LOVE UPON A TIME – CAPITOLO 1

Fenomeno

Anche se era il venerdì mattina che tutti aspettavano, poiché il giorno dopo avremmo avuto una pausa, un momento di riposo dopo aver studiato duramente per tutta la settimana, ero seduto sotto il portico dell’edificio e non mi sentivo così felice come avrei dovuto. La causa era il voto annunciato nella classe appena conclusa. Il mio voto al test era stato più basso del previsto, lasciandomi così emotivamente svuotato da non voler fare nulla.

«Vedi? Ti ho detto che la tua fortuna sta scomparendo, devi fare dei meriti e consultare qualche oroscopo, ma non mi hai creduto…» La voce risuonò di Thi seduto dal lato opposto.

«Cosa c’entra questo con gli oroscopi?» 

«Perché non dovrebbe essere rilevante? Quando le persone sono sfortunate, tutto peggiora.  È proprio come quello che ti sta accadendo ora.» La strana ragione del mio amico mi diede un mal di testa lancinante, ma ero troppo pigro per discutere quindi lasciai perdere.

«Dai, un solo test non farà scendere troppo il tuo voto finale, al massimo solo di 0.1.» Thi doveva aver intuito che ero davvero serio, quindi aveva smesso di tormentarmi e mi aveva accarezzato la testa con il dorso della mano per confortarmi. Poi con l’altra mano sollevò un bicchiere di soda e lo bevve con un’espressione rilassata.

«Sei molto tranquillo.» Guardai con invidia il ragazzo che aveva ottenuto un voto inferiore del mio, ma aveva ancora un comportamento rilassato.

Thi non prendeva mai nulla sul serio nella vita, compreso lo studio. Non si preoccupava di ottenere buoni voti e diceva che bastava laurearsi. Ma poteva permetterselo perché la sua famiglia era ricca. Una volta finiti gli studi, sarebbe tornato ad aiutare l’azienda di famiglia. Non era come me che dovevo fare affidamento sui voti per cercare lavoro. Inoltre, la competitività tra i neolaureati era molto alta. Come potevo non pensare troppo?

«Beh, impara a comportarti come me a volte. Non essere così serio. Puoi trovare delle scuse la prossima volta. A proposito, gli studenti del secondo anno hanno già finito?»  

Gli occhi sottili di Thi scrutavano in giro, cercando di trovare l’obiettivo per cui si era rifiutato di tornare a casa dopo la fine delle lezioni.

«Mancano dieci minuti o giù di lì. Poco fa Pan mi ha avvisato che l’insegnante avrebbe finito in ritardo.» 

«Come può un professore insegnare oltre l’orario prestabilito? Che cosa inutile.» Thi fece una faccia stanca. Prese del ghiaccio nel bicchiere e lo masticò con forza per alleviare la noia.

«E tu perché stai seduto qui ad aspettare? Le lezioni sono finite, torna a casa.» 

«Sono seduto qui solo per aspettare come tuo amico. Non vorrei che ti sentissi solo. Sono un buon amico, sai?» Si voltò e mi rivolse un sorriso finto. Sbuffai e guardai il ragazzo che si comportava come un amico migliore di quello che era, sapendo le sue vere intenzioni.

Beh, avevo portato a Pan degli appunti,Thi, invece, era ansioso di flirtare con il mio nong, ma non aveva esitato a comportarsi come un buon amico sedendosi lì ad aspettare e a chiacchierare per ammazzare il tempo, anche se io non volevo. Ad essere onesto, ero anche rimasto sorpreso dalle azioni del mio amico.

Il Thitach che avevo conosciuto al primo anno sembrava una persona che non voleva nemmeno una relazione seria. L’avevo visto parlare continuamente con varie persone e non aveva fatto sul serio con nessuno fino all’anno scorso, quando al secondo anno avevamo prestato servizio come senior in un’attività ricreativa per matricole.

Quella fu la prima volta che Thi incontrò Pan. Avevo visto il mio amico fissare quel ragazzino carino mostrando piena curiosità. All’inizio pensavo che volesse seguire semplicemente il corso delle cose, quindi non mi era importato troppo. Fino a quando Pan non era stato sorteggiato come mio codice junior, così avevo detto a Thi di non scherzare con lui. Conoscevo le abitudini del mio amico, quindi avevo paura che loro due avrebbero avuto problemi in seguito e non avrebbero potuto nemmeno guardarsi in faccia l’un l’altro, ma la risposta di Thi mi aveva sorpreso.

«Non sto scherzando con lui, sono serio. Mi piace il tuo codice junior. Mi piace molto dal primo giorno che l’ho visto. È stato amore a prima vista.» 

Ricordavo ancora la sua voce ferma e il suo sguardo sincero nei suoi occhi che era andato oltre le mie aspettative. Non capivo come le persone potessero essere attratte da qualcuno solo guardandolo negli occhi. A dire il vero, non mi fidavo del tutto delle parole del mio amico civettuolo, ma era passato più di un anno e Thi manteneva ancora la sua attenzione su Pan. Nei suoi occhi ora non c’era altro che lui.

Significa che l’amore a prima vista è reale, giusto? Semplicemente non è mai successo a me.

«Ehi, c’è una ragazza che ti guarda.» sentii il sussurro di Thi mentre giocavo sul telefono per ammazzare il tempo. Mi voltai a guardare nella direzione del suo sguardo e scoprii che c’era una ragazza con un viso carino che mi guardava. Quando incontrai i suoi occhi, sorrise timidamente. Ricambiai il sorriso in modo educato e mi rivolsi in fretta al mio amico con una leggera sensazione di disagio.

«Non ti piace? Penso che sia carina.»  

Thi stava ancora fissando quella giovane donna senza distogliere mai lo sguardo. Diedi uno sguardo feroce a Thi, cercando di farlo smettere di guardare, prima di tornare a concentrarmi sul gioco al cellulare.

Anche se non pensavo di essere così attraente, in passato c’erano state molte persone, sia uomini che donne, che mi avevano corteggiato. Ma che voi mi crediate o no, fino a ora non avevo mai avuto un fidanzato o una fidanzata. No, non avevo mai provato interesse romantico per nessuno, nemmeno durante il liceo. I miei compagni di classe avevano storie d’amore e relazioni, ma io non avevo mai avuto quel tipo di interesse per le ragazze. Quando raccontavo quella storia, la maggior parte delle persone rimaneva sorpresa.

«Non è ancora il tuo tipo, vero?» 

«Già.» 

«Non ti piacciono le donne. Non ti piacciono gli uomini. Non capisco perché non ti piaccia nessuno.»  

Thi era un’altra persona che mi faceva spesso quella domanda. Non lo sapevo nemmeno io. Non era che non volessi una ragazza, vedere altre persone con qualcuno accanto, mi faceva pensare di volere un partner come loro. Allo stesso modo, non ero chiuso in me stesso; non ero selettivo riguardo al genere della persona che si avvicinava a me, ma non c’era nessuno che mi facesse battere forte il cuore.

A volte pensavo segretamente di essere anormale perché non avevo mai provato niente per nessuno. O semplicemente non avevo incontrato nessuno che mi facesse sentire così…

«Non lo so. Semplicemente non sento niente.» risposi senza pensare. 

Come dovrei rispondere quando non so nemmeno io perché sono così?

«O forse sei ancora single perché hai promesso qualcosa a qualcuno?»  

Quella frase mi fece automaticamente alzare lo sguardo dallo schermo del mio cellulare e aggrottare le fronte verso il mio amico.

«Cosa intendi?» 

«Ho sentito dire che coloro che non hanno mai avuto un partner, in una vita passata hanno promesso a qualcuno che l’avrebbero amato in ogni vita. Ma quando muoiono, non si reincarnano nello stesso momento. Pertanto, rimangono single per molto molto tempo. Forse la tua anima gemella non si è ancora reincarnata.» 

«Non credo. La morte è la morte. La morte è la fine. Cos’altro dovrei fare con qualcuno?» 

«Ah, nella religione c’è il karma, no? Come le persone a noi vicine che si reincarnano e le rincontriamo perché abbiamo fatto merito insieme. Nella vita precedente è possibile promettere qualcosa a qualcuno e non ricordare.» Thi non aveva ancora rinunciato alla sua immaginazione. Bloccai lo schermo del telefono e lo guardai con occhi seri.

«Prima di tutto, puoi dimostrare che esiste una vita precedente?» 

«…» 

«Semplicemente non ho ancora incontrato qualcuno che mi piace. Tutto qui. Non ha niente a che fare con questo, in realtà.» 

«Beh, io sono fatto così.» Thi parlò trascinando la voce con uno sguardo leggermente contrariato perché non aveva trovato alcun argomento per ribattere. «Anche se non ci credi, non mancargli di rispetto. Non ne hai mai sentito parlare? Attento, lo scoprirai presto.» 

«Non ho mancato di rispetto a niente, semplicemente non ci credo. A proposito… Se la si incontra, si saprà se quello che è successo nella vita passata è vero o no?» domandai a bassa voce mentre sbloccavo il telefono per accedere ai social media. Thi si lamentò del fatto che ero testardo e mormorò che desiderava che incontrassi un fantasma dispettoso per spaventarmi.

Ok, ammetto di essere testardo su alcune cose. 

Forse era grazie all’educazione dei miei genitori, che non avevano mai limitato il mio modo di pensare, che credevo nelle mie idee; cioè, credevo nel buddismo, ma non negli spiriti e in tutta quella superstizione. 

Andavo al tempio e facevo meriti per avere la pace della mente e il desiderio di voler condividere ciò che avevo per aiutare gli altri. Non avrei mai pensato che fare meriti mi avrebbe portato in paradiso. Per quanto riguardava la questione di questa vita e dell’altra, era qualcosa che non poteva essere provata. E il destino, per me, era un riflesso delle mie stesse azioni.

Se le persone fanno buone azioni, riceveranno solo cose buone. Se fanno del male, otterranno in cambio lo stesso risultato. Anche se ci sono molte persone malvagie là fuori che sembrano prosperare, credo che non sia sempre così. Se oggi non subiscono le conseguenze, un giorno verranno punite in qualche modo, che sia dal punto di vista legale o spirituale. Tuttavia, se qualcuno crede nella ricezione di ricompense o punizioni nell’aldilà e se la scienza non può provarlo, è un suo diritto. Per quanto riguarda la fede, è una questione personale e non interferirò. E non le vedo come sciocchezze solo perché non condivido le stesse convinzioni.

Rimasi seduto al mio cellulare per un po’, prima che potessi sentire il mio nome venire chiamato da dietro. La figura di un ragazzino in uniforme universitaria camminava dritto verso di me, facendomi sorridere. Ma sembrava che la persona seduta di fronte a me stesse sorridendo più ampiamente di me.

«Ciao. Hai aspettato tanto? Il professore ci ha fatto uscire tardi, mi dispiace.» Il mio codice junior alzò le mani per salutarmi con rispetto e con un’espressione di scuse. Scossi la testa, ero sul punto di aprire la bocca per dire che andata tutto bene, ma poi la voce di Thi mi interruppe.

«Pan, ci sono anche io qui. Non mi saluti per niente?» 

«Oh, P’Thi ci sei anche tu? Perché non sei andato a casa?» 

«Volevo vederti.»  

Nonostante la sua freddezza, Thi continuava a sorridere e a strizzare l’occhio al ragazzo infastidito. Per quanto riguardava l’oggetto di quel flirt, alzava gli occhi al cielo mentre io, che ero il pubblico, ridevo.

Quei due erano così. Uno ci provava con tutto quello che aveva e l’altro lo schivava costantemente. Sembrava che non gli importasse, ma potevo vedere che probabilmente anche a Pan piaceva Thi. Voleva solo aspettare un po’ per esserne sicuro.

Ma ormai era passato più di un anno. Era tanto tempo. Il livello di credibilità di Thi doveva essere terribilmente basso per Pan.

«Ah, questo è il quaderno che mi hai chiesto. Oggi andrò a casa, nel caso in cui mi cercassi per restituirmelo. Scusa se la mia calligrafia è pessima.» Consegnai gli appunti al ragazzo più giovane, che sollevò le mani in segno di rispetto e prese il quaderno per aprirlo.

«Wow, la tua calligrafia è così bella. Grazie mille, Phi.» Pan mi ringraziò di nuovo. Mi fece un ampio sorriso mentre continuava a chiedere: «Allora, hai altre lezioni?» 

«No, andrò via con la macchina di Thi e scenderò alla fermata del bus.» 

«Neanche io. Pure io tornerò al dormitorio.» 

«Ti accompagno io, tu puoi prendere l’autobus da solo.» Dopo aver sentito Pan parlare in quel modo, Thi si affrettò ad approfittarne. Quando gli lanciai uno sguardo stanco, mi mise una mano sulla spalla e sorrise.

«Sto scherzando, ti accompagno. Ma Pan, siediti con me davanti, voglio avere una bambola carina davanti alla macchina.» 

«La bambola carina è P’Khun. Lascia che sia lui a sedersi con te e io mi siederò dietro.»  disse Pan. Thi mi guardò, poi si sfregò le braccia avanti e indietro come se fosse terrorizzato.

«Ah?! Lui, una bambola? Se lo fosse, sarebbe Chucky o Annabelle.» 

«Annabelle, tuo padre!» Alzai la mano per colpirgli la testa con impazienza, ma l’uomo più alto riuscì a scappare.

«Cosa hai detto, P’Thi? Dov’è Annabelle? P’Khun è molto carino, con i suoi grandi occhi, la sua bocca carnosa e il suo viso dolce.» sostenne invece Pan. Thi mi guardò di nuovo, scuotendo la testa.

«Pan, la faccia di quel bastardo è dolce, ma la sua personalità è fastidiosa.» 

«Tu non l’hai mai visto come lo vedo io.» controbatté Pan.

«Beh, Pan, sei stato ingannato in qualche modo. La sua vera identità non è così.» 

«Sono fatto così, è solo che scelgo come agire in base a con chi sono.» Sollevai un sopracciglio verso il mio amico. Era una cosa normale che alcuni aspetti della personalità cambiassero a seconda delle persone con cui si parlava. Ad esempio, quando ero con Pan, che era un ragazzo più giovane ed era una brava persona, ero un bravo senior; ma quando ero con Thi, che era irritante, mi trasformavo anche io in una persona fastidiosa.

«Ah, bastardo bifronte.» Thi fece un respiro profondo prima di girarsi per parlare con voce dolce mentre invitava Pan a camminare, nel frattempo io mi allontanavo perché non volevo interromperli.

Il corpo alto ci condusse al parcheggio vicino alla mensa centrale. Quando sentii il forte rumore di sblocco, dovetti alzare le sopracciglia per la sorpresa. Vidi Thi camminare verso la portiera di una Benz bianca invece dell’Audi che guidava regolarmente.

«Hai comprato una macchina nuova?» 

«No, proprio ieri mio fratello ha avuto un problema, quindi ha preso la mia macchina per guidare.» 

«Hai un fratello?» chiesi mentre mi infilavo nel sedile del passeggero e lasciavo che Pan si sedesse davanti. Ci conoscevamo da quasi tre anni. Anche se non avevo mai sentito parlare molto della sua famiglia, avevo sempre capito che era figlio unico come me.

«Non è proprio mio fratello, è un cugino, il figlio di mio zio. Ha un anno più di me. Ehi, è bello?» Accese il telefono e mostrò la sua foto mentre il mio cellulare notificava un messaggio.

«Oh, bello.» Gli rivolsi uno sguardo disinteressato, concentrando la mia attenzione sullo schermo del mio telefono, che mostrava i messaggi del gruppo familiare.

«Sì, ma meno bello di me.» 

«Non è vero. Io dico che è molto più bello di te, P’Thi.» 

«Oh, perché l’hai detto, Pan? Sto già piangendo.» 

«Beh, dico sul serio. Bello, acuto, porta anche gli occhiali. Sembra un nerd figo e con gli occhiali.» 

«Paaan…»  

Thi trascinava la sua voce agitandosi mentre l’auto iniziava a uscire dal parcheggio. La conversazione dei due, che sembravano i miei genitori, lungo la strada mi fece scuotere la testa. Quando Thi mi portò sul posto, i due stavano ancora litigando tra loro.

«Buon ritorno a casa. Ci vediamo martedì.» 

«Sì.» Chiusi la portiera della macchina, salutai con la mano e mi misi in fila per aspettare che il bus partisse per casa mia. Il solo pensiero di tornare a dormire e di mangiare un pasto preparato da mia madre mi faceva gonfiare il cuore di gioia.

Non c’è posto più felice della propria casa.

**********

Tornai a casa a Chachoengsao poco prima che facesse buio e fui accolto con un pasto abbondante che avevo richiesto a mia madre. Passai tutto il sabato nella piantagione di mango della mia famiglia dietro casa ad aiutare i lavoratori a raccogliere la frutta che stava maturando. La mia casa aveva un frutteto di mango di circa cinque acri che apparteneva a mio nonno, che lo aveva dato a mia madre prima che fosse ordinato monaco. Fin da bambino correvo per il giardino arrampicandomi sugli alberi. Una volta tornato a svolgere le mie attività usuali, ritrovai l’atmosfera familiare che conoscevo bene. Questo mi aiutò a rilassarmi e ad alleviare un po’ il peso dello stress accumulato.

La domenica mattina il suono della sveglia suonò ancor prima che il cielo si facesse chiaro, invitandomi a uscire dal mio torpore. Nonostante fossi ancora poco entusiasta, non potevo evitarlo, quindi mi alzai di scatto per fare una doccia e cambiarmi prima di scendere ad aiutare mia madre a preparare il cibo dolce e salato che avremmo offerto a Luang Ta nel tempio.

Quando tutto fu pronto, i miei genitori e io lasciammo immediatamente la casa per incontrare altri parenti in un tempio non lontano da casa nostra, dove Luang Ta alloggiava.

«Ehi, come va? Non ci vedevamo da tanto tempo. Sei diventato un ragazzo così bello.» La voce di una donna di mezza età mi salutò mentre la mia famiglia entrava nel padiglione, che era pieno di gente del quartiere venuta per fare meriti e offerte.

«Ciao, zia Orn.» Alzai le mani per rendere omaggio alla sorella di mia madre e sorrisi rispettando le buone maniere, ma in cuor mio non potevo fare a meno di essere annoiato.

Ogni anno, in occasione del compleanno di Luang Ta, tutti i suoi figli, cioè i miei zii, le mie zie e mia madre, si riunivano regolarmente al tempio per rendere merito. Non avrei avuto pregiudizi contro le riunioni di famiglia se non fosse per il fatto che alle mie zie e ai miei zii piaceva parlare in modo offensivo o immischiarsi in questioni personali come…

«Non sei troppo magro? Sei già uno scheletro che cammina. Come mai ai giovani di questi tempi piace mettersi a dieta fino a diventare così magri? E guarda il colore della tua pelle, è così pallida. Non capisci l’importanza del sole?» Prima che potessi finire la mia spiegazione, una voce che criticava il mio aspetto volò nel vento.

«In questo momento ho molto lavoro, quindi ho perso peso. Non sono a dieta.» risposi seccamente, stabilendo segretamente un contatto visivo con i miei genitori disperati. Mio padre mi rivolse uno sguardo per impedirmi di dire qualcosa, quindi dovetti tacere.

«Allora, cosa stai studiando? Stai studiando inglese, vero?» 

«Si, è un po’ pesante in questo momento.» 

«Mio figlio studia medicina, ed è anche molto difficile. Non torna affatto a casa. Se puoi ancora tornare a casa, significa che devi avere più tempo libero di tuo cugino. Studiare una lingua non è faticoso come fare il medico.»

«…» 

«Non hai studiato scienze al liceo? È un peccato. Perché non sei andato a studiare medicina? Dopo aver completato il corso di lingue, cosa farai con uno stipendio basso? È solo difficile.» Zia Orn non aveva ancora smesso di essere irritante. Mia madre, che era accanto a me, cominciò a sentirsi in imbarazzo, e io, la persona criticata, iniziai ad avere la mente annebbiata.

Parla delle stesse cose da quando ero al primo anno, e ora sono al terzo. Quando finirà?

Stavo per aprire la bocca per rispondere. Fortunatamente, il marito di zia Orn parlò per primo, quindi la zia distolse la sua attenzione da me e si voltò a salutare i miei genitori, mentre io, di nascosto, emisi un profondo sospiro.

Ecco perché non mi piacevano le riunioni di famiglia, perché ad alcuni parenti piaceva farsi gli affari degli altri, come zia Orn. Era davvero una persona gentile, ma non mi piaceva quando parlava in modo offensivo, confrontando suo figlio a me. È la mia vita, sai? Scelgo io quello che voglio studiare. È un mio diritto.

«Andiamo da Luang Ta. Puoi aiutarmi a portare il vassoio del cibo?» chiese mia madre dopo che tutti i parenti si erano riuniti. Dopodiché ci aiutammo a vicenda a portare il cibo e le offerte da dare ai monaci ed entrammo nel padiglione.

Da quando mia nonna era morta, mio ​​nonno aveva distribuito l’eredità tra i loro figli e si era  poi fatto ordinare monaco da prima che io potessi ricordare. Dato che il tempio era vicino a casa mia, i miei genitori mi portavano a fare meriti e spesso parlavano con Luang Ta. Quindi lo conoscevo molto bene e lui stesso mi dava molto affetto, ma la sua gentilezza era accompagnata dal bastoncino usato con l’acqua santa che Luang Ta colpiva fortemente sulla mia testa…

«Come stai? Non ti ho visto ultimamente.»  

Dopo aver offerto del cibo e aver parlato per un po’, la voce rauca di un vecchio monaco risuonò, così congiunsi le mani in segno di saluto e rivolsi un sorriso a Luang Ta prima di rispondere educatamente: «Ultimamente ho studiato un po’ troppo, Luang Ta. Raramente torno a casa. Ma durante la pausa del semestre, tornerò più spesso a trovarti.» 

«Solo guardandoti, sembra essere pesante.» Gli occhi torbidi per la vecchia età di Luang Ta mi fissavano, come se potesse vedere chiaramente tutto nella sua mente.

Anche se mio nonno aveva più di settant’anni, sembrava una persona ancora forte che solo recentemente era andata in pensione. Era molto rispettato dagli abitanti di quella zona, perché ogni volta che prevedeva il futuro di qualcuno, si realizzava sempre. Le persone gli avevano persino chiesto aiuto per vedere tutto il loro futuro, ma non aveva mai approfittato di quel ruolo. Aveva solo avvertito della cattiva sorte. Quanto a me, c’era stata solo una volta, quando ero bambino, che mi aveva fatto una predizione. Dopo di che non lo fece mai più. Probabilmente sapeva che non ero superstizioso, ma non mi aveva mai condannato.

Poco per volta, ci riunimmo tutti. La conversazione durò parecchio, finché non arrivò quasi il momento di salutarci. Tutti salutarono e si congedarono. Stavo per uscire per raggiungere i miei genitori e i miei parenti che erano fuori dal padiglione per parlare, ma poi una voce rauca risuonò: «Nakhun.» 

«SÌ?» 

«Vieni più vicino a me.» 

Mi avvicinai come richiesto. Ero un po’ sorpreso dal fatto che Luang Ta mi avesse chiamato con il mio vero nome, che lui stesso mi aveva dato. Aveva detto che tutte le cose buone come l’amore e la felicità sarebbero state con me. I miei genitori erano d’accordo sul fatto che il nome avesse un buon significato, quindi lo usavano da vent’anni.

«Sì, Luang Ta.» 

«È quasi ora.» disse all’improvviso Luang Ta. Ero così perplesso da non riuscire a cogliere l’inizio e la fine.

«SÌ?» 

«Ultimamente, la tua fortuna non è buona. Stai avendo sfortuna. Ti succederanno molte cose durante questo periodo, ma non saranno sempre cattive. Sei nato con un filo che ti lega, devi essere tu a risolverlo.» 

Questa volta rimasi completamente sbalordito. L’ultima volta che Luang Ta mi aveva fatto una predizione del futuro era stato dieci anni prima. In quel momento, mi ricordai che anche quella volta aveva detto qualcosa del genere, ma non l’avevo mai preso sul serio…

«Ma immagino che tu non ci creda…» 

«…» 

«Ti dico solo che durante questo periodo devi prenditi cura di te stesso. Fai qualche preghiera e non metterti nei guai, capito?» 

«Sono un bravo ragazzo. Non ho mai sbagliato, Luang Ta.» borbottai sottovoce e fui ricompensato dal bastoncino dell’aspersione dell’acqua santa che mi colpì in testa con un forte schiocco.

«Niente affatto. Ricordo ancora quando sei caduto da un albero di mango nel tempio e ti sei rotto una gamba, piangendo e urlando molto forte.» 

«A quel tempo, ero ancora un bambino.» Mi strofinai leggermente la testa e borbottai per trovare una scusa.

Luang Ta rise sommessamente mentre prendeva la corda sacra al suo fianco. «Dammi la mano. Ti darò la mia benedizione.» 

La buona volontà del nonno non mi fece osare contraddirlo. Tesi la mano davanti a lui in modo che le mani tremanti del vecchio monaco potessero legare il filo sacro.

«Non toglierlo, capito?» 

«Sì.» accettai. Luang Ta mi versò addosso dell’acqua santa ancora un paio di volte, poi mi chiese di aiutarlo a unirsi agli altri monaci.

«Ci è voluto un po’ per tornare. È successo qualcosa?» 

«Luang Ta ha legato il filo sacro per me, poi l’ho portato nel suo dormitorio, quindi ho impiegato un po’ a tornare.» risposi a mia madre senza dirle tutta la verità. Se avesse saputo che Luang Ta mi aveva detto che avrei avuto sfortuna per il resto della vacanza, mi avrebbe trascinato da un indovino per trovare un modo per allontanare la sfortuna.

Gli zii e le zie convinsero i miei genitori ad andare in un ristorante in riva al fiume, per sedersi e mangiare godendosi la brezza mentre chiacchieravano. I miei genitori furono d’accordo, quindi seguii la mia famiglia fino alla macchina. Non potei fare a meno di guardare il padiglione del tempio che avevo appena lasciato.

Non avevo mai creduto nella fortuna o nella superstizione, ma non sapevo perché questa volta le parole di Luang Ta avevano causato preoccupazione come mai prima d’ora. Forse era perché era il mio vero nonno, qualcuno che rispettavo. Mi aveva avvertito con buone intenzioni, senza secondi fini, a differenza di alcuni indovini che avevo incontrato a cui piaceva chiedere compensi per l’esorcismo.

Scossi un po’ la testa, ritrovando la mia sanità mentale. Salii sull’auto che mio padre aveva già messo in moto e mi stava aspettando, mentre rimuginavo.

Non importa, perché preoccuparsi? Basta stare attenti tutto il tempo è sufficiente.

**********

Durante il pranzo, non mi sentivo molto felice. Anche se il cibo era delizioso e il clima era piacevole, le conversazioni dei parenti mi mettevano sotto pressione e mi facevano perdere l’appetito. Ero già abbastanza stressato e dovevo ancora sopportare di sentire le loro critiche, ma per salvare la reputazione dei miei genitori dovevo forzare un sorriso per rispondere, anche se volevo alzarmi da tavola.

«Non portare rancore a tua zia. Ha buone intenzioni.» Mia madre mi confortò quando tornammo alla macchina. La guardai seduta sul sedile anteriore e sospirai forte in risposta, così mia madre si allungò e mi strofinò delicatamente la testa.

«Non ascoltare, non stressarti, figliolo. Per tua madre e tuo padre, sei il migliore.» 

«Grazie.» Fui in grado di sorridere quando sentii le lodi dei miei genitori. Loro non mi avevano mai costretto a fare nulla, mi avevano solo dato avvertimenti e consigli, lasciandomi prendere le mie decisioni. Mi facevano sentire molto più fortunato dei miei cugini. Specialmente rispetto al figlio di zia Orn, che aveva dovuto seguire un corso speciale per entrare in medicina. Ogni volta che ci vedevamo, si lamentava sempre con me.

La nostra vita non era nostra se dipendeva dal mandato di altri. Anche con buone intenzioni, lo trovavo comunque deprimente.

Tornammo a casa nel tardo pomeriggio, andai a letto e giocai per tanto tempo, facendo zapping sui social. Mia madre era uscita di nuovo di casa per partecipare a una riunione del liceo. I miei genitori erano amici dai tempi del liceo e avevano deciso di uscire insieme proprio durante quel periodo. Dopo la laurea si erano sposati e mi avevano avuto come unico figlio. Pensavo che fosse un bellissimo rapporto.

Quando in tutta la casa c’ero solo io, il vuoto mi faceva sentire sempre più placido. Essere un figlio mi metteva sotto pressione. Anche se ero completamente amato, anche questo veniva con la solitudine. Non avevo fratelli maggiori a cui chiedere consiglio e dovevo anche sedermi e pensare molto se potevo o meno prendermi cura dei miei genitori comodamente in futuro.

Ad essere onesto, non avevo obiettivi nella mia vita in quel momento. Avevo scelto di specializzarmi in inglese solo perché non ero molto interessato alla scienza e i miei voti in inglese erano buoni. Ma quando mi chiedevano cosa volevo fare dopo la laurea, cosa pensavo di fare, non sapevo rispondere nemmeno io.

Il suono di canti e balli dagli altoparlanti riempì tutta la casa e mi arrivò nelle orecchie, disturbandomi e stressandomi. Aggrottai la fronte e mi avvicinai alla finestra per chiuderla e bloccare la musica, il che non aiutò a rendere il suono più lieve, ma cosa fare? Avevo sentito che il figlio del vicino aveva appena superato un esame, quindi avevano organizzato una festa per festeggiare. In una buona giornata come quella, non riuscivo a convincermi a dirgli di abbassare il volume e rovinare l’atmosfera. In realtà, non era così brutto. Ero solo una persona a cui non piaceva il rumore.

Uscii di casa, salii sul mio motorino per fare della spesa e comprare qualche lattina di birra per cena. Quando tornai a casa, mi feci la doccia e mi misi una maglietta e dei pantaloni della tuta, poi mi sedetti e mangiai carne di maiale saltata in padella con basilico e birra pensando a questo e quello.

Volevo prendermi cura dei miei genitori e avere un lavoro stabile. Tuttavia, come era noto, le condizioni economiche nel nostro Paese non erano favorevoli e il livello di concorrenza nel mercato del lavoro era esorbitante. Se i miei voti non fossero stati ottimi, sarebbe stato molto difficile ottenere quel primo lavoro retribuito in modo dignitoso.

E i miei voti sono di nuovo scesi. Dannazione.

Il tempo passò fino alle tre di notte. I miei genitori non erano ancora tornati a casa. La musica dalla casa dall’altra parte della strada non accennava a finire. La mia coscienza cominciò a essere confusa dall’alcol. Normalmente non bevevo alcolici o birra tranne quando ero stressato. Siccome non ero un ribelle, bastavano tre lattine di birra per farmi arrossire e ubriacare.

«Così rumoroso…» sussultai mentre la musica del karaoke continuava a suonare. Il mio corpo era così caldo che mi dava fastidio, quindi decisi di alzarmi. Con una mano tenevo una lattina di birra e con l’altra cercavo di tenermi in equilibrio mentre barcollavo verso la porta.

L’incoscienza può sempre portare le persone a fare cose strane. Invece di scegliere di camminare per accendere il condizionatore d’aria, decisi che la fresca brezza notturna avrebbe contribuito notevolmente ad alleviare il mio calore corporeo. Ma quando uscii di casa, anche il rumore proveniente dalla casa dall’altra parte della strada divenne più forte.

Feci schioccare la lingua per la frustrazione. Mi guardai intorno prima di alzarmi e dirigermi verso il giardino di mango dietro casa.

Al momento non stavo pensando a niente, volevo solo trovare un posto tranquillo dove stare da solo con me stesso.

Se non fossi stato un esperto del settore, entrare in quel giardino buio mi avrebbe portato a capofitto nel fosso. Ma vivevo lì da quando ero nato e l’ubriachezza non mi impediva di camminare in giardino. Più andavo in profondità, più la musica diventava tranquilla. Tra gli alberi, il tempo era fresco e confortevole, così, ubriaco, mi sedetti alla base di un albero e bevvi tutta la birra che era rimasta.

Guardai in alto. Dal mio punto di vista, il cielo era parzialmente oscurato da rami e foglie. Ma era ancora evidente che si mescolava al colore cremisi delle nuvole di pioggia che erano insolitamente rosse e oscuravano l’intero cielo, rendendo invisibili la luna e le stelle.

Ah, ho visto che hanno condiviso sui social media che stasera ci sarà un’eclissi lunare, quindi non c’è da stupirsi che il cielo stia diventando sempre più scuro.

I dintorni erano stranamente silenziosi, con quasi nessun suono di grilli. Ma io, che non ero cosciente al 100%, presi la birra e la bevvi tutta. Avevo intenzione di sedermi al vento per un po’ e poi tornare a casa, ma la fresca brezza che soffiava sul mio corpo rendeva le mie palpebre sempre più pesanti. Alla fine mi addormentai senza rendermene conto.

«Laggiù!» 

Un forte rumore in lontananza riecheggiò nelle mie orecchie, svegliandomi. Aprii gli occhi assonnato, sbattendo le palpebre diverse volte, cercando di adattarmi alla luce intensa del mattino.

A prima vista, rimasi sbalordito e scioccato nell’aprire gli occhi per scoprire che ero sdraiato su un terreno erboso irregolare. Ma poi mi ricordai che avevo bevuto birra la sera prima fino ad ubriacarmi e che mi ero addormentato accidentalmente in giardino.

«Ti ho trovato!» 

Quando alcune persone strane mi circondarono, il mio cuore, che aveva già un battito irregolare, iniziò a battere a un ritmo ancora più veloce.

«Khun Klao, eccola!» 

«…» 

Aspetta… Ricordo di essere andato nel giardino di mango dietro casa. Se dovessi incontrare qualcuno, dovrebbero essere gli zii, le zie e i lavoratori che conosco, non questi estranei.

«Than Okya* e Than Muen hanno ordinato ai servi di cercarvi per diversi giorni. Dove siete stato? E il motivo… perché vi trovate qui nella foresta? Per favore, raccontate.» mi chiese un giovane con un tono di sollievo e paura. Ero stupefatto da un dolore lancinante alla testa che era un ostacolo alla composizione dei miei pensieri. Ma anche se lo avessi sopportato, probabilmente non mi avrebbe aiutato a capire cosa stava per succedere.

*(N/T: la parola “Okya” è usata come titolo di persona in modo rispettoso. Le persone usano comunemente e colloquialmente le persone di rango superiore, come Okya, Phra, Luang, ecc.)

Di fronte a me c’era un gruppo di uomini che sembravano avere probabilmente la mia età, ma indossavano perizoma, senza camicia e avevano i capelli pettinati all’indietro, alcuni avevano anche i denti neri. Era come se fossero appena usciti dal set di un dramma in costume.

Non erano solo i loro vestiti ad essere strani, ma il modo in cui parlavano sembrava estremamente strano. Tenevano in mano quelle che sembravano spade, alcuni mi guardavano con sollievo, altri con occhi seri.

E proprio ora, come mi hanno chiamato? Khun Klao?

Non riuscivo a parlare, mi sedetti e li guardai parlare. Alcune persone urlarono ai loro coetanei in gergo obsoleto. Più li guardavo, più mi sembravano strani.

Sebbene fossi ubriaco, ero ancora abbastanza cosciente da ricordare di essere entrato decisamente nel giardino di mango dietro casa. E la piantagione di mango a casa mia non aveva una troupe di riprese per un drama storico che chiedeva di usare la location per delle riprese. E chi sono queste persone…?

«Khun Klao, Khun Klao, per favore.» Il giovane mi aveva anche chiamato ripetutamente con il nome di qualcuno che non conoscevo. Avevo la gola secca e il cuore mi batteva così forte che quasi mi usciva dal petto. Il mio istinto urlava che non era normale.

Avevo letto romanzi e guardato drama in cui il protagonista tornava indietro nel tempo a un’epoca passata. C’erano molte trame come questa e avevo sempre pensato che fosse solo una storia di fantasia di uno scrittore o di un drammaturgo. Ma ciò che stavo affrontando ora scosse gravemente la mia fede.

Ma no… non può essere… queste cose sono solo inventate. Forse non mi sono ancora svegliato. È solo un sogno. Non posso tornare indietro nel tempo…

Non sono davvero tornato indietro nel passato…

Avevo letto romanzi e guardato drama in cui il protagonista tornava indietro nel tempo a un’epoca passata. C’erano molte trame come questa e avevo sempre pensato che fosse solo una storia di fantasia di uno scrittore o di un drammaturgo. Ma ciò che stavo affrontando ora scosse gravemente la mia fede.

Ma no… non può essere… queste cose sono solo inventate. Forse non mi sono ancora svegliato. È solo un sogno. Non posso tornare indietro nel tempo…

Non sono davvero tornato indietro nel passato…

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When Nakhun said, “To be honest, I had no goals in my life at that time; I had chosen to major in English only because I wasn’t very interested in science and my English grades were good, but when they asked me what I wanted to do after graduation or what I thought I would do, I didn’t know the answer either”. It’s the same for me, too. I also chose English because I’m good at it. And I also don’t know what I will do after graduation. This paragraph clearly describes me.

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