» P’Nuea cercava solo un pretesto per discutere con P’Kan e quelle parole ne erano la conferma.

«Gemelli tornate a casa immediatamente. Non andrete più da nessuna parte.» ci ordinò infine Tossakan. 

Da quel momento il nostro venerdì sera si concluse. Tutto gli sforzi miei e di Pralak risultarono completamente vani. Pur di uscire con i senior, infatti, finimmo le lezioni il più velocemente possibile e supplicammo i Phi fino allo sfinimento per farci andare con loro al bar; per poi terminare la serata a casa depressi, per colpa di nostro fratello maggiore, Tossakan. 

Mi sdraiai comodamente insieme a Pralak per guardare qualche anime. Si, lo so, a 18 anni ancora a guardare questa cose? Solo perché eravamo alle superiori, e ci stavamo preparando per l’esame di ammissione all’università, non significava che dovevamo per forza studiare e leggere libri tutto il tempo. Avevamo bisogno anche di tempo per rilassarci, con cose come gli anime, le serie tv o i film, riposare oppure giocare con i nostri telefoni.

Il telefono?

Continuai a tenere d’occhio il telefono, ma nessuna notifica.

Sin da quando eravamo tornati a casa, portai sempre con me il cellulare, in modo da sapere subito se mi fosse arrivata una qualche notifica ma… non arrivò nulla.  

«Qui qualcuno è talmente innamorato che aspetta sue notizie impazientemente.» mi provocò Pralak mentre continuava a guardare la TV.

«Non sto aspettando proprio nulla.» risposi imbarazzato riportando, per quanto possibile, la mia attenzione all’anime che stavamo guardando. 

«Non mentirmi. Puoi anche far finta di star guardando la TV, ma sappiamo entrambi che il tuo cuore è da tutt’altra parte.» rispose il mio gemello.

«Ah, vorrei solo sapere se davvero non è andato in quel bar con gli altri.» dissi rassegnato.

«Quindi quello che vuoi sapere è se le tue parole erano abbastanza importanti per lui, vero?» mi chiese inarcando le sopracciglia cercando la conferma a quello che aveva appena detto.

«Forse, qualcosa del genere.» Non sapevo cosa rispondergli, non ero del tutto sicuro di essere d’accordo con quelle parole, quello che aveva detto Pralak poteva avere un significato diverso. 

«Allora chiamalo e controlla.» disse infine senza troppi giri di parole.

«Ma non ho il suo numero.»

«Ma sei scemo o cosa? Come avete parlato tutto questo tempo senza esservi scambiati i numeri?» 

«Usiamo il nostro cuore per comunicare.» dissi scherzosamente non riuscendo a trovare una risposta adatta. 

Non gli avevo mai chiesto il numero perché ci vedevamo ogni giorno, dal mattino sino alla sera. Spesso parlavamo a lungo per intere serate, commentavamo qualcosa accaduto durante la giornata, oppure se quel giorno avevo troppo compiti da fare. Invece alcune volte avevamo il tempo solo per salutarci per poi tornare ognuno ai propri impegni. 

Non ero così stupido da parlarci fino a notte fonda. Non avevo di certo bisogno di aspettare il suo buongiorno la mattina, o che mi informasse su dove si trovasse o cosa facesse tutto il tempo. Sapevo perfettamente che la sua maggiore età richiedeva molte più responsabilità ed esigeva un proprio spazio personale. Ero convinto che tutto quello che avevo ricevuto da lui fosse così bello e abbastanza per me, al punto che dimenticai che il telefono poteva essere utilizzato per altre cose oltre che per chattare con qualcuno. 

«Perché non glielo chiedi direttamente, così la prossima volta che vorrai parlargli o hai qualche problema puoi mandargli semplicemente un messaggio? Oppure vuoi mandargli un piccione viaggiatore? Gli leghi il messaggio alla zampa e aspetti che torni indietro.» disse Pralak prendendomi in giro 

«Non è che non voglia, ma me ne dimentico. Ogni volta che parliamo, non ci penso più.» 

«Allora cosa farai adesso? Continuerai a sentire la sua mancanza come un disperato fino a che non impazzirai?» 

«Chi sarebbe un disperato? Posso mandargli comunque un messaggio su facebook.» Alzai il telefono per aprire le chat. 

«Oh! Pensavo l’avessi già inviato il messaggio e stessi aspettando la sua risposta. Quindi non gli hai ancora scritto?» chiese Pralak.

«È stato lui che si è avvicinato a me per primo! Se fossi io il primo a scrivergli, non passerei di sicuro per quello che sta flirtando con lui?» risposi stranito.

«All’inizio forse, ma non avete già superato quella fase? Il cuore di P’Nuea non appartiene già a te?» Pralak disse sarcastico.

«Parli troppo.» Le sue parole mi resero timido, così abbassai lo sguardo sul telefono e decisi di cliccare sulla nostra chat privata. Indeciso su cosa scrivere alzai lo sguardo su Pralak in cerca di aiuto. 

«Cosa posso scrivergli?» 

«Praram perché hai bisogno del mio aiuto? Chiediglielo e basta. Non disturbarmi, sto cercando di guardare la tv.» Pralak fece finta di essere infastidito dalle mie continue domande. Si allontanò e rivolse la sua attenzione allo schermo del televisore. 

Rammie ram: P’Nuea

Non sapendo come salutarlo, quella mi sembrò la scelta giusta, nè troppo eccessivo né troppo esagerato. Aspettai alcuni minuti, ma la risposta tardava ad arrivare per cui premetti più volte il tasto invio nella speranza che rispondesse. Stavo facendo la cosa giusta? Lo avevo contattato per primo. Era lui ad aver detto che gli piacevo, quindi perché ero io quello seduto ad aspettare impaziente?

«Cosa c’è che non va adesso?» chiese Pralak quasi scocciato.

«Non risponde.» replicaii guardandolo con occhi tristi.

«Per questo adesso hai di nuovo il broncio?»

«Non ho messo il broncio, sono solo un po’ arrabbiato.» 

Mi alzai e mi stesi sul letto, prima di sdraiarmi, però, presi il libro di biologia ed iniziai a leggere silenziosamente. Feci un accordo con me stesso: se avessi finito il capitolo e lui ancora non mi avrebbe risposto; solo allora, avrei davvero messo il broncio.

«Forse ha dimenticato il telefono.» suppose Pralak. 

«Ciò significa che non è nella sua stanza.» La mia voce era permalosa. 

Sapevo benissimo che in quel momento non ero dell’umore giusto, ma non capivo perché me la prendessi così tanto.

«Forse starà portando i suoi amici a casa e non l’ha sentito.» continuò ad ipotizzare.

«Stai cercando delle scuse in sua difesa?» chiesi quasi stizzito. 

«Quali scuse, stavo solo cercando di consolarti.» rispose infine il mio gemello.

«È lo stesso.» dissi prima di rotolarmi sul letto.

Afferrai una penna ed un quaderno ed iniziai a prendere appunti importati per i miei studi, ma tutte quelle nozioni non avevano alcuna intenzione di entrarmi in testa. Guardai l’orologio, era quasi mezzanotte; non potei far altro che sospirare amaramente. Come mi ero ripromesso avevo finito il capitolo, ma della sua risposta non vi era alcuna traccia. Presi il telefono continuando a guardare la chat con P’Nuea, ma l’ultimo messaggio continuava ad essere quello che gli avevo inviato.

‘Knok, knok, knok…’

«Praram, Pralak state dormendo? Venite ad aiutarmi per favore?» Era nostra madre ad averci chiamato, io e mio fratello ci guardammo in faccia perplessi prima di dirigerci verso la porta. 

«Cosa c’è che non va?» 

«Kan e Bar sono usciti per mangiare ed hanno finito per ubriacarsi, non riesco proprio a riconoscerli adesso.» borbottò nostra madre. 

«Dove sono adesso? Bisogna andarli a prendere?» chiesi alla mamma guardando lo schermo del cellulare.

«No, adesso sono al piano di sotto sul divano. Non posso farli salire qui.» 

«E chi li ha riportati a casa?» 

«Un amico di Bar, Nuea.» Dopo aver ascoltato pronunciare quel nome, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. La persona che mi mancava era lì in casa mia. I miei pensieri su dove si trovasse, su cosa stesse facendo e sul perché non rispondesse al mio messaggio improvvisamente sparirono. P’Nuea era lì.

«Vorrei far dormire Nuea qui questa notte, ma non ho preparato la stanza degli ospiti.» disse la mamma preoccupata.

«Può dormire nella nostra stanza.» suggerì Pralak. Non aveva idea di quanto mi rendessero felici quelle parole. 

«Sicuri che poi non vi sentirete a disagio?» domandò nostra madre per avere sicurezza.

«Va benissimo, sempre meglio di farlo dormire nella piccola stanza di P’Kan.» rispose Pralak.

«Praram per te va bene?» 

«Sì… sì, la mia stanza va bene.» 

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