ECLIPSE – EP. 6 CAPITOLO 2

M&M

La piccola figura era seduta sul lungo divano nella sala d’attesa del centro fitness. Le sue braccia e le sue gambe sembravano quelle di un bambino che era caduto a terra per guardarsi dietro alle spalle. Solo il viso sembrava essere migliorato, respirava regolarmente inspirando l’odore pungente dell’inalatore balsamico che Ayan teneva sollevato al suo naso.

Poiché Akk aveva dichiarato di essere un compagno di scuola e affermato di potersi prendere cura di lui, lo staff del centro fitness aveva quindi lasciato che lui e Ayan si occupassero di lui. Nel frattempo, una persona che correva sul tapis roulant vicino aveva detto che mentre era in funzione, il ragazzo era caduto improvvisamente ed era stato trascinato dal nastro nella parte posteriore del macchinario. Guardandolo in faccia, probabilmente aveva corso fino a svenire, fortunatamente quando era caduto sia la testa che il viso non avevano urtato nulla. C’era solo una piccola ferita aperta e lividi sugli arti.

«Come stai?» chiese Ayan mentre la persona ferita cominciava a sembrare energica e riprendeva conoscenza.

«Meglio… Akk…»

«Che cazzo sei?» Akk era infastidito. Anche se il destino sembrava aiutarlo a evitare di essere circondato dalla folla in quella palestra, dall’altra parte lo aveva anche fatto rimanere bloccato lì per troppo tempo.

A proposito, dove diavolo ha nascosto Ayan il portafoglio e le chiavi della mia macchina?!

«Io… ho provato…» La bocca di Namo tremava. «Ho provato a correre per un’ora intera…»

Akk ribatté a denti stretti: «Voglio dire, di che sesso sei? Perché ti sei presentato qui?!»

«Eh… Cosa?»

«Non è questo il momento di chiedere cose assurde?» lo rimproverò il ragazzo con in mano l’inalatore.

Akk disse a bassa voce con un’espressione severa: «Se non mi avessi trascinato qui…»

«Sono un uomo.» Namo cercò di sollevare la testa dallo schienale del divano. Il sudore scorreva sulla fronte e si attaccava sulla frangia. «Questo posto è aperto a tutti i sessi, no?»

«Eh?!» gridò Akk con voce acuta, guardando furiosamente il viso della persona che lo aveva trascinato fin lì.

Quella persona non sembrava affatto felice, fece un cenno a Namo con un sorriso e rispose sarcasticamente: «Proprio una domanda stupida.»

Appena vide che Akk stava aprendo la bocca per rispondere, Ayan si portò rapidamente un dito sulle labbra sigillate. 

«Sshi! Non mi avevi detto tu fin dall’inizio che volevi venire in un fitness club per persone dello stesso sesso. Ora fai finta di essere arrabbiato solo per questo?» Ayan lo prese in giro.

«Oh…» Namo si voltò e lo guardò alternativamente ad Ayan con occhi limpidi: «Akk, sei gay?…»

«ASSOLUTAMENTE NO!»

La sua voce alta fece voltare tutti verso di loro, ma ancora una volta, senza alcun imbarazzo, Akk si alzò dal suo posto, pronto a tornare indietro. Ayan però lo trattenne. 

«Nella sala fitness potrebbe non essere così, ma negli spogliatoi e nei bagni, è sicuramente un’area riservata agli individui dello stesso sesso!»

«Ho detto che io–!»

Ignorandolo, Ayan pose una domanda a Namo come se non ci fosse Akk lì in piedi e lo guardò intensamente. 

«Allora, perché ti stai allenato così tanto da svenire?»

La persona che era stata interrogata abbassò il volto tenendo gli occhi bassi.

«Sei stupido?!» urlò anche Akk che desiderava sapere la risposta. Perché oggi ci sono solo cose che non vanno come previsto?!

«Ah… Io… voglio…» balbettò, ma prima di finire la frase, la voce si affievolì fino a diventare incomprensibile.

«Cosa!» gridò Akk.

Era come punzecchiare un punto affinché anche l’altra parte emettesse un suono più forte.

«Voglio essere un prefetto!»

Akk lo fissò con gli occhi sbarrati, meravigliato, poi Namo alzò le mani e gli scosse le braccia. 

«Davvero, Akk. Hai detto che sono piccolo e stupido, che guardo il mondo troppo positivamente. Adesso sto cercando di sviluppare una bella figura, di provare a leggere libri e poi guardare film horror…»

«Sei pazzo!» esclamò Akk, cacciando via il braccio. 

 «Guarda bene, non importa quanto ti alleni, non sarai mai più alto di così! In realtà, non parlare nemmeno di ‘allenarsi’, appena corri per un po’, sei già senza fiato e svieni! E tu vorresti unirti alla squadra dei prefetti?!»

Namo sbuffò e abbassò di nuovo lo sguardo. Quando serrava le labbra, i suoi denti d’acciaio facevano sembrare la sua bocca aguzza e affilata.

Akk sospirò: «Rinuncia a questa stupida idea. Anche se corri fino alla morte…»

«Non sei un po’ troppo cattivo e con una visione un po’ troppo ristretta?» la voce di Ayan lo interruppe.

I suoi occhi scuri, grandi e marroni, fluttuavano quasi a metà delle palpebre, facendoli sembrare diversi e difficili da decifrare. Stava fissando Akk con uno sguardo duro come la pietra, e le sue sopracciglia scure erano leggermente tese, formando una ruga sulla fronte.

«Non sei mai stato in questa posizione.» disse Akk. C’era ancora un’altra cosa da dire, ma rimase bloccata sulla punta della lingua: Non hai mai avuto un vero amico né hai interagito con le persone della scuola, sia in quella vecchia che in quella nuova. «Non sai nulla!»

«Quello che so è che ognuno ha il proprio potenziale.» immediatamente ribatté. «E nel regolamento per l’accettazione dei prefetti, probabilmente non c’è scritto ‘Idiota’….» Alla fine decise di imitarlo deliberatamente. «È solo una questione di essere attraenti o di altezza, o di guardare il mondo in modo pessimistico come in un film di Hitchcock e puoi ottenere tutto?»

«Cos’è Hitchcock?» intervenne Namo, ma a nessuno importava.

«Ma ora sono io il presidente.» rispose Akk, fissandolo con uno sguardo altrettanto arrogante. Stava per alzare la voce di nuovo, ma si trattenne perché stava perdendo il controllo: «Quello che dico è un ordine!»

«Facista!»

«Sono fatti miei!»

Namo si grattò la fronte fino ad allargare la frangia. «Cos’altro è il fascismo?»

«Namo.» Ayan si voltò a guardare invece gli occhi della persona che si era appena ripresa, fissandolo come per ipnotizzarlo. «Akk non lo accetta, ma io si. Questo lunedì andiamo e diciamo all’insegnante che vogliamo aprire un nuovo club. Svolgeremo lo stesso ruolo del dannato club di questo prefetto idiota. Ma riformeremo completamente il sistema e le regole. Vedrai in quale forma sarà più accettato!»

Non sapeva se a causa di quella voce arrabbiata e del bagliore nei suoi occhi, ma Akk perse la testa.

Certo, anche se aveva sempre creduto fermamente nella carica di prefetto fino ad ora. Adesso è chiaro che quasi nessuno a scuola lo apprezza.

O è davvero come che ha detto questo bastardo?

Se riesce a organizzare un club per combattere e ottenere davvero successo, allora sì, potrebbe accadere!

Prima che la paura aumentasse, Namo pose fine a tutto.

«No!»

Akk sentì che il suo cuore si era rilassato, diventando due volte più grande del normale.

«Voglio essere un prefetto nello stesso team di Akk e vorrei essere più amico del suo gruppo.»

Akk alzò le sopracciglia e sorrise mentre guardava Ayan per farlo sentire a disagio, perché sapeva che non ci sarebbero state molte occasioni in futuro.

Ayan aveva un’espressione truce sul volto. Probabilmente ti senti come mi sono sentito sempre io!

«Allora fai come vuoi!» disse Ayan, ficcando l’inalatore nella mano di Namo, si alzò e se ne andò.

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