NOT ME – CAPITOLO 13

Ignoralo per una volta, non sarai crudele

(N/T: Sean nel capitolo precedente non era completamente nudo, ma indossava dei pantaloncini, rimanendo senza maglietta.)

Dopo averlo sentito, io arrossii e la stanza sprofondò nuovamente nel silenzio. Quando disse “posso solo strofinare all’esterno”, era come per dire… “aiutarsi a vicenda”. 

Oh, perché devi descriverlo in quel modo?!

In quel momento ero sdraiato a letto con lui senza riuscire a guardarlo in faccia. Per la mia incolumità avevo indossato nuovamente i miei vestiti. Per quanto riguardasse Sean, invece, indossava solo dei pantaloncini a vita bassa e i boxer.

Merda!!! 

Era notte fonda, ma si poteva vedere chiaramente l’orlo dei suoi boxer. Il cuore delle ragazze probabilmente si sarebbe sciolto guardandolo, ma io? Non sapevo spiegarlo bene, sembrava essere molto facile da togliere, ero preoccupato…

In poche parole, avevo la sensazione di essere il solo a non saper cosa fare, perchè Sean mi stava ancora abbracciando la spalla e dormiva come al solito, sembrava essere sempre lo stesso, non era strano né imbarazzante, era così naturale. Come se fossi sua moglie e che fosse una normale abitudine che marito e moglie facevano insieme.

Sospirai dolcemente, temendo che sarebbe venuto ad attaccarmi di nuovo, ma non lo fece, si girò per abbracciarmi. Sean rilasciò dalla gola un dolce lamento, come se stesse dormendo, ma nessuno dei due dormiva ancora. Mi sdraiai sulla schiena e misi le mani sullo stomaco come un cadavere. Sean poi mi avvolse le braccia intorno alla vita.

Il suo respiro caldo mi toccò la guancia, il ponte del naso era così vicino al mio che quasi si inchinò dolcemente. Questo mi rese teso e più rigido. Non che non capissi Sean, non era una statua, ma un ragazzo molto alla moda, elegante, silenzioso, non soltanto intelligente, non era possibile che non facesse nulla. Ma aveva accettato di rinunciare a se stesso e di assecondare le mie richieste per rendermi felice.

Fui terrorizzato dal pensiero che Black potesse scoprirlo.

«Non riesci a dormire?» mi chiese Sean.

«Sì.»

«Perché? Hai paura che ti attacchi mentre dormi?» Sean mi sorrise, facendomi voltare per guardarlo. I nostri nasi si toccarono e premette leggermente le sue labbra contro le mie ancora una volta.

«Ehi! Basta!» guardai altrove, facendo ridere Sean.

«Ridi fino alla morte.» dissi sarcasticamente.

«Dai, dormi, perché sei così stressato? Hai detto di no, quindi non lo farò.»

«Hai detto che non l’avresti fatto, ma hai quasi finito per farlo.» ringhiai in risposta.

«Perché sei carino.»

«Non è un vero motivo!» continuai a rispondere sarcasticamente: «Non prendermi in giro.»

«Non l’ho fatto, ci siamo solo abbracciati, baciati e tenuti per mano.»

«Ah, è così? Davvero, Sean?» Non amai molto lo sguardo sulla sua faccia.

Abbracciarsi, baciarsi e tenersi per mano. Solo questo? “Solo”, il tuo bisnonno! L’hai fatto, hai torturato tutto il mio corpo, così tanto che ho i segni su tutto me stesso come se fossi stato schiacciato tutta la notte! 

La tua mano… quella mano… non mi ha fatto male, ma ha lasciato dei segni. La mia pelle è bianca, quindi se qualcuno la preme un po’, rimane il segno. Per non parlare del segno dei baci che mi hai lasciato! Domani P’Sorn e tua madre lo vedranno sicuramente.

Non riuscivo ancora a pensare ad un modo per nasconderli. Mi aveva baciato ovunque. Come posso affrontarli?

«A che cosa stai pensando? Sbrigati e dormi.» Sean mi tirò a sé e mi abbracciò, mise la mia testa contro il suo petto e tirò la coperta sul mio corpo. Misi un braccio intorno alla sua spalla e l’altro intorno alla sua vita. Più mi avvicinavo a lui, più non riuscivo a dormire, ma alla fine, la stanchezza prese il sopravvento.

L’indomani andai a fare colazione con i suoi genitori e il fratello di Sean. Indossai una giacca invernale di Sean e una sua sciarpa. Il padre di Sean era molto dolce e sembrava amarlo molto. Gli piaceva chiedergli di fare ogni cosa. Nel frattempo, P’Sorn guardò me e Sean, poi sorrise.

«Cerchi di nascondere i segni dei baci?»

Sean ignorò le provocazioni di suo fratello, poi finse di mangiare senza mostrare alcun interesse, e io feci lo stesso. Finita la colazione, Sean andò a lavare i piatti e P’Sorn mi chiese di andare con lui a comprare delle cose. Inizialmente Sean si era proposto per accompagnarci, ma P’Sorn, non voleva aspettare. Mi trascinò nella sua macchina e così andammo solo noi due.

Dopo che Sean finì di lavare i piatti, vendendo che P’Sorn non lo aveva aspettato, diventò furioso.

Il luogo in cui P’Sorn di solito faceva la spesa era un centro commerciale vicino casa. Dal momento che era lui il responsabile dell’acquisto dei beni di prima necessità per tutta la sua famiglia, ogni settimana andava a fare compere. Dopo che Sean si era trasferito nei dormitori, P’Sorn si era reso disponibile ad aiutare sua madre in questo. Sembrava molto simile ad un maggiordomo: cucinava, puliva la casa e lavava i piatti. Era davvero incredibile, chiunque fosse diventato il suo amante sarebbe stato molto fortunato.

«Ti stai annoiando?» P’Sorn chiese mentre andò a comprare il necessario per preparare la cena.

«No.» Scossi la testa.

«Quindi stai davvero uscendo con Sean, eh?» P’Sorn chiese andando dritto al punto, lasciandomi senza parole per un momento.

«Siamo solo amici.»

«Davvero?» P’Sorn rispose e guardò il mio collo per un momento, facendomi arrossire.

Maledetto Sean! Ora, cosa penserà tuo fratello?!

«Pensaci.» disse mettendo le cose nel carrello.

«Non lo so neanche io.» dissi la verità.

«Ma probabilmente gli piaci davvero. Non l’ho mai visto portare nessuno a casa. Solo gli amici sono venuti un paio di volte.»

«Nessuna ragazza?» chiesi furtivamente.

«Non che io ricordi. Se non fosse stato qualcuno di importante per lui, non lo avrebbe invitato a casa»

Qualcuno di importante per lui… se non lo fosse stato non lo avrebbe portato a casa?

Sentendolo mi fece riscaldare il viso, non sapevo il perché.

A quanto pare P’Sorn non mi aveva mai incontrato prima. Questo significava che Black non era mai stato invitato a casa di Sean. Solo Yok e Gram erano andati.

«Non lasciarlo aspettare. Gli piaci molto. Sono suo fratello, lo vedo.» disse P’Sorn sorridendo.

«Ah, sì…» risposi con un’espressione un po’ imbarazzata. Poi intravidi una figura alta, con un viso familiare, appena uscito dal supermercato.

Quello è Yok!

«P’Sorn, aspettami qui un momento. Ho appena visto un amico.»

«Ok, aspetterò qui, poi andremo a casa.»

Mi allontanai velocemente da P’Sorn e inseguì Yok fino all’uscita. Camminava ad un ritmo normale, sicuramente perché non sapeva che lo stavo seguendo e quindi riuscì ad afferrare il suo braccio appena in tempo.

«Dannazione!! Che diavolo!!» Yok si voltò con una faccia infastidita, ma quando mi vide si fermò.

«Tu!»

«Sì, sono io. Perché stai camminando così velocemente?»

Yok si strinse nelle spalle per liberarsi dalla mia presa. Non rispose, agitò la mano come se non volesse parlare e se ne andò. Ma io lo seguì per fermarlo.

«Aspetta un attimo, Yok.»

«Vai via!» disse ad alta voce, guardando silenziosamente la mia faccia.

In effetti, Yok era considerato quello con la personalità peggiore e feroce della banda. Le sue orecchie erano piene di piercing e ne aveva così tanti che era difficile dire esattamente quanti. Più mi guardava così ferocemente, più ero spaventato, ma non mi piaceva lasciare che qualcuno fosse arrabbiato con me. Va bene, provocare una persona scontrosa e feroce come Yok poteva essere pericoloso, ma saperlo arrabbiato, era davvero fastidioso.

«Se non parli, non me ne andrò.»

«Vuoi essere colpito da me, vero?» disse Yok, poi chiuse la mano a pugno e la alzò.

«Colpiscimi. Sean non è qui, puoi colpirmi. Se pensi che dopo avermi colpito, ti sentirai meglio, provaci. Se pensi che colpirmi ci farà tornare amici, colpiscimi!»

Yok mi guardò per un momento. Prese la mia mano e la strinse forte facendomi deglutire. Dannazione se colpisce la mia faccia diventerà sicuramente viola e si sbriciolerà. Avevo paura, ma volevo parlare chiaramente con lui.

«Cosa vuoi? Parla in fretta.» Alla fine, Yok non mi colpì.

«Perdonami.» dissi dolcemente e poi afferrai delicatamente il suo braccio per vedere se si sarebbe tirato indietro. Ma non lo fece e così lo accarezzai piano.

«Mi dispiace. Yok.»

Non sapevo se era solo una mia impressione, ma lo sguardo di Yok si addolcì improvvisamente. Così pensai che fosse diventato più gentile.

«Smettila di essere arrabbiato con me.»

Yok non mi rispose ma mi spinse delicatamente.

«Ora sono meno arrabbiato.»

Potevo sentire che il suo livello di rabbia era diminuito e che era solo imbronciato, fece una smorfia e scappò da me come la protagonista femminile della Stazione 3.*

*(N/T: è una serie televisiva.)

«Yok.» sembravo pazzo a seguirlo come il protagonista maschile di quella serie. «Yok, Yok Yok Yok.» Lo chiamai più volte e lo tirai dalla maglietta. Alla fine si voltò e alzò un sopracciglio.

«Yok, non essere più arrabbiato con me.» ripetei.

«Sono così importante che vuoi convincermi, Black?» mi chiese e poi guardò in profondità nei miei occhi.

«Se non mi importasse, sarei venuto qui?» risposi rapidamente e spiegai con attenzione: «Non arrabbiarti più con me. Quando Sean ti ha preso a pugni, lui…»

Prima che finissi di parlare, Yok si sporse in avanti e baciò la punta del mio naso, lasciandomi sorpreso a fissarlo, respirai profondamente tenendo ancora la sua mano. Sorrise fino a quando i suoi occhi non diventarono quasi una linea retta.

«Non sono più arrabbiato perché mi hai chiamato con una voce dolce. Chiamami Yok, Yok, Yok.»

Ero un po’ a disagio con lui, anche se aveva detto che non era più arrabbiato. Non sapevo più come comportarmi dopo che mi aveva baciato la punta del naso. 

Perché lo ha fatto?

Anche se non dissi nulla, Yok allungò la mano per accarezzarmi la testa in modo scherzoso e amorevole. Così mi rilassai e poi gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso.

«Allora, cosa ci fai da queste parti?» chiesi.

«Sono venuto a lavorare. La casa di Sean è nelle vicinanze? Sei andato a casa sua?» Yok alzò un sopracciglio, facendo un’altra domanda.

«Sì!» annuì.

«Oh.»

«Black!» tuonò P’Sorn.

Prima che io e Yok continuassimo a parlare, una figura alta che portava una borsa ci raggiunse e si fermò dietro di me. P’Sorn aveva probabilmente finito di fare la spesa e aveva visto Yok e me lì in piedi. Presi una borsa della spesa per aiutarlo e Yok sorrise a P’Sorn fino a quando gli occhi si chiusero e lo salutò.

«Ciao.»

«Ehi, come stai? Perché sei qui?» P’Sorn sembrò essere molto vicino a Yok mentre si avvicinò a lui, passandogli il braccio attorno al collo. Anche Yok lo aiutò, prendendo dalle mani di P’Sorn alcune buste.

«C’è molto lavoro da fare. Hey.»

«Devi sbrigarti a tornare? Vieni a cena a casa mia prima.» chiese P’Sorn.

«Ah…» Yok era confuso, lui e Sean erano arrabbiati l’uno con l’altro. Sapevo che non sarebbe voluto andare, ma colsi l’occasione per spingerlo delicatamente per un braccio.

«Andiamo insieme.»

«Ma io…» Si voltò verso di me e io gli mostrai un mezzo sorriso confortante.

«In questo modo puoi fare pace con Sean. Va bene?» Guardai Yok e annuì più volte come per supplicarlo di accettare. Ero disposto a tutto perché non mi sarei sentito a mio agio se avessero continuato ad essere arrabbiati l’uno con l’altro.

*****************

POV di Yok 

«In questo modo puoi fare pace con Sean. Va bene?»

Black continuava ad annuire come se volesse che fossi d’accordo con lui e facessi pace con Sean. I suoi occhi grandi, lucidi, rotondi e pieni di sincerità mi stavano fissando. Mi sentivo rapito da quegli occhi. Davvero non volevo andarmene. Sapevo che se avessi ancora visto il lato sgradevole di Sean, avrei sicuramente voluto colpirlo.

Rimasi quasi congelato e confuso, ma poi annuì: «Va bene!»

Immediatamente, Black mi afferrò il polso e mi tirò a sé come se avesse paura che potessi cambiare idea. Seguì la figura più piccola di fronte. Guardai prima la sua schiena, poi la mano che mi teneva il polso e sorrisi inconsciamente.

Non sapevo perché stavo sorridendo, sapevo solo che volevo sorridere. Come quando era arrivato a consolarmi e mi ero abbassato per baciargli la punta del naso, proprio così.

Non c’erano scuse, volevo solo farlo.

Non tutti potevano ammorbidirmi in quel modo, di solito anche se vicini, mantenevo le distanze da Black. Non mi aveva mai confortato così. Questa era la prima volta. Per la maggior parte delle volte ignorava e aspettava che uno dei due smettesse di impazzire per riprendere a parlare tra noi. Per qualche ragione, quando mi aveva tirato la manica, mi ero sentito davvero bene. Per esempio, mi piaceva quando teneva la mia mano, quindi anche io adesso tenevo la sua.

Black si voltò a guardarmi, si accigliò così tanto che vidi i suoi denti, perfettamente bianchi e puliti.

«Andiamo, veloce!»

Poi si voltò guardandosi intorno e ancora non lasciò andare la mia mano. Abbassai la testa e mi morsi il labbro come se cercassi di fermare il mio sorriso, ma alla fine non ci riuscì, anche mordendomi il labbro, sorrisi ancora.

Quand’è stata l’ultima volta che mi sono sentito così? 

Non ricordavo di essermi mai sentito così quando mi era successo qualcosa prima di allora. Sembrava come se…

Sta iniziando a piacermi qualcuno.

Fine del POV di Yok

*****************

Tornati a casa di Sean, lo vidi assumere un volto infastidito e rimanere sulla porta. Quella sua aria frustrata era così forte che sembrava davvero essere arrabbiato perchè P’Sorn ed io non lo avevamo aspettato. Yok ed io ci guardammo, chiedendoci come sarebbe cambiata la sua espressione se avesse scoperto che lo avevo invitato. Quando P’Sorn entrò e parcheggiò la macchina, uscimmo da essa insieme. La faccia di Sean cambiò leggermente quando vide Yok.

«Ho incontrato il tuo amico, così l’ho invitato a casa per cena. Avete intenzione di bere qualcosa?» P’Sorn non era a conoscenza della loro lite, quindi lo disse felicemente. Si avvicinò per accarezzare la spalla di suo fratello, ma Sean scansò via la mano con un’espressione cupa.

«Che cosa stai facendo?» P’Sorn lo guardò confuso, la situazione non era per niente buona, quindi chiesi a P’Sorn di entrare per primo.

«P’Sorn, lascia che me ne occupi io. Vai per primo.» sorrisi dolcemente a P’Sorn e lo spinsi di nuovo in casa. Anche se P’Sorn continuava ad essere confuso, tornò in casa per primo, lasciandomi solo con Yok, in piedi dietro di me, e Sean di fronte a me. Si guardarono l’un l’altro, come se stessero mettendo alla prova la resistenza reciproca. Sean si avvicinò e mi tirò indietro, fermandomi poi con la mano.

«Qual è il tuo problema?»

«Che razza di domanda è?»

Avevo portato Yok in modo che potessero capirsi a vicenda, senza litigare una seconda volta. Yok guardò Sean e spinse la lingua contro la guancia come se fosse infastidito.

«All’inizio mi sono arrabbiato quando mi hai colpito.» disse Yok a Sean che rimase ancora in silenzio.

«Ma ora sono contento che mi hai colpito. Fortunatamente mi hai colpito, così non gli ho fatto del male.» aggiunse indicandomi con il dito.

Sean continuò a tacere. Yok portò fuori la lingua e si leccò le labbra.

«Le persone come Black dovrebbero essere baciate, non picchiate.» disse Yok.

«Sean!» Afferai saldamente il braccio di Sean perché sembrava pronto a colpire Yok. Si voltò per guardarmi.

«Vuoi difenderlo?» domandò velocemente.

«Non lo sto facendo.»

«Allora cosa vuoi?»

«Vuoi che vi lasci litigare di nuovo?» chiesi a Sean, facendo in modo che la figura alta mi fissasse in silenzio. Non rispose.

«Sean!» lo chiamai di nuovo: «Calmati un po’. Ho portato Yok qui perché volevo farvi chiarire. Pensate che sarei felice di farvi litigare per colpa mia? Non litigate per me? Non credo sia giusto.»

Quando lo dissi, Sean mi allontanò e rallentò il suo respiro, come se stesse controllando se stesso.

«Yok, anche tu.» lo guardai dritto negli occhi: «Perché stai causando problemi? Non possiamo parlare tranquillamente?»

«Mi ha dato un pugno per primo.» Yok batté le palpebre.

«Te l’ho detto, puoi colpirmi. Te l’ho persino permesso. Ti ha preso a pugni perché volevi colpirmi, giusto?» chiesi di nuovo.

«Te l’ho detto prima, sei più adatto ad essere baciato. Oh, lascia che ti baci di nuovo. Con questo finirà.» Yok sembrava essere davvero divertito.

«Hai intenzione di rubare ciò che è mio?» Sean mi spinse via e poi si precipitò verso Yok, spinse il suo petto e lo fece barcollare così tanto che dovette fare un passo indietro.

«Eh, puoi darlo a me questa volta? Come quando mi hai lasciato Namo?» Yok alzò le sopracciglia e Sean sembrò non resistere alla sua presa in giro.

«Spolvera!»*

*(N/T: Spolverare, in gergo significa “combattere”, “prendere a pugni o schiaffi”.)

E improvvisamente Sean colpì Yok.

Non appena iniziò il combattimento Yok,  che per sua natura era una persona scontrosa, rispose con un pugno. Dopo ciò cominciò una grande lotta fino al punto in cui la polvere volò in giro, proprio come aveva detto Sean. Rimasi scioccato, non sapendo cosa fare. Tutto quello che potei fare fu gridare contro di loro.

«Sean! Yok! Basta.» Non importava quanto fortemente gridavo, loro continuavano a prendersi a pugni l’un l’altro senza sentire la mia voce. Feci un respiro profondo e pensai di correre in mezzo a loro per fermarli, anche se mi sarei sicuramente preso un pugno in faccia. Ma P’Sorn sentì la mia voce e corse fuori per vedere cosa stesse succedendo.

Guardando la faccia di P’Sorn, potevo dire solo una parola “Spaventoso!”. Il suo viso era così scuro che non pensavo che un uomo con un carattere così caldo e amichevole avrebbe potuto avere questo lato buio.

«Black, non ce n’è bisogno!» P’Sorn mi spinse via ed urlò. «Accidenti, voi ragazzi non rispettate i vostri genitori, lasciate che ve lo dica.» P’Sorn si avvicinò e prese il tubo dell’acqua. Pensai che P’Sorn avrebbe spruzzato dell’acqua su di loro, ma non fu così. Lanciò il tubo e si avvicinò per dare un pugno a Sean ed uno a Yok. Furono pugni così duri che entrambi caddero a terra.

«Siete pazzi?» P’Sorn chiese mentre i due rimasero ancora a terra ansimando sul terreno bagnato e io rimasi sconcertato.

«Vi piace combattere? Posso unirmi al vostro divertimento? Se volete continuare mi unirò. Oppure potete uscire e combattere anche sulla strada o in un abisso. Andate a combattere ovunque, ma non a casa dei i miei genitori!» P’Sorn disse con una voce così seria che li riportò in se.

«Scusa, Phi.» Yok strinse le mani a P’Sorn.

Yok sembrava aver capito. Quella non era casa sua ed era stato invitato da P’Sorn.

Sean però rimase ancora in silenzio.

«Se ti rendi conto del tuo errore, allora va bene. Alzati e sistemati. Fortunatamente, i miei genitori sono di sopra e non lo sanno.» P’Sorn sistemò il colletto di Yok, poi si girò a guardare Sean: «E tu, se non sei lucido, non entrare. Se non lo accetti, vieni a picchiarmi.» P’Sorn indicò Sean come se fosse davvero feroce e crudele e trascinò Yok in casa.

«P’Sorn, ma anche Sean è bagnato.» afferrai la camicia del fratello di Sean.

«Non c’è bisogno di implorare per lui.» P’Sorn rispose con calma mentre trascinò Yok in casa.

Non osai interromperlo di nuovo anche se lo vidi indossare un grembiule con un’impronta di orso. In realtà, poteva non essere carino quanto il suo grembiule.

«Aspetta un attimo, Sean.» mi girai verso di lui che era rimasto ancora a terra, poi corsi in casa per prendere un grande asciugamano dalla stanza di Sean.

Quando tornai, Sean era ancora seduto come un topo nello stesso posto, non si era mosso come gli aveva detto P’Sorn. Sean non avrebbe mai disobbedito agli ordini di suo fratello. Portai l’asciugamano alla sua testa e gli asciugai i capelli.

«Sei tutto bagnato.» brontolai, asciugandogli ancora i capelli. Non potei fare a meno di guardare quel bel viso e lui mi guardò timidamente.

«Il tuo viso è ferito, Sean. Aspetta un minuto e le tue guance diventeranno blu.»

«Sei preoccupato?» Sean mi afferrò il polso.

«Sì.» risposi guardandolo dritto negli occhi. 

«Sei preoccupato per Yok, preoccupato per Gram, giusto?» Lo guardai confuso, non capendo cosa stesse dicendo in quel momento. «Preoccupato per Dane e anche per gli altri, giusto?»

«Sean, di cosa stai parlando?»

«O ti preoccuperai di mio fratello dopo?»

«Eh?» continuai ad essere confuso.

«Sei così crudele.» disse Sean, poi si alzò e si voltò per entrare in casa. Poi si congelò come se si fosse ricordato che P’Sorn non lo avrebbe lasciato entrare. Invece, si avvicinò per sedersi sul divano bianco di fronte alla casa.

Perché è arrabbiato con me?

Non capivo Sean e non mi piaceva avere problemi al cuore, così andai da lui.

«Sean.»

Mi ignorò e guardò dall’altra parte.

«Perché sei arrabbiato con me? Non essere arrabbiato, dai…» Lo scossi un po’ dalle spalle. «Almeno dimmi cosa ti fa arrabbiare. Davvero non lo so, va bene? Volevo solo far chiarire te e Yok.»

Sean rimase ancora in silenzio e non mi rispose.

«Se pensi che mi intrometto troppo nei tuoi affari, non lo farò più la prossima volta. Ma non stare zitto così, Sean.»

«Sei serio?» Sean si voltò: «Vedi che parlo molto con gli altri, ma lo faccio da amico. Non ho mai dimostrato preoccupazione per loro come fai tu con tutti.»

Mi sta rimproverando? Non ero sicuro.

«Sono tutti amici, giusto? Vuoi che mi preoccupi solo di te e non mi preoccupi di Gram e Yok?» chiesi direttamente.

«Mi rendi felice quando ti preoccupi per me, ma mi hai fatto del male. Perché ti preoccupi di tutti allo stesso modo. Non sono più speciale degli altri…»

«Non è così. Sean.» cercai di spiegare, ma Sean mi interruppe.

«Non essere così innocente. Non sono una brava persona. Se non posso sopportarlo, non aspetterò che tu sia pronto! Capisci quello che sto dicendo?»

***************************

Ma salve! Si, siamo tornate dalle vacanze (non completamente) e volevamo farvi sapere che non siamo morte! E come farvelo sapere se non con un nuovo capitolo?!

Abbiamo solo una cosa da dire: DIO QUANTO AMIAMO P’SORN! Ormai vero capitano di questa ship!

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