ECLIPSE – EP. 3 CAPITOLO 1

Belt of Venus

Il lavoro dei prefetti era originariamente sotto il Dipartimento di Educazione Fisica del Ministero della Pubblica Istruzione, secondo il Comma del Consiglio Rivoluzionario n.132 sotto la guida del maresciallo Thanom Kittikachorn* nel 1972. Lo stesso annuncio richiedeva agli studenti di indossare uniformi e, in caso di violazione, sarebbero stati consegnati alle autorità competenti per investigare e istruire gli studenti. Avrebbero potuto anche informare i genitori al riguardo e, addirittura, dare l’autorità alla polizia per emettere un richiamo per non aver educato adeguatamente i propri figli.

*(N/T: Thanom Kittikachorn è stato un generale, politico e dittatore thailandese. Convinto anticomunista, monopolizzò la scena politica della Thailandia dal 1963 fino al 1973, anno in cui una sollevazione popolare lo costrinse a ritirarsi dalla scena politica e a rifugiarsi in esilio. Il suo ritorno in patria nel 1976 scatenò la rabbia popolare che culminò con il massacro dei manifestanti e un colpo di Stato realizzato dall’ala filo-monarchica dell’esercito.)

Il ruolo dei prefetti venne rimosso dal consiglio rivoluzionario dopo che fu annunciata e applicata la Legge sulla Protezione dei Bambini del 2003, e venne istituito invece un membro del personale per promuovere il comportamento degli studenti. Questa posizione era nominata da funzionari governativi e diplomati delle scuole superiori con titolo completo secondo una circolare del Ministero dell’Istruzione fino al 2009, quando fu istituito il Centro Semarak.

Tuttavia, la posizione di prefetto era ancora familiare ai thailandesi e in molte scuole questa posizione veniva mantenuta perché considerata un’attività di sviluppo degli studenti.

Meth, il ragazzo della sorella di Akk, era stato scelto dal personale di incoraggiamento comportamentale degli studenti e inizialmente anche ad Akk era stato concesso di venire addestrato da lui.

Fu un periodo felice in cui era ancora sotto l’ala della persona che ammirava, essendo un modello e aiutando a organizzare la scuola. Sentiva che ne valeva la pena. E anche il giorno in cui non c’era alcun problema, gli occhi di tutti erano fissi su di loro con ammirazione.

Tutto iniziò a cambiare il giorno in cui le regole furono messe in discussione. Quindi anche il dirigente fu licenziato a causa delle proteste.

Inaspettatamente, poco dopo aver preso la posizione dei suoi sogni, lui e i suoi amici erano considerati come gli ‘strani’ tra le giovani generazioni.

«Bastardi!»

«Lecchini degli adulti!»

Il suono dei pettegolezzi fluttuava sempre nel vento. Khan era a corto della cavalleria, per questo molte volte voleva dare loro una bella lezione, ma Akk e Wasuwat potevano aiutarsi a vicenda per fermarlo.

«In conclusione, essere belli e ricchi va bene. È un peccato perdere tempo a giocare fino a rompere il cellulare.»

«Anche tu guardi troppe clip e immagini. Il sesso ti sta deteriorando.»

«Fottiti!» Khan maledisse Wat: «Sei in cerca di guai? Ai ragazzini gay piace riunirsi e gridare che sei bello e ricco, che diamine! Io non sono né bello né ricco ad essere onesti. O devo comportarmi sciattamente?»

«Ti hanno chiamato signore?»

«Smettetela di litigare!» Akk sospirò di nuovo, rimproverando Khan: «Sei bello e ricco. Almeno Thua è attratto da te.»

«Merda!»

In quel momento, gli occhi del ragazzo che li aveva rimproverati stavano scrutando fuori attraverso la finestra di vetro dell’aula. La luce del sole si rifletteva ed entrava dal tettuccio di una Porsche Cayenne E-Hybrid Coupé bianco perla parcheggiata accanto alla macchina dell’insegnante. Era stata regalata a Wat da sua madre l’anno prima, all’età di quindici anni. La madre aveva insistito anche se lui voleva solo una vecchia auto di fascia media da un negozio di auto usate. Quando aveva detto che l’auto era troppo costosa e lui stesso non era ancora abbastanza grande per prendere la patente, sua madre gli aveva risposto: «Caro, qual è il problema? Lascia che tuo padre la paghi, non io!»

Akk sbatté le palpebre.

Sapeva che tale luce faceva male alla salute degli occhi, ma in ogni caso era meglio che stare seduto e seguire l’insegnante Waree che spiegava all’aula. Meglio anche di guardare il ragazzo accanto a me!

Durante la settimana, lo spudorato bastardo aveva ancora cercato guai con i suoi piedi. Tanto che ogni minuto che passava, Akk doveva cercare di prendere fiato e dire a se stesso: Sei più grande, non colpirlo.

A differenza della maggior parte dei nuovi studenti, lui non era entusiasta di fare amicizia con nessuno: non usciva a fare sport con i suoi amici la mattina prima del saluto alla bandiera, ma sceglieva invece di immergersi nella biblioteca. Non mangiava con nessuno durante il giorno, comprava del cibo in qualsiasi ristorante e si sedeva in uno spazio vuoto vicino a quel negozio, non usciva per socializzare né andava a lezioni speciali la sera, ma usciva dalle mure della scuola il più velocemente possibile.

Non era amichevole, ma nemmeno ostile. Poteva chiacchierare con chiunque, anche con un amico che normalmente era tranquillo. Akk poteva vedere Aye andare in giro e parlare di tanto in tanto. Quella era la King Room dove gli studenti non erano così ombrosi. Ma anche se era una classe dove gli studenti erano un po’ scettici, nessuno credeva che provenisse dalla scuola rivale della Suphalo come la Phrarot High School.

Inoltre, il fatto che non avesse un migliore amico non era un problema. Aye aveva scelto così, di non uscire con nessuno.

Il capoclasse dagli occhi neri cercava di invitarlo a parlare, a volte usando i suoi occhi esortava Akk a prendersi cura del nuovo arrivato. Allo stesso tempo, anche Khan lo esortava a ‘guardarlo’, ma per ragioni diverse.

«Devi farlo come prefetto!»

Tutto qui, quello era il motivo per cui gli dava una sbirciatina… beh… prestava molta attenzione ad ogni suo movimento. 

Come in quel momento, gli occhi di Akk lo guardavano da molto tempo, aveva un’espressione sfacciata ancora riluttante a studiare, continuava a giocare di nascosto con il cellulare sotto il banco.

Non sapendo a cosa giocasse Akk aveva cercato di appoggiare la schiena contro lo schienale e di allungare leggermente il collo in modo che i suoi occhi potessero vedere attraverso lo schermo… Ma no.

Forse stava perdendo tempo sui social media in generale.

O forse sta pianificando di fare qualcosa di nuovo!

Ogni volta che cambiavano lezione o aveva l’opportunità di stare solo, cioè da solo senza sapere che c’era Akk a seguirlo, trovava sempre qualcosa di sospetto.

Dopo aver osservato il punto da cui il vaso era caduto sulla testa dello studente, lo aveva seguito nella stanza dell’insegnante della sezione di inglese del liceo. Un’altra volta aveva scoperto che era andato a casa dello Zio Sitt.

Sì, l’autista che si era quasi scontrato con l’auto su uno studente!

Ovviamente non poteva aprire bocca per chiederglielo direttamente, quindi fece affidamento sul loro rapporto per chiederlo allo zio.

«… È venuto a chiedere di quell’incidente d’auto. Sembrava avesse sentito parlare della maledizione da qualche parte.»

«Veramente?» Sono sicuro che sia interessato solo a quello! «E cosa gli hai detto?»

«Quello che so. Gli ho detto che ero nervoso, che potrebbe anche essere dovuto alla maledizione. Il professor Dika me ne aveva già parlato in precedenza.»

Il professore Dika era un consigliere del precedente consiglio dei prefetti, ma Akk non gli era vicino perché durante i primi due anni non era ancora diventato un membro a pieno titolo della congrega, correva semplicemente ad aiutare Meth. Quando raggiunse il terzo anno e fu promosso, il professore si era dimesso. Da quello che ricordava era giovane e sembrava una persona seria e corretta. Era il miglior aiutante del professor Chadok, che fu chiamato per risolvere i problemi causati da Khan.

«Anche il professore credeva nella maledizione?»

«Non proprio, diceva che le persone ci credevano molto e che se un giorno qualcuno ne avrebbe approfittato, sarebbe stato un grosso problema.»

Gli occhi di Akk si spalancarono: «Hai raccontato questa storia ad Ayan?»

La sua risposta fu un cenno perplesso.

Lo zio non sa cosa ha detto, né quanto sia pericoloso!

Non c’era dubbio che stesse dicendo la verità. Dopo un paio di giorni, infatti, la faccia spudorata aveva cominciato a chiedergli di quel vecchio professore..

«Non lo conosco, ma so che insegnava qui.»

L’interrogante inclinò la testa: «Perché sembra che tu non voglia rispondere?»

Solo quando fece finta di non sentire continuò ancora a parlare: «Ma, il ragazzo di tua sorella era il presidente dei Prefetti e anche il professore Dika era il consigliere di quella congrega, no?»

«Quindi io e il ragazzo di mia sorella siamo la stessa persona?»

Lo vide tenere la bocca chiusa. Alla fine, riconobbe i suoi sforzi.

Tuttavia, dopo averlo detto a Wasuwat e Khanlong, entrambi lo esortarono a fare amicizia con lui. Pensavano che così a quel bastardo sarebbe potuto sfuggirgli di bocca ciò che stava tramando. 

Lui però non ne era sicuro. Quel bastardo sembrava semplice, ma era ovvio che fosse abbastanza intelligente, non poteva essere negligente e, soprattutto, non poteva sottovalutarlo se si fosse avvicinato. Forse era più una discrepanza. E poi… era disgustoso, cosa c’era di buono in lui? Anche se aveva il profumo del sole e i capelli mossi, che sembravano morbidi e carini, lo invitavano ad allungare la mano e giocare con le sue ciocche. Era comunque disgustoso.

Quindi durante quella settimana in cui il cielo sembrava avere una barriera, la Suphalo sembrava cupa e triste a causa dei sentimenti di Akk, anche se non era ancora successo nulla. Ma non sapeva cosa sarebbe accaduto dopo.

O forse è successo qualcosa e ancora non lo so.

Sì. Lo stava seguendo attentamente. Ma chissà se c’è una sola persona o è un gruppo di alleati!

«…Lo sviluppo del paese durante il Partito Popolare è iniziato durante il governo di Phraya Phahon Phon Phayuhasena e gradualmente divenne una Politica di Nazionalizzazione Thailandese nel governo del feldmaresciallo Por.» La voce stridula della professoressa che stava in piedi davanti all’aula, lo riportò alla realtà. Il suo sguardo stava attraversando la stanza.

«C’è qualcuno di voi che sa cosa fece? Cosa ha fatto l’eroico feldmaresciallo Por in quel periodo?» Senza aspettare che gli studenti rispondessero, la figura più grande barcollò dritta tra i banchi, accanto alla fila dove era seduto Akk. Le corte braccia rotonde dell’insegnante puntarono un dito verso Wat. Akk aveva appena notato che anche lui era piegato con il cellulare sotto il banco.

«Signor Wasuwat, cosa sta facendo? Ora non è il momento di dormire!»

«C’è un suono così stridulo che non può dormire, Professoressa.» Khan sogghignò dalla parte anteriore della stanza.

«Sto parlando con te?!»

L’uomo rimproverato voleva dire qualcos’altro, ma il capoclasse usò il gomito per colpirlo prima che lo facesse.

Akk scosse la testa verso Wasuwat come per confortarlo. Gli occhi della professoressa Waree erano scuri quanto lo erano quelli di Khan, ma sapevano tutti che i suoi occhi erano acuti. Aveva beccato il ragazzo.

«Allora, qual è la risposta?» gridò di nuovo la professoressa mentre Wat si alzava.

«La Politica di Nazionalizzazione Thailandese del feldmaresciallo Por era come…» La voce dell’amico di Akk era leggermente roca perché non aveva parlato per la maggior parte della lezione. «Una massiccia rivoluzione culturale durante il periodo dello statismo, come far indossare obbligatoriamente i cappelli ai thailandesi…»

«Perché erano obbligatori?»

Più l’insegnante chiedeva, più l’atmosfera nell’aula diventava silenziosa e opprimente, come se avessero paura che anche solo respirando rumorosamente, sarebbero diventati un nuovo bersaglio.

Akk poteva vedere anche la pressione negli occhi di Wat, ma c’era qualcos’altro…

«Perché…» Stava decidendo: «il feldmaresciallo Por voleva che fosse un simbolo di uguaglianza.»

«Uguaglianza?! Durante il periodo Mala nam thai?» Le labbra della professoressa erano ancora sprezzanti: «Il mala nam thai fu stabilito per portare la Thailandia allo stesso livello civile dei paesi occidentali. Il feldmaresciallo Por era un tale dittatore, perché mai avrebbe voluto l’uguaglianza, non lo so.» disse mentre rideva e attraversava la stanza: «Ditemi! Chi altro può aggiungere qualcosa di meglio di questo compagno assonnato?»

Come prima, la stanza divenne ancora più silenziosa. In realtà, la King Room della Suphalo non era priva di talento, ma l’atmosfera non invitava a rispondere né a unirsi alla discussione. Molti studenti avevano persino abbassato la testa per fissare il banco.

Akk guardò la persona accanto a lui. Quando vide che il ragazzo spudorato continuava a giocare con il suo cellulare, nonostante l’ostinata professoressa fosse a pochi metri di distanza, il giovane alzò lentamente il braccio quel tanto che bastava perché gli occhi acuti dell’insegnante lo raggiungessero.

«Scusi professoressa…»

Funziona!

Non appena la professoressa Waree fece un guizzo col viso per incontrare i suoi occhi, Akk spostò gli occhi al compagno accanto a lui, guidandola visivamente.

L’insegnante esitò. Le parole che chiamarono il suo nome scivolarono dalla sua bocca e la sua bocca si trasformò in un sorriso gioioso. I suoi occhi brillavano come se vedesse del cibo delizioso.

«Signor Ayan!»

Il forte stridio della voce dell’interlocutore divenne basso ma severo. Le risate contenute del resto della classe e il dolore attendevano Ayan.

«Sì.» Il ragazzo alzò la testa, sollevandosi lentamente senza sorpresa.

L’insegnante Waree arricciò le rughe intorno alle labbra e incrociò le braccia prima di dire qualcosa.

Ma non fece in tempo: «Penso che ciò che Wasuwat abbia detto non sia sbagliato.»

«Eh?» La voce della professoressa si fece alta.

«Per il feldmaresciallo Por, era una dittatura nazionalista, ma faceva parte del Partito Popolare e non si può negare che abbia avuto delle idee anti-aristocratiche durante il periodo in cui re Bowondej era un ribelle che cercava di rovesciare il governo e riportare il potere dal popolo all’élite come prima. Parte del suo fallimento fu dovuto ai capi dell’esercito come il feldmaresciallo Por che lo sconfissero. Un altro motivo fu che non era abbastanza stabile. Il risultato finale non poteva essere altro che il gruppo di Lord Bowondej imprigionato a Tarutao.»

Ancora una volta, la professoressa Waree aprì la bocca, ma Ayan continuò a parlare mentre aveva il cellulare alzato.

«Tutto questo è ciò che ho riassunto e interpretato dall’intervista di questo professore. L’agenzia di stampa che ha pubblicato questa intervista fa parte dell’ufficio notizie internazionali, sono informazioni abbastanza affidabili.”

L’espressione di Akk cambiò sapendo che l’insegnante era sicuramente molto arrabbiata per la sua arroganza, perché quel cattivo studente aveva usato il cellulare mentre lei spiegava e lo aveva usato come un modo per verificare l’accuratezza delle sue parole..

Era scioccato perché si era appena reso conto che era coraggioso… cioè… inopportuno. Più di quanto si fosse mai aspettato!

Il temerario continuò: «Quindi penso che la storia non possa essere riassunta sotto un unico concetto, come ordinare alle persone di indossare dei capelli per costruire una nazione uguale. Anche la parola nazione del maresciallo probabilmente era intesa più come l’insieme di persone. L’aver fatto indossare a tutti un capello può essere visto come la conferma che l’uguaglianza è per tutti.»

E questo significa che anche Wasuwat è giunto alla stessa risposta! Il suo sguardo si spostò per incontrare Wat. Era come ammetterlo.

Akk strinse i pugni.

«Ayan…» L’insegnante rise come se tutte le spiegazioni fossero ridicole: «Ognuno aveva un cappello per coprire il capo, ma in realtà il cappello non era lo stesso per tutti. Si trattava davvero di uguaglianza?»

«Professoressa, crede che le divise che tutti indossiamo in classe o in questa scuola ci rendano uguali?»

La persona interrogata inclinò la testa rivelando un sorriso che ricordava quello di un cacciatore che guardava un animale mentre cercava di divincolarsi dall’ultima trappola. La risposta fu molto sincera: «Certamente.»

«Allora, è lo stesso per la decorazione del cappello. Le nostre divise hanno gli stessi tessuti, colori e forme, ma nessun altro accessorio è lo stesso. Questa scuola non è più come le altre scuole, ma il Ministero della Pubblica Istruzione ancora oggi pensa che questo sia per l’uguaglianza. La pensa come un governo totalitario di cento anni fa.»

Il sorriso della professoressa Waree si trasformò in un cipiglio freddo. Solo lo sguardo delizioso nei suoi occhi continuava a brillare, i suoi occhi si spostavano leggermente, indicando che avrebbe dovuto distogliere lo sguardo dalla faccia spudorata verso il suo cellulare.

«Il capoclasse mi ha detto che la scuola ‘raccomandava’ di non usare il cellulare in classe, ma non lo vieta se non distrae gli altri studenti. L’ho usato qui per studiare, è considerato accettabile?»

Prima che la sicurezza della professoressa Waree fosse distrutta, un’altro ragazzo intervenne improvvisamente. «Chi ha detto che non mi hai fatto perdere la concentrazione?»

Sia Ayan che la professoressa quasi alzarono le sopracciglia allo stesso tempo.

Akk si alzò lentamente, la sua voce tremava lentamente e lui stesso si sentiva tremare. Per qualche ragione, anche se era più alto della persona accanto a lui, sembrava la sua ombra. Come se la sua aura lo opprimesse,facendolo sentire come se fosse già sconfitto. 

Cercando di non guardarlo, continuò: «Sono d’accordo con l’insegnante, Wat ha risposto in modo errato.»

L’amico che era ancora in piedi nella fila successiva a destra si voltò confuso.

«Stiamo studiando e discutendo le conclusioni fornite da questo libro.» Lo studente mostrò un libro di testo aperto. Non avrebbe dovuto proprio fare il lavoro dell’insegnante, perché anche lui era distratto fin dall’inizio, forse non era nemmeno il libro di testo giusto. 

Ma chi se ne frega. 

Tuttavia, in quel momento, l’insegnante non sarebbe stata dell’umore giusto per criticare o opporsi a colui che era già dalla sua parte. «Se usiamo i dati forniti da altre fonti per comunicare egocentricamente e li interpretiamo a nostro piacimento, alla fine, non dovremmo preoccuparci di superare l’esame.”

«Questo è un libro di testo, non è una dichiarazione di regole.» Ayan discusse senza guardarlo. Anche la sua voce tremava, non diversamente dalla sua. Era diverso solo perché quel tremolio in lui era una debolezza. Merda! «…e una buona educazione dovrebbe avere come obiettivo l’aprire le menti e costruire. Non un limite di cornice per giudicare i colpevoli e i sopravvissuti!»

«Basta! Basta!»

«Wat ha sbagliato!» insistette ancora Akk.

«Ho detto basta, non avete sentito?!» Dopo l’urlo, la professoressa fece balzare i suoi occhi acuti verso Ayan e Wat.

«Non giudico nessuno. Sedetevi e andate alla pagina successiva, ci riferiremo solo al libro!»

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