ECLIPSE – EP. 6 CAPITOLO 1

M&M

Era un edificio curvo a tre piani. La parte anteriore del primo piano e del secondo piano era interamente ricoperta di finestre, tappezzato con cartelloni pubblicitari dei vari negozi presenti all’interno, ma il logo più grande era quello del centro fitness.

Akk si voltò nervosamente e guardò intorno con timore. Non era mai stato in un posto del genere, cioè… intendeva in un centro fitness gay, come aveva detto quel bastardo spudorato! Anche se non considerava il terzo genere come persone attraenti, quella non era il tipo di società in cui lui si sarebbe fatto coinvolgere. L’immagine che aveva in mente si trasformò in un posto pieno di ragazzi che giocavano con i loro muscoli e che si guardavano con occhi curiosi. Allora d’accordo, cosa siamo venuti a fare qui?

Dalla caffetteria, Ayan non aveva ancora dichiarato il suo scopo. Quando aveva urlato così forte, aveva detto solo “Scusa!” Akk aveva cercato di trovare un modo per arrampicarsi fuori dall’auto, ma dato che l’inferno lo aveva favorito, non c’era stato nemmeno un momento in cui l’auto era rimasta bloccata da un ingorgo. Questa è Pattaya*!

*(N/T: Pattaya è una città costiera situata nella provincia di Chonburi, in Thailandia. È famosa per le sue spiagge, la vita notturna animata, i centri commerciali e le attività turistiche.)

In quel momento, svoltò nel parcheggio posteriore dell’edificio, e i suoi occhi si spostarono selvaggiamente. Anche se non c’era nulla di diverso da un normale centro fitness, le persone che andavano lì ne avrebbero sicuramente conosciuto il ‘significato’. Akk aveva paura che qualcuno lo potesse notare e riconoscere, quindi cercò di nascondersi,  rannicchiandosi e chinandosi sul sedile per non attirare l’attenzione. 

«Abbastanza intelligente da sapere come nasconderti. Sei così carino.»

«Chi diavolo è così carino?!» La sua voce tremava ancora.

Ayan parcheggiò all’angolo. L’area era abbastanza buia da poter immaginare molti ragazzi in piedi negli angoli che facevano cose furtive.

«Guardati attentamente.» Ayan lo avvertì dopo aver spento il motore, fissandolo intensamente con sguardo desideroso. «Alto e snello, pelle liscia, petto forte e, poi, anche l’addome…»

«Non scherzare con me!» Akk gridò con rabbia, ma la voce sembrò mescolarsi come i singhiozzi di una protagonista femminile di un dramma thailandese che era stata maltrattata dal protagonista maschile e giaceva in una coperta, mentre alzava la mano per respingere quella dell’altro ragazzo che era sopra al suo ventre piatto.

Si preoccupava sempre della sua forma fisica, ma non per lo stesso motivo di Khan… O di questo idiota accanto a me! Agli occhi di Akk, avere un bell’aspetto era un’altro requisito per essere un prefetto della Suphalo. Come P’Met, il ragazzo di sua sorella. Tutti nel suo gruppo erano dei gentiluomini modelli che gli studenti della Suphalo avrebbero dovuto seguire. Akk aveva cercato prodotti per la cura della pelle e aveva richiesto varie attrezzature per allenarsi sin dalla seconda media. Suo padre e suo zio gli davano consigli sulla cosmesi, mentre sua sorella si lamentava che bastava fare sport e usare una schiuma detergente per il viso. Ma Akk era comunque preoccupato. Quella preoccupazione non aveva mai lasciato la sua mano. Un senso di inadeguatezza gli si insinuava sempre, pensando di non essere abbastanza bravo, che non era nato abbastanza perfetto per essere un prefetto della Suphalo.

Ayan scese dall’auto e notò che lui era ancora immobile come una statua. Si avvicinò al lato della porta accanto a lui. Akk si rese conto che doveva sbrigarsi e chiudere a chiave la porta, ma non l’ha raggiunto ma non riuscì a farlo in tempo. Quel bastardo non si vergognava di spalancare la porta prima di lui.

«Puoi scendere adesso.»

Akk incrociò ancora le braccia, guardando serio verso di lui.

«Hai intenzione di scendere come si deve o…?» minacciò Ayan.

Ancora immobile, aspettò per vedere cosa sarebbe successo se non si fosse arreso. Cosa può fare? Mi trascinerà? É così piccolo. Se gli cadessi di sopra, gli romperei le costole!

«Vedi, ho aperto un account Twitter chiamato ‘Share Addiction’ e ho decine di migliaia di follower. Facciamo una diretta e invitiamo gli ospiti-»

Akk non lo lasciò finire, alzò il braccio dal petto e colpì la mano di Ayan per mettere giù il telefono. La sua faccia era ancora imperturbabile.

«Se non ti piace questa opzione, c’è un’altra chiamata ‘Singh Noi Koi’…»

«Scendo!»

Ayan sorrise e disse: «Prego.»

******

L’interno l’edificio era come un normale centro commerciale. La maggior parte dei negozi erano di marchi famosi. Non c’era nemmeno un sexy shop come quelli di sex toys o che vendevano film pornografici per uomini. Ma se camminassimo più in là, potremmo trovare qualcosa del genere.

«Oh! Cammina veloce.» Ayan, che camminava avanti, si rese conto che l’altro ragazzo era rimasto indietro. Si voltò con un sorriso malizioso: «Separiamoci e stiamo un po’ da soli così, presto arriveranno delle persone per contattarmi per un lavoro.»

Che tipo di lavoro di merda si tratta?

Sebbene non capisse nulla, Akk si mosse rapidamente verso di lui.

Al piano terra, dove c’erano ancora ristoranti e negozi, c’erano sia uomini che donne. Alcuni portavano con sé anche bambini piccoli. Probabilmente non erano come lui. Guardando dall’esterno, chi avrebbe mai potuto sapere che quello era un luogo d’incontro per qualcuno come Ayan?

Ayan lo portò su per la scala mobile fino all’ultimo piano, dove si trovava il centro fitness. Salutò il personale al banco della reception e mostrò il suo pass per farlo entrare come suo ospite.

«Speriamo che nello spogliatoio ci siano un po’ di persone. Magari alcuni di loro sono nudi.» continuò, ridacchiando.

Akk era furioso, si sentiva la testa in fiamme. «Non ho un cambio di vestiti, vai da solo!»

«In realtà, non richiede un abbigliamento specifico.»

Dannazione!

Imprecando nel suo cuore, Akk si affrettò verso un bivio che conduceva alla sala attrezzi. In quel momento c’erano alcune persone che si stavano allenando. Il suono delle persone che correvano sul tapis roulant, il suono dei pesi che si colpivano l’un l’altra, il suono delle cyclette erano mescolati ad altri suoni. Le persone all’interno avevano forme fisiche diverse. Non erano così spaventose come si era immaginato, infatti c’erano anche donne.

O in verità sono dei katoey*?

Probabilmente sono dei travestiti, Beh, quello stronzo ha detto fitness gay!

Sono dei katoey ma scelgono di sollevare pesi fino a sviluppare muscoli in tutto il corpo!

Akk si voltò e cercò di scappare, ma si trovò di fronte a un’altra persona transgender che stava usando un attrezzo. Quella persona si girò e lo guardò con interesse. Questa persona aveva un volto dolce e un corpo che sembrava più femminile di una madre o di una qualsiasi altra donna intorno a lui. Il suo aspetto attirò l’attenzione di Akk, ma allo stesso tempo lo mise a disagio. Lo sguardo che lo aveva sempre perseguitato lo infastidiva al punto da decidere di prendere un’altra strada.

Appena iniziò a muoversi, un rumore sordo catturò la sua attenzione, seguito da un grido di un uomo che correva su un tapis roulant che diceva: «Ehi!»

Quando Akk si voltò, il proprietario della voce e le persone vicine si fermarono a guardare, riunendosi poi intorno a un corpo sul pavimento all’altra estremità del tapis roulant. Rimase lì, perplesso, finché Ayan non si fece avanti e disse: «Cosa sta succedendo?»

Senza aspettare una risposta, si avvicinò verso la persona che si trovava a terra e, di conseguenza, Akk seguì le sue orme.

A una distanza ravvicinata che nessuno poteva nascondere, gli occhi di Akk si spalancarono.

«Namo?!»

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