ECLIPSE – EP. 5 CAPITOLO 1

Siding Spring

Situata all’angolo, nel secondo piano del centro commerciale, con un servizio a pagamento, la caffetteria poteva contenere un numero limitato di persone.

L’interno era di legno verde, aveva vetrate e tavoli in vetro decorati con tante piante in vaso, di grandi e piccole dimensioni. I vasi erano appesi anche al soffitto, dove il lampadario di un verde più chiaro si abbinava perfettamente al bancone, ai tavoli e ai divani. La tonalità di colore richiamava i colori della natura, l’aroma leggero del caffè, l’odore di pane e la musica francese.* 

*(N/T: La musica francese rappresenta il romanticismo.)

Nel momento in cui era entrato nella caffetteria, alcuni tavoli erano già occupati. Il volto calmo di Ayan mostrava un sorriso leggermente soddisfatto, mentre camminava verso la persona in attesa. Il giovane snello si era avvicinato al tavolo e lo aveva toccato con una mano, fino a quando la persona seduta davanti a lui non aveva alzato la testa.

Il capo classe sembrava piccolo nel suo abito in stile Muji*. I capelli fini e scuri gli cadevano sulla fronte. La pelle del suo viso era liscia e morbida, ricordava la cera scolpita. I suoi occhi erano più grandi, a causa degli occhiali rotondi e dalla montatura più spessa. Tuttavia, c’era qualcosa nei suoi occhi che mostrava la sua sorpresa.

*(N/T: è un concetto giapponese che ha come stile di vita l’essere minimalisti, essenziali e non stravaganti.)

«Oh, sei già qui?»

«Mh!» La voce proveniva dalla persona seduta di fronte a Thuaphu.

Anche se non aveva detto niente, il suo aspetto diceva che quella donna era chiaramente la madre di Thuaphu. L’unica differenza era nel viso, il suo sembrava piuttosto gentile, non freddo e confuso come quello di suo figlio.

Ayan strinse le mani in segno di saluto. Sorrise ampiamente, ma i suoi occhi erano tristi, perciò sembrava una persona che non brillava mai.

«Salve, sono Ayan, un compagno di classe di Thuaphu.»

«Oh!» rispose la donna che sorrise in modo gentile. Non c’era dubbio che fossero madre e figlio: «Sei venuto con qualcuno? Vuoi sederti qui caro?»

«Grazie.» Ayan si sedette immediatamente accanto al suo amico e alzò la mano per chiamare il cameriere e ordinare. La madre di Thua si voltò a guardarlo mentre Ayan osservò attentamente la persona seduta accanto a lui. 

Certo… Sotto quegli occhiali, gli occhi di Thuaphu erano pieni di sorpresa e sospetto, doveva essere preoccupato.

Questo significa che sua madre non lo sa e Thua non vuole che lo sappia.

**********

La sera precedente, Ayan era andato a parlare con Thua con la scusa di aver bisogno di aiuto per i compiti, anche se lui non aveva mai avuto difficoltà a farli. Thua gli aveva chiesto perché non avesse chiesto ad Akk, ma Ayan aveva risposto che non riusciva a capire.

«Ehi, sei libero domani?» chiese una volta finiti i compiti.

«Perchè?»

«Al centro commerciale di Pattaya, c’è una caffetteria, dicono che lì il caffè abbia qualcosa di speciale.»

«Non mi piace il caffè.» Era stato rifiutato, ma Ayan non accettava un rifiuto.

«Oh!» 

Decise quindi di parlare di altro, ma poi chiese di nuovo: «Allora, quel caffè speciale..»

In quel momento gli occhi di Thua erano profondi, ma soprattutto pieni di sospetto.

Per quale motivo Ayan mi ha invitato a venire qui? Vuole che mi unisca a qualcosa?

**********

Ayan continuò a sorridere, poi guardò il cameriere che aveva portato la cioccolata calda e le cialde e lo ringraziò.

«Non c’è niente di meglio dell’odore della cioccolata mescolato a quello delle cialde condite con il miele.»

«Oh, dev’essere il tuo preferito!» esclamò la madre.

I due ragazzi tagliarono i waffle in piccoli pezzi con un cucchiaio per poi metterli nella tazza della cioccolata. Il calore e il profumo erano davvero dolci.

Non c’è la caffeina nel cacao, giusto?

Sia il cacao che i waffle non avevano caffeina, ma il loro profumo risvegliava alcune emozioni che erano intrappolate nella mente. Pezzi di cuore che si muovevano e si rianimavano.

«Sai, questa caffetteria ha qualcosa di magico…»

Non molto tempo prima, sforzando i ricordi, un’immagine che doveva essere chiara stava invece diventando sfocata, cominciando a lasciare solamente delle ombre. La voce era familiare ma era difficile determinare le parole che venivano pronunciate, la loro lentezza o la loro velocità. La cosa strana era che ricordava chiaramente il rumore che le persone emettevano facendo scontare il cucchiaio contro la tazza di porcellana. Poi l’odore… l’odore risvegliava tutti quei ricordi.

Bevette un sorso di cioccolata e poggiò la tazza sul tavolo, poi la sua lingua passò sul labbro superiore con lo stesso ritmo con il quale l’immagine veniva cancellata dalla sua testa.

Sorrise alla madre di Thua e disse: «Studio alla Suphalo solo da due settimane, voglio davvero fare amicizia, ma non so di che cosa parlare. Ieri ci ho provato…»

«Cosa?» la persona che indossava la sciarpa alzò un sopracciglio. La sua pella era abbastanza idratata, perché non erano apparse delle rughe.

«Gli ho detto che questo posto era speciale.» esclamò Ayan per poi rivolgersi alla persona seduta accanto a lui: «Non lo hai detto a tua madre?»

C’era un piccolo segno di pressione sulla fronte delicata di Thuaphu, ma come sua madre, anche lui aveva una pelle morbida e appena corrugata.

Thua non vuole dirlo.

«Non c’è bisogno di dirlo adesso. Se tuo padre volesse saperlo, dovrai comunque dirglielo, giusto?»

La madre di Thua alzò nuovamente il sopracciglio: «Huh?»

Ayan rise: «Lei è proprio fortunata ad avere un figlio come Thuaphu.»

L’altra parte chiese di nuovo: «Cosa intendi?»

Ayan mise in bocca un pezzo di cialda e masticando disse: «Per quanto ne so e vedo, in teoria un figlio maschio è sempre più legato a sua madre, ma Thua probabilmente è più legato a suo padre. Non importa che cosa lui dica, Thua non lo interromperà mai e farà quanto gli verrà ordinato.»

La madre guardò il figlio e nei suoi occhi ci fu un luccichio: «Thua è così fin da piccolo, va d’accordo con tutti.»

Ayan sorrise, ma sospirò. Sua madre non capisce.

Così Ayan continuò: «È strano, perché normalmente un patrigno non va mai così d’accordo con il figlio di un altro.»

Il sorriso della madre era sparito. Anche Thua, che fino a quel momento aveva mantenuto un’espressione da bambola di porcellana, era un po’ confuso e nervoso.

«Oh, perché stai facendo quella faccia? Lo fai solo per far sentire a suo agio tua madre?»

Thuaphu sospirò pazientemente: «Cambiamo argomento.» delicatamente prese in mano la tazza di porcellana e mandò giù un sorso della cioccolata, cercando di evitare di rispondere alle domande.

Thuaphu soffiò via il fumo della cioccolata, come una nuvola. Gli occhi della madre, anche attraverso quel velo bianco, potevano notare il viso del figlio rompersi per la prima volta. Sentendo la verità, aveva lasciato che il figlio evitasse il suo sguardo per guardare in basso, oltre il vetro del tavolo.

La dolce musica francese era improvvisamente diventata più pesante nel silenzio che si era creato. Non si sentivano neanche le risate provenienti da un tavolo accanto al loro. Il silenzio della madre poteva farla sembrare una bugiarda. 

Ayan aveva imparato a leggere i sentimenti delle persone, le sue esperienze di vita gli avevano insegnato a guardare in profondità nel cuore delle persone. Devo considerare profondamente prima di non avere alcun modo di aggiustare la situazione…

«Ah… Scusate se vi ho messo a disagio.» disse Ayan rompendo il silenzio e guardando la madre di Thuaphu. La donna alzò la mano e sistemò una ciocca di capelli che ricadeva sulla sua fronte: «Ho questo tipo di problema, voglio avere degli amici ma per me è difficile. Thua nel suo cuore vorrebbe che io continuassi a parlare.»

Anche dopo quelle parole, il capo classe non si era mosso.

La madre alzò la mano e disse: «Aspetta un attimo!»

Ayan inarcò le sopracciglia.

«Ok, quindi come ti senti a stare seduto qui?»

Quelle parole fecero sbattere ripetutamente le palpebre di Thuaphu. 

Tuttavia, negli occhi di Ayan si rifletteva un’altra immagine.

Mentre i suoi occhi si riflettevano nella pupilla della persona seduta di fronte a lui, il colore grigio del fumo si mescolava con l’aroma di cialde al cacao e miele, mentre sentiva ancora il suono dei cucchiai che colpivano le tazze.

«Sai, questa caffetteria ha qualcosa di magico…»

Il grigio del fumo sembrava essersi schiarito per un momento, poi l’immagine aveva cambiato colore, come le ombre della nave

«Cosa c’è di così magico?»

Eh… Si… Per un breve periodo riusciva a ricordare solo vagamente il volto dell’altra persona. Ma in quel momento era tutto più preciso, soprattutto il sorriso gentile della persona.

«Fa sì che due persone si capiscano e si accettino a vicenda.»

**********

«…Dobbiamo parlare privatamente solo noi due. Vieni la mattina presto, quando ancora non c’è troppa gente.»

Quella fu la risposta che aveva scritto a Thuaphu.

In pochi istanti aveva capito che Thuaphu aveva un problema con sua madre. Problema causato dal patrigno. Probabilmente non era d’accordo a far entrare una nuova persona all’interno della sua famiglia.

In realtà neanche la personalità di Thuaphu era poi così normale, non era come quella dei suoi coetanei.

Voltando la testa per guardare la madre del suo amico, ricambiò il sorriso.

«Si dice che questo posto sia speciale. Ci fa sentire accettati dalla persona che portiamo con noi. Ma solo una persona può essere portata qui dentro.»

«Oh.» la madre di Thua si coprì la bocca con un sorriso educato, per essere gentile con il ragazzo.

«Signora, pensa che ci sia un trucco per indurre le persone a parlare attraverso l’odore del cacao e dei dolci?»

«Oh, no. Non credo.» La madre poggiò la mano sul dorso di quella del figlio. All’inizio, Thuaphu aveva lasciato la mano sulla tazza, ma Ayan si era reso conto che quella mano si era irrigidita come una roccia. La madre stessa aveva abbassato lo sguardo sulla sua mano e gli occhi le scintillavano.

«Ayan? Sei seduto qui da molto tempo, ma ancora non ti ho chiesto niente. Perché ti sei trasferito alla Suphalo? È passato un po’ di tempo dall’inizio della scuola, no?» chiese la donna.

In realtà, Ayan non si era preparato a quella domanda. Pensava che il discorso si sarebbe chiuso nel momento in cui Thuaphu aveva spostato il discorso su un altro argomento e che poi entrambi si sarebbero alzati per andare da un’altra parte.

Tuttavia annuì: «Sono entrato quando ormai era già iniziata la scuola, non è passato molto tempo, solo due settimane…»

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