EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 17

Basta essere stupidi

-Vee Vivis-

La mattina dovrebbe essere luminosa e felice, ma non per me. Non volevo nemmeno pensare ai miei problemi, ieri sera il mio migliore amico mi aveva cercato dicendo che aveva avuto un grosso litigio con il suo ragazzo così avevo dovuto confortare Bar ed aiutarlo ad addormentarsi. Continuavo ad aspettare che Kan tornasse, ma non l’aveva mai fatto. Ieri sera avevo dormito nella stanza di Bar facendo il buon amico.

Quando mi ero svegliato, ero andato verso la stanza in cui avevo litigato duramente con Mark ieri pomeriggio. Mi ero reso conto che ieri ero una  testa calda e possessivo, quando non avevo alcun diritto di esserlo. Avevo fatto un casino, ma quando avevo visto quella sua foto con North, il mio cervello era andato in blackout. Avevo capito che Nuea cercava di portarmi via Mark, ed io volevo solo riportarlo da me.

«Devo andare a parlare con i senior riguardo ai farmaci, ecc. Cerca di dormire un altro po’. Non hai dormito affatto ieri sera.» Mi fermai non appena vidi Kan uscire dalla stanza di Mark. Dentro di me si scatenò una tempesta: i miei sentimenti erano come raffiche gelide di vento che si infrangevano sul mio petto bloccandomi il respiro. Era difficile placare ciò che provavo in questo momento specialmente se avevo più volte ribadito a me stesso di non provare  nulla.

«Neanche tu hai dormito.» Sentii dire da Mark.

«Sì, ma ora hai la febbre, devi sdraiarti, prendere delle medicine e riposare.» Se sapeva che aveva la febbre doveva averlo toccato, giusto?

«Mmm. Adesso vado a dormire.»

«Bene, terrò la maglietta per ora, ok?»

«Si.»

La porta quindi venne chiusa, lasciando il mio ragazzo dentro. Kan mi fece strada e non mi presi la briga di nascondermi. Vidi che la maglietta che indossa, apparteneva a Mark e non potei fare a meno di stringere i pugni. Kan alzò le sopracciglia per guardarmi, prima di continuare oltre.

«Aspetta!» lo chiamai prima che si allontanasse troppo.

«Sì?» Sapevo che ora sapeva tutto. Era intelligente, ovviamente lo avrà capito e  probabilmente era stato Mark a parlargliene, ma quanto di preciso sapesse non sapevo dirlo.

«Hai litigato con il mio amico e poi vai a dormire con lui?» Dissi indicando la stanza che aveva appena lasciato.

«I miei amici sanno che ho dormito con Mark, la differenza è che capiscono che la parola ‘dormire’ non significa altro, a differenza tua che hai dormito con lui.» lo disse in modo seccato. «Smettila di guardarmi in quel modo, cosa pensi che io e Mark potremmo fare? Adoro Bar. Sto morendo senza di lui, e quella persona lì dentro non ha chiuso occhio tutta la notte per la tua mancanza.» Disse Tos, indicando di nuovo la stanza di Mark. Non aveva davvero dormito perché gli mancavo?

«Ma hai appena lasciato la sua stanza.»

«Vedi sempre ciò che vuoi vedere e così trai conclusioni che solo a te sembrano ovvie. Dovresti imparare ad ascoltare invece di dare tutto per scontato.» Girai la testa verso di lui, perché era così arrabbiato per conto di Mark?

«Io lo ascolto, ma mi fa arrabbiare così tanto.»

«Siete entrambi uomini, sì? Quindi non può parlare con nessuno? Devi cambiare la tua idea su di lui. Se ti piace davvero, non puoi trattarlo come se fosse una ragazza. È un maschio, ha amici maschi con cui parlerà, capisci?»

«Grazie per il consiglio, ma forse adesso dovresti occuparti dei tuoi problemi?»

«Adesso vado a farlo. Ma ho paura Vee.» Disse, facendo uno sguardo da cucciolo.

«Beh, ieri ha pianto molto.» risposi dandogli un paio di pacche sulla spalla. Si inchinò davanti a me per salutarmi, ma non ero interessato. 

Per favore lascia che Mark non sia arrabbiato con me per molto tempo.

Bussai alla porta alcune volte, all’inizio nessuna risposta.

«Che cosa hai dimenticato?» Chiese la voce assonnata, facendomi accigliare. Non sembrava a posto. Mi arrabbiai quando lo vidi con una maglietta sottile e dei pantaloncini cortissimi appena visibili sotto di essa. Gli piacevano i ragazzi e avevano passato la notte insieme? Non potei fare a meno di raggiungerlo ed afferrarlo.

«Ho dimenticato mia moglie.»

«Dannaz…urgh!» misi la bocca sulla sua, senza preoccuparmi di nulla tranne che di baciarlo ripetutamente. Continuava a colpirmi alla schiena cercando di liberarsi, ma no, non ci sarebbe riuscito. Non lo avrei più lasciato andare da nessuna parte. Ci spinsi entrambi in stanza, le nostre bocche non molto distanti, mentre chiusi la porta con un calcio.

«Sei pazzo?» disse prima di spingermi via. Inciampai e mentre cercai di non cadere vidi la persona di fronte a me avvicinarsi con un’espressione arrabbiata sul volto.

«Sono qui per scusarmi.» Risposi, guardandolo inspirare profondamente alle mie parole.

«Pensi che io sia uno facile?» quando lo sentii  avrei voluto prendermi a schiaffi da solo. Mi odiavo aver detto quelle cose e ancora di più odiavo che lui ci credesse. Non avrei mai voluto ferirlo, ma l’avevo fatto.

«Mi dispiace.» cercai di scusarmi prima di afferrare la sua mano, ma la tirò via rapidamente. Mi faceva male al cuore tutto questo.

«Chi pensi di essere? Chi pensi che io sia? Solo perché sai che mi piaci, pensi di poterti comportare come ti pare? Puoi assalirmi, maltrattarmi, urlarmi contro ogni volta che ne hai voglia?» Non l’avevo mai visto così arrabbiato prima.

«Mi dispiace, ero arrabbiato dopo aver visto la tua foto con North.»

«E qual è il tuo problema?»

«Io … non sapevo nulla, sono venuto solo per parlare con te.» dissi piano.

«E allora perché non hai chiesto a Nuea? O eri impegnato a parlare con Ploy tutto il giorno e la notte.»

«Non ho parlato con Ploy. Inoltre non ho parlato con North perché so che gli piaci.»

«Allora perché sei venuto a parlarne con me?»

«Mark …» Mi stavo arrabbiando. «Mi dispiace.»

«Beh, cosa vuoi che ti dica? Sto da schifo, ti ho pensato tutta la notte. Non voglio vedere la tua faccia, non voglio sentire che stai tornando da lei.» disse fissandomi. Il mio cuore si strinse quando una fitta di dolore lo attraversò.

«Non le ho parlato.» dissi avanzando verso di lui. «Ammetto che delle volte mi manca, ma manchi di più tu.» Alzai lo sguardo per incontrare il suo. La sua espressione, la smorfia sulle labbra ed i suoi occhi…vederlo così mi straziava il cuore.

«Questo vuol dire che non potrai mai smettere di amarla.» Disse mentre copiose lacrime gli rigavano il volto ora triste. Ogni sua lacrima era come uno spillo che mi trafiggeva il cuore. Odiavo vederlo così soprattutto perché sapevo che ero stato proprio io a ridurlo in quello stato. «Non puoi smettere di amarla? Beh, non puoi avere entrambi allo stesso tempo perché fa troppo male.»

«Mark…» Gemetti, stavo tremando mentre mi avvicinai per stringerlo a me. Spinsi la sua testa sulla mia spalla e avvolsi la sua vita con l’altro braccio.

Nessuna reazione, restò immobile: non mi abbracciò, ma non si allontanò nemmeno.

«In questo momento potremmo solo …» Strinsi la presa attorno alla sua vita. «So bene che devo affrontarla per chiudere definitivamente con lei, ma adesso, ora, voglio solo stare con te, ok? Posso essere egoista un’ultima volta prima di parlarle?» Anche se i suoi occhi si trasformarono in due pozze d’acqua pronte a traboccare non riuscì sostenere il mio sguardo.

«Sei cattivo.» Disse prima di abbracciarmi e affondare la testa sulla mia spalla. «Il peggiore…»

«Lo so.» mugolai e gli avvolsi le sue spalle per stringerlo a me ancora più forte.

«Sei una persona così egoista.» Le sue parole erano un lieve sussurro al mio orecchio.

«Accetto tutto …« dissi perché aveva ragione su tutto ed ora che solo lì con lui, gli avrei dato tutto quello che potevo.

Lo sentii lentamente staccarsi dopo quella che a me era sembrata un’eternità, alzò lo sguardo e dopo aver scrutato il mio volto disse: «A Nuea piaccio.» sembrava una confessione, peccato che io sapessi già tutto. «Gli ho detto che mi piace qualcun altro, ma ha detto che avrebbe aspettato.»

«Aspettare cosa?» Ero davvero scioccato, non riuscivo a capire cosa intendesse.

«Ha detto che se uscissi con la persona che mi piace, smetterà di provarci con me, ma se  questo non dovesse accadere vuole che vada a cercarlo.» 

Mi stava chiaramente chiedendo qualcosa, provai a non sorridere e mi avvicinai al suo orecchio, sussurrando: «Non dovrai mai andare a cercarlo.» Mi guardò. «Non ti lascerò andare.» dissi, mentre con il naso gli sfiorai la guancia.

«Allora tornerai da lei o no?» chiese staccandosi interrompendo improvvisamente quel contatto.

«In questo momento, ho solo te.»

«Ma dopo?» domandò incastrando i suoi occhi nei miei.

«Ci sei solo tu.» dissi prima di baciare le sue labbra gonfie, spingendo delicatamente la lingua dentro. All’inizio era rigido, ma strinsi le braccia attorno a lui ed alla fine accettò il bacio. Ci baciammo a lungo ed erano baci che raccontavano dei nostri sentimenti, baci che facevano promesse.

La mia promessa era che per lui sarebbe stato tutto molto più chiaro di prima.

Non sapevo quando eravamo caduti sul letto, ma non mi importava, la sua bocca dolce era molto più interessante. Lo tenni stretto mentre continuammo a baciarci, le nostre lingue si aggrovigliavano senza sosta. Mi allontai per premergli il naso sulle guance.

«P’, ho un’attività con il gruppo.» Disse staccandosi da me e cadendo al mio fianco.

«Non preoccuparti, semplicemente non andare, non vado neanche io.» Mi avvicinai a lui lasciandogli una scia di piccoli baci sul braccio.

«Ho già detto che avrei partecipato.» Replicò, allontanando il braccio. Sospirai, prima di prendere il telefono dalla tasca e chiamare la mia amica.

«YiWa.» dissi appena rispose.

[Cosa? Non aspetti nemmeno che ti saluti?] Chiede lei.

«Mark è malato.» risposi, lo guardai mentre gli accarezzai delicatamente il collo. All’inizio tremò sotto il mio tocco. «È bollente e non respira bene.» continuai sorridendogli e cercando di trattenerlo contro di me. Non si ritrasse dal mio tocco ma il suo viso era diventato rosso.

[Cosa c’è che non va? Dovremmo chiamare un medico?]

«Non è necessario, resterò io con lui, ma dovrò saltare le attività mattutine. Verrò questo pomeriggio per il cambio.» Le dissi.

[Aspetta un minuto … Sembra sospetto.]

«Non ti chiamo per ricevere un interrogatorio, voglio solo farti sapere che è malato.» Replicai prima di riattaccare. Mossi le sopracciglia su e giù ammiccando verso Mark e mi fiondai a baciarlo.

«Questo è meschino.» Borbottò.

«Oooh, pensi che io sia meschino eh?» Dissi prima di avvicinarlo mentre cercò di scappare.

Lo osservai mentre si voltò e andò verso la finestra, lo guardai e mi alzai osservando le sue spalle, mi avvicinai e allungai il braccio per abbracciarlo, non si voltò per ricambiare, ma mi lasciò farlo.

«Siamo a posto, adesso?» Chiesi e la sua faccia diventò rossa e si voltò, la sua testa sul mio petto, ma non mi guardò. Non rispose ed avrei voluto implorare di farlo, ma non volevo sciogliere il nostro abbraccio.

Niente, non rispose e cercò di allontanarsi, ma non lo lasciai andare e strinsi ancora più forte la mia presa su di lui.

«Beh, abbiamo fatto pace? Proprio ora ci stavamo baciando, vero?» continuai, mi chinai per guardarlo negli occhi. Spostai il suo braccio intorno al mio collo, ed incollai il mio corpo al suo. «Va bene.» dissi sorridendo e lui arrossì prima di ridere.

«Pensi di essere carino?» Chiese, facendo vacillare la mia sicurezza.

«Hai detto che ti piace così.» risposi baciandolo dolcemente. Ci baciammo per un momento prima di allontanarci.

«Mi piace così tanto che non riesco a smettere.» replicò con un grande sorriso.

«Per me è lo stesso.» lo strinsi ancora di più ed incastrai la testa nell’incavo del suo collo con la sua poggiata sopra la mia.

«Mi piace così tanto questo Vee.» Disse. Anche a me piaceva così tanto che me lo tenni ancora più stretto.

Lo abbracciai per circa un’ora, non era stato a causa della sonnolenza, ma a causa dell’aumento della febbre. Quando mi girai a guardare l’orologio erano le 9 del mattino, l’ora della colazione.

Andai a comprare del cibo per Mark, gli presi del riso e del pesce, poi andai a cercare Bar e Kan in modo da poter ricevere consigli dal medico, ma non riuscii a trovarli. Va bene così, era meglio lasciarli risolvere i loro problemi. Ero più preoccupato per la persona malata a letto e per questo riuscii a trovare un dottore per avere delle medicine.

«Se senti bruciore alla gola devi bere acqua calda e prendere questo medicinale.» disse il dottore prima di darmi le medicine.

«Grazie.» risposi educatamente.

«Posso misurarti la febbre?» chiese tirando fuori un termometro.

«Sto bene grazie, in realtà le medicine sono per il mio junior.» replicai.

«Va bene, lavagli bene il corpo se dovesse sudare eccessivamente.»

Quando tornai mi sono tolsi la camicia ed iniziai a lavarlo con un asciugamano, Mark mi guardò torvo, ma mi lasciò continuare. Mi costrinsi ad ingoiare la saliva per non sbavare alla vista del suo corpo seminudo perchè anche se era un ragazzo ero così preso con lui, avrà capito quanto ero perso? Se ne stava disteso sul letto senza maglia, con il suo corpo in bella mostra…come facevo a pensare lucidamente?

«Lavami la schiena, la sento appiccicosa mi fa sentire uno schifo.» Disse, allontanandosi da me ed io deglutii forte… di nuovo.

Grazie al cielo si voltò dall’altra parte perché stavo cercando di non prestare molta attenzione alla consistenza solida del suo corpo. Inspirai ed espirai lentamente cercando di tenere a bada il mio cuore. Guardai il pezzo di stoffa che avevo in mano, ne ero così geloso. Se solo non ci fosse del tessuto tra la mia mano e la sua schiena.

«Mi stai pulendo da un sacco di tempo.» Si voltò sollevando le sopracciglia.

Posso farlo per tutto il giorno!

Dopo aver finito gli feci mangiare un po’ di cibo e gli porsi delle medicine, le prese senza problemi. Era così diverso dal sobrio Bar ogni volta che era malato. Ero il più vicino a Bar d ero l’unico che osava avvicinarsi a lui quando stava male. Impostai la sveglia per le 16:00, in realtà avrei preferito che non si occupasse affatto delle attività, ma sapevo che era importante e che voleva davvero essere lì.

Volevo andare a infastidire Bar e il Dottore mentre Mark dormiva, volevo ricordare a Bar che era un anziano e doveva lasciare la stanza per distribuire le collane a forma di ingranaggio ai suoi junior. Non avrei proprio voluto interromperli, sapevo che stavano cercando di chiarire, ma il mio amico questa mattina, appena sveglio, era ancora così arrabbiato ed i suoi occhi erano così gonfi.

Le nostre attività dovevano svolgersi in spiaggia perché eravamo in tanti e avevamo bisogno di molto spazio, così ci sedemmo formando molte file. Il team SOTUS, guidato da Pound, era in piedi di fronte agli studenti più piccoli che guardavano con aria sognante. Avrei voluto afferrare un coltello e sfregiarlo per come si comportava in modo pretenzioso ma tutto quello che potevo fare era scendere e stare con loro.

I primi anni mi guardarono mentre passavo, li sentii spettegolare. Stavano dando libero sfogo a stupide fantasie, ne sentii persino una che affermava che ero single e che voleva flirtare con me. Altre storie riguardavano la foto che avevo caricato su Facebook qualche giorno fa riguardante una ‘persona misteriosa’. Mi voltai per guardare Mark e sorrisi, lui rimase immobile. Ero preoccupato che avesse ancora la febbre e che non stesse molto bene, così mi incamminai verso di lui, ma Fuse mi intercettò e alzò le sopracciglia in una muta domanda. Gli sorrisi mentre gli passai accanto per poi superarlo.

Accidenti a lui!

«Perché c’è così tanto rumore? Potrebbe sembrare un’attività informale ma non lo è!» Disse Pound.

«Oh, stai male stamattina? Ma allora perché P’ sorride.» sentii qualcuno sussurrare, Fuse si girò e diede una pacca sulla testa agli amici.

«Le seguenti attività servono per ottenere la gear. I vostri Line code vi accetteranno come uno di noi, quindi venite fuori uno per volta come siete stati chiamati.»

Successivamente, iniziò a leggere tutti i nomi, le line code ed i soprannomi dei membri.

«Il prossimo è il codice xxxxxxxx.» Il codice venne annunciato due volte prima che Mark si alzasse gradualmente ed entrasse nel cerchio. Quasi inciampò camminando, gli venne chiesto di nominare tutti i suoi Line Code senza errori dall’inizio alla fine.

«Ancora una volta! Non l’ho sentito.» Mi voltai a fissare Pound.

Guardai YiWa che andò a sussurrargli che Mark era malato.

«Oh dannazione, questo ragazzo è malato. Mi dispiace, volevo solo stuzzicarti a causa di North.» disse dopo che Mark ebbe ripetuto le stesse cose per quattro volte.

Mark si avvicinò a prendere la sua gear ed uno del secondo anno gliela legò al collo dopodiché Yiwa lo abbracciò e lo portò via. Nuea si avvicinò e toccò la fronte di Mark con la mano, prima che Mark continui ad andare avanti per avere il suo braccialetto.

Quando mi passò davanti, sollevò lo sguardo e disse: «Gli ho detto di lasciarmi stare, ok?» gli risposi che era molto stato bravo.

Le attività proseguirono fino all’ultima persona, che era la linea di codice di Fuse. Pound era infastidito da Bar perché non aveva la sua gear.

«Non ho la mia Gear, l’ho data a Kan.» Bar annunciò dopo essere stato preso in giro da tutti noi. La sua faccia era rossa, raggiunse il collo di Kan per mostrare la collana e tutti iniziarono a fischiare, rendendolo ancora più imbarazzato.

«Questa collana resta con me.» ribattè Kan.

 La gente continuò a cantare fino a quando non riuscii più a sopportarlo, così andai a cercare Mark portandolo via dal gruppo.

«Non farmi nemmeno iniziare.» Sorrisi tornando ai nostri posti a sedere.

«Riguardo a cosa?» Rispose Mark.

«A proposito di Gun and Bar.»

«Quel Bar ha annunciato di essere la moglie?»

«Beh, potresti annunciare di essere mia moglie, proprio come ha fatto Bar.»

«Ehi … perché dovrei dirlo?» Balbettò facendomi ridere.

Più tardi ci sedemmo tutti insieme per bere. Bevemmo, parlammo, mangiammo e cercammo di legare di più. I miei Line code, Pam e qualcun altro si sedettero vicino a me per un po’ prima di andare a vedere i loro amici. Oltre a me c’era YiWa e poi Mark, quello che in realtà volevo vicino a me.

«Oh, perché sei seduto vicino a Vee da tutta la notte?» La fastidiosa voce di Nuea mi fece alzare le sopracciglia.

«Perché?» dissi prima di mettergli le braccia attorno al collo. Tutti si voltarono a guardarci.

«Sei ubriaco?» Chiese Mark.

«No, tu lo sei.» risposi levandogli il bicchiere di mano.

«Ancora un sorso, dai.»

«No, sei già ubriaco e oggi eri malato.» replicai ferocemente.

«Ma …» Sollevai le sopracciglia alla sua risposta.

«Cosa c’è che non va?» Chiese YiWa.

«Mark è malato.»

«Sto bene, non preoccuparti per me.» 

«Perché non mi hai detto che eri malato?» Yiwa domandò.

«Lo sapevi già.» rispose prima di chinarsi per mangiare il cibo, gli strofinai la testa e lo abbracciai da dietro.

«Non hai paura che gli altri ci vedano?» Chiese. Mi guardai intorno, ma nessuno ci stava notando. Erano impegnati a guardare la relazione Toasakan, solo uno dei miei amici ci stava guardando. Il mio migliore amico a cui piaceva Mark.

«Chi ti ha ispirato nel fare il marito.» Distolsi gli occhi da North mentre la gente continuava ad urlare ed incitare Bar e Kan.

Continuavano a prenderli in giro e chiedevano il bacio che avevano promesso. Alla fine si baciarono, Kan si avvicinava mentre Gun si allontanava. Sorrisi, prima di muovere il braccio per avvicinare Mark.

«Quindi chi bacia meglio, Kan o me?»

«Che diavolo? Non l’ho mai baciato.»

«Intendo solo guardando.»

«Hai davvero bisogno di sapere la risposta?» Scossi la testa, prima di avvicinarmi al suo orecchio.

«Ti piacciono i miei baci?» sussurrai piano.

«Non fare lo scemo.» disse prima di girarsi per concentrarsi sul suo cibo. Non ero sicuro di quanto mi piaceva Mark, ma sapevo come si sente. E d’ora in poi non sarei stato assolutamente stupido.

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