ENCHANTÉ – CAPITOLO 4

Chi è Enchanté? (4)

_____________(≧▽≦)_____________

«Destino?»

Theo parlò incredulo, aggrottando leggermente le sopracciglia per la confusione, infatti, aveva una conoscenza piuttosto elementare della lingua thailandese, ma alcune parole non potevano davvero essere tradotte.

«Oh,non conosci bene il thailandese,» balbettò Phupha.

«Sì Phi, ci sono parole difficili che non riesco a tradurre bene,» rispose Theo.

«Bene, me ne vado per primo, non ti disturberò più,» disse l’altro con uno sguardo un po’ disinvolto sul viso.

«Ehm…»

«Come posso contattarti? Per fissare un appuntamento per prendere informazioni e preparare per gli esami,» disse Phupha che era sul punto di andarsene, ma quando se ne era ricordato, si era voltato a chiedere. 

«Oh,» disse Theo con un sorriso. 

«Dammi il tuo numero,» propose Phupha, mentre i suoi occhi si allontanavano da Theo che poteva sentire le sue gambe tremare, ma anche così, mantenne la sua postura seria. 

«Dammi il tuo cellulare, ti do il numero,» rispose Theo con un largo sorriso. Più lo guardava, più diventava divertente, più ampio diventava il suo sorriso. Phupha distolse lo sguardo ancora di più, poi Theo pensò che fosse divertente scherzare e sorridere con la persona di fronte a lui.

«Hmm…» Phupha prese il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo porse a Theo facilmente.

«Allora vado prima io.» Theo si strinse nelle spalle, sorridendo ancora una volta e restituì il telefono al proprietario, che si rifiutò di guardarlo negli occhi.

Theo si limitò a ridere in cuor suo, ma mostrò una faccia tenera. Pensandoci per un po’, gli sembrava che quella scuola fosse più divertente di quanto pensasse all’inizio. 

«Buona fortuna*!» Phupha salutò, ma poi chiamò nuovamente Theo.

*[N/T: La parola originale è chôhk dii che è un modo amichevole per dire addio, chôhk dii significa buona fortuna.]

«Sì?» Theo si voltò con uno sguardo interrogativo.

«Posso contattarti con Line, giusto?» Chiese Phupha con la sua faccia leggermente rossa.

«Provaci, Phi, non sono sicuro se risponderò.» Theo gli rivolse un altro ampio sorriso prima di dargli le spalle e scendere per le scale di buon umore, fischiò allegramente mentre entrambi i suoi piedi si stavano dirigendo verso la biblioteca che era la sua meta in quel momento.

*********

«La tua tessera studentesca.» 

Una voce risuonò, mentre stava per entrare nella biblioteca. Voltandosi a sinistra e a destra, vide in piedi accanto a lui il bibliotecario, un uomo sulla trentina, posto vicino alla porta. Theo prese la tessera dello studente dal portafogli e toccò la macchina da cui penzolava un lungo pezzo di carta. 

La macchina emise un forte rumore, come se fosse una stampante, poi la carta attaccata alla macchina scivolò verso il basso mostrando il suo numero di tessera dello studente.

«È normale?» Theo si voltò per chiedere al bibliotecario, e l’uomo annuì con la testa, prima di tendere la mano verso la biblioteca.

L’atmosfera alle cinque del pomeriggio era abbastanza tranquilla, per lo più gli studenti erano in mensa o nel patio, c’erano poche persone in questa zona.

«Sì,» rispose brevemente l’altro.

«Dov’è l’area dei libri thailandesi per stranieri?» Domandò Theo timoroso, chiedendosi se quei libri esistessero, non era certo che ci fossero perché quella non era una scuola internazionale.

«Vai direttamente all’estrema sinistra sullo scaffale, c’è una lista scritta vicino all’area dei libri di testo di lingua,» disse il bibliotecario.

«Grazie.» Theo chinò la testa in segno di ringraziamento prima di seguire le istruzioni,

percorse un corridoio fiancheggiato da molti tavoli da lettura.

Alcuni degli studenti si voltarono a guardarlo con interesse, ma lui non riuscì a fare altro che continuare a camminare perché non conosceva nessuno.

«Ufff.» Tirò un sospiro di sollievo quando vide che c’erano dei libri tailandesi nell’angolo per gli stranieri e che nessuno era seduto in quella zona. 

Era considerata l’area della biblioteca che raccoglieva tutti i libri stranieri. Era tranquillo e isolato, quindi nessuno avrebbe interferito. Prima di ritirare i di libri di testo che suo padre gli aveva ordinato di leggere, guardò annoiato i titoli e poi li mise sul tavolo.

Quando aprì l’indice, la sua bocca si mosse e seppellì la faccia nel libro con fatica.

Il liceo thailandese era molto meglio del previsto, ma ciò non gli impediva comunque di pensare alla Francia. Anche se non era una persona che aveva molti amici, almeno aveva  lasciato un amico che avrebbe potuto anche chiamare vicino.

Qui, Akk, era stato il primo amico, ma sarebbe stato l’unico che avrebbe avuto nella sua scuola? Non lo sapeva ancora, ma si sentiva fortunato ad avere Akk, almeno l’aveva salvato dalla sensazione di galleggiare da solo in mezzo al mare. 

Guardò l’indice del libro intitolato “Thai Language 101” che era assolutamente noioso. Cercò di iniziare a leggere qualcosa nel libro, ma visto lo spessore di esso, poteva solo guardalo con disgusto.

Era vero che sapeva comunicare abbastanza bene in thailandese, ma per quel che riguardava usare frasi lunghe o scrivere parole era molto difficile, aveva provato a cambiare la sua postura mentre guardava il libro. Era sicuro di non essere poi così male con la lingua, sperava almeno che, grazie al suo cognome, gli insegnanti avrebbero avuto un occhio di riguardo per lui.  

Dopo un momento, girò le pagine del libro fino alla fine. Socchiuse leggermente gli occhi prima di mostrare un sorriso malizioso quando vide le pagine e il testo nel grande libro, tirò fuori una penna dalla tasca e mise la mano destra sulla penna con l’intenzione di scrivere sul libro.

Scrivere!

Il modo migliore per esercitarsi a scrivere è proprio scrivere.

Voglio usare il foglio di carta alla fine del libro per mettere il mio pensiero per iscritto.

Non c’è giusto o sbagliato, il libro mi chiede di scrivere, di usarlo e di parlare….

Theo chiuse il libro dopo aver scritto con un lungo sospiro, decise di riporlo di nuovo sullo scaffale. Cercare di capire il libro di lingua thailandese sarebbe una questione per il giorno dopo. 

Il giovane prese la sua borsa e se ne andò senza nemmeno iniziare a leggere un solo capitolo.

«In ogni caso, papà non sa cosa ho letto o no, tutto quello che può fare è seguirmi per vedere se sono davvero arrivato in biblioteca, tutto qui.» 

Theo si strinse leggermente nelle spalle prima di varcare la soglia della biblioteca.

************

«Studiare è divertente, Khun Nu.» Sentì una frase familiare dal vecchio autista quando aprì  la portiera della macchina il giorno dopo davanti alla scuola.

Theo si voltò e sorrise leggermente, ma non disse nulla in merito.

«Buona fortuna, zio.»

Theo rise con un sorriso amichevole e prese la borsa dal suo fianco prima di uscire dall’auto, annoiato.

Era arrivato a scuola molto presto, non erano ancora le 7. Il giovane si mise la sua borsa sotto il braccio e mise le mani nelle tasche dei pantaloni cercando un paio di cuffie.

«Stai attento!»

Un forte urlo risuonò in lontananza non lontano da lui, senza nemmeno voltarsi. Voltandosi a guardarsi intorno, Theo alzò istintivamente la mano sinistra per ripararsi la faccia e il suo movimento sembrava abbastanza riuscito, perché in una sola frazione di secondo una palla colpì la mano sinistra che aveva alzato.

«Sei ferito, Nong?»

Sentendo il suono di qualcuno che correva e gridava in lontananza, Theo abbassò lentamente la mano e vide correre un giovane dalla pelle bianca e abbagliante direttamente verso di lui. Il ragazzo era vestito solo nella parte inferiore, con i suoi pantaloni da calcio.

La metà superiore luccicava di un colore bianco accecante, era piena di muscoli, arrotondati sulle spalle, a cui si abbinavano gli avambracci curvi e convessi per creare la forma delle due placche toraciche che si stagliavano, mostrando la fessura centrale come quella di una persona che si allenava regolarmente, inoltre c’erano tre paia di bellissimi muscoli addominali ondulati che erano disposti in modo ordinato.

Si poteva dire che la faccia, terrorizzata dallo shock, appartenesse a un bell’uomo: gli occhi erano tondi, belli, il naso non troppo prominente e le sopracciglia scure avevano alcuni tagli e quella era una caratteristica unica che attirò anche la sua attenzione.

«No, mi sono protetto con le mani,» rispose semplicemente Theo.

«Scusa Nong, ho provato ad avvertirti, ma non sono riuscito ad arrivare in tempo,» disse l’altro tranquillamente.

«Va tutto bene, non sono ferito,» sorrise leggermente quando sentì le scuse.

«Sono contento che tu sia sopravvissuto!! Stavo giocando con i miei amici e abbiamo perso la palla. A proposito, la tua faccia mi sembra familiare.» L’uomo di cui non conosceva il nome parlò annuendo interessato.

«Sì?» Theo rispose confuso.

«Sei Nong Theo, il ragazzo dagli occhi azzurri che è molto famoso in questo momento.» 

L’interlocutore parlò con una faccia di uno a cui era finalmente venuto in mente il nome.

«Mi chiamo Theo, ma non sono famoso,» rispose con una secca risata alla fine della frase.

«Non sei famoso? Sei così famoso che la gente parla di quanto sei carino e che sei un ragazzo di razza mista dagli occhi azzurri.» Il proprietario del pallone da calcio parlò guardandolo negli occhi.

«Phi…» balbettò Theo.

«P’Wayo, mi chiamo Wayo,» sorrise l’altra persona, mostrando i suoi denti belli.

«P’Wayo, non giocherai di nuovo a calcio con i tuoi amici? Sembra che ti stiano chiamando.» Disse, mentre puntava il dito dietro Wayo. 

In quel momento il resto delle persone in campo, metà delle quali a torso nudo e l’altra metà no, iniziarono ad agitare le mani chiamandolo e alzando le mani per coprire la bocca, urlando per dire qualcosa che non potevano sentire.

«Wow, peccato, ogni volta che ti vedo, non ho mai la possibilità di parlare per molto tempo.» 

Wayo parlò con un sorriso all’angolo della bocca prima di alzare la sua palla per sostenerla tra il braccio e la vita, il movimento delle mani fece alzare lo sguardo a Theo e i suoi occhi si scontrarono con il suo bellissimo addome in forma, fino a quando non ingoiò accidentalmente la sua saliva e rapidamente distolse gli occhi dall’immagine che aveva di fronte.

«Il mare è più profondo di quanto pensassi,» Wayo sorrise ampiamente.

«Sì?» ripeté Teo.

«No, sto solo pensando che l’acqua del mare è molto più profonda di quello che pensavo.» Wayo alzò gli occhi al cielo.

«Oh, e hai paura? Pensavo sapessi nuotare,» ribatté Theo, inclinando leggermente la testa, regalando un sorriso all’angolo della bocca alla persona di fronte a lui.

Poi, decise di voltarsi e dirigersi verso la mensa come aveva originariamente previsto, senza voltarsi a guardare il giovano il cui nome significava ‘vento’.

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.