TE NO NARU HOU E – PROLOGO 2

Il sole tramontò e, mentre l’ambiente diventava completamente buio, il vento portò il debole suono della musica del festival alle orecchie di Kusamakura.

Sembrava che in una città lontana si stesse svolgendo un festival estivo. Nello stesso periodo delle feste degli umani, anche le creature da quelle parti sfilavano per tutta la notte. Marciavano per le strade cantando, ballando e bevendo.

Occasionalmente un essere umano si perdeva e incontrava gli yōkai. In tali casi si diceva che generalmente venissero mangiati. Ma Kusamakura non vi aveva mai preso parte, quindi non era sicuro dei dettagli.

Anche adesso, probabilmente e da qualche parte, si sta svolgendo una processione, pensò distrattamente Kusamakura, fissando le profondità oscure della superficie del fiume.

Qualcuno gli diede una pacca sulla spalla.

«Buu!»

Davanti a lui comparve una maschera che sembrava modellata sulla figura di una volpe.

«Oh, sei solo tu, Shunshou.» disse Kusamakura con un sospiro.

Shunshou si tolse la maschera con un’espressione annoiata sul volto. Con un suono strisciante, indietreggiò il collo teso e si sedette accanto a Kusamakura. Il ragazzo era scappato quel giorno, quindi senza dubbio lo trovava sconcertante. Ma forse l’uomo acuto ne aveva già intuito il motivo.

«Non parteciperai ai festeggiamenti notturni? Altrimenti, vuoi andare in città? C’è anche un festival lì, sarà divertente!» Shunshou lo incitò, ma Kusamakura non riuscì a convincersi affatto. Non voleva nemmeno essere di buon umore, per non parlare del fatto che, se fosse andato qualcuno senza una faccia come lui, il festival si sarebbe trasformato nel caos.

Quando lo mormorò a bassa voce, Shunshou gli disse con sicurezza che sarebbe andato tutto bene.

«Ho già spaventato alcune persone! Andiamo, questi ragazzi di Edo* sono già abituati agli yōkai comunque.»

*(N/T: nome precedente di Tokyo.)

Kusamakura si arrabbiò alla parola ‘yōkai’.

«…Non voglio spaventare nessuno!»

Gli occhi di Shunshou si spalancarono al grido rabbioso di Kusamakura, e tacque. Tornando in sé, ma incapace di scusarsi francamente, Kusamakura si abbracciò ancora una volta le ginocchia, sentendosi a disagio.

Shunshou e le altre creature non lo sapevano, ma Kusamakura non si considerava minimamente grottesco. Ecco perché aveva paura di mostrarsi e di spaventare gli altri. Non aveva assolutamente mai voluto spaventare nessuno. Questa sarebbe stata un’ulteriore prova del fatto che era considerato ‘anormale’ dagli umani. Non riusciva ancora a capirlo. Silenzioso, Kusamakura si alzò.

«Kusamakura? Ehi, dove vai…?»

Kusamakura corse, mettendo a tacere la voce dietro di lui. Lungo la strada poteva sentire innumerevoli risatine, provenienti dall’erba. Probabilmente tutti erano a conoscenza del fatto che lui stesso non si fosse accorto di non avere volto. Non poteva sopportare quel pensiero. Tuttavia, urlare loro di stare zitti era inutile.

Dannazione, dannazione! Borbottando tra sé e sé, Kusamakura corse e corse attraverso la notte buia.

Arrivò a un pino in cima alla montagna e posò la mano sul grande tronco. Proprio mentre stava regolando il suo respiro leggermente crescente, una voce dolce chiamò dall’alto.

«OH! Akasaka*… No, era nelle vicinanze di Tameike? Non sei Kusamakura? Cos’è successo? Sei senza fiato.»

*(N/T: Akasaka e Tameike, entrambe zone di Edo.)

Quando Kusamakura alzò lo sguardo, c’era un uomo, o che appariva come un essere umano, seduto su un ramo e sorridente. Avendo mostrato un lato spiacevole di sé, Kusamakura tacque e fece per allontanarsi. La voce tranquilla dell’uomo lo fermò.

«Aspetta un attimo. Oggi sono di buon umore.» L’uomo fece una risatina sommessa e saltò giù agilmente dal ramo. I suoi piedi atterrarono a terra come se non pesasse nulla e sorrise.

L’uomo, Misura, era una kitsune* che governava su Edo. Kusamakura non aveva visto la sua forma kitsune, tuttavia, si diceva che la sua vera forma fosse grande come una mucca e che la sua coda fosse divisa in nove parti. Piuttosto che governare, era più esatto dire che era stato scelto come leader.

*(N/T: una volpe yōkai.)

Trascorreva sempre il suo tempo rilassandosi in cima alla montagna. Se ci fosse stata una sorta di disputa, l’avrebbe risolta semplicemente con la morte. Ma questo non significava affatto che avesse un carattere violento: nei periodi di pace trascorreva le sue giornate bevendo allegramente alcolici. Dato che Kusamakura non aveva quasi alcun contatto con gli altri, soprattutto quando si trattava di litigare, nel bene e nel male, non aveva motivo di essere in debito con lui.

I suoi folti capelli erano legati in una piccola coda di cavallo, e avvolta intorno al suo collo c’era una pelliccia così grande che sembrava che la sua faccia stesse per essere sepolta nel suo collo. Kusamakura l’aveva visto solo nelle illustrazioni di libri o nelle xilografie, ma sembrava un attore di Kabuki. Anche con la luce inaffidabile della luna, poteva dire che l’argento della pelliccia era dello stesso colore della sua forma originale.

I suoi grandi occhi neri a mandorla erano belli e spaventosi. Quando Kusamakura fece inconsciamente un passo indietro, strinse gli occhi.

«Oggi abbiamo la nostra processione e anche gli umani hanno la loro festa… e se non bastasse, ho sentito una storia interessante. È stata una giornata davvero meravigliosa.»

«…È fantastico.»

Sfortunatamente per Kusamakura, si era trasformato nel giorno peggiore da quando era nato.

Chinò la testa, sentendo ancora una volta la delusione nel suo cuore, quando l’uomo di fronte a lui si lasciò sfuggire una risata.

«Eh….ho sentito che fino ad ora non eri consapevole di non avere un volto? Eh, ahah. Aah~, è così divertente.»

Perdendo la calma alle risate di Misura, le guance di Kusamakura si infiammarono di rabbia. Shunshou aveva rivelato tutto? Anche se non lo considerava un amico, si sentiva come se fosse stato tradito. Da quei sentimenti, capì di essersi inaspettatamente fidato di Shunshou.

Avrebbe dovuto dirgli che non erano affari suoi e andarsene, ma era come se i suoi piedi avessero messo radici nella terra e non riusciva a muoversi da quel punto. Era come se ci fosse qualcosa di pesante che gli affondava nel petto e faceva fatica a respirare. Le sue labbra tremavano.

«Non so se Shu-Shunshou abbia detto qualcosa, ma io…»

«Hm?» Mentre Kusamakura stava per inventare una sorta di bugia, Misura lo interruppe inclinando la testa. «Non l’ho sentito da Shunshou, lo sai. Cosa, davvero non lo sapevi? Quello che me lo ha detto è stato il gatto.»

«Il gatto?»

Kusamakura fu sollevato nel sentire il nome di colui che gli aveva dato lo specchio. Era frustrante che fosse diventato uno zimbello, ma almeno non era stato a causa di Shunshou.

«Ho sentito che il gatto era di buon umore dopo aver vendicato il suo amico, e che ti ha incontrato per caso mentre tornava a casa quando ti ha regalato lo specchio.»

«…SÌ.»

«Sembrava che tu non sapessi cosa fosse uno specchio, quindi il gatto pensava che avresti potuto non essere consapevole di non avere una faccia… eheh. È troppo divertente. E pensare che fino ad ora non avevi idea di non avere un volto! Una cosa del genere esiste davvero!»

Attirate dalla bellissima voce ridente di Misura, in un batter d’occhio le creature nelle vicinanze si unirono alle sue risate. Kusamakura non poteva vederli, ma dovevano aver sentito la loro conversazione.

Umiliato, Kusamakura strinse il pugno. Non aveva volto. Ecco perché, non importa quanto fosse ferito, sconvolto o triste, nessuno sarebbe stato in grado di dirlo.

Dopo aver riso per un po’, Misura nascose la bocca dietro la manica e i suoi occhi si inarcarono.

«…Hehe, è da un po’ che non rido così. Oggi è una buona giornata. È un giorno speciale. Avrò pietà ed esaudirò un desiderio.»

Kusamakura guardò il capriccioso Misura. Non era un dio, ma Kusamakura aveva sentito dire che in una certa misura aveva la capacità di decidere della vita o della morte di qualcuno. Non c’era motivo di esaudire un desiderio inconsistente, vero?

Ma anche se gli era stato chiesto di esprimere un desiderio, Kusamakura non riusciva a trovare nulla.

«Aah però, darti un volto, è impossibile.»

Se ciò non poteva essere concesso, allora Kusamakura non aveva davvero nulla di particolare che desiderasse. Ma dirlo ad alta voce sembrava patetico, quindi Kusamakura rimase in silenzio.

«Oya, nessun cambiamento nella tua espressione? Non sei affatto affascinante, sai?» Completamente ignaro dei pensieri interiori di Kusamakura, Misura rise mentre lo diceva.

«Dato che non ha volto, non può cambiare la sua espressione.» Kusamakura poteva sentire il ghigno beffardo di qualcuno.

«Non lo dico per dispetto, ma non posso creare qualcosa che non c’era originariamente.»

«…Non mi interessa in ogni caso.» Con le gambe finalmente funzionanti, Kusamakura voltò le spalle a Misura.

«È così? Ebbene, se un giorno ti venisse in mente un desiderio, vieni a trovarmi. Te lo concederò in qualsiasi momento. Cioè, finché rientra nelle mie capacità.»

La sua voce ridacchiante fece sentire Kusamakura come se lo stesse prendendo in giro. Tuttavia, Misura era qualcuno che parlava sempre in quel modo, quindi probabilmente non intendeva nulla con ciò.

Odiando se stesso per essere eccessivamente impacciato, Kusamakura cedette al suo imbarazzo e rispose semplicemente: «Un giorno…» e iniziò a correre verso casa sua.

***********

Al ritorno al suo solito letto del fiume, Shunshou era ancora lì, con indosso la maschera della volpe in testa. Stava facendo girare una girandola che aveva comprato in una bancarella notturna, girava e rigirava. Quando notò Kusamakura, alzò la mano in segno di saluto.

«Sei andato anche tu al festival?»

«No…»

Senza menzionare il fatto che aveva incontrato Misura e che si era preso gioco di lui, Kusamakura si asciugò il sudore e si sedette sul letto del fiume. Si poteva sentire il suono sibilante del respiro di Shunshou che faceva girare la girandola in tondo.

«…Scusa. Non lo sapevo.»

«Hai sentito qualcosa da qualcuno?»

Shunshou inclinò leggermente la testa alla domanda di Kusamakura.

I ragazzi di quella zona adoravano i pettegolezzi e prendevano in giro gli altri. Non c’erano dubbi a riguardo: probabilmente aveva sentito la sciocca storia di come fino a quel momento Kusamakura non si fosse accorto di non avere un volto.

«Ehi Kusamakura, andiamo al festival.»

«Ti ho detto che non voglio. Potrebbe piacerti spaventare gli umani, ma io…»

Volevo essere normale.

Kusamakura aveva pensato di non essere diverso da ‘un essere umano normale’, ma ingoiò quel pensiero ridicolo. Shunshou urtò la sua testa abbassata contro qualcosa.

«….!?»

Non gli aveva lanciato qualcosa. La maschera che Shunshou indossava, l’aveva messa sul viso di Kusamakura.

«Shunshou?»

«Se hai questa, puoi andare in città senza problemi, giusto? Vieni, andiamo.» L’amico tirò il braccio di Kusamakura e si precipitò verso il festival.

Nonostante l’ansia, il risultato finale fu quello che aveva detto Shunshou. Nessuno aveva paura di Kusamakura. Tra i tanti bambini e adulti che indossavano maschere simili, non era ‘strano’.

Anche se aveva parlato con qualcuno, questi non erano scappati. C’erano anche i venditori ambulanti che ridevano e scherzavano con lui. Per la prima volta nella sua vita ‘aveva acquistato qualcosa’.

Non c’era una persona che si era spaventato alla vista di Kusamakura. Nessuno lo derideva.

A parte il viso, non era diverso da un normale essere umano. Kusamakura si rese conto che finché avesse nascosto il viso, avrebbe potuto vivere come un essere umano.

Si sentiva così euforico, anche se non aveva bevuto alcol, gli sembrava di fluttuare nell’aria. Era proprio come un sogno.

Tuttavia, la notte della festa non durò a lungo. La folla di umani diminuì e alla fine anche Kusamakura e Shunshou tornarono indietro. Mentre i due camminavano nell’oscurità, Kusamakura ringraziò Shunshou per avergli regalato la maschera e anche per averlo portato in città. Inoltre, il ragazzo senza volto si sentiva in colpa per aver dubitato del suo amico all’inizio.

«…No, non è qualcosa per cui dovresti ringraziarmi.»

«Ma ora posso comparire di fronte agli umani.»

Non era strano indossare una maschera, anche se solo durante una festa. Nonostante questo, Kusamakura si sentiva fortunato.

Tuttavia, Shunshou riuscì a rispondere alla gratitudine di Kusamakura solo con un’espressione complicata.

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