EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 26 (M)

Déjà Vu

-Mark Masa-

Le parole di Vee rimbombavano ancora nella mia testa anche se era passata più di una settimana. Quell’espressione triste e quegli occhi pieni di dolore continuavano a galleggiare nella mia mente anche se provavo a cacciarli via. Tra l’altro il proprietario della voce, anche se provavo a dimenticarlo, viveva ancora nel mio cuore.

Negli ultimi giorni, il suo dolce supplicarmi sembrava essersi completamente fermato, facendomi sentire inquieto e insicuro sul da farsi.

Quel giorno in cui mi aveva trovato con Nok, ero rimasto scioccato e non sapevo cosa dire. Avevo seguito i consigli di molte persone, avevo continuato ad ignorarlo per un altro mezzo mese, ma il mio desiderio per lui non era per niente diminuito.

Mi aveva fatto soffrire così tanto che non avevo resistito al desiderio di rendergli tutto il male ricevuto.

«Resterà qui seduto e distratto a lungo, signore?» Fuse mi salutò.

«Eh? Quale signore?» gli chiesi.

«Sono così stanco dell’atmosfera che ti circonda. In passato già eri apatico, ma ora sei ancora peggio. È come se vivessi nel tuo mondo oscuro.» continuò Fuse.

«Beh, se è quello che provi quando sei con me, allora non ci stare.» risposi e riportai la mia attenzione su ciò che stavo studiando.

«Pretendi di non essere preoccupato perché non è più venuto e te ne resti qui seduto ad aspettare.» disse Kam mentre si sedette.

«Aspettare?» chiesi.

«Stai aspettando P’Vee, giusto?» Fuse si sedette dall’altra parte e mi afferrò per la spalla. Lo guardai prima di allontanarmi.

Chi ha detto che lo sto aspettando…

Ero solo sorpreso di non averlo più visto da vicino di recente. Era iniziato tutto il giorno in cui era venuto a trovarmi, da allora ci eravamo visti soltanto di sfuggita al campus, ma quella persona che mi dava continuamente fastidio non era più venuta a trovarmi.

«Sto bene.» gli risposi così, anche se i miei stupidi occhi guardavano ancora la porta.

«Tieni il broncio a tuo marito tutto il tempo. Se lo avessi ascoltato solo un po’, non sarebbe andata così.» disse Kam, chiaramente stufo di me.

«Che marito?» Mi girai rapidamente per rispondere.

«Lo sai parlo di P’Vee… o forse sei tu il marito?» chiese, ma io alzai gli occhi al cielo.

Perché dovevano parlare di cose passate? Perché ogni pensiero doveva sempre portare a lui? Durante quel periodo, c’erano state persone che si erano avvicinate a me, ma nessuna di loro assomigliava a Vee. Parlavo con loro per cercare di dimenticare, come io stesso avevo detto di fare a Vee per dimenticare Ploy. Alla fine, non importava con quante persone parlassi, non mi facevano dimenticare chi amavo. Non era strano che non potesse dimenticare Ploy anche se stava parlando con me. Incontrare altre persone non era affatto servito a dimenticarlo. Se avessi dovuto abbracciare qualcuno, non lo avrei dimenticato. Se avessi dovuto guardare il viso di qualcun altro, il suo sarebbe apparso davanti ai miei occhi. Se mi avesse chiesto di tornare subito, non sapevo più cosa avrei detto.

Tutto quello che volevo era che ci provasse ancora una volta, solo un po’, ma ora era scomparso dopo solo un paio di settimane.

«È al terzo anno, quindi deve studiare sodo.» disse Fuse rivolgendosi a me. Finsi di essere occupato con qualcos’altro.

«Non è più interessato, prima cercava il nostro amico, ma ora studia e va a casa.»

«Come lo sai?»

«Oh! La pagina di P’Dew ovviamente.»

«Tutti conoscono bene la storia…» mi voltai verso i miei amici.

«Sì, la storia di Vee è conosciuta da tutti.» girai la testa perchè era inutile ascoltare pettegolezzi, era inutile parlare, proprio come oggi, l’attesa era inutile.

Le materie da studiare sembravano facili, ma proprio non riuscivo a comprenderle. Forse era perché non riuscivo a concentrarmi, perché continuavo a pensare troppo a qualcun altro; e non sapevo perché.

Potrebbe essere perché non sapevo dove fosse? O perché ero ansioso di sapere se stava bene o meno? O forse cercavo di indovinare con chi si trovava. Certe volte ero davvero meravigliato della mia stessa stupidità.

«Ci stai pensando anche adesso?» chiese Fuse.

«Penso… «

«Fuse.» prima che io potessi rispondere, qualcuno parlò, facendo alzare lo sguardo a tutti quelli che erano nella stanza.

«Oh. P’Vee, che ci fai qui? Sei scomparso, ci sei mancato; e ora sei qui amico.» disse Fuse, ignorando quello che stavo per dire, mentre camminò per andare dalla persona dall’altra parte  della stanza.

«A chi sono mancato?» gli chiese Vee, ma era me che stava guardando.

«A me, non guardare qualcun altro.» Fuse si spostò impedendomi di vederlo.

«Non sono sparito e non sapevo di mancarti.» Vee smise di cercare di guardarmi e rivolse la sua attenzione a Fuse.

«Dove sei stato? Perché sei scomparso?» gli chiese Fuse, e Vee rimase in silenzio prima di guardarmi. «Beh… sono affari miei. Ma ora sono qui per chiederti di venire e scattare alcune foto per promuovere il campus.»

«Oh, non avresti dovuto farti così tanti problemi. Potevi chiamare.» Fuse sorrise.

«Beh… Ehm… puoi venire oggi?»

«Sei pazzo? Me l’hai appena detto, pensi che sia facile per me venire oggi? Sono la Luna della facoltà, per favore contatta il mio manager personale prima di prenotarmi. Dovrai metterti in coda.» disse Fuse, prima indicare Kam con la mano. La persona accanto a me sollevò le braccia e le incrociò davanti a sé.

«Chiedo scusa al Signor Vee, ma la mia Luna della facoltà è occupata oggi.» era Kam a parlare.

«Ragazzi, smettete di giocare. Sono davvero serio.» Vee rispose.

«Onestamente, non ci siamo, oggi abbiamo già detto a YiWa che avremmo aiutato con un evento universitario.» disse Fuse serio.

«Oh davvero…« borbottò piano. «Allora cosa diavolo dovrei fare?» I miei amici si guardarono l’un l’altro, prima di voltarsi verso di me.

«Beh, se non è qualcosa di così importante, non può venire il mio amico?» Fuse tornò a guardare Vee mentre glielo domandò.

«Chi? Kam?»

«No Mark, ce la può fare.» Il nome che uscì dalla bocca dei miei amici mi fece alzare rapidamente lo sguardo per osservarli, lui mi sorrise appena.

Maledizione, pessimo amico.

«Il tuo amico verrà davvero con me?» domandò Vee che mi guardò. I suoi stupidi occhi mi fecero sentire in colpa.

«Mark! Per favore, aiuta la facoltà.» guardai gli amici che cercavano il mio aiuto. Era davvero il caso? Il fatto era che odiavo fare cose come quelle.

«Non voglio farlo.» rispondo. I miei amici aprono la bocca per insultarmi e P’Vee sembra chiaramente deluso. 

«Ehi! È solo per oggi mica devi farlo per sempre.» Fuse cercò di convincermi.

«Sì… per favore, altrimenti restano bloccati. Abbiamo eventi universitari che non possiamo saltare, e questo è davvero importante, non è vero P’Vee? « incalzò Kam.

«Va bene se davvero non vuoi farlo, troverò qualcun altro.» disse Vee e le sue parole suonarono comprensive ma i suoi occhi sembrarono tristi e delusi.

«Ehi, scusa P’, mi sento in colpa. Non preoccuparti, il mio amico verrà, per che ora?» I miei amici dissero senza nemmeno chiedermi nulla.

«Quando ho detto che ci vado?» Mi guardarono entrambi.

«Devi andare.» Si voltarono per dirmelo. «Non preoccuparti, farò in modo che sia lì in qualche modo. Adesso puoi andare P’.» Vee era titubante, ma alla fine annuì.

«Alle 6 nella sala prove delle Lune.» Disse Vee, prima di uscire. I suoi occhi incontrarono i miei per un momento prima di allontanarsi rapidamente. Non osai guardarlo negli occhi troppo a lungo, il potere dei suoi occhi distruggeva completamente il mio cervello. Solo guardandolo un secondo, il mio cervello si annebbiò e tutti i pensieri evaporano di colpo. 

«Ti prego!» Ero sorpreso dalla voce dei miei amici nelle vicinanze. Non sapevo nemmeno da quanto tempo fossero lì. 

«Io non…«

«Non ti credo.» uno di loro parlò prima ancora che io riuscissi a finire.

«Sono d’accordo con lui, Mark. Ti manca e tu manchi a lui. Vai e vedi. Se non c’è più niente, allora consideralo come un aiuto per un amico. Ma se c’è davvero qualcosa, usa questa opportunità per capire cosa fare dopo, ok?»

«Vero… approfitta per parlare con lui anche per trovare un modo per andare avanti. Devi parlare seriamente, invece di lasciare le cose in sospeso e stare in questo modo.» disse Fuse fissandomi negli occhi.

«Beh…«

«Devo andare a cercare qualcosa da mangiare, quindi andare all’evento universitario.» Mi diede una pacca sulla spalla poi fece l’occhiolino all’altro nostro amico e corse fuori prima che io potessi dire qualcosa.

«Devo andare anch’io a prendere da mangiare, ok?» disse Kam.

«Devo davvero andare?» chiesi.

«Non fare domande idiote. Dobbiamo partecipare all’evento, quindi devi andarci.» Sospirai prima di alzarmi e lasciare la stanza.

Provai di persuadermi che io lo stessi facendo per la facoltà.

Ero seduto come un cretino nella sala prove delle Stelle e delle Lune. Kam mi aveva dato un orario sbagliato quindi ero lì 20 minuti prima del previsto. In più lui non era con me, mi aveva mollato dicendo di avere ‘affari urgenti’ di cui occuparsi.

Non mi piaceva fare questo genere di cose. Fin da subito sapevo che non avrei partecipato al concorso della Luna della facoltà e quindi ero a disagio mentre me ne restavo qui a farmi scattare delle stupide foto. Perché avevo accettato questo? Forse per quello che mi avevano detto i miei amici, o forse per quello che i loro occhi mi stavano dicendo. In conclusione, dovevo provarci almeno una volta come suggerito dai miei amici. Credevo di stare bene ora e che il peggio fosse passato. Da quando ero da solo avevo anche realizzato che per quanto io mi sforzassi proprio non riuscivo a smettere di pensare a lui.

«Sei il ragazzo che è venuto al posto di Fuse per scattare le foto?» una delle senior mi chiese.

«Sì«. Mi girai a risponderle. Mi diede un’occhiata veloce, prima di rivolgersi alla sua amica.

«O mio dio… Nong Mark è così bello.» mi sorrise prendendomi in giro.

«È proprio bello. Non l’hai notato dall’inizio?» continuò un altro senior.

«Oddio scusami, mi chiamo Praew, Nong Mark.» Mi sentii proprio uno stupido mentre si presentò per prima, perché in quanto suo junior della facoltà avrei dovuto presentarmi io per primo.

«Ehm… io…»

«Oi! Non c’è bisogno di essere così tesi, non preoccuparti delle formalità. Siamo tutte persone alla mano. Mi chiamo Cherry.» mi rassicurò un’altra senior.

«Ciao.» Cosa potevo fare se non alzare le mani in un waii per salutarli?

«Stiamo solo aspettando il cameraman e il set di luci. L’appuntamento era cinque ore fa, perché non sono ancora arrivati.» Si lamentò Praew.

«Sono qui. Chi è il modello? Ho visto YiWa e lei ha detto che Fuse è occupato.» disse una voce familiare che avevo sentito spesso, facendo girare tutti a guardarlo.

«Oh mio Dio, è mio marito Nong Mark.» disse Tee mettendosi una mano sul cuore e camminando verso di me.

«Calmati, Mark è qui per aiutarci.» disse Li, spingendo via la testa di Tee.

«Oh, lui è il nostro modello?»

«Oddio! Vee è andato per prendere Nong Fuse, quindi com’è arrivato Nong Mark? E voi? Adesso vi parlate di nuovo??» Alla prima domanda avri potuto anche rispondere, ma alla seconda …

«Uh…»

«Dagli una mano a cambiarsi e facciamo alla svelta, altrimenti faremo tardi.» Era una voce forte quella che sentii provenire dalla porta. Vidi Vee entrare lentamente e guardarmi per un momento, prima di rivolgersi al suo amico.

«Chiedi del cane e il cane arriva*…» disse Li scuotendo la testa.

(*NT: è uno slang che in italiano possiamo tradurre con: parli del diavolo e spuntano le corna.)

«Vieni, Mark, andiamo a vestirci. Sarai più bello di tutte le Lune.» Tee mi afferrò un braccio ed io lo seguii.

Vee si scostò per farmi passare. La sua bocca si mosse come per dire qualcosa, ma alla fine si rivolse a Cherry per chiedere di un lavoro. Sentii ‘Li sgridarlo piano, ma lui semplicemente si voltò e non rispose.

Li mi aveva detto che dovevo cambiarmi in bagno per poi passare al trucco. Non mi faceva strano perché in realtà mi piaceva usare il correttore delle volte. Quando vedevo che il mio viso non era al meglio perché avevo dormito poco, o quando avevo un appuntamento galante, non avevo problemi a cambiarmi e poi a truccarmi. L’unico problema che avevo era quello con me stesso. Non ero mai stato tanto estroverso o spavaldo di fronte alla telecamera come Fuse. Lui era in grado di sorridere ed esibire la migliore posa davanti una macchina fotografica, ma io ero solo io, quindi avrei cercato di fare del mio meglio durante gli scatti. Sarei riuscito a fare bene e ad aiutare la facoltà?

«Cerca di sorridere normalmente.» il fotografo mi sgridò quando feci la mia posa. Dopo dieci scatti ancora non c’eravamo.

«Mark, muoviti verso sinistra e inclina un po’ la testa. Non irrigidirti troppo. Sii più naturale.»

«Sorridi ancora un po’, un sorriso più dolce.»

C’erano volute delle ore per tirare fuori dei buoni scatti. I senior stavano mettendo a posto e discutevano su dove andare dopo. Il fotografo si scusò e andò a revisionare e modificare le foto. Lo ringraziai per essere stato paziente con me e promisi che se mai avessi dovuto farlo di nuovo avrei cercato di fare meglio. Anche se questo era solo un piccolo servizio, mi aveva permesso di conoscere più persone e imparare cose nuove.

«Mark! Vieni fuori con noi, ti offriamo da bere, ok?» disse Li convincendomi a svuotare un po’ il loro portafoglio.

«Sì Mark, vieni con noi e pagheremo tutto come compensazione.» Cherry e Praew annuirono.

«Ok.» risposi, anche se credevo che sarebbe stato meglio declinare la loro offerta. Vee mi guardò prima di continuare a prendere le sue cose.

Non ci volle molto per arrivare al club che avevano scelto. Li aveva detto che presto sarebbero arrivati ​​anche YiWa e Pan. Quello non era lo stesso club di cui una volta avevo sentito parlare da Vee. Li aveva anche detto che questo pub non era affatto male, ma che a Vee di solito non piaceva venire qui. Qui c’erano sicuramente più uomini che donne.

Non davala sensazione di essere un bar gay o altro. Era solo un normale club, con uomini e donne, ma la maggioranza erano uomini. Inoltre, non effettuavano controlli di identità, quindi sembrava che ci fossero anche molti ragazzini delle scuole superiori dato che era facile per loro entrare.

«Ciao.» Un visino carino si avvicinò e mi salutò con due bicchieri, uno dei quali ero sicuro che fosse destinato a qualcun altro, e avevo ragione perchè me lo stava porgendo. «Mi chiamo Thew.»

«Oh, come mai vuoi sederti proprio lì? Sono abbastanza affollati.» lo prese in giro Cherry. 

«Scusa, ma non mi piacciono le ragazze.» Il ragazzo si girò a sorridere a Cherry, prima di guardarsi indietro.

«Sono Mark, grazie.» decisi di presentarmi.

«Se volessi sedermi…»

«Stiamo parlando di lavoro, tra poco sarò da te.» sorrisi, sembrò un po’ sorpreso, 

ma annuì con la testa in segno di approvazione.

«Allora aspetterò.» disse il ragazzo prima di andarsene. Le prese in giro degli anziani al tavolo si facero più forti. 

«È così facile per te Mark?» Praew chiese ed io sorrisi in risposta.

«Ti sei appena seduto e qualcuno ti ha già portato da bere?» aggiunse Li.

«Vengo tutti i giorni, ma mai nessuno ci ha provato con me.»

«Scusami, P’Vee.» Una donna si avvicinò al nostro gruppo e sorrise a Vee.

«Sì?»

«Posso fare una foto con te? Negli ultimi tempi raramente ci sono stati aggiornamenti su Facebook.» Vee mi guardò dopo aver sentito la richiesta, alzò il bicchiere per evitare il contatto visivo. Perché mi stava guardando? Se vuoi fare qualcosa, falla e basta.

«Vieni qui e scatta pure.» disse Vee, prima di spostarsi per farla sedere.

«Vee! Sei così audace.» esclamò Tee guardandomi.

«Cosa? Cosa c’è di sbagliato in questo? Non ho ancora fatto altro.» alzai il bicchiere per bere, ma la verità era che mi sentivo sempre più frustrato. La persona che aveva chiesto una foto si avvicinò sempre di più. Se si fossero avvicinati ancora un po’ avrebbero rischiato di fondersi in un’unica persona.

«Fammi fare un sorso P’Vee.» chiese la bella ragazza di nome Popsicle prima di strappare il bicchiere dalla mano di Vee e portarlo alla bocca. Lui mi guardò, i suoi occhi sembrarono infastiditi, come se fosse arrabbiato con me, ma perché? Era lui che stava flirtando. Allora perché mi stava guardando in quel modo?

«Me ne vado per un po’.» dissi a Li prima di alzarmi.

«Oh, hai intenzione di vedere Thew?» Chiese Praew con coraggio.

«… Sì.» In realtà mi ero completamente dimenticato di quel ragazzo, ma avevo comunque risposto così fissando Vee.

«Proprio adesso? Non puoi aspettare?» mi prese in giro Li.

«Andiamo, Popsicle.» disse Vee prima che io potessi rispondere.

«Oh! P’Vee.» La ragazza ora faceva la timida. Poi mi guardò, le sue labbra ricoperte di rossetto mi sorrisero. Che diavolo? Credeva davvero che io avessi intenzione di avvicinarmi e strappare via Vee da lei? Sì, l’immagine davanti che avevo davanti faceva male, ma non volevo causare problemi.

«Non c’è bisogno che mi aspettiate P’Li.» dissi prima di andarmene.

Non sono interessato ai loro affari.

Il mio cervello diceva questo, ma i miei occhi si girarono a guardare Vee e la ragazza mentre lasciavano il club, strinsi i pugni prima di andare in bagno. Mi facevano male gli occhi. Dove sarebbero andati insieme? Non vale più niente la promessa di non torturarci a vicenda?

«P’Mark!» Prima di entrare in bagno, sentii una vocina urlare. Mi voltai e alzai le sopracciglia.

«Non pensavo che saresti venuto davvero.» lo vidi venire verso di me.

«Sei più piccolo?» chiesi mentre lo seguii dirigendomi al suo tavolo.

«Esatto, sono al primo anno del liceo*.» il bambino mi sussurrò segretamente prima di scoppiare a ridere.

*(N/T: secondo le nostre autorevoli fonti, in realtà direbbe MEDIE ma è un po’ strano, abbiamo cambiato con liceo sapendo che il ragazzino ha 16/17 anni e Mark è al primo anno, quindi ne ha 19. Niente panico XD )

«Thew! Come hai fatto a portare P’Mark qui?» mi accigliai sentendo dire questo da una delle persone sedute al tavolo.

«Tu mi conosci?» chiesi mentre mi sedevo. Non ero proprio abituato a queste cose.

«Oh si! Credevo che una certa persona famosa, rischiasse di morire vedendoti venire qui.» Mi accigliai ancora di più quando sentii la risposta di quel ragazzino.

«Ecco vedi, lui si riferisce alle notizie che girano sull’altro P’.» spiegò Thew.

«Oh…« Quella notizia. Basta parlarne. Aveva già reso la mia esistenza abbastanza complicata.

«Non preoccuparti troppo. Penso che tu sia stato figo a lasciare P’Vee in quel modo.» disse uno dei eagazzi al tavolo.

«Ma che bisogno c’è di dirlo? È già stressato.» disse Thew alzando la mano per stringermi il braccio.

«È tutto ok.» risposi prima di ricevere un bicchiere da uno dei ragazzi. Era una storia passata e adesso le cose si erano normalizzate, io e Vee avevamo le nostre vite e tutto il passato era solo un ricordo.

«Perché dovrebbe dire che è stressato?» Thew alzò la mano per tenere il mio braccio.

Continuai a bere, bicchiere dopo bicchiere. Thew cercò di fermarmi, ma il ragazzo che serviva da bere mi sorrise e mi riempì il bicchiere ancora di più.

«Bevi tranquillo P’, almeno per ora non sentirai la sua mancanza.» disse Vespa porgendomi un altro bicchiere.

«Vespa! Questo è abbastanza. Mark…« borbottò Thew togliendomi il bicchiere dalla mano. 

«Ancora…« dissi afferrando il bicchiere. Non ero così ubriaco da non sapere cosa stesse succedendo intorno a me. Il ragazzino non aveva bisogno di essere preoccupato per me.

«P’Mark, sei ubriaco.»

«Non sono ubriaco. Sto bene.» Risposi a Thew prima di prendere un altro bicchiere e berlo.

«Voglio che tu la smetta.» replicò Thew scuotendomi il braccio.

«Dannazione. Perché non siete come lui?» borbottai tra me e me appoggiando la testa sul tavolo.

Stavo bevendo così tanto ma non capivo perché continuavo a sentire la sua mancanza. Non importava quanto tempo fosse passato, non scompariva mai dal mio cuore. Ero uscito con altre persone, ma loro non erano come Vee. Perché non si arrabbiava con me? Perché non mi stava trascinando via? Perché non era qui ad urlarmi contro come l’ultima volta in cui mi ero ubriacato? Perché non si comportava come al solito…

«P’Mark…« la voce leggera, vicino al mio orecchio, mi spaventò, facendomi alzare lo sguardo. «Non penso che tu lo possa avere. Anche se P’Mark dice che non gli piace P’Vee, sta chiaramente parlando in modo sarcastico.» disse Vespa al suo amico.

«Ma a me piace Mark.» Non sapevo nemmeno più di cosa stessero parlando questo gruppo di ragazzini, avevo solo le vertigini. Ok, ammetto che ero davvero ubriaco. Dicono che se sei davvero ubriaco, hai continuamente la sensazione di cadere, ma questo non era vero.

Dovevo salire le scale, non ricordavo nemmeno di aver lasciato il club o con chi l’avevo lasciato. Qualcuno continuava a mormorare al mio orecchio, ma non riuscivo a capirlo.

«Bravo Mark.» Era una voce familiare e profonda quella che sentivo, ma non volevo credere a quello che stavo ascoltando. Se n’era andato con una donna, quindi come poteva essere qui per riportarmi indietro?

«No…« gemetti, cercando di fare un passo avanti, ma mancai lo scalino.

«Shhh… solo un altro passo e sarai nella stanza.» continuò una voce profonda vicino al mio orecchio. Provai a guardare in alto, ma tutto era sfocato.

«… non mi piace.» dissi prima di afferrare quella persona e cadere sul letto.

«Non ti piace cosa? Dannazione…« Wuell’imprecazione era troppo familiare. Era sbagliato se mi fosse avvicinato per vedere chiaramente chi fosse? Sarebbe stato se mi fossi avvicinato al suo volto per esserne sicuro?

«P’Vee… non lo farò con nessun altro, lo farò solo con P’Vee.»

-Vee Vivis-

Con la sua voce rauca quasi non finì la frase e in un attimo modellò le sue labbra sulle mie. Il sapore dell’alcool era forte, una miscela di me e di lui. 

Ero inginocchiato di fronte a lui quando il un suo braccio mi avvolse una spalla tirandomi in avanti, verso di lui. Il suono del bacio echeggiò nella stanza, rievocando gli stessi sentimenti.

Lo stesso calore, le stesse campane, la stessa stanza e lo stesso luogo. L’unica differenza era che questa volta non lo avrei forzato.

Lo trattenni così inclinato verso di me mentre inclinai anche il mio viso per ottenere un’angolazione migliore. Indipendentemente dal fatto che fosse ubriaco o che io gli mancassi davvero, volevo tornare ad essere lo stesso cattivo ragazzo e cogliere l’opportunità che mi stava dando. 

Gemette in gola prima di spostarsi per prendere un po’ d’aria. Ci fissammo a vicenda, il suo braccio ancora intorno alla mia spalla.

«Io…«

«Dannazione, sei crudele.» disse Mark guardandomi negli occhi.

«Mi dispiace.» risposi prima di riportare la mia bocca alla sua. Gli afferrai il collo e me lo strinsi più vicino.

Volevo amarlo, ad ogni costo. Ci baciammo a lungo, ma non sarebbe mai stato lungo quanto il tempo che avevo passato pensando a lui. Ora la persona che mi era mancata così tanto era proprio di fronte a me. Sarei stupido a lasciarlo andare di nuovo. Al mattino avremmo potuto litigare ferocemente, avrebbe potuto arrabbiarsi quando se ne sarebbe reso conto; e avrei potuto solo essere d’accordo con lui. In quel momento però, avrei seguito il mio cuore. 

I suoi occhi e le sue parole mi dicevano che in quel momento lui la pensava come me.

Cadde all’indietro trascinandomi con sé, permettendomi così di distendermi completamente su di lui.

«Lasciami chiedere il tuo perdono Mark… d’ora in poi permettimi di amarti.» dissi alla persona stesa sotto di me. Delle lacrime si affacciarono agli angoli dei suoi occhi, mi spostai verso il basso per baciarle via.

Mossi le mie labbra dai suoi occhi fino alle sue guance poi baciai il profilo della mascella. Lo baciai ovunque, alle mie labbra non sfuggì un millimetro di lui. Lo baciai per scusarmi, per dirgli quanto io lo amassi. Sposto le mie labbra all’angolo della sua bocca che ricambiò il bacio con dolcezza, prima di allontanarmi per guardare il viso della persona sotto di me.

«P’Vee…«

«Si.»

«… P’Vee.» Solo il mio nome gli uscì dalla sua bocca, ma lo pronunciò carico emozioni: dolore, tortura, la mia mancanza.

«Mi dispiace amore mio, mi dispiace per tutto quello che hai passato.» baciai di nuovo l’angolo della sua bocca, un bacio per dire che non sarebbe mai più così.

Spostai le labbra sul suo collo, baciando il suo pomo di Adamo prima di fermarmi alla clavicola. Era così scavata… non volevo nemmeno immaginare come Mark avesse torturato se stesso in passato. Scesi su di lui continuando a baciare lentamente il suo corpo, sbottonando la sua camicia mentre proseguivo. Lasciai una lunga scia di baci sul suo petto, lo vidi tremare al mio tocco, gemette come ogni altra volta che l’avevo toccato lì.

Il suo petto si sollevò leggermente quando lo leccai, la sua reazione per un attimo mi infastidì se pensavo che in passato, senza di me, fosse stato qualcun altro a procurargliela.

Vederlo coccolare quell’altro ragazzino, o pensare che altri si fossero presi cura di lui così mi rese geloso.

«D’ora in poi tu appartieni solo a me.» Alzai la testa per dirglielo, guardando bene il suo corpo accaldato. Guardò il mio viso e mi accarezzò la testa con la mano.

«Mi sei mancato tanto.» il mio cuore si riempì di gioia con quelle parole. Il dolore e la gelosia scomparvero. Baciai Mark anche sullo stomaco, muovendo le mie labbra dappertutto, accendendo il suo corpo.

«Mmm… ah.» Il forte suono del bacio che riecheggiò nella stanza non mi imbarazzò affatto, anzi mi fece star bene.

Mark mise lentamente una mano nei miei capelli, tirandoli con la forza delle sue emozioni, e la cosa mi eccitò un sacco. Continuai a baciarlo fino a quando non gemette sempre più forte. Feci scivolare la bocca verso il basso addome, facendogli divaricare leggermente le gambe mentre continuai a baciarlo con passione.

Più lo baciavo, più forte ansimava. Mi scostai da lui per ammirare il risultato del mio lavoro, deglutii pesantemente alla vista di lui mentre si contorceva.

Con calma mi sfilai i pantaloni, prima di allungare la mano per allentare la cintura di Mark. Forse era a causa dei suoi sensi alterati dall’alcol, ma accettò che gli togliessi i pantaloni senza alcuna discussione.

«Umm…« si mosse leggermente, socchiudendo le labbra, non capivo subito cosa volesse; finché feci scorrere il dito per separare quelle labbra.

«Sono qui, Mark.» disse continuando a strofinare delicatamente il dito sulle labbra. A poco a poco aprì la bocca prima di mordermi il dito.

Lasciai che continuasse a succhiare il mio dito e concentrai la mia attenzione sul suo petto e sui suoi capezzoli, così quando iniziai a succhiarne uno, Mark mi morse più forte il dito. Non faceva male, era solo diventato un po’ sensibile, quando lo morse di nuovo sentii una fitta di dolore che però mi piaceva.

Continuai a succhiare forte fino a quando non si inarcò verso l’alto ed io gli sorrisi soddisfatto prima di togliere il dito.

Portai la mano ad accarezzare la sua guancia mentre con l’altra mano percorsi la sua schiena. Dopo mi portai in avanti appoggiandomi completamente su di lui mentre la mia bocca corse verso le sue belle labbra per baciarlo. Inclinai il viso, collaborò socchiudendo per me le sue labbra. Quella sua bocca che non baciavo da così tanto tempo era ancora dolce come la ricordavo. Sebbene il sapore fosse anche un po’ acre a causa dell’alcol, sarà stato perché non lo assaggiavo da molto tempo, ma tutto ciò che sentivo era la dolcezza di quella bocca; la dolcezza e la morbidezza della persona sotto di me.

Mark staccò il suo viso dal mio e gemette forte quando toccai il suo membro caldo. 

Lo strofinai e lo strinsi delicatamente fino a quando non si estese completamente nel mio palmo. Le sue unghie erano conficcate nella mia spalla mentre sollevò il viso, senza fiato. Su un lato del suo collo vidi le vene sporgere e non resistendo, mi piegai immediatamente per baciarle. Leccai le sue vene prima di morderlo delicatamente sulla spalla.

«P’Vee…« la mia prima volta con Mark non era stata così. All’epoca l’avevo torturato, ma questa volta lo avrei reso felice come non mai.

Scivolando lungo il suo corpo presi la sua erezione in bocca, per poi leccarla dalla base alla punta prima di coprirla di nuovo. Non riuscii a metterlo tutto in bocca quindi usai la mano per coprire il resto.

Lo sentii gemere e pronunciare parole senza senso mentre muovevo su di lui la mia bocca, poi scivolai ancora più giù all’entrata del suo bellissimo canale e cominciai a baciarlo. Mark sussultò e gemette sempre più forte.

Volevo sentirlo gemere ancora quindi iniziai ad usare la lingua e questo fece dimenare freneticamente la persona di fronte a me.

Continuai a leccarlo sollevando leggermente il suo bacino in modo da poter avere un accesso migliore.

Quando mi alzai, guardai in basso e vidi che ora quell’area era inzuppata di saliva. Tirando fuori la lingua mi leccai le labbra, strofino alcune volte la mia erezione e mi piazzai di fronte alla sua entrata cominciando a spingere. Si irrigidì alla mia presenza e questo mi impedì di entrare oltre.

 «Mark… lascia che ti ami un po’.» dissi prima di abbassarmi su di lui per baciargli la guancia. «Lascia che Vee ami Mark.»

Quando sentii che si rilassò lo spinsi fino in fondo, e rimasi fermo dentro di lui almeno fino a quando non riuscii più a sopportarlo. La persona sotto di me era forte e probabilmente era in grado di sopportare il dolore, quindi gradualmente iniziai a muovermi e lentamente spinsi.

Gemetti ad alta voce quando il suo corpo accolse tutto me stesso. Il nostro ritmo aumentò  gradualmente fino a quando ci aggrappammo l’uno all’altro sincronizzando i nostri movimenti.

Inarcò la schiena poggiando tutto il peso sulle sue spalle, facendo in modo che il suo bacino si avvicinasse al mio sesso, mettendomi a disposizione una nuova angolazione che mi permettesse di muovermi più in fretta, questo lo fece gemere ad alta voce. La sua voce così vicina al mio orecchio mi spinse ad alzare la testa e a guardare il suo viso. I suoi occhi mi guardarono come se stessero cercando di sedurmi.

Piegai il viso di lato per succhiargli il lobo dell’orecchio prima di tornare a baciarlo dolcemente. Dolci baci per confortarlo e promettere che le cose sarebbero meglio d’ora in poi. Lo abbracciai prima di guardare verso il basso. Il nostro punto di connessione non era lontano, continuai a spingere lentamente dentro Mark che si aggrappò alla mia camicia.

Mark alzò il viso e gemette mentre io tornai a guardare in basso per vedere entrambi che ci muovevamo l’uno verso l’altro.

Poggiai la testa di nuovo sulla sua spalla, ma tenni lo sguardo ancora verso lo stesso punto. Guardare il mio corpo scivolare dentro e fuori da lui enfatizzò il fatto che ora ero con lui.

La mano di Mark si spostò verso il centro del suo corpo, afferrandosi la rigidità e muovendosi lentamente. Decisi di aiutarlo e spostai la mano che prima gli afferrava la vita sulla sua mano, muovendola su tutta la sua lunghezza fino a quando non tolse la sua e mi lasciò prendere completamente il controllo.

«P’ Vee…« la voce supplicante al mio orecchio mi provocò un sorriso impercettibile e mi chinai su di lui per premere il ​​naso sulla sua guancia umida prima di passare velocemente a baciare la sua bocca.

«Sì, Mark.»

Mi morse la spalla quando iniziai ad accelerare le spinte. Faceva male, ma era un dolore che mi piaceva.

«Mark…« gemetti ad alta voce chiamando il suo nome quando sentii che ci ero vicino. Il ritmo che avevamo preso era talmente incalzante che non credevo di riuscire a resistere ancora molto. Mark continuò a gemere senza fermarsi.

I suoi gemiti vennero sostituiti da contrazioni e respiri pesanti quando raggiunse l’orgasmo. Ero messo come Mark. Mi liberai completamente in lui, mentre continuò a gemere felicemente come se non si sentisse così da molto tempo. Mi voltai e baciai la sua bocca prima di continuare a muovere la mano sopra di lui fino a quando non ero certo che avesse finito prima di allontanarla.

Ci sdraiammo l’uno accanto all’altro ansimando, mi alzai sui gomiti per vedere più chiaramente la persona accanto a me. I suoi occhi mi guardarono prima di chiudersi lentamente. Doveva essere davvero stanco perché anch’io ero esausto. Baciai ancora una volta la sua bellissima fronte prima di dargli dolcemente la buonanotte, non sapevo se mi avesse ascoltato o meno, ma mi faceva comunque piacere dirlo.

Prima al bar avevo provato a convincermi ad andarmene da solo, lasciando questo ragazzo libero, ma non ci ero riuscito. Stare con Tee e Li non era diverso dall’essere soli, e probabilmente sconosciuti lo avrebbero attirato da qualche parte. Avevo accompagnato Popcicle al suo dormitorio ed ero tornato subito al bar. La prima cosa che avevo visto era stata Mark, ubriaco con un ragazzino che si stava stendendo accanto a lui. In un attimo ero diventato furente ed ero letteralmente saltato dentro, l’avevo trascinato fuori dal bar e poi l’avevo portato a casa. Pensando a quello a notte inoltrata, sospirai. Se avessi dovuto lasciarlo andare di nuovo, non sarei stato in grado di sopportarlo.

Mi alzai e prendo dell’acqua per pulire Mark. Gli misi un paio di miei boxer puliti al posto dei suoi vestiti sporchi. Da lì riuscii a fargli togliere la maglia, quindi rimase con solo i boxer. In quel momento avrei dovuto andare a farmi una doccia, ma probabilmente non lo avrei fatto. Mi sdraiai accanto a Mark, osservando il suo viso rivolto verso di me che sorrideva dolcemente. Lo baciai delicatamente sulla guancia, prima di tirarlo verso di me afferrandolo in vita.

Ora eravamo insieme e l’avevo appena reso felice.

******************

La luce del sole che splendeva mi ha fece voltare e infilare la testa nella spalla tonica della persona che stavo abbracciando dalla scorsa notte, inalando il suo profumo. Mark dormiva ancora beatamente nella stessa posizione. Mi chinai e annusai la sua guancia, prima di scoppiare in un grande sorriso. Sebbene non potesse vederlo, anche se non lo sapeva che lo stavo facendo, ero ancora felice di poterlo fare.

«Umm…« Mentre mugolò si mosse facendomi ritrarre. I suoi occhi si aprirono prima di guardare rapidamente me. Dopo avermi guardato le sue sopracciglia scure si alzarono insieme mentre i suoi occhi misero a fuoco me seduto di fronte a lui. Mi stavo mordendo le labbra preparandomi per gli insulti e le imprecazioni.

La notte scorsa non era molto consapevole quindi mi aspettavo che quando si sarebbe completamente svegliato mi avrebbe detto che sono bastato.

«Io… ieri sera…« la mia voce tornò in gola non appena alzò le sopracciglia. Deglutii pesantemente provando a mettere insieme le parole.

 «P’… vaffanculo.»  Sospirai quando lo sentii imprecare. «La mia voce…« parlò piano.  Pensavo che ce l’avesse con me, ma stava imprecando a causa della sua voce rauca.

 «Um… ti porto un po’ d’acqua.» dissi prima di precipitarmi giù dal letto. Uscii dalla stanza e scesi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua calda. Era un bene che mia madre si fosse svegliata e avesse messo su l’acqua calda. Riempii metà tazza prima di mischiarla con po’ di acqua fredda e tornai da Mark.

 «Grazie.» Disse e bevve piano. Lo guardai in silenzio.

 «Io…«

«Questa volta solo acqua?»

«Huh?» Alzai le sopracciglia stupito per la strana frase.

«L’ultima volta c’era del riso…« urlai di gioia nella mia testa non appena Mark rispose così mentre un sorriso si aprì pian piano sul mio viso.

«Non mi urli contro? Non sei arrabbiato o sconvolto?» Mi avvicinai quando glielo chiesi.

«No…« abbassò la testa e sussurrò piano.

«Davvero?!» Senza accorgermene stavo urlando mentre lo scossi afferrandogli una spalla.

«Ma questo non significa che ti abbia perdonato.» Rispose togliendo la mia mano.

«Allora cosa significa?»

«Mi manchi. Mi manchi, ma sono ancora arrabbiato con te.» Disse Mark alzando gli occhi per guardarmi.

«Allora, cosa significa? Faremo pace?» chiesi.

«Devi arrivarci da solo.» chinò il capo mentre parlò piano.

«Eh, non importa se ci vorrà ancora molto tempo prima di poter far pace. Voglio riconciliarmi con mia moglie.» mi chinai anche io, parlai piano e mi avvicinai a lui.

«Uhm… la moglie di P’… « mi guardò.

«Bene, questa volta almeno mi stai chiamando P’, l’ultima volta mi chiamavi bastardo.» dissi e annuii mentre ero sempre vicino al suo volto parlando piano.

«Vuoi che ti chiami così?» Chiese restituendo il bicchiere d’acqua. Scossi la testa prima di prenderlo e appoggiarlo sulla scrivania.

«Perché?» Domandai poggiando le mani sul letto e chinandomi su di lui tanto che Mark dovette sdraiarsi all’indietro mantenendosi sui gomiti per mantenere il nostro contatto visivo.

«Ecco…»

«Mmmrrrrr« mi schiarii la voce prima di sporgermi ancora di più verso di lui.

«Ok, ok adesso spostati…« Mi spinse indietro premendo sul petto e distogliendo il suo sguardo dal mio viso, così mi girai di lato e mi sdraiai sul letto.

«Rispondimi… perché non mi perdoni e torni con me?» chiesi mentre allungai il braccio per circondare la vita della persona affianco a me e stringerla.

«Chi ti ha detto che avremmo fatto pace?» disse sdraiandosi accanto a me, guardandomi di nuovo per poi girarsi dall’altra parte.

«Ok, ancora non mi hai perdonato, ma allora come mai hai deciso di parlarmi di nuovo?» gli domandai. Si voltaò e rimase a guardarmi restando in silenzio alcuni secondi.

«Ecco…»

«Ti manco vero?» chiesi quando lo sentii esitare. «È perché sapevi quanto stavo soffrendo, vero?»  Mi avvicinai sollevando gli occhi verso i suoi. «Quando senti dire dagli altri che non me la sto passando tanto bene, ti fa sentire male, vero?»

«… si.»  La sua risposta mi fece sorridere.

«Ascolta, anche se la nostra relazione è finita da tempo entrambi continuiamo a stare male; quindi perchè chiudere, perchè non riprovarci…« dissi guardandolo. «So che non ti fidi di me come prima, ma non hai mai smesso di amarmi.» pensai e guardai dritto in quegli occhi che erano incastrati nei miei. Gli occhi che ora mi dicevano tutti i suoi sentimenti. Occhi che mostravano il momento esatto in cui prendeva la sua decisione. Volevo davvero sapere cosa avesse deciso e se fosse un bene per entrambi.

«Se… riesci a farmi credere di nuovo… come prima.» La frase che lasciò le sue labbra era bellissima, mi fece brillare gli occhi e il mio sorriso era enorme. Mi guardò esterrefatto prima di allontanare il suo viso.

«Perché sembri sorpreso? Sono così felice che tu mi stia dando una possibilità!» dissi sorridendo più che potevo. Si allontanò, allora io mi avvicinai alla sua nuca e sussurrai: «D’ora in poi, farò di tutto affinché tu possa tornare a fidarsi nuovamente di me. Ti dirò che ti amo fino a quando anche tu sentirai di nuovo il bisogno di dirmi che mi ami, darò tutto me stesso per farti tornare da me, farò in modo che tu appartenga a me e me soltanto.» conclusi prima posargli un bacio sulla nuca.

«Assicurati di fare quello che dici.» mormorò e lasciò che io lo abbracciassi.

«Grazie.»

Scesi con Mark in cucina per mangiare qualcosa. Yoo rimase scioccato quando vide entrare Mark. Mi guardò e anche io lo guardai, ma decise di non dire nulla quando alzò le sopracciglia per lo stupore. Mia mamma si fermò quando vide entrare Mark, lo stesso accade a mio padre che per poco non lasciò cadere il bicchiere che aveva in mano.

«Emh… Buongiorno.» La persona accanto a me fu la prima a salutare perché tutti gli altri erano rimasti lì confusi.

«Non hai intenzione di lamentarti mamma? Oggi ho portato un ospite senza avvisarti.» Dissi lasciando che Mark si sedette al medesimo posto a tavola dell’ultima volta.

«Come sei riuscito ad ingannare questo ragazzo? E tu perché l’hai seguito?» La prima domanda era rivolta a me, la seconda a Mark.

«Umm…«

«Quindi d’ora in poi non vedrò più qualcuno girare per casa con la faccia da funerale?» chiese mio padre guardandomi.

«Loro… ehm i tuoi genitori non sono contrari alla nostra relazione?» Mark sorrise prima di sussurrare così piano in modo che solo io potessi sentire cosa diceva.

«No. Hanno visto che ti amo così tanto che hanno accettato il fatto che tu sia un uomo.» gli sussurrai, osservando le sue orecchie che stavano diventando rosse.

«Mark, non credi di avergli reso le cose un po’ troppo facili?» Yoo gli chiese spazzando via la serena atmosfera che stavo cercando di creare tra noi due. Le parole di mio fratello avevano un potere devastante quando voleva colpire un bersaglio.

«Non ero d’accordo… «

«Non hai intenzione di forzarlo di nuovo?» Mio padre chiese ad alta voce facendo voltare tutti a guardarmi, incluso Mark.

«No, solo…«

«Solo cosa?» chiesero i miei genitori in coro, a bassa voce.

«Uhm… non ho ancora accettato di tornare insieme a Vee.» la voce di Mark fece spostare l’attenzione di tutti su di lui.

«Mark ha solo detto che mi darà una possibilità.» ribadii.

«Oooh, all’inizio ero scioccato, pensavo davvero che ti avesse già perdonato. Quindi ti sta solo dando una possibilità per dimostrargli che può di nuovo fidarsi di te?» chiese Yoo lanciando le ossa del pollo nel mio piatto.

«Perché devi essere così infantile? È sporco!» mia madre disse raggiungendo e colpendo Yoo.

«Beh, non mi piace averle nel mio piatto.» si lamentò mio fratello che sicuramente aveva in mente qualcosa e io tremavo all’idea di ciò che potesse dire.

«Le persone che hanno avuto una brutta rottura posso tentare di parlarne e capirne i motivi, può essere facile o può essere difficile, ma questo non significa che per farlo debbano tornare assieme.» disse mio padre guardando Mark e poi me.

«Vero, papà? Quindi una persona che sta solo osservando la situazione non dovrebbe solo continuare a guardare e starne fuori?» dissi prima di osservare Yoo.

«Se Mark ti lascerà di nuovo non contare sul mio aiuto per rimetterti in piedi questa volta.» replicò prima di continuare a mangiare il suo pollo.

«Questa volta, non ti lascerò scappare.» sussurrai alla persona accanto a me che mi guardò e poi rapidamente tornò a guardare davanti a sé.

«Mangia le polpette di Tom Yum, anche se non ne ho preparate molte e per questo dovrei ringraziare e sgridare Vee, questa volta non lo farò, perché oggi è una buon giorno e quindi non mi lamenterò di nulla.» disse mia mamma.

«Perché proprio oggi è un giorno buono?» chiese Mark dopo aver messo altro cibo nel suo piatto.

«Oh… oggi è il giorno in cui i miei figli sono tornati insieme. D’ora in poi non dovrò più vedere la faccia triste di mio figlio e cercare di consolarlo.» Mia madre disse sorridendo a Mark.

«Mamma… Mark non ha ancora accettato di tornare insieme.» replicai.

«Ho sempre detto che se due persone combaciano come pezzi di un puzzle, allora devono stare insieme.» mio padre commentò rivolgendo un sorriso a Mark che chinò il capo e non vide l’ampio sorriso che rivolsi a mio padre.

Anche se in quel momento aveva solo accettato di ricominciare a parlare come me, ero comunque molto contento. Anche la mia famiglia lo era. Se un giorno fossimo tornati insieme, quanto sarebbe stato bello? Non volevo nemmeno pensare che ci fosse un’alternativa a questo.

Qualcuno aveva detto che era difficile convincere una persona a fidarsi di nuovo di te. A me non importava quanto potesse essere facile o difficile, io dovevo solo riuscirci. Dovevo farlo per la persona che amavo. Per il nostro bellissimo amore. Mi era stata data una seconda opportunità e l’avrei usata al massimo. Amando la persona che era al mio fianco, ero fiducioso che non importava quanto potesse essere facile o complicato, avrei continuato sempre ad amarlo.

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