BLUE KISS – CAPITOLO III

Il cambiamento

Kao non si era ubriacato troppo la scorsa notte. Si era svegliato presto, come al solito, per fare colazione con i suoi familiari. Erano tre in famiglia: sua madre, sua sorella minore e lui. Sua madre era un’insegnante in una scuola superiore mentre sua sorella era una studentessa del liceo. Suo padre era morto molto tempo prima. Anche se Kao e sua sorella erano stati cresciuti solo dalla madre, non aveva mai sentito che alla sua famiglia mancasse di calore e affetto.

«Quando sei tornato ieri sera? Non ti ho sentito rientrare.» chiese sua madre. Mentre Kao l’aiutava a lavare i piatti, Gib era responsabile di asciugarli e metterli bene nell’armadio.

«Verso le 3 del mattino, mamma.»

«Pete ti ha accompagnato a casa?»

«Si, ma gli ho detto di lasciarmi sulla strada principale perché era tardi, poi ho preso un taxi-bici.» rispose Kao vagamente. Cercò di evitare di parlare del fatto che lui e Pete stavano litigando. Anche se raccontava a sua madre dei suoi problemi con un amico all’università, non aveva mai menzionato il suo nome perché non voleva che sua madre pensasse male di Pete.

«Va bene. A proposito, esci oggi?»

«No, devo fare i compiti. La scadenza è lunedì.»

Kao non aveva detto a Pete che avrebbe iniziato a lavorare sul rapporto e non voleva dirglielo. Era sicuro di poterlo portare a termine da solo. Dire a Pete di venire ad aiutarlo sarebbe stato imbarazzante e Kao non aveva idea di come dividere il lavoro, considerando anche il fatto che non si fidava di Pete. Inoltre, sarebbe stato difficile finire il rapporto in tempo se Kao avesse dovuto aspettare che Pete venisse a casa sua o fosse dovuto andare lui a casa dell’altro. Forse si sarebbero picchiati prima di portare a termine il loro compito.

«Hai chiesto perché hai bisogno del mio aiuto?» chiese Kao preoccupato. Sapeva che le condizioni di salute di sua madre non erano buone negli ultimi giorni e questo a causa del suo duro lavoro a scuola. Non aveva quasi tempo per riposarsi.

«Niente, figliolo. Ho solo chiesto.»

«Ma non hai un bell’aspetto, mamma. Ti prego, dimmi se hai bisogno di aiuto. Posso aiutarti a preparare le dispense.» si offrì. «In modo che tu possa riposare, altrimenti lunedì non avrai l’energia per lavorare.»

«Aspetta! Chi è la mamma e chi il figlio?» disse scherzando la donna, sapendo che suo figlio era preoccupato per lei. Aveva il raffreddore ed il mal di testa ma per lei non era un grosso problema. Poteva farlo benissimo da sola. «Lavora sul tuo rapporto. Non c’è niente di cui preoccuparsi figliolo.»

«Ma sono preoccupato per te.»

«È bello che tu sia a casa. Ho bisogno che mi insegni matematica. Il mio insegnante fa schifo» lo interruppe Gib. «Sei migliore del mio insegnante. Non c’è da stupirsi che tu stia frequentando Ingegneria in una prestigiosa università.»

«Eh?» Kao non ci cascò. Sapeva che sua sorella era il tipo di ragazza che adulava gli altri per ottenere ciò che voleva. «La tua insegnante fa schifo o tu leggi dei fumetti durante le lezioni?»

«Cosa?! Studio sempre duramente.»

La loro madre scosse la testa mentre litigavano. Quando ebbero finito di lavare tutti i piatti, Kao andò in camera sua e portò un libro, un foglio di istruzioni e il suo laptop al piano di sotto per lavorare sul rapporto e insegnare a sua sorella matematica come lei gli aveva chiesto. Tuttavia… non riusciva a trovare il foglio con le informazioni per svolgere il compito.

Devo averlo lasciato da June!

Kao sospirò, rendendosi conto che doveva sprecare tempo per andare da June a prenderlo. Meno male che si era ricordato di averlo dato a June per farne una copia, ed il ragazzo  doveva averlo portato con sé per sbaglio. Kao chiamò June solo per essere sicuro, gli disse che lo aveva lui ma che doveva incontrarsi con Sandee e Thada, quindi Kao doveva andare a prendere il foglio prima delle 13, altrimenti sarebbe dovuto andare da Thada.

«Vengo da te. Non andartene prima.» Kao decise di andare subito perché il dormitorio di June era più vicino dell’appartamento di Thada. Afferrò lo zaino e lo smartphone dopo aver parlato con June e fece per andarsene immediatamente. Non voleva sprecare altro tempo.

«Ehi! Dove stai andando? Hai detto che saresti rimasto a casa a lavorare sul tuo rapporto» chiese Gib nel momento in cui vide che Kao stava per precipitarsi fuori di casa. Come poteva scappare dopo aver accettato di insegnarle matematica?

«Ho lasciato il foglio con le istruzioni per il mio rapporto da June. Vado a prenderlo e torno subito.»

«Che sollievo! Pensavo avresti infranto la nostra promessa e non mi avresti insegnato matematica.»

«Non lo farei mai. Ti ho dato la mia parola. Ho mai infranto una promessa?» sorrise. «Stai a casa e prenditi cura della mamma. Non si sente bene. E non alzare troppo il volume della TV. Le darà fastidio.»

«Capito. Non hai fretta? Vai, vai!»

Fece cenno a Kao di andarsene perché stava continuando ad ordinarle di fare troppe cose. Kao uscì di casa e prese un taxi-bici lungo la strada principale e poi un autobus per raggiungere il dormitorio di June. Il dormitorio di June era simile a tanti altri alloggi. Si trattava di un appartamento composto da una camera da letto, un bagno, una cucina, un divano per gli ospiti, compresi i mobili e l’arredo secondo necessità. Era un dormitorio misto. Alcune persone condividevano le stanze con i loro amici o amanti. Quanto a June, divideva la stanza con King, un compagno di liceo venuto a studiare in un’università di Bangkok. Kao aveva incontrato King diverse volte, quindi erano abbastanza familiari l’uno con l’altro.

Kao si fermò davanti alla stanza di June e bussò alla porta, aspettando che gli aprissero.

«Oh! Ciao King» Kao salutò King perché lui aveva aperto la porta dato che June stava facendo la doccia. Ma il cambiamento della persona che aveva davanti lo rese sorpreso e curioso. King si vestiva in modo casual come gli altri adolescenti, ma oggi sembrava un ragazzo ricco dato che la camicia, i pantaloni, l’orologio, le scarpe e la borsa erano tutti prodotti di grosse marche.

«Stai bene. Stai andando ad un appuntamento?»

«Beh, forse.»

«Questo non è un forse. Ti sei vestito di tutto punto.»

«Andiamo! Sono un essere umano. Devo farmi valere quando ne ho la possibilità» King scrollò le spalle e finse di comportarsi in modo figo. «Io vado. Entra e siediti. June sta facendo la doccia. Finirà presto.»

«Va bene. Buona fortuna, amico.»

Kao entrò e si sedette sul divano dopo che King se ne fu andato. Pensò a King con scetticismo. June diceva a Kao che King non era ricco o altro, ma come poteva comprare tutta quella roba costosa? Mentre la sua mente vagava, June uscì dal bagno.

«Sei stato veloce.» disse June mentre si asciugava i capelli con un asciugamano. Si era già vestito.

«Non mi avevi detto di sbrigarmi? È un bene che oggi il traffico non sia intenso.»

«Spero che non lo sia davvero. Sandee mi taglierà la testa se arrivo tardi. Dice sempre che sono un ritardatario.» disse June, dando a Kao il foglio che gli serviva. «A proposito, dove andrete tu e Pete a lavorare al rapporto? A casa tua? O da Pete?»

«Uh…» Kao esitò dato che non aveva idea di come rispondere a June. Non voleva dire a June che avrebbe lavorato da solo, altrimenti avrebbe pensato che Pete si stesse approfittando di lui. Ma se gli avesse detto che avrebbero lavorato insieme, June avrebbe chiesto di più: cosa è successo? Da quando siete così in buoni rapporti da poter lavorare insieme?

«Lavorerai da solo, vero? Pete è così dannatamente fortunato.»

«Non biasimarlo. Non voglio dirgli di venire. Inoltre, non mi fido sul fatto che farà la sua parte, nel caso in cui volessimo dividere il lavoro.»

«Ho capito. Pete è stupido quanto me. Non saprai mai cosa farà se gli permetti di fare la sua parte. E il tuo punteggio potrebbe essere abbassato per questo. Anche io non rischierei se fossi in te.» disse June divertito.

«A proposito, King sembra che abbia fatto dei bei soldi. Ha vinto alla lotteria?»

«Anch’io sono confuso. Ha speso un mucchio di soldi questo mese.» June sospirò. «Ha preso in prestito i miei soldi il mese scorso, ma mi ha già restituito il denaro. Quando gli ho detto che mia madre non mi aveva potuto mandare i soldi, ha detto che avrebbe coperto prima l’affitto. Per non parlare di tutte quelle cose costose che ha comprato. Inoltre esce tutte le sere ed offre alle ragazze come un paparino.»

«Non è una lotteria normale se è arrivato fino a questo punto.»

«E ha cercato di evitare le mie domande.»

«E non condivide i soldi con i suoi amici.» disse scherzando Kao e cambiò argomento anche se June sembrava ancora sospettoso in merito al suo compagno di stanza.

«Vai via ora?»

«Già, andiamo insieme.» June andò nella sua stanza e prese lo zaino, poi se ne andarono insieme. 

Dopo che Pete fu menzionato, Kao si sentì preoccupato per lui. Non aveva idea di come stesse Pete dopo che lo avevano picchiato in quel modo. Kao non lo aveva chiamato, né gli aveva mandato un messaggio e Pete non aveva risposto ai messaggi del loro gruppo LINE dalla mattina. 

Spero che non sia stato ferito gravemente al punto da non riuscire ad alzarsi!

*****************

Casa di Pete

Pete si svegliò con il dolore che gli attraversava il corpo. Sia il suo viso che il suo corpo erano piene di lividi per tutti i pugni che aveva ricevuto. Non era la prima volta che litigava e, sebbene fosse passato un po’ di tempo dall’ultimo scontro, riusciva a sopportare il dolore. E questa mattina era riuscito ad alzarsi e continuare la sua vita quotidiana senza troppe difficoltà.

Fece una doccia ed andò nella sala da pranzo, vedendo una cameriera in piedi e suo padre che leggeva un giornale mentre faceva colazione. Pete conosceva quella vista.

«Cosa c’è per colazione oggi?» chiese alla cameriera.

«Ho fatto il congee di gamberetti, ma se preferisci pane e salsicce, te li posso fare.»

«Il congee va bene.» Pete si sedette sulla sedia e Pon, suo padre, posò il giornale e lo guardò. «C’è qualcosa che non va, papà? Perché mi fissi in faccia?»

«Come posso non farlo? Cosa c’è che non va nella tua faccia?!» ringhiò Pon, indicando i lividi sul viso di suo figlio. Quel moccioso continuava a fargli venire il mal di testa. «Che casino. Hai litigato di nuovo, non è vero? Mi hai detto che saresti rimasto fuori dai guai e non saresti stato coinvolto di nuovo in una rissa, non ricordi? Abbiamo appena perso tua sorella. Smettila di farmi preoccupare per te.»

«Non volevo fare una rissa» spiegò rapidamente Pete. Era stanco di ascoltare le lamentele di suo padre. «Dai! Non litigo da quasi sei mesi. Questa volta hanno iniziato loro.»

«Sei sicuro di non aver fatto qualcosa che gli ha dato sui nervi e ti hanno picchiato per questo?»

«È stato perché uno dei loro amici voleva provarci con la mia amica. Non sembravano molto affidabili, quindi li ho fatti stare alla larga da lei. Chi avrebbe mai pensato che si sarebbero vendicati di me?»

Lo faceva ancora arrabbiare quando pensava a come l’avevano picchiato la scorsa notte. Non avrebbe mai perso se non fossero andati in gruppo.

«Chi sono? Dovremmo denunciarli alla polizia? In caso vengano a cercarti di nuovo.»

«Va bene, papà. Non è un grosso problema.»

La cameriera gli portò una ciotola di congee appena in tempo. Pete rivolse la sua attenzione al cibo in modo da non dover più parlare con suo padre di quella faccenda. Sapeva che suo padre aveva iniziato ad aspettarsi molto da lui dopo che sua sorella era morta in un incidente d’auto. Non avendo intenzione di far preoccupare suo padre, Pete aveva promesso che non si sarebbe cacciato nei guai e che avrebbe studiato sodo. Aveva mantenuto la sua promessa… fino alla sera prima. Non avrebbe più litigato a meno che qualcuno non avesse iniziato per primo.

«Non preoccuparti. Ho fatto una promessa. Non ti deluderò.»

«Tienilo a mente! A proposito, esci oggi?»

«Nah, non credo proprio.» 

«Fantastico! Resta a casa. Smettila di lamentarti per un secondo.» 

Pete non voleva uscire per non farsi vedere con quell’aspetto. Sarebbe rimasto a casa e avrebbe applicato un impacco freddo sui lividi. Non voleva rispondere a nessuna domanda sulla sua faccia ammaccata lunedì, quando sarebbe ritornato all’università.

Tuttavia… all’improvviso pensò a Kao.

Anche se Pete non era uno di quegli studenti intelligenti, ricordava ancora il rapporto che lui e Kao dovevano presentare quel lunedì. Kao doveva iniziare a lavorarci oggi se voleva finirlo prima della scadenza. Dato che Kao non l’aveva chiamato né gli aveva parlato del rapporto, Pete sapeva che ci avrebbe lavorato da solo.

Ora che ci pensava, iniziava a sentirsi in colpa.

Il giorno prima Pete non aveva accompagnato Kao a casa e avevano anche litigato. Anche così, quando era stato picchiato da Mork e dalla sua banda, Kao era andato a salvarlo. Avrebbero davvero potuto picchiare Pete a morte se Kao non fosse stato lì. E ora… stava lasciando da solo Kao a lavorare sul loro rapporto. Non era troppo egoista?

Non importava quanto a Pete non piacesse Kao, non era un tale idiota da non sentirsi grato per ciò che Kao aveva fatto.

«Ehm… penso che uscirò per andare a fare i compiti a casa del mio amico.» Pete cambiò improvvisamente idea.

«Sei sicuro che si tratti dei tuoi compiti?» chiese suo padre dubbioso.

«Certo! Chiama Sandee se non ci credi.»

Pete menzionò Sandee dato che era la persona più affidabile tra loro cinque. Pon annuì in segno di approvazione perché conosceva Sandee e sapeva che era una brava ragazza.

*****************

Casa di Kao

Sto andando davvero a trovare Kao a casa sua?

Pete pensò questo mentre parcheggiava l’auto davanti alla casa di Kao. Esitò un po’ prima di scendere dalla macchina. Era in piedi con riluttanza davanti al cancello, incerto se suonare o meno il campanello.

L’angelo nella sua mente gli disse di suonare il campanello dato che era lì in modo da poter aiutare Kao a completare il rapporto, ma il diavolo nella sua mente non era d’accordo perché non voleva perdere il suo orgoglio. Dato che aveva trascinato il culo per andare a trovarlo a casa, era certo che Kao ne sarebbe rimasto decisamente scioccato, come se avesse visto un fantasma. Inoltre, gli avrebbe chiesto perché fosse andato da lui all’improvviso. 

«Cosa faccio?» Pete stava riflettendo intensamente. Niente lo turbava quanto perdere il suo orgoglio. Ma, alla fine, l’angelo nella sua mente vinse. Alzò la mano verso il campanello ma improvvisamente…

«Mamma!!!»

Il rumore scioccò Pete che si fermò di colpo. Ricordava che era la voce di Gib, la sorellina di Kao. Ma perché urlava in quel modo in preda al panico? Cosa stava succedendo?

Pete decise di provare ad aprire il cancello che si rivelò essere sbloccato, così si precipitò in casa e fu sorpreso da quello che si ritrovò davanti. Gib stava piangendo mentre sua madre era svenuta sul pavimento.

«Gib, cosa succede?» chiese Pete preoccupato mentre si avvicinava per aiutare la ragazza a sostenere la donna. Si innervosì quando vide che la donna era priva di sensi e la sua testa sanguinava.

«Per favore aiutala!» Gib stava piangendo forte in preda al panico. Pete non era sicuro di come mai la madre di Kao fosse in quello stato, ma quando le toccò la pelle, immaginò che avesse la febbre alta e che per questo fosse svenuta cadendo per le scale.

«Dov’è Kao?»

«Non è ancora tornato. È andato da June a prendere il foglio per il progetto.»

«Penso che prima dovremmo portare tua madre in ospedale. Puoi chiamarlo più tardi.»

«Va bene.»

Pete prese in braccio la madre di Kao e uscì di casa mentre Gib, sentendosi estremamente preoccupata, chiuse in fretta la porta e li seguì fuori. Entrambi speravano che la donna stesse bene.

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