LOVE UPON A TIME – CAPITOLO 22

Incontro improvviso

Allora mi rifiutavo di credere nel destino.

«Khun*…» La voce profonda del proprietario della Benz richiamò la mia attenzione, tirandomi fuori dalla trance. Dal momento in cui stabilimmo il contatto visivo, i nostri occhi non si allontanarono nemmeno per una frazione di secondo.

*(N/T: in questo caso, non si tratta del nome di Nakhun, ma dell’onorifico ‘Khun’.)

Mi sembrava di avere difficoltà a trovare la voce mentre rimanevo senza parole e congelato sul posto, guardandolo mentre ero sotto shock e tenendo ferma Olive. Potrebbe essere divertente da dire, ma riuscivo a malapena a respirare. Non osavo nemmeno sbattere le palpebre, spaventato che quello che stavo vedendo fosse solo un’allucinazione, frutto della mia immaginazione. Paura che, una volta sbattute le palpebre, la persona davanti a me potesse scomparire.

«Khun.» La sua voce era dolce e familiare. Si abbassò leggermente, i suoi occhi acuti scrutarono il mio viso.

«Stai bene? Non ti sei ferito?»

Il mio petto batteva in modo incontrollabile. Più fissavo il suo viso, più il mio cuore si riempiva di gioia. Il nodo in gola stava diventando sempre più difficile da deglutire mentre cercavo di trattenermi dal singhiozzare quando sentii che i miei occhi cominciarono a lacrimare. Sapevo che dovevo rispondergli, ma non potevo.

«Khun*!» La voce roca di Thi trafisse l’aria, facendomi distogliere lo sguardo dalla persona che era appena arrivata. Il mio migliore amico uscì di casa correndo, venendo subito in mio aiuto. Ero ancora seduto lì a terra.

*(N/T: in questo caso si, è il nome di Nakhun.)

«Ho sentito il clacson proprio adesso. Cos’è successo?» chiese Thi, guardando alternativamente me e l’altra persona.

«Olive è arrivata correndo davanti alla macchina e questa persona… è venuto ad aiutare.» Gli occhi del proprietario della Benz rimanevano ancora puntati su di me mentre rispondeva alla domanda. I suoi occhi erano pieni di stupore. Non sapevo cosa stesse provando e che tipo di faccia stessi facendo.

«Brava ragazza. Hai creato di nuovo un problema a tuo padre? C’è quasi un fantasma a guardia della mia casa, sai?»*

*(N/T: Thi scherza, sostenendo che se Nakhun fosse morto sul posto, sarebbe diventato un fantasma a guardia della sua casa.)

Thi si voltò per rimproverare Olive senza pensarlo veramente. Il cane scodinzolava eccitato, guardandoci con aspettativa. Alzandomi lentamente, cercai di non barcollare in avanti poiché il mio corpo era ancora sotto shock.

«Oh, Khun-»

«Stai attento.»

La voce di Thi e quella del proprietario della Benz risuonarono contemporaneamente. Il mio migliore amico mi afferrò la spalla mentre l’altra persona mi tenne il braccio.

Alzando lo sguardo, incontrai i suoi occhi. Il suo sguardo scuro e tagliente mi mandò in trance. Mi regalò una gentilezza familiare e uno sguardo molto calmo che sembrava non lasciare mai la mia memoria. Sembrava risucchiarmi, attirarmi per non distogliere lo sguardo da lui. Mi rese ancora più sicuro di non star pensando troppo e di non fraintendere le cose.

«È così scioccante che le tue gambe stanno cedendo? Penso che dovresti andare a guadagnare qualche merito. Quante volte sei quasi morto quest’anno?»

La voce di Thi mi fece uscire dalla trance, facendomi alzare in piedi prima di voltarmi per guardare l’altro uomo.

«E tu, perché sei qui? Non stai nel tuo condominio?»

«Sono appena tornato per prendere un libro. Ho lezione la sera.» rispose l’altro con voce calma. I suoi occhi acuti mi fissarono prima di dire: «A proposito, questo è…»

«Giusto. Non vi ho ancora presentati.» pronunciò Thi come se si fosse appena ricordato una cosa molto importante, annuendo con la testa nella mia direzione.

«Questo è Nakhun, il mio migliore amico dell’università. Khun, questo è mio cugino, Phop.»

«Phop…» mormorai a bassa voce.

Il suo viso era lo stesso. Il suo nome era lo stesso. I suoi occhi acuti e penetranti erano gli stessi. Non c’era assolutamente niente di diverso. Il mio istinto mi diceva di credere ai miei pensieri.

Ero sicuro che fosse il mio amato.

«Nakhun.» La voce profonda di Phop chiamò il mio nome. Sentii il mio cuore iniziare a battere più forte vedendolo sorridere debolmente quando i nostri occhi si incontrarono.

«Se sei amico di Thi, devi essere più giovane di me.»

«…»

«Piacere di conoscerti, Nong Khun.»

Allungò la mano, facendomi quasi saltare fuori il cuore dal petto. Tesi la mia mano tremante e non appena i nostri palmi si toccarono, sentii che lui mi stringeva la mano. Una calda sensazione si diffuse nel mio cuore.

«È un piacere conoscerti anche per me.» risposi con voce tremante, cercando di trattenere le lacrime che stavano per uscire dai miei occhi.

Luang Ta aveva detto che se fosse stato il destino, sarebbe stato possibile incontrarci di nuovo. Nonostante l’aspettativa nel mio cuore, mi ero sempre radicato e pensato che fosse solo una consolazione. Un modo per consolarmi. Ma oggi era successo davvero.

Alla fine, il destino ci ha riuniti di nuovo.

«Ehi, non stai tenendo la mano del mio amico troppo a lungo? Lascialo andare.» Thi colpì forte il braccio di suo cugino. Phop obbedì, il suo sguardo indugiò prima di lasciarmi andare la mano.

«Non sapevo che avessi portato qui un amico.»

«Ho dovuto farlo. I tuoi genitori non sono qui e mi hai lasciato solo. Ecco perché dovevo trovare qualcuno che restasse qui con me. Non voglio stare solo. Ho paura dei fantasmi.»

«Penso che i fantasmi abbiano più paura di te.» Phop ridacchiò leggermente. Poi i suoi occhi tornarono di nuovo su di me, facendomi battere il cuore e chiedendomi se mi avrebbe riconosciuto o no.

«Tsk. Vai a prendere il libro e vattene. Ho già il mio amico qui. Non ti chiederò di restare con me.» Thi agitò la mano per scacciare il suo parente più grande e mi tirò il braccio, dirigendosi verso casa. Ero confuso, quindi mi girai per guardare Phop e vidi che anche lui stava guardando me.

«Thi.» Non appena entrammo in casa, presi la mano del mio amico.

«Cosa?»

Feci un respiro profondo nel tentativo di controllare la mia voce, facendo attenzione a non sembrare sul punto di piangere.

«P’Phop, è… hai detto che è tuo cugino?»

«Sì. Il figlio di mio zio. Non te ne ho parlato proprio adesso?» Lui si accigliò, spingendo leggermente la mia testa. Sembrava che fossi scioccato dall’eccitazione nel vedere la faccia di Phop e non riuscivo a orientarmi correttamente.

«Perché? Vuoi conoscerlo?» Thi socchiuse gli occhi mentre l’angolo della sua bocca si piegava in un sorriso sornione. «È così bello che vuoi diventare mio cognato, Khun?»

«…» La sua domanda mi lasciò senza parole. Vedendo la mia espressione irregolare, Thi si lasciò sfuggire una sonora risata prima di trascinarmi a sedermi sul divano.

Si schiarì la gola: «Se vuoi sapere di più su di lui, posso aiutarti. Il mio buon karma farebbe sì che Pan sia più gentile nei miei confronti.»

Alzai gli occhi al cielo, riluttante riguardo a quello che aveva detto. Se questo è l’unico modo per farmi dare qualche informazione, così sia.

«Allora cominciamo con il suo nome e cognome? Dai! Dillo semplicemente velocemente.»

«Si chiama Tinnaphop Chotiwathin, ha 23 anni e si è appena laureato alla Facoltà di Giurisprudenza l’anno scorso. Ora studia avvocatura e aiuta nell’azienda di famiglia.»

Ventitré anni… circa un anno più di me. In questa vita era ancora più vecchio di me. Nella vita precedente era amico di Jom, ma qui erano cugini. Alla fine, eravamo destinati a ritrovarci nella stessa cerchia di persone proprio come prima.

«Qual è la sua personalità?»

«Dipende dalla persona con cui sta. Se è con qualcuno che non conosce veramente, è tranquillo ed educato. Ma se sta con persone a cui è vicino, è dispettoso.»

«E che altro?»

«Hmm, è una persona molto schietta e molto generosa a cui piace aiutare gli altri. Ai miei genitori piace dire che è una persona eccezionale perché è gentile con loro, ma in realtà è testardo. Lui è veramente così.»

Non potei fare a meno di sorridere quando lo sentii dire. Anche la sua personalità era estremamente simile alla sua vita precedente. Non era affatto un errore. Quanto tempo fosse passato, eppure lui era sempre lo stesso di prima.

«Lui… lui è…» Ero un po’ imbarazzato nel porre la mia domanda successiva.

«È single? È questo che vuoi chiedere?» chiese Thi.

«…Uhm.» canticchiai, senza né confermare né smentire. Una parte di me era curiosa, ma l’altra era spaventata.

Dal momento in cui avevamo stabilito un contatto visivo, sapevo nel mio cuore che era il mio amato. Semplicemente non ero sicuro se mi conoscesse o no visto che erano già passati quattrocento anni. Mi ricordavo di cose della nostra vita precedente perché ero tornato indietro nel tempo, ma probabilmente non era il suo caso, quindi non se lo ricordava. Sebbene avesse promesso di amare solo me, questo era un problema della nostra vita precedente. Ora, poteva già avere una ragazza…

«Nakhun.» Thi sospirò prima di darmi una pacca sulla spalla e guardarmi con occhi comprensivi. Sentii il cuore battere forte e il petto che diventava pesante.

«Sì? Ha qualcuno?»

«Che ne pensi?» chiese di rimando.

Il mio sguardo cadde a terra, sentendomi avvilito. Non vale la pena chiederlo, vero? Essendo nato in questa vita, è rimasto di bell’aspetto, ha un buon status e ha ancora la stessa personalità. Chi non impazzirebbe per lui?

«Anche se è meno bello di me, è bravo a studiare, è educato ed è intelligente tanto che sia gli uomini che le donne lo trovano estremamente attraente.»

«…»

«Ma continua a non avere nessun amante.»

«Ah no?» Lo guardai con gli occhi spalancati, il mio cuore batteva forte per l’informazione che avevo appena ricevuto.

«Sì, non ha mai avuto una dolce metà da quando è nato. Chiunque si avvicini, sia uomo o donna, non si preoccupa di lui. È come te. Non sono sicuro però che stia parlando con qualcuno in questo momento.»

Diavolo, sì! Immediatamente premetti le mie labbra in una linea piatta, spaventato di poter mostrare accidentalmente quanto ero felice. Scossi la testa e continuai a chiedere: «Perché non ha qualcuno?»

«Non lo so. Ha detto che arriverà un giorno in cui sicuramente ne avrà una. Deve solo trovare quella persona.»

Quella frase mi fece tremare ancora di più il cuore. Si ricorda? Forse anche lui mi sta aspettando? Forse non è così, ma ha il mio stesso ragionamento quando si tratta di questo argomento. Quando non lo avevo ancora incontrato, non provavo niente per nessuno né avevo interesse per loro. Non finché non ho incontrato P’Phop…

«Ti piace?» La voce burbera del mio amico cambiò in un tono serio.

Rimasi in silenzio, non sapendo cosa rispondere. In effetti, ero ancora confuso riguardo all’intera situazione e a come mi sentivo al riguardo. Ero felice di vederlo, ma vederlo nel presente… non significava che non sarei potuto tornare indietro nel passato?

Solo a pensarci, era come un grande vuoto nel mio cuore. L’avevo sempre desiderato perché volevo passare il resto della mia vita con lui. Vederlo oggi avrebbe dovuto farmi sentire completo e riempire quel vuoto nel mio cuore, ma non era così. Invece mi preoccupava perché reincarnarsi era come resettare tutto. Lui e io eravamo diventati persone diverse. Eravamo diventati estranei l’uno all’altro. Ero felice, ma anche devastato.

«Se ti piace, non mi dispiace. Lo sostengo. Sei una brava persona e voglio vederti felice. Mi ha messo a disagio vederti triste e giù, sai?» La sua grande mano si allungò e mi spinse la testa in modo scherzoso.

Non era raro che io e Thi ci arrabbiassimo a vicenda, ma lui sarebbe sempre rimasto il mio amico più caro. A volte mi sentivo in colpa per non aver detto la verità. È solo che alcune cose che sembrano incredibili e ridicole erano difficili da spiegare a chiunque, quindi avevo deciso di tacere. E anche così, non si arrabbiava mai. Era rimasto al mio fianco, senza essere invadente, e mi aveva anche dato consigli quando ne avevo bisogno. Lo stesso valeva per Pan. Erano entrambi buoni e gentili con me, sia nella nostra vita precedente che in questa vita. Ero fortunato ad aver incontrato questi due.

«Ma se stai pensando di flirtare con lui, potrebbe essere un po’ estenuante. Fatti un favore e non farlo. Non gli è mai piaciuto nessuno.» Thi mi diede una pacca sulla spalla.

«Uh… certo.» mormorai prima di fare un respiro profondo.

Beh, ci eravamo già incontrati. Se fosse davvero cambiato, mi sarei fidato ancora del mio intuito e della convinzione che fosse il mio Phop. Dal modo in cui mi guardava, anche se non riusciva a ricordare il passato, doveva aver sentito qualcosa. Altrimenti non mi avrebbe fissato tutto il tempo come aveva fatto. Forse questo era l’inizio della nostra relazione.

E questa volta non lo avrei mai più lasciato andare via.

**********

Per molto tempo non mi ero mai sentito libero o completo. Ma vedere la faccia di Phop mi aveva fatto sentire come se il pesante macigno che aveva appesantito il mio cuore nell’ultimo anno fosse scomparso.

Per tutto il resto della giornata, continuai a pensare a lui, chiedendo di tanto in tanto a Thi maggiori informazioni su di lui. Ma tutto ciò che ottenni in cambio da Thi furono le sue prese in giro finché quasi non iniziammo a picchiarci.

«Te lo sto chiedendo, Khun. Ti piace davvero, eh?» Thi si chinò e chiese dopo essere stato colpito da un cuscino per la terza volta.

Lui era comodamente sdraiato sul divano e abbracciava con due braccia un barattolo pieno di palline di formaggio, guardando qualche programma su Netflix mentre io ero seduto per terra ed ero concentrato nella traduzione di un articolo.

«Hmm.» confermai senza staccare gli occhi dallo schermo del portatile, spingendo gli occhiali da vista che indossavo solo quando fissavo a lungo il computer.

In realtà non mi piaceva solo Phop. Lo amavo. Ma non volevo dirlo perché Thi avrebbe potuto pensare che fossi un po’ esagerato. Avevo appena incontrato Phop.

«Sul serio, è stato amore a prima vista?»

«Se fosse così, ci crederesti? Ti è piaciuto Pan dal momento in cui l’hai visto la prima volta.»

«È vero.»

Si appoggiò allo schienale del divano e si gettò in bocca una pallina di formaggio mentre io continuavo il mio lavoro. Erano circa le dieci quando sentimmo il rumore del motore di un’auto provenire dalla parte anteriore della casa.

«C’è qualcuno qui, forse i miei zii.» mormorò Thi, troppo pigro per alzarsi e vedere. Continuò ad abbracciare il cuscino e a guardare Netflix. Lo guardai, chiedendomi: e se fosse stato un ladro? Cosa accadrebbe allora?

«Potrebbero essere i tuoi genitori? Perché non vai a controllare?»

«I miei genitori sono in Giappone. Come potrebbero essere qui? Probabilmente sono mio zio e mia zia. Che ne dici di uscire a dare un’occhiata?» Si rivolse a me con un’espressione neutra.

Sospirai per la pigrizia del mio amico, mi tolsi gli occhiali e con riluttanza mi alzai per andare a vedere cosa stava succedendo davanti alla casa.

Scesi verso la strada interna della casa e guardai verso il parcheggio. Le luci esterne erano accese e illuminavano un’auto di lusso bianca che stava entrando in retromarcia in un parcheggio vuoto. Il mio cuore batteva forte quando mi ricordai che era l’auto che quasi mi aveva colpito quella mattina.

Quindi questo significa che è tornato a casa?

«Nong Khun?»

Alzai lo sguardo.

Il proprietario dell’auto era sceso dal veicolo e mi aveva chiamato, stando lì.

«Cosa ci fai qui?» chiese.

«Uh… Thi mi ha chiesto di uscire e vedere chi è arrivato.» risposi imbarazzato.

La figura alta in camicia e pantaloni scuri si avvicinò a me e, sotto le luci brillanti, vidi un leggero sorriso formarsi sulle sue labbra.

«Invece di controllare di persona, ha mandato il suo amico? Cattivo, eh?» ridacchiò. Dietro i suoi occhiali dalla montatura squadrata c’era una sorta di magnetismo che mi rendeva difficile distogliere lo sguardo.

Phop in questa vita era l’epitome di quello che si chiamava un nerd sexy, proprio come aveva detto il mio amico.

«Sei suo amico da molto tempo?» chiese, notando che ero perso nei miei pensieri e fissavo il suo viso.

Rimasi sorpreso per un momento, realizzando all’improvviso che quella era la prima volta che avevamo una conversazione privata da quando ci eravamo incontrati. Il pensiero mi fece rivoltare lo stomaco per il nervosismo.

«Ci siamo conosciuti quando abbiamo iniziato il college.»

«Allora è per questo che non ho mai visto la tua faccia.»

Thi mi aveva detto che lui e Phop avevano frequentato la stessa scuola per tutta la vita, finché non si erano separati per il college. Phop conosceva solo gli amici del liceo di Thi. Non avrei mai pensato che mi sarebbe stato così vicino. Il motivo per cui non avevo mai visto gli altri amici o le foto di famiglia di Thi era che non usava i social media. Se lo avesse fatto, avrei potuto incontrare Phop molto tempo prima e non avrei dovuto rimuginare su questo per anni.

Dopo ciò non ebbe luogo alcuna ulteriore conversazione. Phop si limitò a scrutare il mio viso finché non dovetti distogliere lo sguardo goffamente. Considerato il nostro attuale stato in cui ci consideravamo estranei l’uno per l’altro, non avrei potuto comportarmi in modo improprio.

«P’Phop.»/ «Nong Khun.»

Entrambi ci chiamammo per nome l’uno con l’altro allo stesso tempo, facendoci fare una pausa prima di ridere insieme.

«Hai qualcosa da dire?» chiesi.

«Non devi essere così gentile con me. Sei un amico di Thi, non un estraneo.» Phop si avvicinò un po’ a me e disse con un sorriso: «E proprio ora, tu avevi qualcosa da chiedermi?»

«Ecco…» I miei palmi iniziarono di nuovo a sudare per il nervosismo. Onestamente, pensavo che se mai avessi avuto la possibilità di incontrarlo di nuovo, avrei provato ad avviare una conversazione e vedere se si sarebbe ricordato di me. Ma ora che ero di fronte a lui, era più difficile di quanto pensassi.

«Ecco… Phi… P’Phop…»

«Khun! Allora, chi è?» Thi interruppe la mia frase.

Dio mio! Perché deve uscire adesso!

«Ehi Phop, non hai detto che stasera avresti dormito nell’appartamento?»

«Non posso cambiare idea e dormire a casa?» rispose tranquillamente il proprietario del nome.

Il sorriso sul suo volto svanì, così come il respiro che stavo inspirando a fondo, reprimendo come potevo le mie emozioni per non prendere a calci il padrone di casa che si dirigeva verso di noi.

«Perché sei uscito?» La mia voce sembrava più irritata di quanto intendessi. Inaspettatamente, ero solo con lui e poi il mio momento era stato interrotto. Sarebbe stato sbagliato prendere a calci un amico in questa situazione?

«Bene, ho visto che eri andato via per un po’ e ho pensato che ci fosse un ladro, quindi sono venuto a controllare.» rispose onestamente, guardando avanti e indietro tra il mio viso e quello di Phop. Poi si fermò un attimo, come se avesse capito qualcosa.

«Oh, sto interrompendo qualcosa? Mi spiace, potete continuare a chiacchierare. Io entro.» disse Thi.

«Non è niente. Stavo giusto parlando un po’ con il tuo amico.» Phop rispose a Thi, ma i suoi occhi mi guardarono con un debole sorriso. «È tardi, entra. L’aria è fredda, potresti prendere un raffreddore.»

«…Sì.» Con riluttanza seguii Thi in casa. Se avesse detto così tanto, non avrei potuto indugiare più a lungo. Phop aveva appena finito di studiare; avrebbe potuto essere stanco e voler riposare. Ma andava bene, sarei rimasto lì per tutto il fine settimana, avrei potuto avere la possibilità di rivederlo.

Mentre mi guardavo indietro, vidi l’alta figura della persona più grande ancora in piedi davanti al posto auto coperto. Da quella distanza era troppo lontano per vedere il suo volto, ma per qualche motivo avevo la sensazione che quegli occhi mi stessero ancora osservando.

Potrebbe davvero ricordarsi di me? Penserebbe che sono pazzo se glielo chiedessi apertamente domani?

Quella notte dormii con Thi nella sua camera da letto. La camera era spaziosa, con aria condizionata fresca. Il proprietario della stanza russava da un po’, ma non riuscivo ad addormentarmi perché la mia mente continuava a tornare alla persona che avevo appena incontrato dopo tanti anni. Mi ero rassegnato al fatto che forse non ci saremmo mai più incontrati. Non mi aspettavo di incontrarlo così facilmente.

Mi girai e rigirai, cercando di pensare a una conversazione da avere con Phop il giorno successivo finché non mi addormentai. Mi svegliai di nuovo al suono della sveglia del cellulare di Thi.

«Thi, sei già sveglio?» chiamai il mio amico. Gemette, prese il cellulare per spegnere la sveglia e poi affondò di nuovo la faccia nel cuscino. Controllai l’ora e pensai che non avrei dovuto dormire più. Così feci una doccia e mi cambiai prima di scendere in soggiorno.

Non appena scesi le scale, il delizioso profumo del porridge mi colpì il naso. Il mio stomaco brontolò all’istante. Sebbene non ci fossero membri della famiglia in giro, Thi aveva ancora una governante di mezza età che puliva la casa e preparava i pasti per noi. Non dovevamo uscire per cercare cibo o fare lavori domestici. Era davvero invidiabile.

«Buongiorno.»

Una voce profonda e familiare che mi salutava fece sì che il mio io ancora intontito scendesse le scale, alzando la mano per strofinarmi gli occhi completamente sveglio.

«Buongiorno, P’Phop.» risposi alla persona seduta al tavolo da pranzo, alzando la mano.

Strofinandomi i capelli ancora disordinati, pensai: beh, vivono in case diverse e Thi ha detto che P’Phop ha un esame oggi. Non pensavo di vederlo così presto, quindi non mi ero presa la briga di pettinarmi. Ma vedere il sorriso nei suoi occhi mentre mi guardava mi fece battere forte il cuore.

Accidenti! Il mio cuore sta lavorando duro da stamattina.

«Thi non è ancora sveglio?» chiese Phop, alzandosi a metà dalla sedia.

«Non ancora.» risposi, dirigendomi verso la cucina per prendere un po’ di porridge di riso, ma poi sentii la sua voce profonda.

«Siediti a tavola. Ti servirò io.»

«No, no, va bene.» subito rifiutai, per cortesia.

«Come posso non prendermi cura di un ospite in casa mia? Per favore siediti. Me ne occuperò io.»

Phop andò a mettersi davanti al fornello e cominciò a scaldarmi il porridge di riso. Stando goffamente al centro della stanza, alla fine decisi che non avrei dovuto rifiutare la sua gentilezza.

Circa cinque minuti dopo, mi fu servita davanti una profumata ciotola di porridge di riso e maiale.

Alzai le mani in un wai e osservai sottilmente Phop mentre si sedeva accanto a me. Oggi indossava una camicia bianca e pantaloni eleganti e puliti. I suoi capelli pettinati sulla fronte e gli occhiali quadrati con la montatura argentata lo facevano sembrare più maturo. Nel complesso, sembrava ancora giovane, adatto a un neolaureato ma molto diverso dalla sua vita passata dove sembrava più vecchio.

Ad essere onesti, non ci ero del tutto abituato, ma in ogni caso sembrava ancora estremamente bello.

«Hai dormito bene stanotte?» Phop avviò la conversazione.

«Sì, e tu non mangi?» chiesi, notando che non si era servito alcun cibo.

«Ho già finito di mangiare.» rispose con un sorriso.

Il mio cervello girava. Avevo così tante domande che volevo fargli. Perché stava mangiando qui? E se aveva finito di mangiare, perché era ancora seduto qui? Ma mi sembrava scortese chiedere a qualcuno che avevo appena conosciuto, quindi mangiai tranquillamente il mio porridge.

Non seguì altra conversazione. Mi guardò mangiare mentre continuavo a rimproverarmi mentalmente e a ficcarmi il cibo in bocca. Avevo pensato a così tante cose di cui parlare, ma quando era arrivato il momento, la mia mente si era svuotata. Frustrato, finii la maggior parte del cibo e tornai in cucina. Sospirai e colpii leggermente la testa con la mano.

Idiota! Se sei così riservato, quando mai gli parlerai? Lascerai sfuggire questa opportunità?

«Nong Khun.» La voce di Phop risuonò, facendomi smettere di farmi del male mentalmente. Mi girai a guardarlo, un po’ sbalordito quando scopri che stava venendo verso di me con alcune arance.

«Vuoi un’arancia? Mangiare frutta dopo i pasti fa bene alla salute.»

La sua immagine quasi si sovrappose ai vecchi tempi in cui mangiavamo insieme. Insisteva sempre affinché mangiassi della frutta dopo il pasto.

Mi si formò un nodo in gola mentre annuivo con gratitudine per accettare. Phop si sedette di nuovo accanto a me, sbucciando un’arancia con la sua grande mano prima di porgermene una fetta.

«Grazie.» Presi una fetta d’arancia e me la misi in bocca. Sentimenti contrastanti sorsero nel mio petto finché non riuscii più a parlare. Non sapevo se ricordasse qualcosa oppure no, ma il suo comportamento oggi non era diverso da quando eravamo insieme…

«Hai un esame oggi?» Finalmente trovai qualcosa di cui parlare.

Non lascerò che questa occasione voli via facilmente questa volta. È proprio di fronte a me.

«Sì, ho un esame nel pomeriggio. Presto dovrò partire.»

Guardò l’orologio e poi me. «Resterai qui stanotte o te ne andrai?»

«Starò qui altre due notti, tornerò lunedì.» Per un momento, pensai che i suoi occhi brillassero, ma quando sbattei le palpebre, era tornato al suo solito sorriso.

«Adesso sei al quarto anno. Questo periodo deve essere faticoso per te.»

«È estenuante. Ho un lavoro di ricerca e devo concentrarmi anche sulla traduzione e sulla letteratura. E tu? Studiare legge deve essere duro.»

«È dura, ma mi piace. È divertente.»

La conversazione iniziò a scorrere in modo naturale. Prima che me ne rendessi conto, Phop e io stavamo parlando allegramente. La familiarità prese il posto del mio precedente imbarazzo. Sebbene il suo aspetto fosse cambiato, la sua natura, il suo modo di parlare e tutto il resto erano rimasti gli stessi.

Proprio come Phop, quello di cui mi ero innamorato.

«Perché hai scelto di studiare inglese? Ti piace?»

«Uh, non particolarmente. Pensavo solo che fosse qualcosa che potevo fare meglio di altre cose. E tu? Perché hai scelto legge?»

«Voglio fare il giudice. Voglio lavorare sui processi giudiziari, dimostrare la verità e aiutare gli innocenti.»

La sua risposta mi fece sorridere leggermente. Era sempre stato protettivo nei miei confronti e aveva cercato di dimostrare l’innocenza di mio padre. Anche adesso, le sue aspirazioni non erano cambiate.

Chiacchierammo per quasi mezz’ora. Thi non era ancora sceso, ma Phop doveva prepararsi per l’esame. Quando si alzò per andarsene, il mio cuore ebbe un tuffo al cuore. Sarei rimasto qui solo un altro giorno, e poi saremmo stati lontani.

Ma potrebbe esserci ancora un modo. Penso di aver capito come vederlo più spesso.

«P’Phop,»

«Sì? Che succede?»

«Posso chiederti un favore?»

«Vai avanti.» Mi fissò. 

Provai a reprimere l’eccitazione nel mio petto e chiesi: «Devo sostenere un esame di diritto fondamentale in questo ultimo semestre. Ho avuto brutti voti intermedi nel mio primo anno, quindi ho abbandonato l’esame e l’ho ripreso questo trimestre. Non sono bravo a memorizzare le leggi. Allora, potresti per favore darmi lezioni?»

«Certo.»

La sua risposta immediata mi fece sussultare il cuore di gioia. Ringraziai i miserabili voti di giurisprudenza che mi avevano dato una scusa per avvicinarlo.

«Ti darebbe troppo fastidio? Hai anche degli esami.»

«Il mio ultimo esame è domani, quindi non sarà un problema.»

Sentendo ciò, subito sorrise. Mancava un altro mese al mio esame finale, quindi avrei potuto  passare del tempo con lui per almeno un mese.

«Dove dovremmo studiare? Il tuo appartamento o la mia stanza? Vivi a casa o in un dormitorio?»

«Vivo in un dormitorio. Che ne dici di incontrarci in un centro commerciale o in un bar? Penso che…»

«Perché? Hai paura che ti faccia qualcosa?» Il suo tono cambiò a metà frase, i suoi occhi brillarono dietro gli occhiali. Rimasi sorpreso.

«No, è solo che apprezzo già tanto il tuo aiuto. Non voglio impormi andando nella tua stanza.» parlai in fretta, con la faccia rossa. Non ci avevo pensato davvero, ma quando lo disse…

«Come preferisci. Organizziamoci più tardi. Posso avere il tuo numero Line?»

Mentre lo disse, mi passò il suo telefono. Aprii il codice QR affinché lo scannerizzasse e lo aggiunsi rapidamente come amico.

«Sono quasi le dieci. Dovrei andare.»

Mentre armeggiavo con il telefono, mi salutò e alzò lo sguardo.

«Che tu possa ottenere un punteggio perfetto nei tuoi esami.» gli augurai. Lui rise piano e allungò la mano come per darmi una pacca sulla testa, ma poi esitò e abbassò la mano.

«Grazie mille.»

Gli angoli della sua bocca si curvano in un caldo sorriso in segno di apprezzamento. Non potei fare a meno di rammaricarmi che non mi avesse dato una pacca sulla testa. Beh, era ​​comprensibile dato che ci conoscevamo solo da un giorno. Avrebbe potuto pensare che sarebbe stato troppo intimo.

«Ho una cosa da chiederti.» All’improvviso, Phop parlò. Alzai le sopracciglia.

«Sì?»

«Puoi usare un tono informale quando parli con me? Non essere così formale, sembri troppo distante.»

Si avvicinò, facendomi inavvertitamente irrigidire. Il sorriso di Phop era ancora gentile ed educato, ma gli occhi dietro i suoi occhiali rivelavano una miriade di emozioni che non riuscivo a discernere.

«Per favore?» mormorò piano, quasi in un sussurro. Il mio viso arrossì mentre abbassavo leggermente la testa.

«Sì.» Deglutii a fatica, fissando il pavimento, chiedendomi se stavo immaginando le cose. Ma il suo tono sembrava quello che usava quando mi supplicava in passato.

«Allora, adesso vado. Ci vediamo stasera.»

Se ne andò con un sorriso e uscì di casa. Una volta che fu fuori dalla vista, mi accasciai su una sedia, arricciando le labbra e cercando di reprimere il sorriso.

Almeno adesso avevo una scusa per vederlo per un altro mese. Nel frattempo dovevo trovare il modo di avvicinarmi. Phop era ancora più enigmatico che mai. Non riuscivo a capire se gli piacevo o no. Una cosa era certa: in una certa misura doveva avermi riconosciuto. Quanto a ricordarsi di me, sarebbe stato difficile; dopo tutto venivamo da vite diverse.

Anche se quello che aveva fatto era simile al passato, poteva essere solo una coincidenza. Forse qualcosa era rimasto nel suo subconscio, facendolo agire come faceva in passato senza rendersene conto.

Va bene. Possiamo ricominciare da capo. L’ultima volta è stato lui a corteggiarmi, questa volta sarò io.

«Perché sei seduto lì a sorridere? Sembri fuori di te.»

Il suono ronzante della voce di Thi divenne più forte, scuotendomi dallo stordimento mentre ero seduto. Mi voltai e vidi il mio alto amico scendere le scale. Sembrava trasandato, come se non si fosse ancora svegliato del tutto.

«Sei sveglio? Pensavo che avresti dormito fino a mezzogiorno.»

«Il mio stomaco brontolava, quindi devo mangiare qualcosa prima di tornare a letto.» rispose Thi mentre andava ad aprire il frigorifero. Persi interesse e tornai a me, sbloccando il telefono con l’impronta digitale e aprendo l’app LINE. Volevo guardare le foto di Phop, ma poi sentii la voce di Thi.

«Phop era qui?»

Alzai lo sguardo dal telefono per guardare il mio amico, perplesso.

«Come lo sapevi?»

«Questo non è il suo porridge? Oppure stai dicendo che l’hai fatto tu?»

Thi indicò la pentola di porridge sul fornello. Feci una pausa, sconcertato.

«No, non era quello della governante?»

«No. È fuori a fare commissioni da ieri.»

Thi riaprì la pentola, scaldando il porridge, borbottando. «Deve essere P’Phop. Gli piace cucinare, il che è una cosa buona; mi fa risparmiare tempo.»

L’aroma del porridge riempiva la stanza. Rimasi sorpreso, perché ero così concentrato su Phop che non avevo notato che la governante se n’era andata. Era strano; pensavo che Phop avesse iniziato a stare a casa di Thi invece che nella sua e che forse veniva qui a fare colazione regolarmente, ma non gliel’avevo chiesto.

«Thi, P’Phop di solito fa colazione qui?»

«No, resta a casa sua.» rispose Thi, sedendosi accanto a me con una ciotola di porridge. Socchiusi gli occhi, lasciandomi perplesso. Un pensiero mi attraversò la mente.

Forse è venuto qui intenzionalmente per vedermi.

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