BLUE KISS – CAPITOLO VI

Amicizia

23:00 circa 
Un edificio abbandonato.

«Sei sicuro che siano qui?» chiese Pete, guardando l’edificio nel quale stavano per entrare.

Aveva parcheggiato la sua macchina a circa un chilometro dall’edificio in quanto avevano paura che King e i suoi amici potessero sentire o vedere la macchina e capire di essere seguiti. Pete, all’inizio, pensò che la loro destinazione fosse un pub o un normale dormitorio, non un edificio abbandonato di cinque piani.

«Pensavo che stesse andando in un pub o nel dormitorio di qualche suo amico.» June apparve un po’ inorridito alla vista dell’edificio.

Anche se non era lontano dalle zone abitate, sembrava che l’edificio fosse isolato dal mondo esterno. Era circondato da muri zincati con un cartello, “Pericoloso! Non entrare!”. L’edificio in sé era vecchio e fatiscente, i suoi muri erano pieni di graffiti fatti da qualche teppista come simbolo della sua potenza, per non menzionare che quello potrebbe essere il posto dove tossici e bande di teenager si riunivano per combinare qualcosa di losco. L’atmosfera suggeriva una vibrazione da reality show tipo “Caccia ai fantasmi”!

«Potremmo girare un film horror qui.» disse Pete.

«Non dire così!» Thada avvertì. «Non dobbiamo parlare di paranormale quando è notte.»

«Se me lo chiedi, sembra un posto dove la gente spaccia.» Kao disse quello che tutti stavano pensando, ma che nessuno non volevano dire. June iniziò a sentirsi ansioso perché ora era sempre più convinto del perché King fosse andato lì.

«Sandee, stai bene? Puoi aspettare in macchina se non te la senti.» le chiese Thada quando si accorse che era troppo taciturna.

«Non mi sono lamentata di nulla.» Sandee si girò verso Thada, facendo una faccia infastidita.

«Non sappiamo se sono arrivati. Andiamo dentro a nasconderci come prima cosa.» aggiunse Pete.

Tutti annuirono, poi camminarono lentamente e silenziosamente dentro l’edificio in modo che King e i suoi amici non potessero scoprirli, nel caso fossero già lì. Anche se era notte, non servivano torce o le luci dei loro telefoni perché i loro occhi iniziarono ad adattarsi al buio e la luna era piena, quindi forniva abbastanza luce per vedere dove stavano andando.

«Credo che stiamo pensando tutti la stessa cosa, vero June?» sussurrò Kao.

«Si, ma spero non sia quello che stiamo pensando.» rispose June, la sua faccia era cupa.

«Difficile che possa essere qualcos’altro. Altrimenti perché dovrebbero incontrarsi qui così tardi?» disse Thada.

«Devono vendere un sacco di droga, sennò non si incontrerebbero in un posto così.» Pete disse la sua. Lui non si drogava, ma ne sapeva abbastanza.

«Non capisco perché King debba fare questo.» June sospirò, sfogando la sua frustrazione.

«So che non è ricco e si comporta male a volte, ma la droga… davvero non te lo aspetti.» 

«Non affrettare le conclusioni, potrebbe non essere nulla.» Sandee provò a consolarlo.

«Silenzio, sento qualcuno arrivare.» Pete fece segno.

Tutti smisero di parlare e rimasero più in silenzio possibile, cercando di respirare piano. Ora si trovavano al secondo piano, il rumore di un gruppo di persone divenne più vicino finché non si fermò nello stesso piano. Fortunatamente, un muro e alcuni pezzi di mobilio rotti nascondevano Pete e gli altri alla vista.

«L’hai portato?» disse un uomo. 

June sapeva che non era la voce di King. Invece, Pete e Kao si guardarono negli occhi, ricordavano quella voce molto bene. Provarono ad avere una prospettiva migliore per poter vedere la faccia del loro obiettivo e rimasero scioccati quando videro il proprietario della voce. Quello che King e i suoi amici stavano incontrando era Mork!? Pete e Kao si guardarono di nuovo.

Mork era venuto con altri due ragazzi, uno di loro era Rain. Anche King era con due suoi amici. Sembrava come se entrambi i gruppi stessero contrattando qualcosa, probabilmente droga. Ora, non era solo June ad essere impallidito perché non poteva accettare quello che King aveva fatto, anche Kao era senza parole e si zittì dato che non avrebbe mai pensato che anche Rain potesse fare qualcosa di illegale. Mai prima d’ora c’era stato un segnale che Rain potesse avere a che fare con le droghe.

Kao pensò al fratello maggiore di Rain… Sun era un così bravo fratello. Faceva di tutto perché suo fratello minore potesse vivere una bella vita sotto ogni aspetto. Quindi perché Rain stava facendo questo? Non pensava che così avrebbe potuto ferire e deludere suo fratello? Kao si sentì anch’esso così ferito e deluso, nonostante fosse solo un amico. 

E Sun? Questa diventerà la più grande delusione della sua vita.

«Hey! Polizia!»

King urlo riportando Kao alla realtà. Tutti sentirono la polizia irrompere nell’edificio. Tutti gli spacciatori si dispersero in varie direzioni, il che indusse Kao e gli altri a scappare a loro volta.

«Correte! O fottono anche noi!» Pete fece un segnale ai suoi amici e tutti si affrettarono a correre fuori dall’edificio.

Dato che la maggior parte dei poliziotti sembrava stesse irrompendo dalla parte frontale dell’edificio e c’erano due uscite, una principale e una sul retro, decisero di correre giù per le scale verso quest’ultima. Se fossero riusciti ad uscire dall’edificio e a raggiungere la macchina, sarebbero stati salvi.

«Tutto bene?» Pete chiese a Kao mentre stavano scendendo le scale fianco a fianco.

«Certo. Faresti meglio a preoccuparti di Sandee.» disse Kao.

«Di cosa? Sta correndo davanti a noi.» Pete fece un cenno verso Sandee che stava agilmente correndo giù per le scale, più veloce di tutti loro. Inoltre sembrava cazzuta come un protagonista maschile in un drama, tanto da farli imbarazzare. Si scusarono con lei interiormente per averla fatta sentire come un peso.

Arrivarono velocemente al piano terra e videro l’uscita. I loro cuori battevano forte per la stanchezza e dall’adrenalina data dalla situazione. Non avevano minimamente riflettuto sul perché la via verso l’uscita fosse sorprendentemente libera, finché non si trovarono sul punto di uscire… 

«Fermi!»

Il poliziotto tuonò, ma non fu l’unica cosa che li fece fermare, erano accerchiati dalla polizia adesso.

Tutti e cinque si guardarono fra di loro, non avevano bisogno di dirsi nulla perché tutti sapevano che… erano completamente fottuti.

******************

Mezzanotte

Stazione di polizia

Nonostante loro cinque insistettero di non aver niente a che fare con il traffico di droga, la polizia non gli credette. Dopo che furono portati alla stazione di polizia, li interrogarono e li separarono dalle bande di King e Mork. Thada, Pete, Kao, June e Sandee rimasero in silenzio, nessuno osava parlare. Sembravano tutti ansiosi, pensando attentamente a cosa fare. Se fossero venuti i giornalisti le loro facce sarebbero finite nel telegiornale. Se i loro genitori lo avessero saputo o nel peggiore dei casi, fossero stati accusati di essere implicati nel caso, cosa avrebbero fatto?

Questo avrebbe rovinato la reputazione delle loro famiglie, le loro fedine penali e persino il nome delle loro università.

«Ragazzi… mi dispiace che siamo finiti qui per colpa mia.» June disse in maniera colpevole.

Il fatto che loro rimanessero uniti nonostante tutto, fece commuovere June, ma si sentì male per averli messi nei guai. La vita di Thada era già difficile così, il padre di Pete era un famoso uomo d’affari; se le notizie avessero riportato questa faccenda, le reputazioni di vecchia data delle loro famiglie sarebbero state distrutte. Sandee era una ragazza, quindi sarebbe stata criticata ancor più severamente dalla società. La madre di Kao era un’insegnante, se si fosse diffusa la voce che suo figlio spacciava droga, avrebbe perso il rispetto della gente. June se ne faceva una colpa, se non avesse permesso ai suoi amici di seguirlo, le cose non sarebbero finite in questo modo.

«Non è colpa tua.» gli disse Sandee.

«Si, ha ragione. Non sentirti in colpa.» aggiunse Kao.

«Se non avessi permesso a voi ragazzi di seguire King con me, non vi sareste trovati in questa situazione.»

«Nessuno poteva sapere che sarebbe finita così.» Anche Pete cercava di confortare June.

«Non pensarci troppo, non abbiamo fatto niente di male.» Thada incoraggiò i suoi amici e se stesso.

«Veramente, quando stavo seguendo King, avevo già pensato che potesse essere qualcosa che aveva a che fare con le droghe, per questo non volevo dirvelo.» sospirò June. Stava pensando che avrebbe dovuto insistere nell’andare da solo così i suoi amici non si sarebbero messi nei guai. Ora June aveva capito esattamente perché King voleva che lui non si impicciasse nei suoi affari. King probabilmente non voleva che June venisse coinvolto, ma ora June si trovava esattamente in quella situazione.

A Kao prese lo sconforto quando sentì June parlare del suo amico perché gli aveva ricordato di Rain. Non avrebbe mai pensato che Rain potesse fare una cosa così terribile.

«Ma non abbiamo fatto niente di male, è solo capitato che fossimo lì.» disse loro Sandee.

«Sarebbe molto bello se la polizia capisse, ma ho paura che pensino che siamo coinvolti in tutto questo.»

June era ancora preoccupato, così come lo erano tutti. Anche Kao e Pete, che lo avevano appena incoraggiato. June divenne silenzioso.

«Che succede? Perché siete così pallidi ragazzi?» chiese Thada.

«Giusto! É come se foste preoccupati del fatto che ci accuseranno.» disse Sandee.

«Non ti ricordi del ragazzo con cui si è incontrato King? Ha fatto a botte con Pete tempo fa.» spiegò Kao. Thada, June e Sandee provarono a ricordare quella notte. «Era il capo della banda che abbiamo incontrato nel pub; ai suoi amici piaceva Sandee.»

«Oh, ecco perché sembrava così familiare.» disse Sandee.

«Ti avevo detto che aveva fatto venire la sua banda ad aggredirmi l’ultima volta, ricordi?» chiese Pete.

«Si.» disse June, «Non dirmi che sei in ansia perché pensi che sia ancora incazzato con te e ti accusi per vendetta?!»

«Sono solo paranoico.» Pete sospirò.

«Beh, è possibile. Quando li abbiamo incontrati di fronte alla stazione di polizia, ha lanciato a Pete uno sguardo assassino.»

«Wow! Questo sì che aiuta! Fottiti, Thada.»

Pete stava per dare uno schiaffo in testa a Thada, ma la porta venne aperta da un ufficiale di polizia giusto in tempo. Si guardarono fra di loro allarmati domandandosi cosa sarebbe successo. Erano già terribilmente agitati.

«Potete tutti andare a casa adesso. Tutto apposto.» disse l’ufficiale.

«Cosa?!» urlarono tutti allo stesso momento.

«Non volete andarvene? Volete rimanere per la notte?»

«C’è ne andiamo, signore!»

Uscirono rapidamente avendo paura che il poliziotto potesse cambiare idea. Il poliziotto disse loro che nessuno li aveva accusati, inoltre, avevano le fedine penali pulite e nessun reato per droga associato a loro. I loro test delle urine avevano dimostrato che non avevano fatto uso di droghe. Gli informatori della polizia, avevano confermato che non erano coinvolti nel reato, quindi loro cinque erano stati considerati innocenti.

Prima di andarsene, June chiese all’agente di incontrare King, che era stato trattenuto in un’altra stanza. Anche Kao chiese di incontrare Rain, ma l’agente permise solo a June di incontrare King. Kao non capì il perché, ma non fece troppa pressione perché non voleva trovarsi nuovamente nei guai, quindi andò fuori ad aspettare June insieme agli altri.

«Hey,June.» 

King, che era seduto sul pavimento, guardò in alto verso June e decise di alzarsi e andargli vicino. Entrambi si guardarono come se avessero molte cose da dirsi, ma non riuscirono a formare una singola parola, come se avessero dei grossi nodi alla gola.

Dopo qualche istante di silenzio, King fu il primo a parlare.

«So come ti senti. Mi dispiace di averti deluso e di averti quasi fatto finire nei guai.» 

«Non importa. Solo… spero che quello che è successo oggi ti serva di lezione.» June voleva davvero rimproverarlo per aver fatto qualcosa di così stupido e chiedergli perché lo avesse fatto, ma non avrebbe avuto senso ormai.

Visto che era già successo, i colpevoli avrebbero dovuto affrontare le conseguenze. Il rimprovero di June avrebbe solo peggiorato l’umore di King e non voleva farlo sentire peggio di come già si sentiva.

«Sarà un lezione di vita che mi porterò dietro per molto tempo.»

La polizia aveva trovato prova di centinaia di pillole di droghe illegali e le sanzioni per il possesso erano abbastanza severe. King non voleva neanche sapere per quanto tempo sarebbe stato in carcere. Rimpiangeva la sua avidità, il suo bisogno di vivere nel lusso e come aveva scelto di fare soldi facili.

Tutte queste cose lo avevano reso cieco e l’avevano attirato in un tunnel senza via d’uscita. Alla fine, questo errore avrebbe marchiato la sua vita per sempre e avrebbe ferito e deluso la sua famiglia.

King non aveva ancora idea di cosa avrebbe fatto una volta incontrati i suoi genitori.

«Dì a mio padre e mia madre che mi dispiace.»

«Meglio che glielo dica tu, probabilmente vogliono sentirselo dire da te.»

«Sono dispiaciuto anche io per questa cosa, sai?»

«Lo so… e non ti chiederò perché hai dovuto farlo, ma spero sia l’ultima volta.»

«Non succederà di nuovo. Non so neanche quando mi lasceranno andare.»

«Chiamerò la polizia io stesso se lo farai di nuovo dopo che verrai scarcerato.»

«Non lo farò più.»

«Dovresti collaborare con la polizia, così potrebbero considerare una riduzione della pena. Ti verrò a trovare spesso.»

«Non sei disgustato di avere un amico carcerato?»

«Quando uno è mio amico, lo è per sempre.» June sorrise per tirare su il morale di King. «Non importa quello che è successo, sei ancora mio amico.»

June e King si diedero delle pacche sulle spalle; e anche se quello che King aveva fatto era insopportabile, June non poteva tagliare fuori dalla sua vita l’amico. Se King si fosse pentito delle sue azioni e fosse migliorato dopo la condanna, June sarebbe stato ben contento di averlo come migliore amico, dato che ne avevano passate di cotte e di crude insieme per così tanto tempo.

June salutò e se ne andò per raggiungere Pete, Kao, Sandee e Thada che lo stavano aspettando fuori. Ringraziarono la polizia per averli trattati correttamente e uscirono dalla stazione sospirando di sollievo.

In ogni caso Pete, Sandee e Thada erano preoccupati per June e Kao perché sembravano ancora tristi ed erano silenziosi.

«Cosa c’è che non va? Non siete contenti che siamo liberi?» Thada iniziò a parlare.

«Si, ma mi sento ancora triste per King.» June sospirò.

«Anche io. Non avrei mai pensato che Rain potesse fare qualcosa di simile.» Anche Kao sospirò.

«Ad essere onesti, King ha scelto il suo destino. Hai provato ad avvertirlo, ma non ti ha voluto ascoltare, adesso deve pagare il prezzo per aver scelto la strada sbagliata. Essere triste per lui non aiuta in nessun modo.» Pete provò a far comprendere a June come andava la vita in modo che lui potesse accettarlo e superarlo. Poi guardò Kao, sperando che le sue parole aiutassero anche lui a passare oltre.  

Rain aveva fatto qualcosa di sbagliato, quindi meritava di essere punito dalla legge.

«Pete ha ragione. Puoi avere a cuore i tuoi amici, ma devi prenderti cura anche di te stesso.» concordó Thada.

«Lo so. Solo… Argh! Lasciamo stare!» June provò a sembrare allegro perché non voleva che i suoi amici si preoccupassero per lui.

«Oh! Devo andare a prendere la mia macchina. Voi ragazzi potete andare a casa intanto.» disse Pete.

«Cosa? Va bene, posso venire con te.» replicò Kao.

«Allora, andiamo tutti insieme.» disse Sandee.

Quando uscirono dalla stazione di polizia per cercare un taxi, videro due moto parcheggiate in strada. Tutti aggrottarono le sopracciglia vedendo i ragazzi appoggiati alle moto.

Non sapevano che la polizia avesse rilasciato anche Mork e la sua banda!

Loro cinque si guardarono perplessi, non capendo perché Mork e i suoi amici non fossero stati arrestati quando erano stati loro a comprare la droga da King. Che avessero qualche conoscenza? Ma non era un po’ troppo rilasciarli così presto? 

Kao era confuso. Anche se era contento che Rain non fosse stato arrestato, si domandò come mai Rain fosse stato rilasciato. Sfortunatamente… una macchina della polizia passò di lì prima che potessero iniziare una conversazione.

«É tardi. Andate a casa ragazzi. Grazie per aver portato a termine la missione oggi.» Pete era così confuso quando un poliziotto abbassò il finestrino e parlò a Mork e la sua banda con confidenza.

«Si, si. Stiamo per andare, capo.» Mork rispose in maniera amichevole.

Il poliziotto chiuse il finestrino e andò verso la stazione di polizia mentre Pete e i suoi amici stavano ancora fissando Mork e la sua banda.

«Non siamo stati rilasciati perché abbiamo delle conoscenze, non fate troppe supposizioni.»

Rain disse come se sapesse quello che stavano pensando. Rain e gli altri stavano per andare via ma volevano essere sicuri che la polizia rilasciasse Pete e i suoi amici. Anche se non gli piaceva Pete, non voleva che persone innocenti venissero coinvolte in queste cose, avrebbero macchiato la loro fedina penale a vita; inoltre Kao era un suo caro amico. Rain non poteva fare a meno di essere preoccupato per lui.

«Quindi perché cazzo siete tutti qui?» chiese Pete.

«Mork lavora per la polizia.» disse Rain.

«Lui?» disse Pete, incredulo.

«Potrebbe sembrare uno spacciatore ma, vi giuro, non ha mai toccato nulla.» Rain difese il suo amico perché sapeva che Mork non avrebbe parlato in sua difesa. «Mork è finito nei guai talmente tante volte che è diventato un ospite fisso qui, quindi la polizia gli ha chiesto di aiutarli nell’operazione per catturare i trafficanti di droga. Volevano che facesse qualcosa di buono una volta tanto e io sono qui per aiutarlo.»

«Quindi gli informatori che hanno detto alla polizia che noi non c’entriamo nulla con la questione… eravate voi ragazzi?» Sandee chiese serenamente.

«Sì.» rispose Mork. «Ma la polizia aveva già i trascorsi dei loro obiettivi o sospettati. Non arrestano persone a caso a meno che non siano i tipi di poliziotti a cui piace infangare la legge.»

Pete era scioccato perché Mork era più premuroso di quello che pensava. All’inizio, era sicuro che questi ragazzi li avrebbero incastrati.

«Comunque, grazie per aver detto alla polizia che eravamo innocenti.»

«Non ti preoccupare, gli abbiamo solo detto la verità.»

La voce di Mork era più dolce quando parlava con una ragazza, ma era dovuto al fatto che Sandee si stava comportando in modo gentile con lui.

«Se non ci fosse stata una ragazza con voi, avremmo potuto non dire niente così “qualcuno” avrebbe passato la notte in prigione. Magari diventava meno stronzo.»

Mork alzò le sopracciglia sfrontatamente, poi indossò il casco, salì sulla moto e partì prima degli altri. Rain e Kao si fecero cenno l’un l’altro capendosi senza parlare, poi Rain salì sulla sua moto e seguì Mork.

Pete, che era stato insultato indirettamente, li guardò con rabbia, borbottando che Mork era troppo stronzo per ricevere il ringraziamento di Sandee. Se quello che era successo oggi non lo avesse reso così esausto da voler andare a casa a dormire subito, non avrebbe lasciato andare Mork così facilmente dopo che lo aveva fatto incazzare.

/ 5
Grazie per aver votato!
Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



/ 5
Grazie per aver votato!

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.