EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 27

Partendo da uno

-Mark Masa-

«Facile!» Una sola parola uscì dalla bocca di James quando finii di raccontare cosa fosse successo tra me e Vee. Per Wind la cosa era esilarante, mentre Kam e Fuse annuirono concordando con James.

«Perché stai imprecando? Quel che è fatto, è fatto.» Disse Fuse.

«Troppo economico! Dovrebbe comportarsi come l’oggetto più costoso, quasi inaccessibile del negozio, invece sembra che sia una cosa super scontata…» rispose Wind.

«Pensi che non ci stia riuscendo tanto bene, eh?»

«Bravissimo!» Alzai gli occhi al cielo alle loro risposte. Imprecarono e mi sgridarono come se loro si fossero sempre opposti categoricamente al fatto di perdonare Vee fin dall’inizio, in effetti era quello che credevo anche io del resto.

«Ero stufo marcio di vederti sempre circondato da quell’aura scusa e negativa.» disse Kam.

«Quindi gli stai solo dando una possibilità, giusto? Se non riga dritto e si comporta di nuovo male non tornerai con lui. Abbiamo una scelta.» continuò Wind guardandomi negli occhi.

«Io continuerò a tenerti d’occhio, sai nel caso Vee ritorni a comportarsi male come prima.»  Guardai James che come sempre non parlava, ma emetteva sentenze.

«Hai per caso dimenticato che proprio tu quella sera hai fatto in modo che noi due rimanessimo da soli al tavolo? Allora ero ancora molto vulnerabile.» Lo incolpai.

«Ecco…quella sera dovevo occuparmi di  P’Pack.» Disse e riprese a mangiare.

Al momento eravamo in un ristorante accanto al mio dormitorio, Fuse e Kam erano venuti da me perché dovevamo completare un lavoro di gruppo, al contrario, James e Wind erano qui solo per spettegolare. Per pranzo avevo ordinato riso fritto al basilico, ma solo ora sembravano più interessati al cibo davanti a loro lasciandomi mangiare in pace.

«Ehm … parteciperete a qualche evento dei club sportivi?» Chiese Wind alzando lo sguardo.

«Io molto probabilmente no, per questi due non ne ho idea.» risponse Kam.

«Probabilmente io parteciperò insieme al club di basket.» Disse Fuse e poi mi guardò.

«Eventi sportivi?» Chiesi sorpreso sollevando le sopracciglia.

«Eh già! Le competizioni sportive tra le facoltà. Non dirmi che non lo sapevi?!» Disse James.

Aggrottai le sopracciglia nel metabolizzare la notizia. Ecco perché tutti sembravano così impegnati, tra poco ci sarebbero state le competizioni sportive. Adoravo tutti i tipi sport e normalmente sarei emozionato per la cosa.

«Perchè è diverso dall’evento sportivo dello scorso semestre?» Gli chiesi.

«Perchè l’ultima volta le competizioni riguardavano solo le matricole, ora invece parteciperanno tutti«. Rispose Fuse addentando un cucchiaio di riso al curry.

«Gareggerai con il club di nuoto vero?» Annuii In risposta, se proprio dovevo prendere parte a questo evento sportivo, avrei scelto sicuramente il nuoto.

«A questo punto devo solo aspettare che Bar mi chiami.» Dissi.

«Mh… ma nessuno sa ancora che tu e Vee vi siete riconciliati, potrebbe pensare che non sia il caso di chiamarti.»

«Chi si è riconciliato con Vee?» Mi girai per porre la domanda.

«Ok amico, non ti sei riconciliato e non sei tornato con lui…in effetti hai solo dormito a casa sua.» Replicò il mio amico.

«Ero ubriaco.» Risposi minacciandoli con lo sguardo, ma la cosa non sembrò fare loro alcun effetto.

«Sì…sempre la stessa storia, eri ubriaco.»

«Dico sul serio!» sclamai furente di rabbia, loro mi guardarono sorpresi e poi annuirono.

«Ok, smettiamola di parlarne.» Pensavano che avessi già ceduto su tutta la linea con Vee o cosa? In quel momento gli stavo solo dando un’opportunità. Come aveva detto Wind, se le cose non fossero andate bene, avrei chiuso immediatamente con lui. In quel momento, io e Vee stavamo ripartendo da zero.

«Mi hai stufato, riattiva la linea al telefono, smettila di comportarti come un bambino. E’ da quando siamo arrivati che provi a non pensarci, ma lo guardi in continuazione, forza metti i dati e guarda le notifiche, dai.» Disse James fissando il mio telefono.

«Ma quale bambino …» Risposi prima di prendere bruscamente il telefono dal tavolo. C’erano parecchi messaggi dato che in quei giorni avevo parlato con molte persone. Solo una delle tante notifiche di chat attirò completamente la mia attenzione. Niente di particolare, era solo la persona che era l’argomento attuale della nostra conversazione.

Vee Vivis: Sei al dormitorio?

Vee Vivis: Posso venire a trovarti?

Vee Vivis: leggi il messaggio…

Vee Vivis: chiedo attenzione

C’erano altri cinque messaggi, inclusi stickers che aveva chiaramente scelto a caso dato che non c’entravano nulla con gli altri messaggi che mi aveva inviato e continuava ad inviarmi.

Vee Vivis: leggi e non rispondi. La mia pazienza sta seriamente scalpitando, lo sai?

Mark: E che cosa esattamente rende la tua pazienza scalpitante?

Vee Vivis: Una tua risposta ovviamente.

Gli inviai uno sticker di un orsacchiotto con la faccia perplessa.

Vee Vivis: Ma come, ti ho scritto si e no 300 messaggi e mi rispondi solo con questo?

Mark: Hai solo chiusi gli occhi ed inviato degli stickers a caso.

Gli risposi così e lui per tutta risposta mi mandò un cuore.

Vee Vivis: vedi, i miei occhi sono ben aperti.

Non potei fare altro che mordermi le labbra cercando di non sorridere. Avrei voluto sgridare questo ‘caso mentale’, come un mio senior aveva soprannominato Tossakan, ma non sarebbe servito a nulla. Non ero un grande conversatore, non parlavo molto e se poi dovevo chattare allora scrivevo ancora meno.

Vee Vivis: oggi ci saranno le selezioni, ti va di venire a fare il tifo?

Mark: parteciperai alle selezioni?

Vee Vivis: No, aiuto i selezionatori.

Mark: e per chi dovrei fare il tifo allora?

Vee Vivis: il tuo supporto morale mi renderebbe sicuramente le cose più facili.

Non avrei mai pensato di poter sorridere così tanto guardando un telefono. Non avrei proprio voluto, ma non ero riuscito ad evitarlo. Non riuscii a controllare gli angoli della mia bocca: solo leggendo il breve messaggio di Vee, sorrisi ampiamente.

«Quanto deve essere fantastico il tuo riso dato che rende pieno al solo guardarlo?» Chiese Fuse facendomi alzare lo sguardo dal mio telefono.

«Avresti dovuto lasciarlo lì sul tavolo, non avrei dovuto dirti di prenderlo e controllare.» Disse James.

«Allora chi è?» Domandò Wind cercando di dare un’occhiata, ma allontanai il telefono da lui.

«Lo nasconde…« disse Kan riducendo gli occhi a due fessure e guardandomi male.

«L’ho spento, ora mi rimetto a mangiare.» Borbottai prima di mettere il blocco schermo e poggiare sul tavolo il telefono, capovolto e riprendere a mangiare. Rimasi in silenzio perché sapevo che se adesso avessi detto loro cosa stava accadendo avrebbero iniziato a prendermi in giro fino alla mia morte. Inoltre avrei aumentato il loro interesse nei confronti di Vee e avrei dovuto sentirmi ancora la ramanzina su come mi stessi svendendo invece di comportarmi come un oggetto di lusso per cui dovevi lavorare e molto per averlo.

«Ancora!!!?» Disse James indicando il mio telefono che vibrava.

«Lascialo perdere.» Risposi e continuo a mangiare. «Pensiamo solo a finire la relazione del lavoro di gruppo.»

«È fastidioso.» Borbottò Fuse guardandomi.

«Uhm … ok comincio a salire in stanza.» Dissi prima di prendere il telefono e uscire di lì.

Mentre rientrai prendo il telefono per controllare le notifiche. Nook mi aveva scritto ringraziandomi di nuovo per averlo aiutato a prendersi una pausa. La verità era che quella volta, quando Vee ci aveva visto insieme, non avevamo fatto nulla. Stavo solo aiutando il code-line di James. L’avevo portato nella mia stanza perché James non poteva essere lì per prendersi cura di lui. Nook aveva appena avuto una discussione con il suo ragazzo e non aveva nessun posto dove andare. Avevamo parlato di molte cose, sia su di me che su di lui. La mattina quando Nook stava per andare via, Vee era lì e il mio desiderio di vendetta mi aveva spinto a dirgli di aver dormito con Nook. L’avevo detto a Nook e per lui non c’era nessun problema per via della sua antipatia nei confronti di Vee. 

Mark: ho avuto problemi con James.

Scrissi di nuovo a Nook che mi mandò in risposta un mucchio di stickers con la faccia  arrabbiata e un lungo messaggio dove in sintesi diceva che la vera causa di tutti i miei guai era Vee.

«Giochi col telefono e non rispondi ai miei messaggi, perché fai così?» Guardai nella  direzione della fonte della voce. Vee era in piedi con le spalle poggiate al muro esterno della mia stanza, con uno smartphone nero in mano.

«Ecco …» Non avevo ignorato di proposito i suoi messaggi. Volevo finire la chiacchierata con Nook non sapendo che ci sarebbe voluto così tanto tempo. Un’altra cosa, non mi aspettavo certo di trovare Vee davanti alla mia stanza. Era scomparso per una settimana. Chissà quando sarebbe riapparso di nuovo?

«Con chi stai parlando?» Chiese con voce dura mentre si avvicinò.

«Umm …»

«Oh … ho dimenticato che ancora non ho il diritto di chiedere.» Disse mentre tornò al proprio posto.

«Stavo parlando con Nook.» La verità era che non volevo dirgli con chi stavo parlando perché sapevo che si sarebbe agitato.

«Nook? Oh …» domandò enfatizzando l’ultima parola. «Probabilmente non sei libero ora, giusto? Ok, non stai pensando a me, ma a lui.» Disse facendo finta di indietreggiare.

«Perché pensi questo?» Gli chiesi girandomi a guardarlo.

«Stavamo messaggiando e all’improvviso sei scomparso. Poi arrivi qui sorridendo. Deve essere molto importante quello che vi state dicendo se ti prende tanto da non rispondermi.» Lo disse in un modo strano, come se mi fossi comportato in modo così noncurante riguardo i suoi sentimenti. Capii che lo stesse dicendo perché era ferito, ma non volevo dirgli comunque che la ragione per cui stavo sorridendo come un’ebete era in un modo o nell’altro legata sempre a lui.

«Non ti ho risposto perchè ero fuori a pranzo.» Dissi prima di avanzare per aprire la porta.

«Sì questo è quello che dici tu. So benissimo che la ragione è un’altra.»

«Potresti non farla così tragica? Che fai non entri?» Quando glielo chiesi alzò lo sguardo e sorrids.

«Posso davvero entrare?» Chiese eccitato. Mi fece venire voglia di imprecare. Era da molto tempo che Vee non entrava nella mia stanza. Era venuto spesso da me, ma si era sempre fermato  nel corridoio davanti alla stanza, non l’avevo mai fatto entrare.

«Si.» Rimasi per qualche istante in silenzio prima di rispondere.

Entrai e lascio che lui mi seguisse. La mia stanza non era cambiata di una virgola, tutto era esattamente dov’era prima, non avevo tolto né aggiunto nulla. Solo un forte senso di nostalgia era rimasto impregnando ogni cosa in quella stanza, nostalgia di ogni gesto, di ogni cosa fatta, di ogni singolo giorno passato insieme lì dentro.

«Mi sei mancato.» Disse mentre si gettò sul divano. Le sue braccia distese lungo lo schienale e la testa rovesciata all’indietro. Quello era il divano dove io e Vee avevamo trascorso parecchio tempo insieme a guardare film, a chiacchierare, a discutere e a fare molto altro per fare poi la pace… 

«A cosa stai pensando?» Chiese Vee. 

«Emh..» Vee sorrise, ma sollevò la testa quando sentì quel suono uscire dalla mia gola. «Niente.»

«Stai sicuramente pensando a qualcosa, come mai sei tutto rosso allora Vee si sporse in avanti verso di me.

«Allontanati.» Dissi prima di respingerlo.

«Ehm … ti senti bene? Hai camminato sotto il sole e ora sei rosso peperone. Mica sarai malato?» Mi chiese prima di tirarmi il braccio e di avvicinarmi a lui.

Mise una una sulla mia fronte e l’altra sulla sua per verificare la mia temperatura poi dopo un po’ si accigliò. Era inginocchiato sul divano in modo da essere alla mia altezza.

«Sei caldo.» Sì in effetti ora sento molto caldo.

«Sto bene.» Dissi mentre lo spinsi per allontanarlo, ma lui mi trattenne vicino.

«Non ne sono così sicuro. Fammi controllare meglio.» E si sollevò ancora un po’, avvicinando il suo viso al mio, prima di unire le nostre fronti. Rimase così, i suoi occhi che guardavano il mio viso. Non sapevo quanto rosso ero diventato, ma sentivo che a breve sarei potuto andare a fuoco. Ce ne restammo così appoggiati allo schienale del divano, vicini, perché Vee con una mano teneva la mia e con l’altra mi avvolgeva la vita attirandomi sempre più vicino.

«P’ … Vee …»

«Non credo che tu sia rosso a causa della febbre.» Lo disse mentre sorrise. «Probabilmente è perché …»

«Bastardo!»

«Hey.» Sentii le quattro voci in coro dei miei amici ed immediatamente scattai in piedi per allontanarmi da Vee. 

«Oh … fantastico!» Disse Kam mentre entrò nella stanza. «L’altro giorno era con lui, a casa sua. Oggi gli permette pure di salire in camera. Si sta davvero comportando come il ragazzo più costoso del mondo….» continuò rivolgendosi a Wind che era a corto di parole.

«Perché … perché siete qui?» Vee cercò di cambiare discorso.

«Siamo venuti a trovare il nostro amico. Tu che ci fai qui?» Chiese James in risposta.

«Beh … sono venuto per invitare Mark a guardare i provini di calcio di questa sera.» Rispose Vee.

«E non potevi semplicemente chiamare?» Replicò Fuse.

«Ecco…volevo farlo di persona. Mark ti va di andarci assieme?» Mi chiese Vee grattandosi nervosamente il collo.

«Mi dispiace, ma Mark è occupato, deve finire la relazione per il progetto.» Kam sorrise. 

Dall’espressione che aveva sul volto potei chiaramente sentire quello che Vee stava pensando ‘Tu non eri quello dalla mia parte!’. Poi con calma guardando Kam e Fuse disse: «Ci vuole ancora parecchio per finire la relazione?» E tornò a guardare Kam.

«Si ne avremo per molto, probabilmente fino a sera.»

«Forse ci vorrà tutta la notte, oggi è decisamente troppo impegnato, non ha nemmeno il tempo per fare pipì.» Continuò Fuse.

«E non puoi rimandarlo.» Mi voltai a guardare Vee dopo averlo sentito appena sussurrare quelle parole.

«Prima di tutto devo finire il progetto.» Dissi risoluto.

«Ma voglio che tu venga alle selezioni con me.» Replicò.

«Stai andando a fare il provino per la nazionale? Ho sentito che sei un selezionatore o hai deciso di voler far parte della squadra anche tu?» Chiese Kam.

«Perché ora mi remate tutti contro?» Si lamentò Vee.

«Ho solo detto che sono dalla tua parte, non intendo certo spingere il mio amico tra le tue braccia.» Fuse rispose a Vee che gli rivolse un’occhiataccia.

«E le due cose non si contraddicono tra loro Fuse?»

«Certo a te può sembrare così.»

«Ok, basta così. Abbiamo del lavoro da finire, quindi facciamolo e vediamo quanto tempo impieghiamo. Puoi aspettare qui fino a quando non è il momento di andare alle sezioni?» 

Detto questo ognuno prese posto. Vee si sdraiò sul divano a giocare con il suo telefono. Il resto di noi si sedette sul tappeto con i libri sparsi a terra. James e Wind si scusarono e andarono via dicendo che la scorsa notte non avevano dormito molto e dato che una persona aveva bisogno di almeno otto ore di riposo, sarebbero tornati in camera a fare un pisolino.

«Hai provato a cercare quel libro?» Chiese Fuse.

«Ho provato ieri sera, ma non ho avuto fortuna.» Risposi.

«Ah … ok, io ho preso questo libro.» Fuse mi lanciò un libro e lo aprii per vedere.

Il progetto che ci aveva assegnato il professore non era difficile, ma trovare i testi teorici a cui fare riferimento era un’impresa. Dato che il progetto si divideva in più fasi ci eravamo divisi il lavoro di ricerca ed ognuno si era impegnato a trovare del materiale da cui poter attingere per scrivere la relazione finale. Oggi dovevamo mettere insieme quanto trovato e scrivere la relazione assicurandoci che fosse esaustiva e scorrevole. Ci rimaneva solo un argomento da trattare.

Un’improvvisa pressione sulla mia testa mi fece alzare lo sguardo. Era la mano della persona sdraiata sul divano. Mi passò delicatamente la mano tra i capelli. Quando lo guardai sentii che mi stava incoraggiando a non mollare anche se stava ancora giocando col telefono, Era solo la sua mano che mi stava accarezzando dolcemente la testa eppure mi faceva sentire così bene.

«Ehi! Non abbiamo ancora finito.» Disse ad alta voce Fuse e fece una smorfia, sembrava quasi infastidito. La mano tra i miei capelli improvvisamente si mosse freneticamente scompigliandoli. 

«E’ rimasta solo una piccola parte da scrivere, stai calmo.» Kam provò a placare Fuse.

«In quattro ore abbiamo scritto si e no dieci righe, poi siamo andati a mangiare e da quando abbiamo attaccato di nuovo stiamo brancolando nel buio.»

«Forse non ci riesci perché non sei abbastanza intelligente.»

«Dici così perchè ti credi un genio, eh?»

«Sono bravo.» Rispose Vee poi si mise seduto accanto a me. Si allungò per dare un’occhiata al libro che avevo in mano. Potei sentire il suo respiro caldo sulla mia guancia, il suo mento quasi appoggiato sulla mia spalla. Quel gesto lasciò entrambi i miei amici a bocca aperta.

«Devi per forza fare così?» Disse Fuse guardando Vee.

«Cosa sto facendo?» Chiese Vee guardando Fuse senza allontanarsi.

«Ti concede solo un po’ e ti approfitti del mio amico?» Continuò Kam facendo una smorfia.

«Oh … dici che me ne sto approfittando?» Chiese Vee prima di avvicinarsi ancora di più finché non gli dissi di allontanarsi.

«Torna al tuo posto.»

«Perché dovrei allontanarmi? Credo che questo sia il momento in cui debba andare avanti senza più fermarmi.» Disse girandosi e sorridendomi. Il mio cuore prese a martellare nel petto, solo il suo sorriso aveva quel potere su di me.

«P’Vee …»

«Sì?»

«Se non ti allontani adesso non ti permetterò di avvicinarti a me in futuro.» Dissi con voce fin troppo seria quasi minacciosa.

«Ok, ok.» Rispose Vee alzando una mano prima di ricadere sul divano.

«Ora è chiaro, vale per tutte le generazioni, i mariti avranno sempre paura delle loro mogli!» Esclamò Fuse guardando Vee.

«Di cosa dovrei aver paura? Sono il marito.» Replicò Vee prima di rimettere la sua mano sulla mia testa come prima.

«Tocchi solo un po’, ma in realtà cerchi di prendere molto.» Borbottò Kam.

«Beh è da tanto tempo che desideravo di poterlo fare.» Rispose Vee.

«Hai finito adesso?» Alzai lo sguardo per chiedere a Vee.

«Sì, ho finito.» Mi rispose sorridendomi di nuovo.

Vee continuò a giocare con il telefono, lasciando me e i miei amici a finire il lavoro. 

Spulciando la rete credevamo di aver trovato qualcosa inerente al nostro progetto, ma quanto avevamo visto alla fine non si era rivelato utile. Fuse ricominciò a lamentarsi mentre  Kam iniziò a camminare per la stanza in cerca di qualcosa da mangiare.

«Perché è così difficile?»

«Qual è il problema?» Chiese Vee chinandosi di nuovo su di me.

«Perchè non riusciamo a far funzionare questa parte?» Domandò Fuse guardando Vee.

«Ho già studiato questo argomento.»

«Allora perché lo dici solo adesso?» Lo guardai frustrato.

«Perchè prima mi hanno fatto arrabbiare.» Mi rispose Vee, ma guardò Fuse.

«P’Vee!»

«Non ti arrabbiare adesso. Se ti aiuto, allora verrai ai provini di calcio con me?» Cercò di convincermi di nuovo.

«Non finiremo in tempo.» Gli risposi.

«Il libro che vi serve lo ha solo il professore che ti ha assegnato di svolgere il progetto. Quando l’ho fatto io, era rimasto solo un libro che è in classe.»

«Il professore Yupin?»

«Sì, dovrai chiederlo direttamente a lui.»

«Perché lo dici solo ora quando sono ore che ci lamentiamo?» Disse Fuse mentre chiuse gli altri libri.

«Te l’ho già detto, perché mi stavi criticando, quindi in questo momento non mi piaci.» Rispose impassibile.

«Lo prenderò in prestito lunedì.» Gli dissi stiracchiandomi.

«Sei stanco?» Mi chiese ed io annuii in risposta. «Vuoi un massaggio?» Senza aspettare una risposta, le sue mani calde si posarono sulle mie spalle massaggiandole lentamente finché non iniziai a rilassarmi.

«Oi! Anche io mi sento tutto indolenzito, Fuse.»

«Vuoi che ti dia un calcio?» Disse Fuse indicando i suoi piedi.

«Accidenti a te! Lo vorresti anche tu, eh?» Rispose Kam.

«Chi dovrebbe essere mia moglie?» Replicò Fuse.

«E tu di chi vorresti essere la moglie?» Mi voltai verso di loro per chiederglielo. Qualcuno come Tossakan?» Domandai.

«Il mio nome non è Bar. Probabilmente dovrò aspettare anni prima di trovare un dottore tutto per me. Tu credi di essere più fortunato e di riuscire a trovarlo facilmente?» Chiese Fuse.

«No …» Riposi e non potei evitare di fare una smorfia ripensando a quanto fossero smeliati quei due come coppia.

«Non hai affatto bisogno di cercare un bel dottorino, a te basta un ingegnere, bello, che si prenda cura di te.» Calò il silenzio totale nella stanza e tutti e tre ci girammo a guardare allibiti Vee. Le mani calde che mi stavano deliziosamente massaggiando le spalle si spostarono, lasciando dietro di loro una sensazione di freddo, fatta eccezione per le mie orecchie che sembravano andare a fuoco.

«È così?» Chiese Kam.

«Non è vero?» Domandò Vee con esitazione, facendo trapelare la sua insicurezza, il che iniziò a farmi battere forte il cuore.

«Chissà, è così ​​Mark?» Mi chiese anche Fuse.

«Ecco io …si…per il momento può andare.»

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