EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 25

Cosa dovrei fare?

-Vee Vivis-

Rimasi fermo lì, in mezzo al locale tra la gente e sentii in sottofondo i pettegolezzi di cui non mi fregava nulla. I miei occhi erano fissi su quella schiena che era sempre più lontana. La mia mente era come persa in un limbo, percepii le mie labbra tremare. Quella era la seconda volta che mi voltava le spalle, quella era la prima volta che voltava le spalle ai miei sentimenti.

«Andiamo.» YiWa venne e mi prese per il braccio così mi voltai e guardai stupidamente i miei amici.

Non sapevo cosa stesse succedendo adesso, non riuscivo a muovere nemmeno un dito. La mia amica mi trascinò avanti per uscire dal locale. Sentivo la gente intorno a me spettegolare, sembrava che anche per loro fosse tutta colpa mia, ma non mi importava.

«Io …» Smisi di camminare e mi girai verso YiWa, la mia faccia confusa la fissò e basta.

«Cosa? Continua a camminare, vuoi che le tue stupide ammiratrici ti abbandonino in massa?» La bella ragazza accanto a me parlò freneticamente, ma questo non mi spaventò affatto.

«Mark … se ne andato di nuovo…» dissi ad YiWa sottovoce, perchè anche solo muovere la bocca era faticoso. Mi sentivo morire. Ogni più piccolo movimento mi costava uno sforzo immane. Sentivo un grande peso comprimere il mio petto, faceva male, maledettamente male.

Vederlo allontanarsi dopo avergli detto che lo amavo, mi aveva spezzato il cuore in mille pezzi, mi aveva devastato.

.

«È P’Vee?»

«Sta davvero uscendo con Mark?»

«Chi diavolo è Mark? Ha davvero osato andarsene da Vee?»

«Vee è gay?»

«Quindi ha rotto con Ploy per questo ragazzo?»

«Tu … prima andiamo via da qui.» A YiWa non sembrò importare molto di quello che avevo appena detto e mi trascinò fino alla macchina. Che cosa avranno pensato gli altri? Dov’erano i nostri amici? Non mi importava. Riuscii solo a sollevare le mie gambe pesanti in macchina.

Eer felice di sedermi nella macchina di YiWa, perché mi ci ero seduto con Mark. Quella era stata la prima volta che avevo ammesso apertamente la nostra relazione di fronte a qualcun altro. Lui si era imbarazzato tantissimo quando avevo parlato di noi ad YiWa. Quella volta però era diverso, questa volta si era allontanato da me nonostante gli avessi detto quanto lo amavo e di fronte a così tante persone.

Stupidità, non nego quanto fossi stato un idiota a far scappare da me una persona così stupenda, non gli ero corso dietro, non avevo cercato di fermarlo. Non avevo osato. Nei suoi occhi avevo letto così tante cose: dolore, gioia, panico, ansia e molto altro ancora. Solo una sensazione ero sono riuscito a scorgere, la sensazione di cui mi ero accorto molto tempo fa. Nei suoi occhi non ero riuscito a vedere l’amore che provava per me e forse non c’era più. Forse lo aveva solo nascosto bene, forse no. Non sapevo più cosa sentisse davvero.

«Yiwa …» Chiamai la persona accanto a me. Capì al volo e girò per entrare nel vicolo, una volta accostata la macchina sospirò prima di chiedere: «Come stai?» 

«Fa male …»

«E adesso? Cosa farai adesso?» Si voltò a guardarmi, chiedendo risposte di cui non ero completamente sicuro.

«Vai a casa.» distolsi lo sguardo da YiWa, fissando la parte anteriore del vicolo. Era un percorso familiare, poteva anche essere buio, ma conoscevo la strada e dovevo solo continuare a camminare.

«Vee … posso accompagnarti.» La sua voce suonò forte, ma non mi interessa. Continuai a guardare avanti e a pensare al volto di una persona familiare.

«Posso tornare da solo.»

Non volevo perdere tempo a pensare, non volevo pensare a cosa fare adesso. I miei sentimenti dicono tutto, lo rivolevo indietro. Volevo quel ragazzo a cui avevo fatto del male, il ragazzo che avevo accusato sempre ingiustamente, il ragazzo che mi aveva sempre consolato, quel ragazzo che stuzzicavo, che era stato al mio fianco quando non avevo nessun altro. Quel ragazzino che amavo.

Uscii dall’auto dopo aver risposto ed Yiwa mi raccomandò di dormire un po’, poi mise in moto l’auto. 

Ogni passo verso casa era difficile, le scale che portavano alla mia stanza sembravano più lunghe di prima. La mia casa era sempre la stessa, ma diversa per i ricordi.

Ricordavo ancora il primo giorno che ci eravamo incontrati. Il primo giorno che avevo attaccato Mark in quella stanza, l’avevo fatto perché volevo solo impartirgli una lezione, ma alla fine, sia lo stare insieme che i nostri sentimenti erano aumentati costantemente fino a quando non abbiamo iniziato a legarci l’uno all’altro. Forse è vero che Mark è stato il primo a provare qualcosa di forte tra noi due, forse aveva sofferto di più ed i suoi sentimenti erano stati respinti all’inizio, ma non significava che adesso io non stessi soffrendo o che non sentissi il dolore. 

Quando Mark già mi amava da tempo io non avevo ancora capito quanto profondi fossero i miei sentimenti, ma ora capivo. Il dolore, la tortura. Tutto quello che era successo oggi, lo capivo. Tutto quello che gli avevo fatto passare, stasera l’avevo provato su me stesso.

Chiusi gli occhi e tutto ciò a cui riuscii a pensare era la mia storia con Mark. Aprii gli occhi per guardare il soffitto, mi mancava il suo viso. Pensai al periodo in cui avevo vissuto con lui, nella sua stanza. 

Pensai a quella stupida parola che continuavo a dirgli. ‘Aspetta’.

************

«Non dovresti essere a lezione?» Chiese Yoo aprendo la porta.

«Non ci volevo andare.» risposi lentamente sedendomi.

«Perché non vuoi andare?» Mi chiese sedendosi accanto a me.

«Perché ti interessa?» La scorsa notte non avevo chiuso occhio e ora mio fratello mi dava fastidio e sentivo che già ne avevo avuto abbastanza per oggi.

«Non hai guardato il tuo telefono?» Inarcai le sopracciglia e lo guardai confuso.

 «Prendilo.» Disse, porgendomi il suo telefono.

Dew Dely

3 ore fa

Notizie a tarda notte! Dopo aver ricevuto la notizia, ho dovuto scrivere tutto e condividerlo al più presto. La notizia bollente delle 5 del mattino è che il nuovo amore di Vee è un uomo. Dopo aver ascoltato l’intera storia, è tutto vero. La persona che mi ha riferito la notizia è assolutamente una fonte certa. L’altro punto però è che anche se Vee ha dichiarato di amarlo lui se n’è andato via. È stato certamente umiliante. Aspettiamo di sapere quale sia la risposta, Vee uscirà allo scoperto e dirà se la notizia è vera o no?

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( N/T: a momenti manco la ferragni fa sti numeri raga )

luy piwY: Credevo che Ploy stesse mentendo. A lui piacciono gli uomini.

Puk: Davvero gli piacciono i ragazzi?

Oracavevon OP: Pessimo comportamento tradirla con un uomo?

Oneal real: PVinn Perché stai facendo tutto questo?

Our days and nights: Quella persona crede che stiano bene insieme?

UHFG : Vee e Ploy stanno bene insieme.

Lil Ly: Noi abbiamo visto la scena, lui sembrava così ferito.

Sweet Marawara: Quindi è stata Ploy ad essere abbandonata?

Laar Eve: Io seguivo sempre le notizie su P’Vee. All’inzio sembrava una cosa da niente. Questo ragazzo si è sempre preso cura dei suoi junior, ragazzi e ragazze. Questa volta però ha sbagliato. Sei solo adesso Vee.

Pork is not sweet but tasty. Non è giusto. E cos’è questo Vee? Questo cosa non va affatto bene.

Sospirai dopo aver letto, consegnai il telefono a mio fratello maggiore e guardai a terra. Stavo pensando a quello che era successo. Ora tutti gli occhi erano puntati su di noi. Non mi importava di me, a dire il vero, l’unica cosa che mi interessava era che Mark non fosse trascinato in tutto questo. Ora stavo pensando a lui, mi mancava di nuovo, era l’unica persona a cui tenevo.

«Volevo parlare con Mark.» Guardai mio fratello maggiore.

«Bene, ora sarà difficile.» Lui mi rispose.

«Yoo … cosa dovrei fare?»

«Quanto male gli hai fatto?» Sapevo che la sofferenza che stavo provando adesso non era paragonabile a quella che avevo inflitto a Mark. Ma se entrambi ci amavamo, se provavamo gli stessi sentimenti, allora perché continuavamo a torturarci?

«Pensi che avrò la possibilità di riaverlo?» 

Se Mark mi ama ancora, mi darà ancora un’opportunità? Se i nostri sentimenti non sono cambiati, possiamo tornare ad amarci?

«Beh, Vee non è che tu abbia molte chance. In passato, ti sei comportato come se lui fosse l’aria. Puoi tentare e magari lui sarà ancora lì.» Alzai la testa per guardare Yoo.

«Ma cosa succede se l’unico motivo che mi spinge a vivere oggi è proprio quell’aria?»

«Ma in passato l’hai trattato come se fosse inutile.»

*******************

Mi fermai di fronte alla camera di Mark, con un piatto di pollo e riso del suo negozio preferito. Non bussai, aspettai solo che aprisse la porta anche se non sapevo quando sarebbe stato.

Normalmente, Mark non mangiava nella sua stanza, andava sempre a mangiare all’università. Mi aveva detto che non cucinava molto bene e anche se quello che preparava era commestibile, non aveva voglia di andare a comprare ogni volta prodotti freschi. Teneva solo cibo secco e congelato nella sua stanza. Io ero fortunato, infatti mangiavo cibi freschi ogni giorno fatti da mia mamma, quindi gli avevo detto di smettere di mangiare i cibi in scatola, motivo per cui invece aveva iniziato a mangiare all’università.

«Mark, prima ti accompagno in facoltà …» La voce brillante scomparve quando mi guardò negli occhi. Era Pack che sta parlando. La stessa persona che aveva trascinato via Mark davanti ai miei occhi. Erano passati diversi giorni, quando sarebbe tornato a casa sua?

«Tranquillo, posso andare …» Pack non fece in tempo a dire niente che Mark eradietro di lui. Indossava la sua uniforme e aveva quella borsa familiare sulle spalle. Quando mi vide  smise di parlare, mi guardò negli occhi poi passò a guardare la mano.

«Io…»

«Perchè se posso accompagnarti io?» Pack disse prima ancora che io potessi parlare, afferrando Mark per un braccio. 

«Uhm, certo, non volevo fare tardi.» Mark gli parlò sorridendo, un sorriso che non era rivolto a me ormai da molto tempo.

«Oh, ma aspetta, sembra che tu abbia un ospite.» disse Pack, poi si girò e mi guardò.

«Oggi non avevo in programma di vedere nessuno.» disse Mark guardandomi in faccia. I suoi occhi mi bloccarono il respiro per un momento.

«Solo … ti avevo portato solo del riso.» Deglutii con il nodo in gola. Si limitò a guardarlo, poi si girò.

«Posso comprare e mangiare il mio cibo.» Disse prima di girarsi per chiudere la porta e andarsene con quell’altra persona che aveva definito ‘così importante’.

Li guardai allontanarsi, ma poi cominciai a seguirli lentamente. Non sapevo nemmeno perché lo stavo facendo. Il mio cuore mi urlava di non farlo, volevo solo gridare contro Mark, sapevo benissimo di non averne alcun diritto, quindi tutto quello che potevo fare era seguirli.

«Tornerai di nuovo a casa?» Chiese la piccola persona sorridendo allegra. 

Questo è esattamente il tipo di persona che piace a Mark?

«Se hai bisogno di me, chiamami e verrò da te.» Ciò fece sorridere la persona accanto a lui.

Mi fermai quando li vidi aprire le portiere della macchina ed entrare. L’auto di lusso mi passò accanto a tutta velocità. Non riuscii a vedere nulla a causa dei vetri oscurati e non ero così scemo da seguirli in moto.

Tornai nella direzione da cui ero appena arrivato, premendo l’ascensore e tornando nella stanza che avevo appena lasciato. Appesi il cibo alla maniglia della porta, forse sarebbe tornato nel pomeriggio, o la sera, o anche la mattina. Lo avrebbe gettato via o lo avrebbe mangiato. Avevo bisogno di darglielo comunque, indipendentemente dalla sua decisione.

Presi un post-it e scrissi una parola, poi lo misi davanti alla sua porta, sorridendo. Se in passato mi ero comportato come se non esistesse, beh adesso esisteva eccome per me. Se mai mi fossi comportato come se non avesse alcun valore, ora mi sarei assicurato che sapesse che lo apprezzavo sopra tutti gli altri.

Andai all’università dopo aver lasciato l’appartamento di Mark ma invece di andare nella mia classe, tornai indietro e andai dall’edificio scolastico dei primi anni. Conoscevo il programma di studio di Mark ed i suoi orari perché era lo stesso programma che avevo avuto al primo anno.

«Cosa ci fai qui P’Vee?» Un’altra piccola fortuna era che gli amici di Mark non mi odiavano. Gli avevo chiesto come mai non erano arrabbiati con me per via del loro amico e mi avevano risposto che sapevano che il loro amico non era solo arrabbiato con me. Io l’avevo ferito, sapevano cosa Mark prova per me in realtà e vedevano che io provavo lo stesso. In più capivano quanto io stessi realmente soffrendo. Sorrisi appena, era vero forse non era arrabbiato … perché ora probabilmente mi odiava.

«Sono venuto … per trovare Pam.» risposi camminando verso la mia matricola ma tutti sapevano chi stavano cercando i miei occhi: il ragazzino seduto dietro. Mi guardò per un attimo prima di abbassare la testa e armeggiare con il telefono.

«Se sei venuto a trovarmi, allora perché non guardi me P’Vee.» Pam, mi chiese, era lui la mia matricola.

«Ti ho portato degli snack.» dissi porgendogli quello che avevo in mano.

«Per me?»

«Si…»

«Così premuroso.» Mi girai per trovare gli altri due in piedi accanto a me.

«Ho la sensazione di aver già visto questa scena.» Disse Fuse.

«Già come quando è venuto a trovarci per vedere come c’è la cavassimo.» continuò Kampan, sorridendo malefico.

«Io…»

«Fai sul serio o forse non sei abbastanza coraggioso? Se no, allora vieni con me.» Disse Kam e si allontanò. Feci come disse e lo seguii. Non sapevo come si sentiva Mark in quel momento, i suoi occhi erano calmi come se non provasse nulla, anche se avevo visto un leggero cambiamento quando mi aveva guardato prima. Non volevo stargli addosso e farlo sentire a disagio.

Sorrisi dolcemente alla persona seduta laggiù. Le ragazze si misero a urlare estasiate mentre alcuni ragazzi mi fischiarono dietro. Sentii anche delle imprecazioni. Lasciai stare, a condizione che quel ragazzino non mi insultasse troppo.

«Cosa vuoi dal mio amico?» Mi fermai e tornai indietro per ascoltare Fuse. Dal suo tono si potrebbe pensare che stesse cercando di attaccare briga, ma in realtà aveva uno sguardo preoccupato.

«Perché?»

«Non essere arrabbiato con te non significa che non sono preoccupato per lui. Un’altra cosa,  se vuoi solo peggiorare le cose, allora dovresti smetterla.» Fuse rispose.

«Lo rivolevo indietro …» Dicendolo, lo guardo dritto negli occhi.

«Cosa ti fa pensare che si riconcili con te? Cosa sei disposto a fare?» Fuse mi guardò come se avessi un piano incredibile. Sorrisi prima di dargli una pacca sulla spalla.

«Non ho un piano preciso. Tutto quello che faccio è ascoltare il mio cuore. Lo voglio, quindi farò tutto quello che sarà necessario perché torni da me.» Risposi così e Fuse sospirò prima di allontanarsi.

«Non sarà così facile P’Vee.»

«So che non lo sarà, è stato difficile dall’inizio.» Scrollai le spalle.

«Non importa quanto sia difficile, diciamo che un po’ faccio il tifo per te.» Fuse fece una smorfia prima di continuare: «Non pensi che stia tradendo il mio amico?»

«Lo prometto … se lo riavrò mi assicurerò di renderlo felice.»

***************

Da quel giorno continuai ad andare a trovare Mark. A volte mi guardava, ma non avevamo mai parlato. Ero felice anche solo di guardare il suo viso e spesso gli lasciavo degli spuntini o del riso. Dopo aver parlato con Fuse decisi di non demordere e ci provai ogni giorno anche se lui era sempre impassibile. Cercai di non pensarci troppo perché forse questo significava che non gli importava di me, ma lui era il centro del mio mondo. Per ora quindi cercai di farmelo bastare.

«Mamma, pensi che dovrei aggiungere altra salsa di pesce.» Mi voltai e chiesi a mia madre non lontano dalla cucina. La bella persona venne ad assaggiare il pad Thai e annuii.

«Non è ancora saporito.» Disse prima di farsi strada e aggiungerne dell’altra.

«Non osare troppo, perché devi fare qualcosa di così complicato?» borbottò piano Yoo. Mi voltai e lo guardai male, prima di tornare da mia madre per prestare attenzione.

«Vee, perché non ti sei comportato così dall’inizio?»

«Papà.» disse Yoo quando nostro padre parlò. Continuava ad agitarsi e sembrava davvero irritato, come se avesse sbagliato un qualcosa di semplice.

«Dai papà non ti intromettere anche tu, magari Vee ne lascerà mangiare un pochino anche a te.»

«Io e tua mamma non avremmo potuto immaginare che avrebbe imparato persino a cucinare piatti così elaborati pur di avere solo una speranza di far pace con quel ragazzo.»  Le mie orecchie diventarono rosse all’istante quando sentii cosa mio padre stava dicendo. Yoo alzò gli occhi al cielo e mia mamma sorrise.

«È pronto, mamma? Non vorrei che si bruci.»  Riportai l’attenzione sulla padella. Avrebbero dovuto smettere di parlare di riconciliazione con mia moglie. Ci sarebbe voluto molto tempo prima che diventasse mia moglie.

Camminai portando con me la scatola del Pad Thai nel dormitorio di Mark. Sapevo che quello era il suo piatto preferito perché ogni volta che gli avevo fatto scegliere cosa avremmo mangiato lui aveva sempre scelto il Pad Thai. Oggi era sabato, una giornata impegnativa per me, ma alzarsi presto per preparare qualcosa per la tua persona speciale non pesa, anzi ti fa stare meglio.

Uscii dall’ascensore sorridendo, non pensavo che Mark avrebbe mai accettato il cibo che gli lasciavo, aveva sempre restituito tutto ciò che gli avevo dato. Anche questa volta non avevo molte speranze, ma mi accontentavo che lui vedesse almeno cosa gli avevo preparato. Ero felice di farlo per lui, volevo che sapesse che ero ancora in circolazione.

Mi diressi verso la stanza visitata che avevo visitato spesso, era passato molto tempo da quando ero stato in quella stanza. Oggi ancora una volta potevo solo stare alla porta. Per quanto avrei voluto poter fare un passo avanti, per ora, potevo solo guardare.

«Oops!» La porta si aprì prima che potessi bussare o suonare il campanello. La persona che la aprì non è quella che mi aspettavo di vedere. Era una persona minuta con un bel viso che non avevo mai visto.

«C’è qualcosa che non va Nook?»

Dall’altra stanza sentii la voce che mi fece guardare verso il proprietario della stanza. Mark era a petto nudo con solo un asciugamano avvolto intorno alla vita. Il piccoletto di nome Nook si voltò e sorrise a Mark prima di guardarmi.

«E’… P’Vee.»  Non ero sorpreso che conoscesse il mio nome, quello che mi sorprese era il motivo per cui erano insieme.

«Oh, non preoccuparti allora. Non ha niente da fare qui.» Mark si girò per dirlo a Nook, non gli importava affatto di me.

«Io…»

 «Vuoi che ti accompagni? Aspetta un minuto, mi metto una maglietta.» Mark lo disse prima che io potessi dire qualcosa. Non gli importava di me e si comportava come se quello che stavo facendo da quando era tornato non significasse nulla. Da quello che diceva e da quello che faceva era chiaro che stava cercando di dirmi che anche se avessi continuato così sarebbe tutto inutile.

«Non è necessario, eri molto stanco dopo la scorsa notte.» Disse il piccoletto guardando a terra mentre le sue guance diventarono rosse.

«È vero mi sono stancato parecchio.» Strinsi istintivamente la scatola del cibo talmente forte che si sentì il rumore della plastica spezzarsi. Non erano solo le parole, ma era soprattutto il comportamento di Mark a bloccarmi il respiro. La sua mano si posò sulla testa della persona più piccola, mentre si sporse in avanti parlando vicino all’altra persona, l’angolo della sua bocca si contrasse in un sorriso sornione dopo aver parlato.

Questo Mark non è lo stesso che io conosco.

«Dovrei parlarti di una cosa.» Si voltarono allora verso di me, Mark inarcò le sopracciglia stupito mentre l’altro ragazzo mi sorrise.

«Vado ora.» Nook si voltò per dirlo a Mark che annuì e poi sorrise.

«Ci vediamo.» Disse prima che Nook lasciasse la stanza. Mentre mi passò accanto il piccoletto alzò gli occhi per guardarmi e sorridere.

«Cosa vuoi?» Tornai di nuovo in me consapevole quando Mark mi parlò. Mi voltai di nuovo per prestare attenzione al ragazzino di fronte a me invece che a quello con un sorriso sarcastico.

Mark si fermò sulla soglia della porta, non indossava ancora una maglietta e non sembrava interessato ad averne una. Ecco perché avevo visto i graffi sul suo petto. Rabbia o qualcosa di molto simile fece scattare dentro di me un calore insopportabile. Sentii scattate un click nel mio cervello e alzai gli occhi per guardarlo. Mi stava ancora fissando infastidito.

«Cosa stai facendo?» Cercai di controllare la mia voce, per non farla uscire arrabbiata o feroce, anche se i miei occhi dicevano tutto.

«Cosa sto facendo?»

«Tu … con lui …» dissi lentamente. Mark inarcò semplicemente le sopracciglia con fare noncurante.

«Oh … ieri sera abbiamo dormito insieme.»

Il coperchio del contenitore dove avevo riposto il cibo impeccabilmente saltò per aria e tutto il contenuto finì a terra. Non me ne fregava niente se il cibo era tutto sul suo pavimento. Riuscii a malapena a muovere le braccia o le gambe figuriamoci se riuscivo ad abbassarmi per raccoglierlo. Sentii il mio viso intorpidito come se fosse stato schiaffeggiato decine di volte. Feci mezzo passo indietro perché dovevo guardare negli occhi la persona che se ne stava ancora lì, guardandomi come se non fosse successo nulla.

 «Tu…»

«C’è qualcos’altro? Perché altrimenti vado a letto, come hai sentito non la scorsa notte non ho dormito molto.» Doveva essere davvero arrabbiato e disprezzarmi così tanto per dire qualcosa del genere e soprattutto riuscire ad essere così con calmo mentre mi guardava.

Non ricordi che una volta ci amavamo?

«Mark…»

«Huh?»  Emise un debole rumore che gli scomparve in gola. Guardai lentamente la persona che avevo di fronte, anche se difficile, sorrisi. Anche se le sentivo pesanti come macigno, mi sforzai di muovere le gambe.

«Va bene se non riuscirai mai a perdonarmi. Ma non torturarmi più ferendomi così, Mark …»

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