NOT ME – CAPITOLO 22

Il segreto di un uomo di nome Kumpha

POV di Gram 

Flashback 

[Ufficio del preside]

«Di solito Karin è una bambino molto obbediente e non ha mai avuto problemi con nessuno. Ma questa volta siamo davvero rammaricati… Non sappiamo davvero cosa sia successo. Non capisco davvero perché abbia ferito Ronnaphop in quel modo.» La madre di Ronnaphop cercava di difendere suo figlio senza arrendersi.

«In ogni caso Karin deve essere punito.» Ero nell’ufficio del preside con un piccolo taglio sul mio viso e un graffio sul collo che dava la sensazione di bruciore. 

Ma Ronnachop, o meglio Tew, che aveva picchiato il povero Black tre giorni prima, si stava leccando le ferite piagnucolando da sua madre. 

Avevo imparato la boxe, non c’era da stupirsi che fosse gravemente ferito a causa mia. Chi gli aveva detto di fare il prepotente con Black?

«Sì, lo capisco. Mi dispiace molto che Gram abbia causato problemi.» Mia madre si scusò con l’insegnante cercando di trovare un accordo con la madre di Ronnachop. Aveva dovuto accettare di pagare più del dovuto per porre fine alla cosa, perché la madre di Two aveva ingigantito le cose. 

Venni rimproverato da mia madre per aver litigato, ma non mi picchiò, lo aveva già fatto il mio insegnante prima. Non volevo davvero picchiere Tew, ma solo ricordargli di non disturbare più Black. Così facendo ebbe paura e non osò più scherzare con Black. La sera chiesi a Black di giocare insieme come al solito. Mi comportai come se nulla fosse accaduto, ma Black notò i tagli sul mio viso e sul collo e chiese sospettoso.

«Cos’hai fatto alla faccia?»

«Sono caduto dalle scale.» mentii.

«Hahaha, sei proprio stupido! Goffo e debole!»

Anche se ero stato rimproverato da Black, il solo vederlo sorridere in questo modo fece sorridere anche me felicemente. Era così dico davvero!

«Quindi è meglio che non giochiamo oggi. Non voglio farti del male ulteriormente.» Il mio cuore sembrava battere in modo strano. Non capivo il perchè. Sapevo soltanto che Black… mi piaceva molto.

«Andiamo insieme sull’altalena.» Black mi invitò a giocare insieme a lui sulle altalene, ma il parco ne aveva solo una. Il corpo di Black era molto più piccolo del mio, ma stringendoci potevano stare seduti insieme. Eravamo così vicini che la sua spalla toccava la mia.

Black iniziò a raccontarmi come aveva trascorso la sua giornata e nel frattempo usavo le mie lunghe gambe per spingere l’altalena sempre più in alto. Quando vidi Black sorridere… era così luminoso e le sue guance si gonfiarono, ma per qualche motivo… all’improvviso premetti il mio naso contro le sue guance morbide. 

«Oih! Ma cosa stai facendo?» Black si voltò e mi guardò con gli occhi spalancati. 

«Esprimo il mio amore. Ogni volta che ti bacio è per dirti che ti amo.» risposi, avevo la pelle d’oca, perché quello che avevo detto era la verità.

«Mi ami?» Black sbatté le palpebre ripetutamente. 

«Sì, sei il mio amico preferito. Mi piaci davvero.»

Il mondo intero sembrava silenzioso, la mia bocca si posò accidentalmente sulle sua labbra rosa.

È così morbido, delicato e anche dolce. Perché ha questo sapore? Per questo motivo, agli adulti piace sempre toccarsi la bocca a vicenda? 

Ma Black si arrabbiava quando mi comportavo in questo modo, così mi spinse giù dall’altalena. Scese anche lui e mi urlò contro: «Non mi piace quando fai questo. I ragazzi non si fanno questo l’un l’altro. Non verrò più a giocare con te. Non farmi mai più vedere la tua faccia, bastardo!»

Fine del flashback

************************ 

Mi svegliai all’improvviso nel cuore della notte. Il sudore ricopriva tutto il mio corpo e il mio viso. Asciugai il sudore con noncuranza. Era solo un sogno, un ricordo di qualcosa che era accaduto alle elementari. Avevo sognato ancora una volta Back. 

«Perché sono così ossessionato da te!» imprecai borbottando, poi mi diressi in balcone a fumare per allentare la tensione. In realtà ricordavo quasi tutto quello che era successo alle elementari, ma alcune cose non le riuscivo a ricordare chiaramente.

Ad esempio, perché Black piangeva quando sua madre lo sgridava al cancello della scuola? Qual’era la ragione? Non lo ricordavo più. Ricordavo solo che andavo a giocare con Black per conto di qualcuno quando quella persona non poteva venire a giocare con lui. Ma non ricordavo chi fosse. 

A causa di quell’incidente, Black si mostrò disgustato. Fu un incubo per me, per questo motivo feci finta di non riconoscerlo. Avevo paura che ricordasse tutto e che mi avrebbe odiato così tanto da rifiutarsi di avvicinarsi a me, perché non gli piaceva che io lo toccassi in quel modo.

Mi sedetti fuori, sul pavimento del balcone con la sigaretta nel posacenere, il mio corpo sembrava non avere forza. Più pensavo a quello che era successo quella notte, più il mio cuore si spezzava. Ero così immerso in esso che non potevo fare altro. 

Se non mi ami, perché hai accettato di farlo con me?

Fine POV di Gram

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Sean, con riluttanza, invitò Kumpha al dormitorio. Ero abbastanza confuso nel vedere Kumpha insieme a Sean, perché mi aveva ripetuto un milione di volte quando odio provava nei confronti di Kumpha. Dunque, scelsi di rimanere in stanza, loro erano lì seduti a guardarsi con occhi aguzzi, come se fossero pronti a combattere e litigare di nuovo tra loro in men che non si dica. 

«Non avrei mai pensato che avrei avuto uno come te come insegnante.» Kumpha iniziò a studiare il primo argomento, poi spinse la lingua contro l’interno della guancia in maniera molto seducente. 

«Pensi che abbia così voglia di farti da tutor?» ribatté Sean facendo alzare le spalle a Kumpha.

«Per me va bene se non vuoi farlo.» Il ragazzo si guardò le unghie con un’espressione canzonatoria. «Perché in fondo mio zio può far espellere i tuoi due amichetti dall’università. Basta una piccola cosa, nulla di grave.»

«Lasciali stare.» 

Chiunque avrebbe capito che Kumpha stava provocando Sean. Stava approfittando della gentilezza di suo zio verso Sean per costringerlo a sottomettersi a lui. Ero sicuro che Sean sarebbe esploso da un momento all’altro, non ce la faceva più.

«Allora fammi vedere la segatura nel tuo cervello. È troppa o troppo poca?» Sean imprecò a voce bassa contro Kumpha, poi prese i quesiti che io e lui avevamo preparato la sera prima.

Era il test pre universitario di Kumpha. Se quest’ultimo non fosse stato così veloce da riuscire ad afferrare il quaderno A4, avrebbe colpito direttamente la sua faccia. 

«Non esagerare, Sean.» Adesso anche Kumpha sembrava essere arrabbiato. 

«Se credi che stia esagerando, allora di al professore che non vuoi studiare con me.» Non avevo mai visto Sean provocare così tanto una persona prima.

«Uuh… Non c’è cosa più bella di vederti così combattuto nel fare qualcosa che non ti va.» Quella volta era il turno di Sean di stringere i denti per la rabbia.

«Oih!!! Basta così, voi due. Litigherete così per sempre? Non volete andare d’accordo l’uno con l’altro? Se fossi uno di voi, chiuderei un occhio e inizierei a studiare insieme. Sbrigatevi a finire il lavoro e a lasciare l’aula.»

Ero costretto ad arrabbiarmi anche quando non volevo. Entrambi sembrano intenzionati a voler continuare a litigare, ma prima che potessero farlo gli puntai il dito contro. 

«Sean adesso smettila! Mentre Kumpha ti chiede delle domande dell’esercitazione, dovresti almeno dare un’occhiata all’argomento della lezione prima di rispondere. E tu, Kumpha…» Mi voltai per guardare Kumpha. All’inizio non volevo rimproverarlo, ma dopo quello che era successo, non avevo più bisogno di essere gentile. 

«Fai quel test. Dovrebbe essere veloce da compilare, vuoi andare in America il prima possibile, vero?» 

«Chi ha detto che voglio andarmene?» chiese Kumpha inarcando un sopracciglio.

«Se non vuoi, allora perché sei venuto a lezione?» chiesi.

«Perchè mi hanno costretto!» mi urlò in risposta. 

«Allora sbrigati.» Sean punto Kumpha con una penna. «Non hai altra scelta. Tutto quello che devi fare è il test. Altrimenti dirò a tuo zio che non vuoi nemmeno provarci. Questo è il massimo che posso fare per una persona come te.» 

Dopo essere arrivati ad un compromesso si decise ad aprire il libro di esercitazione. Quando vidi che stavano lavorando sodo, decisi che non c’era più bisogno di stare lì seduti per rimproverarmi quando litigavano, così mi alzai per andare a prendere degli snack e qualcosa da bere, nel caso entrambi avessero fame durante lo studio. Trascorse solo mezz’ora di tranquillità, probabilmente Kumpha si sentiva troppo calmo e decise di ricominciare a dare fastidio. 

All’improvviso Kumpha gettò il quaderno davanti a Sean e lanciò con rabbia la penna nel cestino. 

«Cosa stai facendo di nuovo?» Sean guardò Kumpha.

«Ma chi me l’ha fatto fare! Non capisco una sola parola.»

«Mi stai prendendo per culo?» Kumpha colpì il tavolo, protestando ad alta voce come un bambino e io non potei far altro che alzare gli occhi al cielo.

«Sean non sta cercando di stuzzicarti di proposito, Kumpha. Queste sono le domande che dovrai sapere al tuo prossimo esame. Ti abbiamo chiesto di farlo per vedere a che livello di conoscenza sei.» dissi onestamente.

«Come credi che riesca a rispondere a queste domande dannatamente difficili? Haha! Vuoi umiliarmi di nuovo!?»

«Si che puoi! Frequentavo un campo estivo all’estero. Non devi domandarti se io e Sean possiamo farlo, devi solo chiederlo a te stesso.» Presi il foglio che Kumpha voleva strappare e glielo restituii. 

«Accidenti!» Kumpha imprecò per poi alzarsi. Si comportava come se stesse davvero per andarsene. Dopo aver ascoltato Kumpha, Sean lanciò la penna sul tavolo incrociando le braccia davanti al petto con uno sguardo inespressivo.

«Dipende tutto da te. Vorrei dannatamente cancellare queste lezioni anche io. Ma vai a dire al professore che non vuoi fare la tua pratica. Allora, non vuoi studiare in America secondo le loro aspettative.» Quando sentì Sean dire quelle cose, Kumpha poté solo stringere i denti con rabbia in cuor suo perché, se lo avesse rifiutato, Sean non gli avrebbe più fatto da tutor, quindi Sean sarebbe apparso pulito agli occhi di suo zio. Sia io che Sean osservammo cosa avrebbe fatto Kumpha dopo.

Alla fine accettò di sedersi rassegnato .

«Dov’è il problema? Dammelo!» Sean prese bruscamente il quaderno, che Kmpha aveva lanciato, dalla mia mano poi aggiunse minacciosamente: «Uno come te dovrebbe tornare di nuovo all’asilo. Non vedo alcuna speranza per te di passare l’esame. Ecco, qui, lo sai che l’inglese ha 26 lettere o no?»

«Ne vale davvero la pena!?» Kumpho indicò il viso di Sean che fece subito un gesto con la mano.

«È troppo.» Quella voce non aveva alcuna emozione. «Ti darò un vocabolario per memorizzare i vocaboli. La prima cosa che ti aiuta a imparare bene una lingua straniera è conoscere molto bene il dizionario, perché se conosci i vocaboli almeno sai il loro significato. Questo per prima cosa ti aiuterà a parlare, e in secondo luogo, aggiungerò la grammatica. Sembra che tu non sappia nulla della struttura della frase o dei tempi verbali. Quando troverai una domanda del test, giusta o sbagliata, sarai sicuramente fottuto, Kumpha.» Le parole di Sean dissiparono all’istante l’arroganza di Kumpha.

All’inizio non vedevo l’ora di sapere come avrebbe reagito Kumpha. Ma vidi uno spettacolo che non mi sarei mai aspettato di assistere. Kumpha accettò di sottostare ai comandi di  Sean facilmente.

«Oh ok, va bene, mi arrendo. Se hai intenzione di farmi fare qualcosa prima, dimmelo.» Lo sguardo di Kumpha era fisso su Sean, sembrava che ci fosse qualcosa. Non ci stavo pensando troppo, ma mi sentivo strano. Ma la cosa che mi aveva fatto insospettire ancora di più fu la risposta di Sean.

«Beh, devi accettarlo come hai sempre fatto.»

Accidenti, questi due hanno davvero avuto qualcosa in passato? 

Non volevo esprimere i miei pensieri troppo chiaramente, ma dovevo assolutamente trovare un modo per scoprire se c’era stata una storia tra questi due. Quindi avrei fatto finta che non mi importava più di loro e avrei dato loro un po’ di spazio. La mia strategia era di sdraiarmi a letto e leggere fumetti. Avrei fatto finta di leggere e ridere come se fosse divertente, nascondendo i miei occhi dietro il libro, mentre in verità avrei osservato di nascosto lezione di Sean e Kumpha.

«Questo è un aggettivo, l’aggettivo va messo prima di un sostantivo. Quante volte te l’ho detto?» Sean si lamentò di un errore ripetuto, per poi indicarlo con la penna a Kumpha.

«Hai fretta? Non ci vuole tempo per questo genere di cose? Hai anche detto che sono stupido, come faccio a memorizzare tutto in dieci minuti!?» gridò Kumpha a Sean.

«Allora fallo, così posso vederlo.» Sean scrisse una nuova domanda sul foglio e la passò a Kumpha. Trovavo Kumpha molto provato. Chi non lo conosceva non sapeva di certo dire che il viso di Kumpha era  molto teso. Sospirò e poi, esitante, scrisse la risposta alla domanda di Sean.

Sean inclinò la testa per guardare. E il risultato fu che… Sean aveva colpito la mano di Kumpha.

«Cavolo! Fa male! Neanche mia madre mi ha mai picchiato. Chi sei tu per picchiarmi!?»

«Shh!» Sean si portò l’indice alla bocca, come per dire a Kumpha di stare zitto. Ridacchiai, perché la sua espressione era più carina che spaventosa. Kumpha sembrò immediatamente sottomesso da Sean, e subito tacque.

«Te l’ho già detto. Questo è un aggettivo e va messo davanti. Lo metti comunque dietro!» Sean indicò la risposta di Kumpha e poi lo guardò con calma. «Oggi devi completare un totale di cento aggettivi. Devi farlo da solo.»

«Non lo farò…» Kumpha stava per dire che non l’avrebbe fatto, ma..

«Shh!» Sean si portò l’indice alla bocca come prima, per ordinare a Kumpha di rimanere in silenzio. Risi perché la sua espressione era più adorabile che terrificante. Kumpha sembrava essere sottomesso a Sean e fu immediatamente messo a tacere.  

Lanciai un’occhiata a Sean e Kumpha, poi sorrisi di buon umore. Sapevo che Sean era il mio ragazzo, ma per qualche ragione, non mi sentivo affatto geloso, ma ero un po’ divertito. Sono malato di mente?

«Per cosa stai ridendo, Babe?» Sean stava strofinando casualmente gli occhi in contemporanea con me e realizzò che non stavo leggendo fumetti divertenti. Invece, lo guardai per poi sorridergli.

«I fumetti sono divertenti.» dissi falsamente cercando di nascondere le mie bugie. 

«Davvero? Il ragazzo di Sean è fantastico. Riesce a leggere anche i fumetti al contrario.» Sean inarcò un sopracciglio, facendomi osservare velocemente il fumetto che avevo in mano capovolto.

«Eheh.» Con un sorriso asciutto, Sean mi indicò facendomi capire che si sarebbe preso cura di me più tardi. Dopodiché, continuò a fare domande a Kumpha.

Osservando di nascosto Kumpha, avevo scoperto che stava osservando di sottecchi Sean, ma Kumpha non si accorse che lo stavo guardando. Mentre sbirciava Sean, stava esprimendo i suoi sentimenti. Lo sguardo di Kumpha mi fece girare la testa. Quegli occhi avevano molte emozioni, inclusa la nostalgia, il senso di colpa, il desiderio di qualcosa. Per quanto mi aveva detto Sean, ricordavo che loro due erano buoni amici, poi si erano  separati, ma per quale motivo Sean non me lo aveva spiegato.

Non so se per questa lezione con Sean, farà capire meglio a loro due i propri sentimenti e ritorneranno amici come prima. Se sarà così, sarò felice anch’io. Dal momento in cui mi ero sdraiato a leggere i manga, fino a quando non avevo finito di leggere circa sei libri, non prestai più attenzione a Sean e Kumpha.

Il mio corpo iniziò a farmi male, tanto che dovetti andare in bagno. Decisi dunque di alzarmi dal letto. Vidi Sean sdraiato a faccia in giù sul tavolo. Quanto a Kumpha, era seduto accanto a lui e stava rispondendo al quesito che Sean gli chiese di risolvere, io guardai i due con un sorriso. Dopodiché, mi diressi in bagno per rinfrescare il viso per poi uscire.

Cosa?

Rimasi così sconvolto da coprirmi la mia bocca per lo shock quando vidi Kumpha seduto così vicino a Sean, che sembrava che stessero per baciarsi. Ma Sean stava dormendo, quindi non sapevo cosa stesse per fare Kumpha. 

Fanculo! È uno scherzo? Ma non è divertente. Sono così nervoso!!

È questo il Kumpha meritevole? Come dovrei affrontarlo? Aspetta un minuto! Questo non è qualcosa di cui preoccuparsi ora. Devo prima salvare Sean!!

«Ehm… coff…» Tossii come un malato terminale di cancro. Sean si mosse immediatamente e si alzò; mentre Kumpha si allontanò tranquillamente. Lo fissai per un attimo negli occhi, non c’era irritazione nei suoi occhi, ma piuttosto vergogna e imbarazzo non sapendo cosa fare, come se non avesse mai pensato che avrei potuto vederlo.

«Sean, sei stanco?» Mi accovacciai davanti a Sean che si massaggiò il collo un paio di volte, come se fosse davvero stanco.

«Un po’ di dolore agli occhi.»

«Allora riposati. Fai un pisolino. Mi occuperò io di Kumpha.» Appena finii di parlare Sean abbassò immediatamente la testa e mi baciò velocemente le labbra, cosa che mi fece arrossire il viso.

«Grazie.» disse seccamente Sean. Si alzò accarezzandomi dolcemente la testa con la mano, poi andò subito a letto.

Aveva davvero sonno perché non appena si distese e toccò il cuscino, si addormentò all’istante. Mi sedetti a gambe incrociate nella posizione in cui era seduto Sean poco prima. Dopodiché continuai a parlare con Kumpha in tono rilassato, come se non avessi visto nulla.

«Se non capisci qualcosa, chiedi pure. Anche il mio inglese è abbastanza buono.»

«C’è una cosa che vorrei chiederti.» Kumpha posò la penna e mi guardò dritto negli occhi.

«Cosa?»

«Non sei arrabbiato? Proprio ora.»

«Hmm…» Non mi aspettavo che me lo chiedesse direttamente. Anche se avevo già capito che Kumpha era una persona molto diretta grazie alla conversazione precedente. Era sempre meglio chiedere con franchezza che tenerselo dentro.

«Non so perché pensi che mi sarei arrabbiato. Non ho nulla da dire se a qualcuno piace qualcuno che mi ama…» Alzai le spalle prima di continuare: «Ma devo anche ricordare a me stesso che è solo qualcuno a cui piace stare da solo.»

Kumpha sembrava sorpreso dalla mia schiettezza, allora gli sorrisi leggermente.

«Potresti pensare che io sia così debole, ma chiunque venga a rubare il mio fidanzato… Non lascerò andare Sean così facilmente.»

«Ah. Che peccato!» Kumpha mormorò sommessamente.

Rimasi in silenzio e aspettai di sentire cosa aveva da dire dopo.

«Probabilmente sai già tutto di me e Sean.» Kumpha mi guardò con calma, come se fosse pronto a raccontarmi tutto.

«Non parlare di questo qui. Sean è dietro di noi. Si sveglierà e sentirà tutto. Vieni giù a mangiare qualcosa. Comunque, sediamoci e parliamo, okay?» Dopo aver ascoltato il mio suggerimento, Kumpha annuì. Poi uscimmo dalla stanza lasciando Sean a dormire da solo. 

Naturalmente, portai con me il mio portafoglio e la chiave della camera in modo che, quando sarei tornato, potessi entrare facilmente nella stanza.

Kumpha ed io andammo in un ristorante vicino il dormitorio. Era un bene che non fosse chiuso anche se era un periodo di vacanza. Se il negozio fosse stato chiuso avremmo  dovuto camminare ancora. Quando finì di ordinare, Kumpha e io ci guardammo a lungo imbarazzati. Ma alla fine, non riuscivo più sopportare l’atmosfera imbarazzante.

«Dirai quello che vuoi dirmi.» dissi diretto.

«Lui ed io eravamo migliori amici dalle elementari al liceo, e il motivo per cui ci siamo lasciati era perché mi piaceva. E si è allontanato da me non appena se ne è reso conto. Da allora, abbiamo litigato ogni volta che ci siamo incontrati. Perché odio sentirmi escluso, cerco di odiarlo anche io, è meglio che continuare a soffrire così.»

«Oh…»

È così indie. Sei proprio come mio fratello. Dannazione!!

«Stai bene?» Non potei fare a meno di chiedere.

«Come posso stare bene? Per niente.» Kumpha allungò una mano tra i suoi  capelli, poi mise la mano sul tavolo: «Ma non posso fare nulla se non ha un posto per me nel suo cuore.»

«Quindi significa che Sean ti piace ancora adesso?» Dopo aver ascoltato la mia domanda, Kumpha mi guardò immediatamente.

«Se ti dicessi di sì, cosa farai?» Questo ragazzo era davvero bravo a creare problemi. Se fossi stata una donna, l’avrei schiaffeggiata.

«Non c’è niente di sbagliato in questo.» risposi dando voce ai miei sentimenti: «Se ti piace, allora continua ad amarlo. Non ho problemi.»

«E se ne volessi di più?» Kumpha alzò un sopracciglio.

«Questo dovevi chiederlo dall’inizio. Sei top o bottom?» Non mi sarei mai aspettato di discuterne con un ragazzo a cui piace il mio fidanzato.

«Top. Voglio sottomettere Sean. Lo voglio come moglie.» Coprii la bocca con la mano quando sentii quelle parole! Dannazione!!!

Il mio cuore aveva perso un battito. 

«Sorpreso, eh?»

«Ah?… Perché dovrei esserlo?» borbottai. 

Il mio ragazzo è il marito di qual altro? Come può essere? Chi sono io? 

Ero seduto in silenzio, non sapevo davvero cosa dire. Pensai che Kumpha stava creando un guerra tra noi, come dovevo comportarmi in quella situazione? Se fosse stata una donna a dirmi che le piaceva Sean ed avrebbe litigato con me per questo, sarebbe stato meno imbarazzante. Faceva così tanto male, non importava cosa avrei fatto, non sarebbe mai stata la scelta giusta. 

«Sei così tanto scioccato che continui a rimanere in silenzio?» chiese Kumpha. 

Il cibo che avevamo ordinato arrivò giusto in tempo al nostro tavolo.

«Continuo a credere che non ci sia nulla da dire.» 

«Non sei preoccupato?» chiese ancora Kumpha mentre mescolava gli ingredienti nel suo piatto, «Stiamo solo parlando, non credo che combatterò per rubare le tue cose. Si vede chiaramente che io e Sean non siamo destinati a stare insieme. D’altro canto io e lui siamo stati amanti per tanto tempo, non c’era bisogno di lasciarlo prima che arrivassi tu.» 

Destino… Destinati l’uno all’altro.

«Scusami se ti ho fatto sentire a disagio.» dissi piano. Onestamente, non ero orgoglioso di essere l’unico nel cuore di Sean, ma non potevo accettare di perdere Sean per Kumpha. 

«Come posso competere con te? Tu gli piaci sin dalle elementari.» 

«Cosa?» 

Corrugai le sopracciglia, ricordai che le stesse cose le aveva dette il fratello di Sea, P’Sorn.

«Non ci sto provando, stavo solo osservando! Uh, è il ragazzino che ti piaceva alle elementari? Vero? E poi suo fratello era così arrabbiato che ti ha rincorso fino a casa e ti ha picchiato.»

E proprio adesso avevo sentito le stesse parole dalla bocca di Kumpha. 

All’improvviso era grato di aver invitato Kumpha e di essere venuto a mangiare solo con lui. Mentre Sean continuava a mantenere i suoi segreti, rifiutandosi di raccontarmi le cose. Non c’era nulla di sbagliato nel cercare le risposte alle mie domande. 

«Non sai nulla di tutto questo?» Kumpha mi guardò confuso.

«Kumpha, ricordi la scuola elementare dove tu e Sean siete andati?» Mi si era presentata quell’opportunità davanti agli occhi, decisi di andare diritto al punto. Non me la sarei fatta scappare. Adesso, l’unica cosa che volevo sapere era cosa fosse successo alle elementari, forse erano in pochi a conoscere la verità come Sean e Kumpha. Non ero sicuro che Yok lo sapesse, Gram molto probabilmente non ne era a conoscenza, ma Sean, Yok e Black sembrano sapere qualcosa, solo che non volevano dirmelo. 

Black non tornerà, Sean non me lo dirà mai e Yok non ci penserà neppure a dirmelo. A Yok piaceva rimanere sempre nel mistero. Avrei voluto sapere quelle cose da mio fratello, ma non sapevo per quanto ancora avrei dovuto aspettare. Non mi restava che continuare a chiedere a Kumpha.

«Ricordi, la scuola elementare C. A quel tempo c’ero anche io, c’erano Gram e Yok con i loro amici, se non ricordo male. Neanche io mi ricordavo di te, finchè non sei venuto a chiedermi di saldare il debito di tuo fratello. Quando ero alle elementari ricordo che c’erano due gemelli, ma non frequentavano la stessa classe. Uno di loro era cattivo e nessuno voleva giocare con lui. L’altro un bambino sempre felice. Indagando ho scoperto che eravate gemelli.» 

Il mio cuore aveva perso un battito. 

«Se piaccio a Sean dalle elementari, allora perché non riesco a ricordarmi di lui?»

«Non so perché non ricordi Sean. Ma tutti sanno che piaci a Sean da allora, soprattutto tuo fratello, lui l’ha capito più di chiunque altro.» 

Black lo sapeva. Era perché lo sapeva bene, che aveva un forte desiderio di controllo, era questo ciò che gli aveva fatto iniziare a odiare Sean? Forse… ma ci doveva essere un’altra ragione per questo.

«Non conosco i dettagli, ma so che a Sean piaci molto. Quando abbiamo dovuto scegliere un club, ha scelto il club delle piantagioni. Voleva coltivare rose anche per te, perché le amavi.» raccontò Kumpha mettendo il broncio come se fosse d’intralcio tra me e Sean. Ma quello che aveva appena detto riempiva il mio cuore di rose, che non potevo fermare.

Ah…. Perché Sean è così dolce?!

«Quindi oltre a tutto questo, che altro sai?» Continuai a chiedere a Kumpha, non volendo nemmeno più mangiare niente. Volevo solo sentire qualcos’altro da Kumpha, ma lui non mi guardò. Continuava a infilarsi il riso in bocca, con l’aria molto affamata, ma io la fissavo senza muovermi, come se volessi davvero sentire la sua storia. Alla fine, alzò la testa per parlare anche se la sua bocca era ancora piena di cibo.

«C’è qualcosa che ricordo.» Kumpha inghiottì il cibo e poi bevve un bicchiere d’acqua: «C’è stato un incidente al cancello della scuola. Sembrava molto grave. Ma non ricordo bene nemmeno cosa sia successo. È passato molto tempo, se non ricordo bene, potresti aver cambiato scuola dopo l’incidente.»

Quell’incidente…

Non capivo a cosa si riferiva. 

«Davvero non ti ricordi cosa è successo nell’incidente?» chiesi di nuovo, ma Kumpha scosse la testa.

«Non ricordo i dettagli. Adesso siamo al terzo anno. Dalla scuola elementare ad oggi è passato un decennio, chi lo ricorderebbe bene?» Dopo aver ascoltato le parole di Kumpha, sospirai e colpii il riso nel piatto con un cucchiaio.

Almeno avevo scoperto qualcosa del mio passato. Il passato che avevo dimenticato e non riuscivo a ricordare. Sapevano che eravamo andati tutti alla stessa scuola elementare, o forse anche Yok e Gram avevano dimenticato tutto questo? Sembrava così. Tuttavia, sentivo di essere vicino alla verità. L’unica cosa che dovevo sapere era l’incidente. Proverò a contattare di nuovo mio fratello per sapere dov’è, se Black tornerà… tutto verrà svelato.

Kumpha e io lasciammo il ristorante, con l’intenzione di tornare all’ostello. Venti minuti prima, Sean si era svegliato e mi aveva chiesto dove ero, così io gli dissi che ero sceso a mangiare, cogliendo l’occasione per chiedergli se voleva mangiare qualcosa. L’uomo alto acconsentì, chiedendomi di comprargli qualcosa.

Per tutto il tragitto fino alla mia stanza, Kumpha e io non parlammo più. Aveva molto a cui pensare, e anche io. Beh… il mistero sulla mia infanzia mi faceva esplodere la testa!

Kumpha e io continuammo a camminare, finché non entrammo nel dormitorio. 

Tuttavia, esitai un po’, quando vidi che un taxi si era fermato appena in tempo sul marciapiede davanti al dormitorio, costringendo Kumpha a tirarmi indietro per paura che potesse investirmi. 

Ma quello che mi sorprese ancora di più fu che la persona che scese dall’auto, mi afferrò il braccio così forte che il cibo che avevo comprato per Sean mi cadde dalle mani, finendo a terra.

Alzai gli occhi quando vidi un ragazzo con una figura leggermente più alta di me in piedi di fronte a me. Una mano grossa come la mia mi afferrò il braccio senza alcun segno di voler lasciar andare.

«Black…!!!»

Ero così felice che mio fratello fosse finalmente uscito dalla modalità indie e che fosse tornato da me! Volevo persino saltare in piedi e abbracciarlo, perché sapevo che presto il problema nel mio cuore avrebbe avuto una risposta.

«Tu!!» Black fu sorpreso quando vide Kumpha. 

«Rilassati, tuo fratello ha pagato il tuo debito. Non devi nasconderti ogni volta che vedi la mia faccia.»

«Quando l’hai fatto?» chiese Black freddamente.

«Beh… È… È perché ero preoccupato per te.»

«Sali in macchina, ho detto all’autista di fermare la macchina e aspettare.» Black stava per tirarmi in macchina, ma gli afferrai il braccio.

«Aspetta un attimo, pensavo fossi qui per chiarire le cose con Sean.» Black mi confondeva. A cosa stava pensando?

«Spiegare?» Black inarcò le sopracciglia verso di me: «Ricordo di averti avvertito dall’inizio, vero? Non devi avere niente a che fare con loro. Perché sei ancora qui!? Perché mi fai preoccupare?» Sembrava che avessi fatto arrabbiare mio fratello.

«Ehi, dimmi, cosa ti fa odiare così tanto Sean da voler lasciare il gruppo? Perché ora sto con Sean…» Prima che potessi finire di parlare, Black mi spinse immediatamente sul taxi. Non si accorse nemmeno di Kumpha, che con un’espressione confusa, era in piedi da solo sul marciapiede.

«Ah, dove stai andando?!» Kumpha gridò, ma Black chiuse la portiera della macchina e disse all’autista di partire.

«Black, non mi lascerai nemmeno dire niente a Sean.» Prima che io potessi finire la mia frase Black mi abbracciò la vita da un lato facendomi ingoiare il resto delle parole.

Anche se Black non aveva detto nulla, potevo ancora sentire la sua solitudine provenire da lui. Vedere Black in questo modo mi lasciò perplesso su cosa dire. All’inizio volevo litigare con lui, ma ora tutto quello che potevo fare era stare zitto. Vedendo Black abbracciarmi più forte, dovetti allungare la mano e dare una pacca sulla sua schiena tremante per calmarlo. Non importava cosa, Black ed io siamo fratelli. Nessun legame di sangue è più importante di quello familiare, nemmeno l’amore di Sean.

Tuttavia, quello di cui mi dovevo preoccupare erano i sentimenti di Black. Aspetterò e lo rassicurerò di nuovo quando si sarà calmato.

«Black, cosa c’è che non va? Puoi dirmelo?» sussurrai, ma la risposta di Black non cancellò le mie preoccupazioni.

«Torna indietro, torna con me, non chiedere niente. Questo è tutto, puoi farcela, White. È così semplice!» 

Black mi portò al suo alloggio temporaneo.

La stanza era ordinata. Mio fratello era una persona pulita, tutto nella stanza sembrava normale, niente di cui preoccuparsi. Guardai la faccia di Black, era davvero messa male, vidi che era molto stanco; poi si sedette sul letto e io mi avvicinai per sedermi accanto a lui.

«Sei stanco?» gli chiesi.

«Sì, sono stanco di tutto.» rispose e poi mi prese per un braccio, così mi sdraiai accanto a lui.

Caddi subito sul letto. L’intera stanza tacque dopo che il mio corpo si scontrò contro il letto e fece un suono forte.

«Ehi, voglio dire… Te lo sto chiedendo sul serio.» dissi e mi voltai a guardare mio fratello.

«Che razza di domanda è?» Black chiese di nuovo.

«Perché odi così tanto Sean? Cosa ti ha fatto lasciare il gruppo?»

Non rispose.

«Cosa ti ha fatto lasciare il gruppo? Dimmi qualcosa. Stavo aspettando il tuo ritorno perché voglio sapere tutto questo. Se mi consideri tuo fratello, se mi ami come tuo fratello, questa volta devi dirmelo. Devi dirmi cosa ne pensi. Altrimenti scapperò anche io! Non ce la faccio più. Mi sento già così stupido!»

Anche se non era intenzionale, era come se avessi riversato tutti i sentimenti del mio cuore su mio fratello. Poi, mentre mi alzavo per lasciare quel posto, Black si alzò frettolosamente e mi seguì. Mi abbracciò da dietro e mi trascinò velocemente dove eravamo prima.

«Non andare, White, ho solo te. Ora, ho davvero solo te. Non lasciarmi…» La voce tremante di mio fratello scosse le mie emozioni. Forse era perché siamo fratelli, quindi avevo finito per ascoltare quello che Black aveva da dire e tornai indietro. Gli occhi di Black non erano più rigidi come prima. Sembrava essere più preoccupato che confuso. Allungai la mano e gli presi la sua come per spingerlo via.

«Hia…» lo chiamai gentilmente

«Non importa cosa. Hia sei mio. Hia sei sempre mio. Siamo fratelli. E non ti lascerò mai. Black capisci il significato della parola fratello, giusto?»

Black strinse le labbra e annuì. Ogni volta che volevo che Black mi ascoltasse, lo chiamavo Hia, come per ribadire che ero suo fratello nel modo in cui più desiderava. Anche se era nato solo tre minuti prima di me o qualcosa del genere, Black era sempre stato felice di vedermi come il bambino più piccolo che doveva proteggere e curare. Glielo lasciavo fare, perché sapeva che amavo quel suo modo di comportarsi, gli piace sentirsi un fratello maggiore. In altre parole, ogni volta che la chiamavo Hia, gli ricordavo che era più grande e che doveva essere più forte di me.

Più e più volte, anche Black aveva sofferto per questo, non avevo mai affrontato nulla di negativo, perché ci sarebbe sempre stato lui, in piedi davanti, a me a proteggermi e a sopportare tutto da solo, anche se non voleva. Riuscii a liberarmi dallo stretto abbraccio che mi aveva imposto. Sapevo quanto poteva essere possessivo Black con me. La cosa che temeva di più era che io non vedessi più la sua importanza.

«Hia pensi che se avrò un ragazzo, ti lascerei?»

Sembrava che le mie parole avessero colpito il cuore di Black.

«Perché pensavi che se avessi avuto un ragazzo, ti avrei lasciato? Per questo motivo, non mi hai permesso di uscire con Sean?» Strinsi più forte la mano di Black: «Sai, qualunque cosa accada, non andrò da nessuna parte, staremo ancora insieme. Ai miei occhi, nessuno è più importante di te. Non sono più un liceale come una volta. Non devi proteggermi, sono un adulto.»

«Ti ricordi cosa è successo allora?» Black mi guardò sorpreso.

«Non riesco a ricordare tutto. Diciamo solo che lo so.» Stavo dicendo la verità. Non riuscivo ancora a ricordare nulla. Ma da quello che mi aveva detto Kumpha, sapevo molto poco. Non importava quanto fosse buono o cattivo, oggi dovevo tirare fuori la verità anche dalla bocca di mio fratello!

Black rimase in silenzio come se fosse confuso.

«Dillo e basta, devi raccontare tutto. Oggi devo sapere cosa è successo tra te e Sean!»

Black sospirò e si tirò indietro i capelli. 

Poi guardandomi in faccia disse lentamente: «C’è stato un incidente quando eravamo alle elementari. Tu ed io non eravamo nella stessa classe. Durante la pausa pranzo, uscivamo sempre di nascosto per giocare insieme. Ma probabilmente sai già che mamma non voleva che io e te giocassimo insieme. Sono stato picchiato e sgridato dalla mamma ogni volta che scopriva che giocavo con te. Pertanto, non osavo più venire a giocare con te.»

«Sì.» Annuii, tenendo la mano di Black quando lo sentii parlare. Quello che disse Black mi ferì. Anche se non riuscivo a ricordare cosa fosse successo in passato, faceva male da quando aveva iniziato a raccontare la storia.

«Ti osservavo sempre di nascosto. Sapevo che avevi Sean come nuovo amico. Ti invitava persino ad andare a casa sua per giocare. Ma non mi piaceva, ero geloso. Lo seguii subito, lo presi a pugni e ti riportai a casa.» Ah… questo era esattamente quello che aveva detto P’Sorn quando disse che mio fratello era così arrabbiato che corse in casa e colpì Sean.

«Perché sei così aggressivo?» chiesi a mio fratello, ma Black si limitò a sorridere.

«Non lo so, era come se non potessi più giocare con te e qualcuno avesse preso il mio posto, ma anche così..» Black scrollò le spalle: «Sean ha proprio una faccia tosta. Viene ancora a giocare con te. Sai perché ti sei completamente dimenticato della scuola elementare?»

«Come mai?» Questo era il problema che mi incuriosiva di più, perché era il più difficile da capire. Mentre tutti ricordavano le cose di quei giorni, o almeno ne avevo l’impressione, io l’avevo completamente dimenticato, senza alcun ricordo. Come se non fosse mai successo.

«È a causa di Sean?»

«Ah?»

«Cosa ha detto?» Guardai Black con uno sguardo incomprensibile. Ma l’espressione seria di mio fratello sicuramente non sembrava stesse scherzando.

«Sean ti ha preso in giro. È un ragazzo cattivo e quando vede il dolore degli altri, gli dà piacere. Il giorno dell’incidente, ti ha spinto sulla strada. Ecco perché sei stato investito da un’auto in corsa.»

Sussultai per la sorpresa. Inaspettatamente l’incidente di cui parlava Kumpha… Era stato un incidente la cui vittima ero io.

«È lui che ti ha ferito. È lui che mi ha quasi fatto perdere il mio unico fratello. Ti ha fatto perdere la memoria, al punto da non farti ricordare più. Sean è anche uno stalker perverso, che ti osserva ovunque. Quando venne a sapere che eri stato trasferito in un’altra scuola elementare, anche se lui frequentava un’altra scuola, ti seguiva sempre. Quindi, più lo odio, più devo stargli vicino, perché posso seguire ogni suo movimento. Proprio perché so tutto, non voglia che tu venga coinvolto… Sean, è il cattivo. Hai sentito, White? È il cattivo.»

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