EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 28

Moltiplicato per cento

 -Vee Vivis-

Mi sedetti e sorrisi ampiamente a bordo del campo di calcio in cui mi allenavo regolarmente. Volevo urlare e ridere forte, ma non volevo spaventare nessuno, quindi me ne restai semplicemente seduto mentre segretamente, dentro di me, stavo ballando e urlando dalla gioia. 

Non sapevo davvero che cosa avesse portato Mark a rispondere così al suo amico o cosa lo avesse spinto a pensarla così, ma quello che aveva lasciato intendere per me era importantissimo. Forse era stato a causa della stanchezza o forse ancora non ero riuscito a convicerlo del tutto, ancora non voleva tornare con me.

Dopo aver spiegato ai ragazzi come fare per finire il progetto, ero venuto lì per prendere il mio posto da selezionatore delle matricole che sarebbero entrate a far della squadra di calcio della facoltà. Ero il vice capitano, ma oggi ero il responsabile perché il capitano della squadra era assente. Restai seduto ad osservare le matricole giocare in mezzo al campo, avevano formato due gruppi, erano in cerchio e si passavano la palla. 

«Ehi! Come mai già qui?» Zat, che quando ero al primo anno era il portiere della squadra, si avvicinò a salutarmi. Mi girai a ricambiare il saluto a lui e ad una coppia di suoi amici.

«Ciao Vee.»

«Hey.» Gli risposi.

«Non mi hai più risposto, bello! Credevo davvero che non saresti venuto oggi. Ultimamente sei così preso dal far pace con quel ragazzino che sei scomparso dalla circolazione.» Disse Zat prima di sedersi accanto a me.

«Quale ragazzino?»

«Quel ragazzo del primo anno … quello …» Ed indicò un ragazzo del primo anno sul campo e poi improvvisamente diventò serio e ne indicò un altro, tra un gruppetto a bordo del campo. «O quello…»

«Merda!» Esclamai a bassa voce quando vidi Mark in mezzo al quel gruppo di amici. Nel suo gruppo c’erano alcuni atleti appena arrivati, quindi era piuttosto popolare e ovviamente c’erano Fuse e Kham. Era un gruppo piuttosto numeroso, che non era affatto strano, ma non ero certo di sapere cosa ci facessero con il mio club. 

Avevo lasciato la stanza di Mark alle quattro di quel pomeriggio, lui non era venuto con me perché aveva ricevuto una telefonata dal club di nuoto. Fuse mi aveva accompagnato alla porta dicendo che sarebbe andato con Mark in piscina. Avevo annuito a Fuse e avevo in mente, una volta finito qui, di raggiungere Mark alla piscina. Com’era possibile che l’allenamento in piscina fosse durato così poco?

«Ciao.» Alzarono le mani per il tipico saluto ai senior. Kao si avvicinò e mi salutò per primo prima dirigersi verso i suoi amici sul campo.

«Come mai sei qui? Credevo che avessi un allenamento in piscina.» Dissi senza menzionare il nome della persona a cui stavo parlando, dato che ero certo che quella persona sapesse  benissimo che mi riferivo a lui.

«P’Bar oggi non c’è.»  Rispose piano cercando un posto. Gran parte del gruppo si sedette sull’erba. Solo io e Zat eravamo seduti sulla panchina ad osservarli dall’alto.

«Siediti qui.» Dissi facendo spazio accanto a me, guardai i suoi amici seduti e poi lanciai un’occhiata a Zat di fianco a me.

«Capisco che stai provando a guadagnare punti, ma una certa distanza non è mica  

una cosa tanto negativa.» Kam disse mentre tirò giù Mark per una mano in modo che si sedette accanto a lui. Tutto quello che poté fare Mark fu sedersi sull’erba.

«Parli troppo.» Mark disse al suo amico.

«Quindi le voci su voi due sono vere, eh?» Mi sussurrò Zat. Mi girai a guardarlo per poi sorridergli.

«Come?»

«Ho visto le notizie su Dew Dely.» Continuò a sussurrare.

 «Molto di quello che dice sono solo false dicerie.»

 «Oh …» Ma dalla sua espressione capii quanto fosse sospettoso.

«La verità è che Io e Mark abbiamo solo ricominciato a parlarci. Tutto il resto sono solo cose inventate.» Per cose inventate intendevo tutte le cazzate che circolavano su Mark, ovvero che fosse stata la causa della mia rottura con Ploy, o che lui fosse l’amante segreto con il quale tradivo Ploy da tempo, tutte cazzate appunto. 

«Davvero? Allora cosa c’è tra di voi?»  Chiese.

«Beh …» Quando il mio amico mi guardò in quel modo mi sentii a disagio e non mi andava di rispondergli.  Mi grattai il collo e distolsi il mio sguardo dal suo, ma quando mi girai ed i miei occhi incrociarono quelli di Mark, vidi chi stava osservando con calma. Non capii subito cosa quegli occhi stessero cercando di dirmi, ma non appena vidi l’espressione di Kam mi fu tutto chiaro.

Dovrei essere contento che sia geloso o dovrei essere preoccupato di star perdendo una valanga di punti?

«Mark guarda Kao e Hin, non c’è niente di meglio da guardare.» Kam richiamò l’attenzione di Mark.

«Allora? Dimmi la verità, sono confuso.» Chiese Zat osservando sia me che Mark guardarci.

«Non è niente. Lui é il mio bambino*, è solo un po’ capriccioso.» Non sapevo se avessi il diritto di usare quella parola (la parola Dek) o ancora no, ma volevo dirlo abbastanza forte perché tutti potessero ascoltarlo, tutti quelli qui seduti e tutti quelli che stavano correndo sul campo.

(N/T: In realtà dice Dek, che in thai vuol dire bambino. E’ un modo di dire dolce tra ‘fidanzati’. E’ un pò come noi che usiamo tatino, cucciolino, amorino e vattelapesca! )

«Oh! Mark non credi che sia il caso di dire quando sei contrariato da questo?» Chiese Kam a Mark.

«Contrariato per cosa?» Domandò al suo amico con la sua solita voce calma che era diventata una sua caratteristica quando cercava di nascondere cosa provava.

 «Ma come, Vee ha detto che sei un bambino.»  Disse Kam.

«Quando mi avrebbe chiamato così? Non ho sentito pronunciare il mio nome.» Mark rispose immediatamente. La risposta che diede poteva voler dire molte cose, ma in quel casa era già infastidito prima e ora lo era ancora di più.

«Eh! Determinate frasi non hanno bisogno del soggetto per capire a chi si riferiscono.» Mi avvicinai e gli sussurrai mentre passai una mano tra i suoi capelli scuri per scompigliarli e poi dirigermi in mezzo al campo.

Fare la selezione dei giocatori per la squadra della facoltà non era difficile. Molti di noi giocavano già bene. Poteva essere difficile trovare il più bravo sul campo, tutti volevano essere quella persona, quindi ci voleva un po’ di tempo. Alcune persone erano già talentuose ed altre avrebbero potuto migliorare molto allenandosi. La cosa più fastidiosa era che i senior credevano sempre di essere i migliori, ma in questo sport se un junior aveva più talento allora un senior doveva accettare di essere quello più scarso.

L’intera selezione terminò in un paio d’ore. Tutti volevano giocare più a lungo, in passato avrei giocato con loro, ma adesso mi voltai a guardare dove Mark era seduto, ma non lo vidi, non lo notai da nessuna parte.

«Non poteva almeno aspettarmi…» Borbottai quando mi avvicinai alla panchina. Cercai un asciugamano per tamponarmi il viso, ma mi resi conto di averlo dimenticato, quindi decisi di sfilarmi la maglietta per asciugarmi con questa prima di gettarmela sopra la spalla. Frugai nel mio piccolo zaino alla ricerca del mio telefono in modo da poter chiamare la persona che se n’era andata senza dirmelo.

«Il tuo corpo è talmente bello che devi metterlo in mostra togliendoti la maglietta, giusto?» Smisi di cercare il mio telefono e mi voltai indietro, Mark era in piedi, da solo, con una sacchetto del supermercato in mano.

«Dove sei andato?» Chiesi

«Ho accompagnato Kam, è andato via.» Quindi aveva accompagnato quel mostriciattolo al parcheggio, avrei voluto imprecare solo un attimo fa, ma adesso mi sentivo sollevato.

«Ho pensato che fossi scomparso, perché non mi hai avvisato?»

«Ti stavi allenando.» Rispose guardando il campo.

«Continueranno a giocare ancora per un po’. Vuoi che andiamo adesso?» Chiesi mentre mi sedetti sulla panchina.

«Perché dobbiamo preoccuparci di quando l’altro andata via? Dobbiamo andare via insieme?» Rispose alla mia domanda con una domanda e questo mi fece alzare lo sguardo a sorridergli.

«Quindi non sei andato via prima perché mi stavi aspettando?» Piegai leggermente la testa di lato, chiedendolo in modo carino così da farlo sorridere.

«No … sono rimasto … per guardare Kao.» Disse Mark agitandosi leggermente. Distolse lo sguardo dal mio per guardare il campo, ma potevo tranquillamente dire che faceva così quando era in imbarazzo.

«La tua bocca è dura come il tuo cuore.» Sussurrai piano tirandogli il polso. Si voltò e mi guardò in faccia, ma accettò di avvicinarsi.

«Lasciami andare prima …» Borbottò piegando il polso.

 «Perché?»

«Ci sono molte persone …» Mi guardai intorno, aveva ragione era pieno di gente, ma pensai che nessuno di loro ci stesse guardando.

«In tal caso, vorrei tornare nella tua stanza per poterti catturare, che dici?» 

«Vee!» Disse quasi ringhiando, ma l’unica cosa che feci fu sorridergli ancora. «Prendi questo!» Mi lanciò la busta che mi finì in grembo, la aprii e vidi che conteneva un asciugamano fresco ed una bottiglia di acqua fredda.

«Se la bottiglia d’acqua avesse colpito proprio il mio inguine, saresti nei guai Mark.» Alzai lo sguardo minacciando la persona che l’aveva lanciata. Per fortuna aveva solo sfiorato i miei gioielli di famiglia.

«Sono andato a prenderlo per te.» La sua risposta mi fece smettere di prestare attenzione alle parti più importanti del mio corpo. In quel momento la mia attenzione era rivolta al mio cuore che aveva preso a battere talmente forte da temere un attacco di pressione troppo alta.

«Grazie.» Dissi e sfoderai quello che credevo fosse il mio sorriso migliore ed anche lui ricambiò, allargò le labbra e sorrise di rimando. Volevo dirgli di sorridere di più, ma volevo anche che i suoi sorrisi più belli fossero riservati solo a me.

«Mark! Posso avere un po’ d’acqua?» Mi voltai insieme a Mark per capire chi stesse parlando. Kao e Hin si avvicinarono, portandosi le mani alle ginocchia.

«Acqua? Cosa?» Mark rispose al suo amico.

«Quella che ti ho chiesto era una sprite.» Hin rplicò lunatico.

«Beh … fare sport e bere bevande gassate? Bevi dell’acqua piuttosto.» Disse Mark indicando l’acqua che avevamo preparato dalle 5 in punto.

«Ma è calda! Per favore posso avere almeno un po’ d’acqua fredda?» Disse Kao facendo una faccia strana.

«Dovresti aspettare prima di bere acqua fredda perché sudato come sei potresti avere una congestione.» Mark gli rispose.

«Che stai dicendo Mark? Perché P’Vee può avere l’acqua fredda?» Hin gridò indicandomi mentre stavo per aprire la bocca e bere l’acqua che Mark aveva comprato per me. Guardai di nuovo i miei junior poi l’acqua nella mia mano ed infine Mark. Il mio ragazzo si stava mordendo le labbra nervoso mentre cercava una scusa.

«Sono un’eccezione.» Risposi loro al posto di Mark.

«Cosa intendi con questo P’Vee?» Chiese Hin.

«Quando sono andato a fare un esame il dottore mi ha detto che non mi avrebbe causato problemi.» Non sembrarono credermi. «Non mi credi? Beh, dovresti, il mio amico ha un marito che è un dottore.»

«Veramente?» Chiese Hin rivolgendosi a Mark che mi guardò prima di annuire lentamente.

«Ehm…Quindi solo tu puoi berla?» Che idiota. Non dissi più niente. I ragazzi alla fine bevvero l’acqua che il team aveva preparato, una volta dissetati, salutarono e tornarono in mezzo al campo.

«Non avranno mal di stomaco?» Disse Mark scuotendo dolcemente la testa verso i suoi amici.

«E non provi dolore? Mi è sembrato che per te rispondere fosse doloroso.» Lo presi in giro e lui mi lanciò un’occhiataccia.

«No.»

«Hai dimenticato di prendere da bere per loro o questa era per loro in realtà?» Sollevai la bottiglia incriminata. 

«È per te, è che mi sono dimenticato di prendere qualcosa anche per loro.»

 «Ti dimentichi di loro, ma non ti dimentichi di me?» Sollevai le sopracciglia e chiesi con un sorriso.

 «La vuoi o no?» Faci un altro sorriso e sollevai la bottiglia per bere.

«Sono il ragazzo più felice del mondo.» Mi avvicinai e gli sussurrai all’orecchio per poi allontanarmi e sorridergli dolcemente, finendo per ridere quando rimase li impalato.

 «… Accidenti P!» Disse prima di voltarsi e andarsene.

**************************

Presi posto in aula cercando di attirare il meno possibile l’attenzione del professore, speravo non si renda conto che non riuscivo a seguire ciò che spiegava, ultimamente non avevo affatto seguito in aula tantomeno avevo approfondito dopo. Ultimamente ero impegnato a flirtare con qualcuno nel tentativo di persuaderlo che per lui ero indispensabile.

«Che cos’è Vivis? Qual è la risposta?» Provai a dare un’occhiata alla mia sinistra e alla mia destra, ma nessuno dei miei amici mi guardò negli occhi. C’era solo il professore in piedi davanti a me.

 «Umm …«

«Quando sei in classe, presta attenzione alla lezione, non solo al telefono.» Disse  lentamente, prima di guardare lo smartphone nero sulla scrivania.

 «…certo.» Risposi e sorrisi stupidamente. Sospirò fissandomi spazientita prima di tornare alla cattedra.

«Anche se l’aula oggi è piena lei continua ad averti nel mirino.» Bar si sporse per sussurrare al mio orecchio non appena la professoressa si allontanò.

«Vee è normale.» Dare parlò piano, era seduto di fronte a me.

«Deve essere una cosa interessante se vi fa parlare durante la lezione?» Chiese YiWa.

«Essere…»

«Adesso stai coinvolgendo anche i tuoi amici nella conversione Signor Vivis?» Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere a YiWa che la professoressa mi stava già richiamando. Accidenti volevo solo dire ai ragazzi di aspettare la fine della lezione mentre adesso avevo una voglia matta di rispondere alla prof che la persona in questione non era proprio un mio amico.

La lezione fu un vero incubo, la professoressa che oramai non smetteva di guardare il nostro tavolo, mi chiedeva in continuazione di rispondere sempre alle domande. Avevo dovuto posare il telefono e non avevo potuto controllare l’unica chat di LINE che mi interessava fino alla fine della lezione, perché dovevo concentrarmi a seguire la lezione altrimenti sarebbe andata a finire molto male. Avevo un disperato bisogno di sapere se la persona con cui stavo parlando si fosse arrabbiata perché di punto in bianco non gli avevo più risposto, dovevo saperlo anche perché diventavo molto suscettibile quando era lui a non rispondermi.

Mi incollai al pavimento anche se ero a due passi dalla porta dell’aula e presi immediatamente il telefono dalla tasca, sperando con tutto me stesso che mi stesse contattato quella persona. Rimasi molto deluso quando vidi che invece era un messaggio da parte di mio fratello dove mi avvisava che quella sera sarebbe tornato tardi a casa. Gli mandai l’ok con la manina e misi di nuovo in tasca il telefono.

«In questi giorni tu e il telefono siete una cosa sola…come quando qualcuno è innamorato.»  Disse Pound fermandosi accanto a me e sorridendo.

«In classe lo hai controllato ogni cinque secondi e poi sorridevi. Ora stai facendo una faccia come se tuo marito non stesse rispondendo.» disse Pan mettendosi in punta di piedi accanto a me.

«Quale marito? Siamo tutti qui.» Risposi cercando di svignarmela alla svelta.

«Non un marito… quindi una moglie.» Disse Pound seguendomi ma lo ignorai, non erno in vena di battibeccare oggi.

«Non una moglie… è Mark.» Replicò Bar e tutti, me compreso, ci congelammo all’istante.

«Come? Cosa? Parla!» YiWa mi si avvicinò.

«Ehm, davvero?» Pan si piazzò dall’altro lato, le ragazze si misero di fianco a me e mi rivolsero uno sguardo accusatorio come anche gli altri.

«Beh … si.» Annuii in risposta ed ecco che adesso avevano tutti un’espressione meravigliata sul volto, sembrava che non mi credessero.

«Ti ho visto comportarti come un adolescente dal cuore infranto per mesi. Come hai fatto a convincerlo?» Chiese Pound.

«Come ci sono riuscito?» Sentii le mie guance surriscaldarsi nel ripensare cosa fosse successo. Non potevo raccontare come fossero andate davvero le cose, era troppo imbarazzante.

«Avanti spiega!»

«Dai, non dirmi che è vero?»

Allontanai l’indice che Pan mi puntava contro e scappai via nella direzione opposta, cominciavo seriamente ad essere imbarazzato.

«Voglio saperlo, sul serio!» Disse Pound. «Ti ricordo che sono venuto a recuperati quando te ne stavi in lacrime seduto alla sua porta.»

«Beh … non abbiamo fatto pace. Mark per ora ha solo accettato di parlarmi di nuovo.»  Risposi mentre mi grattai il collo perché iniziavo ad essere nervoso.

«Ahi … il giovane accetta solo di parlare con te e tu già sorridi. Se il giovanotto deciderà di perdonarti e tornare da te, dovremmo cucirti le labbra per non farti andare in giro tutto il giorno con un sorriso da ebete?» YiWa disse chiaramente divertita, sembrava proprio Yoo quando mi criticava.

«Ragazzi, lasciate perdere.» disse Bar.

«Oh… voglio proprio sapere quando metti il broncio, com’è che fate pace tu e il dottorino?» Brave si girò per chiedere a Bar.

«Allo stesso modo di …» Il mio migliore amico si zittì quando gradualmente alzò lo sguardo per osservarmi ed io di rimando gli sorrisi sornione. Non riuscì più a continuare la frase ed il suo viso diventò rosso quando di colpo capì in che modo ero riuscito a far pace con Mark e a convincerlo a darmi una possibilità. 

«Fai pace nello stesso mio modo?» Gli chiesi sorridendo.

«Non ho la più pallida idea di come riesci a farti perdonare, vado in piscina.» Disse con rabbia prima di allontanarsi, mentre noi altri non potemmo far altro che sorridere mentre lo guardammo andare via.

«Ti riconcili nello stesso modo in cui fa il dottore con Bar?» Pound si avvicinò e mi sussurrò.

 «Come?» Chiese YiWa confusa.

«Come quando lo abbiamo visto in azione al mare….»  disse Pound, Yiwa continuò a pensarci quando il suo viso scattò all’insù per guardarmi.

«Sul serio?» Chiese a bassa voce.

«Dipende da cosa stai pensando. Vado anche io agli allenamenti.» Risposi e tentai di scappare via.

«Vee, porca puttana! Non puoi comportarti ancora così.» Disse North.

«Beh, ti ho detto che faccio sul serio.» Ribattei al mio amico.

«Forse tu fai sul serio, ma lui?» Chiese Pound indicando qualcuno dietro di me. Mi voltai e vedo Mark che camminava con il suo gruppo di amici. Oltre a lui c’era anche quel piccoletto di nome Nook.  

Non avevo mai chiesto a Mark cosa ci fosse stato tra di loro perché sapevo di non averne alcun diritto dopo averlo trattato in quel modo facendolo scappare da me, ma ovviamente la voglia di sapere cosa fosse successo mi stava uccidendo. Il mio corpo era fuori dal controllo del mio cervello, dato che il cuore aveva preso il posto di comando e spingeva le mie gambe automaticamente a dirigersi nella sua direzione. Notai che mi guardò confuso, anche i suoi amici sembrarono sorpresi.

«Ti sono mancato?» Fuse mi salutò sorridendo.

«No, ma mi manca qualcuno altro.» Risposi.

«Perché? Hai intenzione di metterti a discuterne qui P’Vee?» Il piccoletto che adesso era al primo posto per Mark mi chiese sarcastico.

«Sento sempre la mancanza di qualcuno, ma non è Fuse.» Risposi guardando la persona che mi mancava davvero. Mark si fermò e vidi che i suoi occhi erano ridotti a due fessure. Quando vidi la sua reazione non riuscii a nascondergli la rabbia che mi stava montando dentro mentre continuavo a fissarlo. Quella era la seconda volta che mi ignorava completamente, non rispondendo a i miei messaggi e la causa era sempre quel Nook.

«Allora sono io che ti manco, vero?» Chiese Kam piazzandosi di fianco a Fuse.

«Certo ti piacerebbe, sta chiaramente guardando Mark.» Wind disse a Kam.

«Ma in questo momento Mark non è te che sta guardando.» Replicò James sorridendomi.

«Va bene. Non deve guardarmi, non mi arrabbierò per questo.» Risposi in modo aggressivo a James.

«Beh, io si.» Nook disse mentre si girò a guardarmi. «Hai appena iniziato a parlargli di nuovo, perché già pretende tutta la tua attenzione?» Questa volta fu a Mark che si rivolse. Non ebbi altra scelta che tenere a bada i miei sentimenti anche se avrei potuto esplodere a momenti. Perché era così interessato a quello che succedeva tra me e Mark?

«Ehi! Come mai sei così preoccupato di cosa fa il mio amico?» Pound ci raggiunse e chiese al piccoletto. Mi girai e vidi che c’erano anche il resto dei miei amici.

«Beh, a causa sua il mio amico è stato molto male e non permetterò che accada di nuovo.»  Nook rispose.

«Pensi davvero che sia così stupido da ferirlo di nuovo?» Mentre risposi era Mark che guardai. Ecco, mi stava di nuovo guardando male.

«Dovresti comunque andarci piano, un passo alla volta. Non puoi certo venire qui è fare il possessivo con noi amici!» Disse Wind.

«Voglio soltanto prendermi cura di lui.» Dissi a voce bassa guardando Mark che restò sbalordito. Rimase in silenzio e questo fece male a mio cuore.

«Un pochino per volta va bene. Comincia a contare da uno.» Rispose James.

«Sabato ho contato fino ad uno, oggi lo sto moltiplicando per cento.»  Sembrarono tutti sorpresi dalla mia risposta, anche i miei amici.

«Dannazione P’.» Dusse Mark a bassa voce guardandomi ferocemente.

«Sto dicendo la verità. Se conto uno, due, tre, allora quanto ci vorrà per farti tornare da me? L’uno c’è anche nel numero cento quindi non è contro le regole e io sto ancora contando.» Risposi rivolgendomi solo a Mark.

«Vieni con me …» Mi prese per una mano, ignorando chiunque ci circondasse. Non riuscii che a sorridere come un folle, sapevo di avere una faccia da ebete mentre lo seguivo.

Mark mi trascinò verso la mia macchina, era parcheggiata abbastanza lontano dal plesso delle facoltà, sembrava non si fosse reso conto che mi aveva stretto la mano per tutto il tempo. Diedi le spalle alla macchina e quando mi voltai a guardarlo sembrava turbato. Non si era ancora reso conto che continuava a tenermi per mano ed io che ero felicissimo per questo, di certo non glielo feci notare.

«Ma che ti viene in mente di dire?» Chiese arrabbiato.

«Sto solo dicendo la verità, perché fai il timido, sei imbarazzato?» Gli domandai sorridendogli.

«Vee!» Urlò ma io continuai a sorridere.

«Facciamo un patto, non voglio che quel Nook ti gironzoli sempre intorno.» Dissi e mi avvicinai a lui. Si ritrasse fino ad appoggiare la schiena contro la macchina poi abbassò lo sguardo e vide le nostre mani intrecciate. Lasciò immediatamente la mia mano, come se scottasse, quando si rese conto che eravamo così da un po’; non era il massimo, ma per ora andava  bene.

«Perché?» Mentre mi domandò sospettoso la sua voce era un sussurro.

«Sai benissimo perché.» Dissi bloccandolo, impedendogli di allontanarsi.

«Dovrei saperlo?» Chiese agitato, facendomi sorridere. Mi avvicinai sempre di più senza mai staccare gli occhi da quel bel viso che non vedevo da due lunghissimi giorni, poi mi spostai di lato per sussurrare al suo orecchio.

«Voglio che torni da me e voglio che sia solo io quello che si prende cura di te, capito amore mio?» 

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