TE NO NARU HOU E – CAPITOLO 3

Tatsumi ebbe la sensazione di sentire il rumore di qualcosa che sfregava dietro di lui.

Recentemente aveva iniziato a sentire questo tipo di suoni nella sua stanza. Anche se si fosse girato, i suoi occhi ciechi non avrebbero visto nulla. Inoltre, viveva da solo, quindi non doveva esserci nessun altro nella stanza.

Ecco perché oggi decise di non voltarsi. Finora si voltava istintivamente ogni volta, ma non era comunque in grado di rendersi conto di alcunché. Anche se sapeva che non poteva vederlo, pensava che l’aria dietro di lui avesse qualcosa che non andava, come qualcosa di strano che gli lambiva la schiena, e si ritrovava a fare sempre una smorfia inconscia.

Non sentiva alcun rumore di passi. E nemmeno il suono di un respiro. Ma anche così, sentiva che c’era qualcuno lì.

Aveva un’idea piuttosto approssimativa di cosa potesse essere. Succedeva spesso anche ai vedenti; sentivano una presenza sul soffitto mentre facevano la doccia o quando si guardavano davanti allo specchio, potevano vedere qualcuno dietro di loro. Era simile a quel tipo di situazioni.

Tuttavia, poiché non poteva girarsi per controllare come farebbe una persona vedente, era come essere costantemente in uno stato di paura. Anche se non era un vero problema, la ragione per cui lo preoccupava era la strana sensazione che gli oggetti fossero stranamente fuori posto.

Per natura, non era qualcuno che non amava pulire, ma da quando era diventato cieco, aveva fatto del suo meglio per non accumulare troppe cose e si era assicurato di mantenerle sempre in ordine e pulite. Se qualcosa fosse stato fuori posto, Tatsumi ne avrebbe presto perso le tracce e ci sarebbe inciampato, il che avrebbe potuto causargli delle lesioni.

Una situazione del genere era già accaduta in passato, quindi aveva deciso esattamente dove posizionare le sue cose. Tuttavia, recentemente, quegli oggetti si erano spostati dai loro posti abituali, anche se non in una posizione significativamente diversa. Era più nella misura in cui aveva spostato un libro dallo scaffale sulla libreria o qualcosa che aveva messo sull’angolo del tavolo si era spostato solo un po’.

Convintosi che non fosse un grosso problema, si preparò per andare al lavoro e si diresse verso l’ingresso principale.

«…. Ah!»

Era incappato in qualcosa lungo la strada. Anche se aveva immediatamente teso le mani, Tatsumi era comunque caduto nel corridoio. Si tastò i piedi e scoprì che l’asciugacapelli era caduto davanti alla porta tra l’ingresso principale e il corridoio. Sembrava che fosse rimasto impigliato nel cavo dell’asciugacapelli. Riportandolo in bagno, Tatsumi era convinto che stesse succedendo qualcosa di strano.

Non è possibile che l’asciugacapelli sia caduto a terra da solo.

Di recente, ogni volta che sentiva che c’era qualcosa che non andava nella posizione delle sue cose, si illudeva di ricordare male. Dopo esserne diventato consapevole, però, non c’era modo che li avrebbe messi nuovamente nel posto sbagliato.

Era solo una piccola questione, eppure la stranezza che lo circondava era sconcertante e aveva paura dell’ignoto. Era quasi come se quella presenza si fosse messa in mostra davanti a Tatsumi.

Non c’erano dubbi: sentiva che c’era un intruso nella sua stanza. Era dunque per questo che a volte sentiva la presenza e lo sguardo di qualcosa di sconosciuto? Oppure c’era davvero qualcuno nella sua stanza in quel momento?

La pelle di Tatsumi si accapponò ed uscì velocemente per andare al lavoro.

**********

«….Sembri un po’ giù. È successo di nuovo qualcosa al lavoro?»

Come al solito, era andato a pranzare nel parco, e quella fu la prima cosa che Kusamakura gli chiese. Sollevando la testa che era naturalmente abbassata, Tatsumi la scosse lentamente.

«No, non ci sono assolutamente problemi. È persino diventato meno stressante di prima…»

Non era sicuro di cosa fosse cambiato, o della sequenza degli eventi che avevano avuto luogo, ma sembrava che una collega con cui aveva parlato prima, una nuova impiegata di nome Shimura, avesse sostituito Yamauchi come persona incaricata di trasmettere i messaggi a Tatsumi.

A differenza di Yamauchi, lei non provava alcun sentimento ostile nei confronti di Tatsumi e interagiva con lui in modo estremamente normale. Naturalmente apprezzava le molte cose che lei faceva per lui, ma era soprattutto grato di non sentire più la pressione che aveva sentito fino a quel momento.

Tuttavia, il proverbio non dice forse “un problema scompare e ne appare un altro?” Tatsumi si ricordò delle cose strane che accadevano intorno a lui e inconsciamente emise di nuovo un sospiro.

«Se non è stress correlato al lavoro, allora cos’è?»

«Non è niente in realtà…»

«Se hai intenzione di dire che non è niente, allora non fare una faccia così demoralizzata.»

«Demoralizzata…»

Che tipo di espressione sto facendo?, si chiese Tatsumi mentre si toccava le guance. Sapeva che Kusamakura generalmente non era qualcuno che scherzava, ma quando usò una parola così antiquata, si aprì in un sorriso.

«Cosa?»

«Niente.»

Certamente, proprio come aveva detto, se non fosse stato davvero nulla, non avrebbe avuto bisogno di fare una faccia così abbattuta. Ma avendo fatto un’espressione del genere, avrebbe dovuto parlargli onestamente. Annuendo a se stesso, Tatsumi si diede una leggera pacca sul viso che stava assumendo un’espressione davvero depressa.

«Recentemente si è verificato qualcosa di preoccupante a casa.»

«…Qualcosa di preoccupante?»

«Esatto. Sai, c’è quel detto comune… Ad esempio, quando entri in bagno, hai la sensazione che qualcosa ti guardi dal soffitto.» Con compostezza raccontò a Kusamakura di quanto recentemente si fosse sentito come se qualcuno fosse nella sua stanza. «Non è una questione di fantasmi o cose del genere, ma realisticamente parlando… Anche se chiudo bene la casa, continuo a chiedermi se qualcuno non sia entrato.»

In quei giorni, anche solo sentire la voce di qualcuno fuori lo spaventava. Era come aveva detto Kusamakura, era irrequieto e stressato?

«Quindi, sai, non riesco a vedere, giusto? Ecco perché la mia ansia non finisce mai, e mi chiedo se ci sia qualcuno nell’armadio o magari sotto il letto… Anche se non credo che sia così.» aggiunse Tatsumi grattandosi la testa.

Tuttavia, Kusamakura, che Tatsumi pensava avrebbe riso di lui per essere così spaventato, rimase gravemente silenzioso.

«N-Non prenderla così sul serio, per favore.»

«Veramente? Anche se qualcuno che non conosci potrebbe essere entrato in casa tua? È bene prenderla sul serio. Stai bene?»

Le osservazioni dirette e preoccupate di Kusamakura fecero capire a Tatsumi che la sua spavalderia stava svanendo.

Viveva da solo, quindi non doveva avere paura. Questo era quello che si era detto e aveva fatto del suo meglio, ma quei sentimenti improvvisamente si indebolirono e Tatsumi aprì la bocca. «…Sì, uhm, sto bene. Davvero, non c’è niente che non va. In questo momento, è solo che la posizione di alcuni oggetti continua a cambiare.»

«Gli oggetti continuano a muoversi…?»

Alla risposta perplessa, Tatsumi abbassò la testa. «Sì, non posso dire con certezza di non sbagliarmi, però senza dubbio alcuni oggetti sono stati spostati in un punto dove non li avevo messi io. Ma potrebbe essere la mia immaginazione…»

Di fronte alla timidezza di Tatsumi, Kusamakura parlò in tono un po’ ammonitore: «Non pensi che sia solo la tua immaginazione, vero? Non negarlo. In realtà sei preoccupato perché è successo qualcosa. Potrebbe essere uno stalker, no?»

«Ehm… sì. Sì, potrebbe essere.» Tatsumi rabbrividì alla parola “stalker”. Tuttavia, per Tatsumi che non aveva nessuno su cui fare affidamento, non c’era nulla che potesse fare, e la vigilanza implacabile lo stava consumando mentalmente e fisicamente.

Non viveva con la sua famiglia in questo momento, e se avesse consultato la polizia e avesse detto loro che poteva sentire una presenza, nonostante non vedesse nulla, senza dubbio sarebbero rimasti perplessi. Se qualcosa fosse stato rubato, la storia sarebbe stata diversa, ma non c’era stato assolutamente alcun danno.

Lui stesso era sicuro che ci fosse qualcosa lì, ma non c’erano prove.

Ah.

Proprio in quel momento, mentre ricapitolava la sua storia in questo modo, Tatsumi si rese conto della presenza di Kusamakura e alzò la testa.

«Cosa c’è che non va?»

«Ah…»

Nessuno dei due aveva i recapiti dell’altro ed erano a malapena solo conoscenti che parlavano durante la pausa pranzo. Tuttavia, anche solo con quello scambio, era l’unica persona con cui Tatsumi parlava.

Potrebbe trovarlo spudorato. Tatsumi era preoccupato ma si risolse e aprì la bocca: «Uhm, Kusamakura-san.»

«Mmh, cosa?»

«….Se non è troppo disturbo, verresti a casa mia…?» Si era voltato verso la direzione in cui sentiva la presenza di Kusamakura e aveva fatto tale richiesta.

Forse sarebbe stato troppo spudorato, ma spinto dalla gentilezza nella voce di Kusamakura che prima gli aveva chiesto se stava bene, Tatsumi continuò. «V-vivo da solo… e anche se ho chiuso a chiave correttamente, è successa una cosa del genere, quindi non riesco a smettere di preoccuparmi… No, ecco… Non è solo il fatto che qualcuno entri ed esca, ma quando penso che potrebbe essere dentro casa da qualche parte mi sento a disagio… quindi se qualcuno che vede potesse dirmi che non c’è nessuno e che è tutto a posto, mi sentirei sollevato.»

Voleva solo la prova definitiva che non ci fosse niente e nessuno lì.

Probabilmente Tatsumi sembrava eccessivamente spaventato perché era cieco e non poteva essere sicuro di ciò che accadeva intorno a lui. Ecco perché voleva che Kusamakura, che poteva vedere, gli confermasse chiaramente che non c’era nessun altro nella stanza oltre a lui. Se lo avesse detto, Tatsumi si sarebbe sentito più calmo per il momento.

Forse perché la sua voce implorante era così disperata, Kusamakura rimase in silenzio per un momento e poi annuì, accettando la sua richiesta. «…Se a te va bene….»

Era stato lui a chiedergli questo favore, ma alla sua risposta, gli occhi di Tatsumi si spalancarono. Esitava a entrare nello spazio privato di qualcuno? Adesso che lo sapeva, trovava simpatico anche questo aspetto di Kusamakura. Tatsumi era grato di non aver oltrepassato il limite e di essersi sempre mantenuto a una distanza confortevole.

«Grazie mille!»

Il fatto che Kusamakura fosse d’accordo e che il seme del dubbio potesse essere rimosso lo rendevano felice, e Tatsumi sorrise. In qualche modo, sentiva che la ragione della sua felicità era più orientata verso la prima causa, ma faceva finta di non accorgersene.

«Ok allora ti chiederò questo disturbo… Uhm, Kusamakura-san, a che ora finisci al lavoro?»

«Ah?»

«Ah no! Uhm, non deve essere necessariamente oggi, intendo solo in generale, più o meno quando finisci…?»

Alla riformulazione agitata di Tatsumi, Kusamakura cadde nel silenzio. Ogni volta che rimaneva in silenzio, Tatsumi si chiedeva se fosse ancora presente, quindi chiamava il suo nome: «Kusamakura-san?»

«….Aah, no. Non importa, possiamo farlo oggi. Se per te va bene.»

«Eh! Uhm, non ho problemi con questo! Ma va tutto bene, così all’improvviso?»

«Battere il ferro finché è caldo, si dice così, vero? Ma… ho qualcosa da fare oggi.»

Alle parole esitanti di Kusamakura, Tatsumi tirò indietro il mento. «Se è così, sono libero in qualsiasi momento.»

«N-No! Non ci vorrà molto. Allora, possiamo incontrarci alla stazione più vicina a casa tua? Ah, uhm, se per te è troppo fastidioso venire alla stazione, posso venire io a casa tua.»

Doveva essersi proteso in avanti, perché la sua voce risuonava più vicina. Tatsumi era felice che Kusamakura stesse dando il massimo, e il suo petto, che era pieno di preoccupazione e ansia, si rilassò lentamente.

Kusamakura-san, è davvero una brava persona…

Tatsumi fu grato per l’offerta, e così giunsero all’accordo che sarebbe venuto ad incontrare Kusamakura alla stazione più vicina a casa sua. Anche se teneva sempre la casa abbastanza pulita nel caso in cui qualcuno si fosse presentato all’improvviso, Tatsumi pensava segretamente tra sé che avrebbe dovuto almeno passare l’aspirapolvere.

**********

All’ora concordata, alle 20:00, Tatsumi si diresse verso la stazione più vicina a casa sua, e in men che non si dica Kusamakura lo chiamò.

«Tatsumi.»

Dai due colpetti leggeri sul suo braccio, Tatsumi determinò il punto esatto in cui si trovava Kusamakura. Questa era la prima volta che si incontrava con lui fuori dal parco, quindi stranamente si sentiva un po’ nervoso e imbarazzato.

«Scusa, ti ho fatto aspettare.»

«No, non ho aspettato molto. Beh, andiamo?»

Forse era perché Tatsumi ne aveva parlato prima, ma Kusamakura lo guidò leggermente per il braccio. Mentre stava per iniziare a camminare in quel modo, Tatsumi lo chiamò e sentì Kusamakura girarsi.

«Uhm, sarebbe possibile se ti tenessi io il braccio?»

«Ah, è meglio fare il contrario? Scusa.» Kusamakura lasciò andare agitato il suo braccio.

Mentre tendeva il braccio destro, quello che non reggeva il bastone bianco, sentì il tocco della mano fresca di Kusamakura. Poi, il suo braccio fu guidato verso il gomito di Kusamakura. Dopotutto sembrava che fosse molto più alto di Tatsumi. Si poteva dire che Tatsumi fosse di statura più piccola, ma Kusamakura sarebbe stato probabilmente classificato come alto tra gli uomini adulti.

Anche se manteneva una certa distanza mentre gli prendeva il braccio, Tatsumi poté sentire una lieve quantità di nervosismo provenire da Kusamakura attraverso il tocco della sua pelle nuda.

«Uhm, va tutto bene. Non ti starò vicino come fanno le coppie, e anche se non sono stato guidato da persone negli ultimi tempi, ci sono abituato fin dai tempi della scuola.» Non aveva paura di inciampare e cadere. Mentre lo diceva, Kusamakura borbottò qualcosa.

«Ah, ti senti a disagio ad avere un uomo così vicino?»

«No, non è quello… lascia perdere. Ti guiderò.»

«Va bene.»

Anche se sembrava che quella fosse la prima volta che Kusamakura si occupava di qualcuno non vedente, il suo comportamento, mentre guidava Tatsumi e camminava, era naturale. Aveva anche adattato il suo ritmo a quello di Tatsumi, e se ci fosse stato qualche tipo di ostacolo sulla strada, lo avrebbe immediatamente informato.

Poiché teneva in mano il bastone bianco, anche gli altri pedoni lo evitavano, così riuscì ad arrivare al suo appartamento senza alcuna difficoltà.

«Uhh, è l’appartamento numero 502.»

«…Mhn.»

Guidati da Kusamakura, i due salirono nell’ascensore. Anche durante quel momento Kusamakura rimase in silenzio. Dopotutto è una richiesta davvero spudorata, pensò Tatsumi mentre cominciava a preoccuparsi. Ma a questo punto era troppo tardi.

Uscendo dalla porta dell’ascensore, fu condotto davanti alla porta del suo appartamento. Dopo aver sbloccato la porta, Tatsumi girò la maniglia.

«Uhm, entra… è un po’ piccola.»

Dato che sapeva che Kusamakura sarebbe arrivato, aveva ventilato e pulito l’appartamento, ma non era sicuro di essere stato abbastanza accurato. Entrò, sentendosi nervoso, e dietro di lui Kusamakura lo seguì con un mormorio: «Permesso.» 

L’ospite si fermò però all’ingresso del suo bilocale.

«….Hmm.»

«Uhm, vado a versare del tè… quindi per favore siediti dove preferisci.»

Dato che era venuto a controllare se ci fosse qualcosa di strano o no, era scontato che Kusamakura ispezionasse la stanza. Tuttavia, dal suono della sua voce, Tatsumi poteva dire che si stava agitando, quindi si sentì ancora una volta ansioso e imbarazzato.

Poteva essere strano sentirsi così nervoso per aver invitato Kusamakura, un uomo come lui, a casa sua, ma, indipendentemente dal fatto che fosse un uomo o una donna, questa era la prima volta che Tatsumi invitava qualcuno.

Mi chiedo se questo possa distrarmi dall’essere nervoso…

Non aveva tazze specifiche per gli ospiti, quindi in quel momento stava cercando in giro con la mano una delle tazze di riserva che teneva.

In quel momento, sentì che qualcosa non andava e mentre il suo cuore batteva forte, divenne freddo.

…È successo di nuovo.

Di solito teneva i piatti di riserva su uno scaffale separato da quelli che usava regolarmente. Ma su quello scaffale ora c’era una delle tazze che usava ogni giorno.

Non potrei assolutamente commettere questo tipo di errore. Inoltre, ho usato questa tazza stamattina e so di averla messa al solito posto… Lo so per certo.

In genere, metteva tutti i piatti che usava regolarmente sullo scaffale con apertura a sinistra, mentre tutto il resto veniva riposto sullo scaffale con apertura a destra. Ecco perché, a meno che non accadesse qualcosa di insolito, non avrebbe potuto commettere un simile errore.

Proprio quel giorno gli era capitato di controllare prima quello scaffale, dato che Kusamakura era in visita. Ma se non se ne fosse accorto fino al mattino successivo, si sarebbe trovato in una situazione difficile cercando la tazza mentre aveva fretta.

Mentre stava immobile tenendo la tazza, Kusamakura lo chiamò: «Cosa è successo?» Era sicuro che la sua espressione fosse estremamente infelice. «Tatsumi?»

«…Penso che ci sia davvero qualcuno qui oltre a me.»

«È successo qualcosa…?»

Con un’espressione rigida, Tatsumi spiegò la situazione relativa al cambiamento di posto della tazza. Naturalmente era anche possibile che si sbagliasse. O quello, o forse non ne era consapevole ed era sonnambulo. Tuttavia, visto che si era arrivati a questo, veniva naturale pensare che si trattasse di un gesto di un intruso. Era naturale pensarlo, eppure ciò suscitava un tipo di paura completamente nuovo. Aveva chiuso bene la porta, usando anche la chiave. Allora come avevano fatto a entrare?

È allarmante.

Non ne aveva idea. Avevano fatto un duplicato della sua chiave? Era spaventoso anche se si trattava di un conoscente, ma il fatto che un estraneo irrompesse in casa sua era terribilmente terrificante. Per un cieco come lui, se ci fosse stato un estraneo che viveva nella sua casa, se non fosse stato attento, ne sarebbe rimasto comunque all’oscuro.

E se fossero ancora nascosti da qualche parte in casa in questo momento? Non riusciva a smettere di tremare a un simile pensiero.

Ho paura…

Kusamakura accarezzò la testa chinata di Tatsumi. Il più giovane alzò la testa al contatto improvviso. Con un piccolo “Ah”, Kusamakura ritirò la mano. Sentendosi un po’ impotente, Tatsumi si morse il labbro.

«Ah, no… quello, mi dispiace. Toccarti così all’improvviso….»

«Eh, no…»

Questa era la seconda volta che Kusamakura gli accarezzava la testa. Non l’aveva trovato davvero spiacevole. Dire che farsi accarezzare in quel modo lo rendesse contenti era un po’ infantile, ma nonostante ciò era felice di essere toccato da lui. Ecco perché non voleva che si scusasse. Ma non poteva dire una cosa del genere ad alta voce.

«Per il momento diamo un’occhiata in giro per l’intero appartamento… Vieni anche tu.»

«Eh…»

«Sei nervoso, vero? Andrà tutto bene se stiamo insieme.»

«Va bene.»

Posò la tazza sul tavolo e tese la mano verso Kusamakura. Come se dicesse “Tienilo stretto”, Kusamakura tese il braccio destro.

Poi, cominciando dall’ingresso, controllarono uno per uno la scarpiera, il bagno e la sua camera da letto. Anche se era stato lui a menzionarlo, avere qualcuno che vedeva dove viveva e guardava anche dentro il suo armadio, lo faceva sentire un po’ in imbarazzo.

Di sicuro, Kusamakura, con assoluta naturalezza, controllò anche i punti in cui una persona non avrebbe potuto nemmeno tentare di nascondersi. Per quanto riguarda la toilette, controllò all’interno della tazza e sul ripiano più alto. Nella toletta, nella lavatrice, nel mobiletto sotto il lavello della cucina. Aprì ogni singolo posto e controllò, confermando che non c’era niente lì.

Solo sentendogli dire le parole “Non c’è niente qui”, Tatsumi si sentì estremamente sollevato, perché aveva prove certe che in quei posti non ci fosse nulla.

Dopo aver ispezionato attentamente, tornarono nella stanza principale.

«Non c’era niente. Niente sembrava particolarmente sospetto.»

«G-grazie… mille.» Con la testa abbassata, Tatsumi tirò un sospiro di sollievo.

Era sollevato che non mancasse nulla e che non ci fosse nulla di strano. Ma invece, tutto ciò che restava era il fatto che aveva ingigantito una cosa da un nonnulla.

Ahah… sono così imbarazzato…

Ovviamente Kusamakura non avrebbe detto qualcosa di così cattivo, ma Tatsumi era comunque imbarazzato.

Mentre era congelato con la testa chinata, Kusamakura lo chiamò: «Oi.»

«S-sì?»

«Casa tua non ha un kamidana*?»

*(N/T: santuario domestico in miniatura.)

«Un kamidana?» Non sarebbe strano per qualcuno che vive da solo avere una cosa del genere? Alla sua risposta che non ne aveva uno, Kusamakura mormorò in contemplazione. 

«Uhm… c’è qualcosa che non va?»

«No, non importa. Per ora-»

BANG

Un suono acuto risuonò nella stanza e Tatsumi sussultò.

«Mi dispiace.»

«Ehm…?» Tatsumi inclinò la testa, chiedendosi cosa fosse stato quel rumore proprio in quel momento.

«Ecco, c’era un insetto proprio adesso.» rispose Kusamakura senza alcuna esitazione.

«Err, quindi per quanto riguarda il kamidana…?»

«No, non importa se non ce l’hai.»

Mentre si spremeva le meningi, chiedendosi se Kusamakura intendesse chiedere aiuto agli dei per eliminare lo stalker, Tatsumi si ricordò improvvisamente di aver menzionato il fatto di essere preoccupato che potesse essere un fantasma o qualcosa del genere.

«Uhm, dovrei cospargere di sale o metterne un po’ all’ingresso?»

«Ah? No, non credo che abbia senso farlo. Inoltre, se c’è “qualcosa” qui e mettessi il sale vicino alla porta, finirebbe per non riuscire a uscire e rimarrebbe invece bloccato qui. È meglio non farlo con noncuranza.»

«Eh, ah, è così?»

Tatsumi fu sorpreso dalla risposta inaspettatamente specifica. Kusamakura non sembrava una persona superstiziosa, quindi rimase un po’ sorpreso.

«Uhm, grazie mille per oggi. Ti servirò il tè, quindi per favore siediti.»

«N-….ok.»

Tatsumi si diresse verso la cucina agitato. Mise il bollitore sul fornello ed emise un sospiro appena percettibile. Non c’era nessuno nascosto nella sua stanza come si era preoccupato, e non c’era nemmeno segno di furto. Ne fu sollevato.

Quindi, ciò significava che le sensazioni spiacevoli degli ultimi tempi, la presenza che sentiva e la posizione mutevole degli oggetti, era tutto solo frutto della sua immaginazione. Anche oggi la porta era ben chiusa, il che significava che tutto ciò era dovuto alla sua disattenzione. Non poteva sopportarlo.

 …Pensavo di essere abituato a vivere da solo, ma mi sentivo solo fino a questo punto?

A dire il vero, finché non aveva iniziato a parlare con Kusamakura, aveva dimenticato il sentimento di solitudine. Aveva inconsciamente inventato una scusa per far venire Kusamakura? Voleva che la relazione tra lui e Kusamakura non fosse solo quella in cui si scambiavano alcune parole, ma un’amicizia o una conoscenza più definitiva?

Cosa devo fare se pensa che quella fosse solo una scusa per chiamarlo a casa mia…?

Rendendosi conto che non sarebbe stato in grado di dire chiaramente che si era trattato solo di un malinteso, Tatsumi fu sempre più preso dal panico. Mentre continuava a ripetere dentro di sé che non era vero, che era impossibile, prese una pentola dall’armadietto e vi posò accanto le due tazze che aveva tirato fuori prima. Finì per posarlo con troppa forza, producendo un forte rumore, così Kusamakura lo chiamò per chiedendogli se stava bene.

«Sto bene. La mia mano… è scivolata un po’.» Ridendo, Tatsumi prese una quantità adeguata di tè dal barattolo rosso ciliegia e lo mise nella teiera. Anche se era una cosa che faceva sempre, il nervosismo si diffuse alle sue mani, e finì per far cadere il cucchiaio nel lavandino mentre stava per versare le foglie di tè.

Aah, sul serio… normalmente non commetto questo tipo di errori.

Mentre si sentiva profondamente agitato, il bollitore cominciò a fischiare e lo tolse dal fornello. Mentre si incoraggiava a non commettere più errori e controllava se la tazza era piena oppure no, l’acqua bollente gli schizzò sulla mano sinistra.

«Ahi!…»

Se avesse lasciato andare il bollitore che teneva nella mano destra, sarebbe stata una catastrofe ancora più grande, così Tatsumi sopportò il dolore e rimise il bollitore sul fornello. Mentre era nel panico, pensando tra sé che aveva bisogno di rinfrescarsi rapidamente la mano con acqua fredda, Kusamakura si precipitò dentro dall’altra stanza.

«Stai bene!?»

«Uhm, sto bene…»

«Stupido, risciacqua velocemente!» Kusamakura afferrò brutalmente il braccio di Tatsumi e aprì il rubinetto. L’acqua fredda del rubinetto si riversò sul punto colpito dall’acqua bollente.

«Mi dispiace…»

«Non preoccuparti.»

Kusamakura non disse nulla, ma probabilmente pensava che Tatsumi fosse più sbadato del solito. O forse non gli importava nemmeno, visto che era cieco.

Tatsumi avrebbe voluto dirgli sinceramente che di solito non era così sbadato, ma cosa sarebbe successo se a sua volta Kusamakura gli avesse chiesto perché era così teso in quel momento? Non sarebbe stato in grado di rispondere a questa domanda.

La sua mano stava diventando insensibile a causa dell’acqua fredda e aggrottò le sopracciglia in una smorfia. La voce di Kusamakura, vicina al suo orecchio, gli disse di sopportarlo per un po’.

C-così vicino…

Proprio in quel momento, dalla vibrazione della voce che era molto più vicina di quanto avesse immaginato, Tatsumi si rese conto che, in quel momento, era come se Kusamakura lo stesse abbracciando da dietro.

Ma se fosse stato lui ad andarsene per primo, sarebbe sembrato sospetto, quindi Tatsumi accettò la sua situazione mentre segretamente si sentiva estremamente irrequieto nel profondo. Il suo cuore batteva forte al suono del respiro di Kusamakura vicino al suo 

orecchio.

Sono un uomo, e anche Kusamakura-san è un uomo… non essere abituato alle persone ha effetti così negativi…?

Anche la mano di Kusamakura era più grande di quella di Tatsumi. Non era consapevole che la sua fosse piccola, ma la grande mano di Kusamakura si avvolgeva facilmente attorno al polso sottile di Tatsumi. La temperatura corporea che lo toccava da dietro era più calda della sua mano. Piuttosto che chiamarlo sudore o muschio, il profumo proveniente da Kusamakura era come l’odore dell’erba fresca.

Tatsumi si sentì arrossire per il respiro che gli colpiva le orecchie. Era anche consapevole che il ritmo del suo respiro stava accelerando.

Spero che non si accorga che sono così stranamente nervoso. Se se ne accorge, penserà sicuramente che sono strano… anche se penso anch’io che mi sto comportando in modo strano.

Cercò di mettere una certa distanza tra sé e Kusamakura, ma il divario fu immediatamente colmato e lui fu bloccato. Sorpreso dall’inaspettata mancanza di spazio personale di Kusamakura, Tatsumi non riuscì a continuare a nascondere il suo nervosismo.

«Ehm…»

«Mhn.»

«Va già b-bene, quindi…»

In qualche modo riuscì a farglielo capire, e un attimo dopo Kusamakura si separò rapidamente da lui. Non era affatto come se fosse stato spinto via o qualcosa del genere, ma sarebbe stato carino se Kusamakura non si fosse allontanato come da uno scarafaggio. Tatsumi si sentiva un po’ avvilito.

«Uh, s-scusa. Ero troppo vicino, eh.»

«Ni! Non è questo, non è quello che intendevo…»

Era sincero, ma se fosse stato d’accordo, sarebbe sembrato strano, quindi Tatsumi inclinò semplicemente la testa, insicuro. «Uhm, visto che è diventato tiepido, rifarò il tè.»

«No, tiepido va bene. Ho comunque sete.»

Sentendo Kusamakura dire che aveva sete, Tatsumi si pentì di non avergli servito il tè fin dall’inizio visto che era l’ospite. Kusamakura afferrò le due tazze e Tatsumi lo seguì nella stanza. Mentre si avvicinava al letto e si sedeva senza alcuna esitazione, sentì lo sguardo dell’ospite.

«…Non usi il bastone?»

«Sto bene senza quando sono a casa. Naturalmente, a volte ci sono anche momenti in cui finisco per inciampare in qualcosa.»

«Capisco.»

Kusamakura fu il primo a rompere il silenzio che calò su di loro per la seconda volta. «Tu… non hai nessuno su cui fare affidamento?»

«Qualcuno su cui fare affidamento… io… no.» Tatsumi portò alle labbra il tè ormai completamente raffreddato e sorrise amaramente. «Potrebbe essere un po’ imbarazzante, ma non ho mai avuto un partner prima.»

«Neanche una volta?»

«Già, nemmeno una volta.»

«Vedo.»

«…Cosa intendi con ‘vedo’?» Sembrava così vergine? Beh, quella era la verità quindi non poteva negarla.

Quando ancora riusciva a vedere, una ragazza più giovane di lui gli aveva confessato il suo amore, ma quello fu tutto. Non erano mai usciti insieme. Era stato immaturo sia mentalmente che fisicamente, e non aveva mai pensato che fosse qualcosa di necessario. E anche dopo la pubertà non aveva mai sentito veramente quei desideri.

Forse era perché era stato sessualmente immaturo, forse perché viveva con la paura che un giorno avrebbe perso la vista in agguato, semplicemente non ne aveva voglia. Forse il pensiero che i suoi amici e la sua amante lo avrebbero lasciato una volta diventato cieco era troppo doloroso.

Ma in realtà, dopo aver perso la vista, il suo interesse per quel genere di cose era rimasto lo stesso di prima.

Dopo aver iniziato a frequentare la scuola per ciechi, c’erano stati molti casi in cui i suoi compagni di classe si erano impegnati in accese discussioni su cose oscene. C’erano anche suoi compagni di classe che uscivano insieme.

La sua classe non era composta solo da studenti ciechi, molti di loro erano semplicemente ipovedenti. Quando si trattava di ragazzi, non importava in che tipo di ambiente si trovavano, sembrava che avessero sempre una ricerca insaziabile di cose oscene. Spesso erano entusiasti di ciò che potevano usare come riferimento.

Tatsumi non era mai entrato in quei discorsi. Non è che non volesse farlo, più che altro non poteva. Semplicemente non era interessato. Senza dubbio era indifferente. Per questo motivo non partecipava alle chiacchiere oscene con i suoi compagni di classe e, sebbene la risposta delle ragazze fosse positiva, sembrava che i ragazzi lo trovassero strano.

«Uscire con qualcuno vedente costituirebbe un grosso peso per l’altro. D’altra parte, uscire con qualcuno che è cieco incontrerebbe obiezioni da parte delle famiglie e di coloro che li circondano. Ma questi non sono realmente il motivo per cui sono single. Semplicemente non sono popolare.»

«Non è affatto vero.»

Gli occhi di Tatsumi si spalancarono all’istantaneo diniego di Kusamakura. In qualche modo, sembrava che fosse preoccupato per lui.

«…Va tutto bene, davvero, non devi preoccuparti per me.»

«Non sono preoccupato o altro. Sei bellissimo, Tatsumi.»

«Ah…» Alla parola “bellissimo”, che non gli si addiceva affatto, Tatsumi quasi fece cadere la tazza tra le sue mani.

Non era proprio un complimento fatto da un uomo a un altro uomo.

Nonostante ciò, Kusamakura non sembrava essere eccessivamente preoccupato, e ancor meno sembrava che lo avesse detto in modo scherzoso. Al contrario, fu Tatsumi a diventare consapevole di sé.

«Ehm…»

«Penso che tu stia bene così come sei. Sei carino, Tatsumi.» Ripetendosi chiaramente, Kusamakura sembrava annuire tra sé. Poi, ancora una volta, come se avesse capito qualcosa, disse: «Capisco, quindi è così.»

«G-grazie mille… Uhm, finiamola qui.» La voce di Kusamakura sembrava davvero sincera, quindi Tatsumi inavvertitamente non riuscì a ribattere e finì per arrossire.

Mentre pregava che Kusamakura non guardasse nella sua direzione, Tatsumi posò la tazza sul tavolo e premette i palmi delle mani sulle sue guance arrossate.

Tatsumi non aveva mai avuto interessi romantici con nessuno prima. Dato che era cieco, c’erano molte opportunità di toccare altre persone ​senza fare discriminazione di età o sesso, ma non aveva mai provato alcun nervosismo per la loro assistenza.

E allora perché?

Da quando era stato toccato da Kusamakura, nuovi tipi di sentimenti continuavano a ripresentarsi. Semplicemente, quando veniva toccato da lui, il suo corpo si irrigidiva, la sua temperatura corporea aumentava e il suo battito cardiaco accelerava. Questa era la prima volta che provava questo tipo di sentimenti da quando era nato.

«Allora… dovrei andare. Assicurati di chiudere a chiave.»

«Ah, grazie, scusa se non ti ho accolto come si deve!»

«Non preoccuparti.» rispose senza mezzi termini Kusamakura, poi i suoi passi si diressero verso il corridoio d’ingresso.

Tatsumi lo seguì agitato, e mentre stava per mettersi le scarpe, Kusamakura gli disse che andava bene accompagnarlo fino alla porta.

«Ma…»

«È pericoloso di notte, quindi non è necessario.»

L’osservazione di Kusamakura lo sorprese ancora una volta. Per un momento pensò che lo trattasse come una giovane donna, ma era semplicemente perché a quell’ora del giorno c’erano molte biciclette e macchine sulla strada, quindi sarebbe stato più pericoloso. Avrebbero potuto esserci anche borseggiatori o cose del genere.

Ma per qualche ragione, Tatsumi non voleva separarsi e cercò di seguirlo. «In passato soffrivo di cecità notturna, ma ora non importa più se sia di giorno o di notte. D’altronde è la strada che percorro ogni giorno.» Mentre lo affermava, ci fu un forte sospiro davanti a lui.

«Può darsi, ma finirò per preoccuparmi, quindi smettila.»

«È così…?»

«SÌ. Finirei per accompagnarti di nuovo a casa. Sarebbe piuttosto divertente però.»

Tatsumi non era sicuro se stesse mentendo o scherzando, ma finì per ridere 

dell’osservazione di Kusamakura. Non voleva insistere se questo avrebbe fatto preoccupare l’altro per lui, quindi obbedientemente fece marcia indietro.

«Così va bene.» disse cordialmente Kusamakura. «Ciao.»

«Sì, uhm, grazie per oggi.» Tatsumi chinò la testa in segno di gratitudine.

«Non preoccuparti. Ci vediamo domani.» rispose Kusamakura.

Mentre lo salutava con un leggero desiderio, sentì un tocco sulla sua guancia.

Sembra come…

Il profumo morbido e fragrante delle foglie fresche gli fece battere le palpebre.

«…Ci vediamo domani.»

«Ah sì. Stammi bene.»

Mentre ascoltava i passi che si allontanavano, Tatsumi chiuse la porta. Dopo aver sentito che Kusamakura era entrato in ascensore, chiuse a chiave la porta.

Tornò nella sua stanza ed emise automaticamente un sospiro. Si sentiva come se in qualche modo stesse fluttuando. Sembrava che il suo viso fosse di nuovo in fiamme, quindi si fece vento con le mani.

Almeno la strana presenza che aveva avvertito prima nella sua stanza ora era completamente scomparsa.

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.