LOVE UPON A TIME – CAPITOLO 16 (M)

Su di morale

La grande luna rotonda illuminava ancora brillantemente il cielo mentre Phop ed io tornavamo a casa. Avevamo trascorso un po’ di tempo nel padiglione sul lungomare, rannicchiandoci insieme, conversando e, nel frattempo, condividendo una comprensione più profonda l’uno dell’altro. Mi ero accoccolato contro il petto di Phop, godendomi la fresca brezza che di tanto in tanto ci sfiorava. Per la prima volta da quando ero arrivato lì, sentivo un senso di calore e conforto. Il mio cuore era forte e non avevo paura di nulla.

«È ora di dormire adesso. Buonanotte.» sussurrai dolcemente, mentre stavo davanti alla porta della mia camera da letto. Sorrisi e alzai lo sguardo verso l’uomo più alto che mi teneva ancora forte la mano, riluttante a lasciarla andare. Invece di allentare la presa e tornare nella sua stanza, Phop aveva un’espressione riluttante, fissandomi con grandi occhi rotondi, finché non fui costretto a chiedere…

«Non devi andare a letto? Domani devi lavorare.»

«Posso dormire con te?» chiese.

La sua domanda mi fece spalancare gli occhi all’istante. Aspetta, abbiamo appena confessato il nostro amore e la nostra relazione dura solo da meno di un’ora. Sta davvero già chiedendo di condividere il mio letto? Che uomo sciocco! Il suo comportamento severo ed educato è solo una facciata, non è vero?

Sembrava che anche le persone del passato fossero piuttosto sensuali.

«No, non possiamo.» rifiutai, gli angoli della bocca si sollevarono quando vidi la delusione sul suo volto. A dire il vero non ero affatto pudico. Non ero contrario all’idea di andare a letto con lui, era normale che gli innamorati dormissero insieme. Ma non glielo permisi perché avevo paura che gli altri lo vedessero. D’altronde un po’ di presa in giro non avrebbe fatto male.

Dopotutto, anche lui mi aveva preso in giro parecchio, quindi era giusto dargli un assaggio della sua stessa medicina.

«Non possiamo? Voglio solo sdraiarmi accanto a te e abbracciarti. Per favore, lasciami dormire con te?» Il suo pollice accarezzò dolcemente il dorso della mia mano, il suo tono implorante scioglieva la mia determinazione. Quasi non riuscivo a trattenere il sorriso. Mi chiedevo dove fosse scomparsa la pericolosa tigre dagli occhi civettuoli. Perché era rimasto solo un cucciolo non ancora svezzato dalla madre?

«Non oggi. Vai a dormire adesso.» Sebbene fossi segretamente sopraffatto dal suo fascino, indurii comunque il mio cuore, sciolsi la mia mano dalla sua e mi voltai per aprire la porta della mia stanza. Phop seguì frettolosamente, bloccando la porta con la mano prima che potessi chiuderla.

«Se non oggi, forse un altro giorno? Per favore?» implorò.

«Forse se ti comporti bene e fai qualunque cosa ti dico, potresti avere una possibilità.» lo presi in giro, alzando sfacciatamente le sopracciglia. Gli angoli della bocca del poliziotto si curvarono leggermente, rivelando quello che pensava fosse un sorriso astuto.

«In tal caso mi assicurerò di comportarmi bene affinché un giorno tu possa premiarmi. Buona notte.» concluse.

I suoi occhi acuti brillavano di malizia mentre mi attraversavano il viso. Le mie guance arrossirono mentre sentivo il suo sguardo indugiare sulle mie labbra, così gli chiusi velocemente la porta in faccia ed emisi un sospiro.

Avevo sentito dire che i gentiluomini silenziosi fossero in realtà piuttosto pericolosi. All’inizio non ci credevo, ma ora cominciavo ad avere i miei dubbi. Non avevo potuto fare a meno di trovarlo innocuo e adorabile poco prima, quando mi aveva implorato. Come poteva essere astuto? Chiaramente, era tutto solo una finzione.

Che fosse un cucciolo innocuo o una tigre severa, non faceva differenza. Era ancora un predatore seducente quando scendeva la notte.

**********

POV Narratore esterno

Dopo giorni di incertezza, una dolcezza inaspettata finalmente entrò nella vita di Phop una volta che Klao accettò il suo amore. Il giovane Than Muen non sapeva come esprimere la sua gioia. Anche in quel momento, non poteva credere che loro due si fossero impegnati volontariamente l’uno con l’altro. Erano davvero una coppia.

«P’Phop, vuoi un’arancia?» La voce sommessa della persona seduta accanto a lui ruppe il silenzio durante la colazione. Il suo amante gli aveva offerto un’arancia. Phop esitò, guardandosi intorno verso i membri della sua famiglia ancora seduti al tavolo prima di allungare la mano per prenderla. Nessuno sapeva della loro relazione tranne Kong e Chuay, i loro servi, quindi Phop doveva esercitare un’attenta moderazione per non mostrare troppo affetto di fronte agli altri.

Tuttavia, il giovane Than Muen non riusciva ancora a resistere all’opportunità di tenere la morbida mano di Klao mentre nessuno lo guardava, mentre prendeva l’arancia.

Lo sguardo di sfida di Klao incontrò il suo, come per avvertirlo, ma Phop poteva vedere il leggero rossore salire su quelle guance pallide. Klao cercava di comportarsi da duro, ma nonostante la sua ostinazione esteriore, probabilmente non si rendeva conto che i suoi veri sentimenti erano traditi dai suoi occhi e dal rossore del suo viso. Tutto ciò lo rendeva ancora più accattivante per Phop.

Era così adorabile che gli faceva venire voglia di baciargli forte e guance, implorandolo di non essere così testardo.

«Phop e Klao vanno di nuovo d’accordo.» Si alzò la voce di sua madre, costringendo Phop a distogliere lo sguardo dalle guance arrossate del suo amante, che ondeggiavano dolcemente mentre masticava il cibo.

«Sì.» Il più giovane lo guardò mentre rispondeva.

Tutta la famiglia era consapevole che Phop e Klao avevano recentemente avuto delle incomprensioni, ma che erano riusciti a conciliare le loro divergenze. Il motivo esatto della loro lotta era rimasto sconosciuto a tutti. Phop sapeva che le persone avrebbero potuto sospettare una relazione tra loro se avessero saputo il motivo del loro litigio, quindi ne discussero e concordarono di comune accordo che non era il momento giusto per parlarne.

«È bello sentirlo. Vedervi arrabbiati l’uno con l’altro ha messo me e tuo zio molto a disagio. Ricorda, siete entrambi fratelli. È meglio amarci l’un l’altro, figlio mio.»

«Sì, mamma. Voglio molto bene al mio nong, davvero.»

«Quindi, se entrambi vi siete finalmente riconciliati, non dimenticare di aiutarlo con i suoi studi. Presto porterò Klao al dipartimento di contabilità per fare domanda.» disse il padre di Phop mentre sorseggiava il tè per pulirsi la bocca dopo il pasto.

Phop improvvisamente si rese conto di qualcosa in quel momento. «Padre, sarebbe possibile per Klao presentare domanda al Dipartimento del Tesoro Reale? Probabilmente potrebbe aiutarmi con questo lavoro, dato che parla la lingua Farang.» suggerì Phop.

«Klao conosce la lingua Farang?» Suo padre apparve sorpreso.

Klao sembrò un po’ sconcertato, ma annuì in segno di conferma. «Sì, durante la mia permanenza a Phichit, ho avuto l’opportunità di imparare da alcuni missionari.» spiegò Klao.

«In tal caso, sarebbe meglio per lui lavorare al Dipartimento del Tesoro Reale. Ma dovrò prima discuterne con i miei superiori per vedere se accetteranno l’accordo o no.» disse suo padre, aggrottando le sopracciglia.

I pettegolezzi secondo cui Klao era figlio di un condannato per frode erano molto diffusi. Anche se il padre di Phop aveva dei contatti, collocare con successo il figlio di un detenuto al servizio governativo non era facile. Non sarebbe stato un grosso problema se fosse stato un dipartimento più piccolo, ma il dipartimento del Tesoro Reale era senza dubbio uno dei dipartimenti più potenti di questi tempi. Un simile compito si sarebbe rivelato una grande sfida.

«Grazie, padre. Sono stato testimone delle capacità di Klao. Voglio che abbia l’opportunità di dimostrare pienamente il suo talento.»

«Capisco. Condivido lo stesso sentimento. A proposito, hai menzionato qualcosa sui ladri che hanno attaccato il dipartimento di pattuglia. Qual è il progresso finora?» chiese suo padre.

«Ci sono stati dei progressi.» rispose Phop con un profondo sospiro, lo sguardo serio. Come previsto, il suo superiore aveva incaricato Muen Harn di occuparsi del caso. Anche se erano già passati diversi giorni, non si sapeva ancora chi potesse essere coinvolto. Considerando il fatto che erano diversi i ladri che avevano compiuto l’operazione, era strano che nessuno avesse visto nulla.

Era davvero molto strano.

«Muen Harn è la persona al comando, vero? Suo padre, Phra Suntra Phinit, mi ha detto che Muen Harn era molto turbato dal fatto che i suoi subordinati fossero stati attaccati in quel modo. Come possono esserci ancora grandi trafficanti di oppio a Phra Nakhon senza alcun progresso nelle indagini?» Suo padre sospirò di nuovo.

Phop parlò dopo un breve momento di contemplazione: «Padre, se posso…«

«Sì, Phop?» chiese.

«Credo che ci possa essere una talpa all’interno della pattuglia.» suggerì, osservando attentamente la reazione del padre.

Suo padre non sembrava sorpreso. Il suo sguardo penetrante, che Phop aveva ereditato da lui, era pieno di gravità mentre parlava. «Condivido lo stesso dubbio. Molte cose a riguardo sembrano altamente sospette. Gli incidenti di violazione di domicilio stanno diventando eccessivi. Ho già effettuato un’ispezione e ora sono più sicuro che ci deve essere qualcuno all’interno che è coinvolto. Ho discusso la questione con Phra Suntra Phinit, e anche lui è d’accordo.»

«E chi sospetta, se posso chiederlo?» chiese Phop.

«Ci sono alcune persone che sospetto siano coinvolte, ma sono solo piccoli funzionari governativi. Non so ancora chi sia il principale colpevole.» Suo padre emise un profondo sospiro, mentre il giovane Than Muen aggrottò la fronte. Sebbene Phop stesso avesse alcune delle sue teorie, non sarebbe stato in grado di incriminare nessuno senza prove concrete.

«A dire il vero, volevo che tu mi assistessi nelle indagini su questo caso. Ma anche se sono un comandante, Phra Suntra Phinit ha deciso e tu devi onorarlo.»

«Capisco.» rispose Phop, offrendo a suo padre un debole sorriso.

I comandanti assegnavano a vari ufficiali la gestione di casi diversi. Il padre di Muen Harn era il comandante di quella zona, Okphrasuntaraphinit. Naturalmente desiderava che il figlio eccellesse nelle sue prestazioni lavorative, e gli affidava importanti casi della zona.

Sebbene il padre di Phop fosse di grado superiore a Phra Suntra Phinit e avesse il potere di sostituire qualcuno o di impegnarsi nel lavoro di Muen Harn, suo padre non era tipo da immischiarsi negli affari degli altri. Era giusto e rispettoso nei confronti del padre di Muen Harn. Di conseguenza, aveva osservato la condotta di Muen Harn solo da lontano.

«Ma se non ci sono progressi dopo un periodo di tempo considerevole, dovrò intervenire. Sii preparato, Phop. Muen Harn potrebbe non essere in grado di gestire questo compito da solo. E ci sono ancora problemi riguardo ad Cherd.» disse suo padre.

«Sì signore, per ora ho ordinato ai miei subordinati di tenerlo d’occhio da lontano. Lui però passa tutto il giorno solo nei bordelli e nei negozi di liquori. Penso che sia un presagio, sa di essere osservato.» spiegò Phop.

«Continuiamo a guardare, allora. Credo che se è coinvolto, presto ci sarà qualche movimento.»

«Sì.» concluse Phop. Suo padre allora si rivolse a conversare con sua madre. Nel frattempo, Phop sbirciò il dolce viso di Klao, notando il pensiero profondo in quegli occhi rotondi.

«Mamma, vado a lavoro.» disse, afferrando la spada e ordinando a Kong di preparare la barca per lui. Poi andò a salutare sua madre prima di seguire suo padre fuori di casa.

«Che tu possa essere benedetto, viaggia sano e salvo.» gli fece gli auguri sua madre.

«Sì.» sorrise, lanciando un’occhiata all’uomo in piedi dietro sua madre. Klao non aveva detto nulla, ma il suo dolce sorriso trasmetteva un silenzioso saluto.

Phop desiderava fare qualche passo più vicino a Klao. Abbracciarlo, coccolarlo e rubargli un bacio veloce, come fonte di incoraggiamento prima di andare al lavoro, proprio come avrebbero fatto le altre coppie. Tuttavia, in quel momento non poteva farlo e poté rispondere solo con un sorriso gentile.

L’unico compito che restava era far accettare ai suoi genitori la loro relazione. Sapeva che sarebbe stata una sfida, ma non si sarebbe arreso così facilmente. Sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe potuto esprimere apertamente il suo amore per Klao agli occhi del mondo.

**********

POV di Khun

Dicono che gli innamorati spesso sognano ad occhi aperti e vedono tutto attraverso occhiali color rosa: dopo tutto potrebbe esserci del vero.

«Khun Klao, Khun Klao, per favore!» Mi sembrava di sentire il mio nome chiamato da lontano, facendomi voltare. Mi ero fermato a giocare con la ceramica con i figli della servitù, ma per tutto il tempo ero stato distratto, perso nei miei pensieri sul volto di qualcuno che non era ancora tornato dai suoi doveri governativi. Tornai in me solo quando Chuay chiamò il mio nome. A quanto pare mi ero ritrovato vittima di un’imboscata da parte della sua figlia di due anni che mi stava infilando delle foglie in bocca.

«Hmm, cosa… cosa?» Tossii, togliendomi in fretta le foglie dalla bocca e schiarendomi la gola.

«Khun Klao… i suoi capelli…uhh…» Chuay represse un sorriso mentre guardava i miei capelli. Quando mi alzai, scoprii che la mia testa era completamente decorata con fiori, come se fosse un vaso.

«Come sono i miei capelli? Non c’è niente!» dissi, strappandomi in fretta i fiori dai capelli. Chuay fece del suo meglio per trattenere il suo sorriso tra gli sguardi divertiti dei servi.

«Khun Klao, vuole tornare a casa adesso?»

«Oh, va bene.» risposi. Sentendomi troppo imbarazzato per affrontare tutti, mi alzai velocemente e tornai a casa, così perso nei pensieri del mio amante che non mi resi conto di aver subito uno scherzo da parte di una bambina di due anni. Se il mio amico Thi lo avesse scoperto, avrebbe riso così forte che sarebbe caduto dalla sedia.

Era incredibile come fossero andate le cose. Solo una settimana prima, ero seduto da solo nella mia camera da letto, piangendo segretamente per un amore impossibile, mentre ora ero incredibilmente felice. Quando eravamo in compagnia di altri, Phop e io ci comportavamo nel modo più normale possibile per non destare sospetti, o almeno ci provavamo. Tuttavia, quando eravamo soli insieme, la questione era diversa.

Nonostante il suo aspetto severo, il poliziotto era sorprendentemente intelligente. Avrebbe potuto facilmente cambiare la sua carriera e diventare un formidabile cattivo, se avesse voluto. Non potevo credere a quanto fosse intraprendente nel trovare scuse per passare del tempo con me. Phop aveva detto a Than Phraya che ogni giorno mi avrebbe dato una lezione, così dopo aver finito di cenare ci saremmo ritirati in biblioteca per studiare insieme.

Se rispondevo in modo errato a una domanda, mi puniva piantandomi un bacio sulla guancia (sì, ha guadagnato molti vantaggi). Cercava costantemente scuse per abbracciarmi e implorava sempre che potessimo dormire insieme. Il suo modo di parlare era così dolce che quasi non ricordavo l’uomo che avevo incontrato nel bosco la prima volta.

Se mi avessero chiesto quale Phop preferivo, avrei risposto immediatamente con questa versione. Mi sentivo sinceramente felice per come stavano le cose, anche se c’erano ancora preoccupazioni nascoste e disagio che crescevano dentro di me.

«Klao.» sentii la voce profonda della persona che occupava i miei pensieri. Mi voltai e vidi Phop, che era appena tornato dal suo servizio governativo, camminare verso di me. Cercai di trattenere un sorriso mentre si avvicinava.

«Sei tornato, com’è andata?» Lo salutai, sentendomi agitato e imbarazzato. C’era una scintilla nei suoi occhi, quasi come se gli piacesse vedermi imbarazzato.

«Sono stato occupato oggi.Sono piuttosto stanco.» rispose. La sua voce dolce mi fece sentire le farfalle nel petto.

«Daii, dopo che avrai finito di mangiare, potrai riposarti. Oggi rivedrò i libri di testo da solo.» suggerii.

«Non ce n’è bisogno. Ho già promesso a papà che sarei stato responsabile dei miei doveri insegnandoti.» La sua espressione divenne improvvisamente così seria che non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Non era stato lui a chiedere a Than Phraya se poteva insegnarmi ogni giorno?

«Andiamo dentro, va bene? Così puoi bere un po’ d’acqua e io posso fare un bagno.» suggerii.

«Che ne dici di fare un bagno insieme, eh?» aggiunse, facendomi quasi soffocare. Guardai rapidamente a destra e a sinistra, sollevato di scoprire che solo Kong e Chuay erano nelle vicinanze. Ci sarebbero state sicuramente delle conseguenze se qualcun altro lo avesse sentito.

«Sto solo scherzando.» ridacchiò, ma i suoi occhi brillarono di malizia, indicando chiaramente che non stava semplicemente scherzando. Scossi la testa e tornai frettolosamente a casa prima che la mia faccia diventasse rossa, mettendomi in imbarazzo ancora di più.

L’avevo detto che era cattivo. Adesso mi credete?

Dopo aver fatto il bagno e cenato, Phop e io ci sedemmo in biblioteca a rivedere varie leggi in preparazione per entrare nel servizio governativo. Anche se nel profondo mi mancava ancora casa, i miei genitori e la mia vita precedente, in realtà avevo iniziato ad accettare la possibilità di rimanere bloccato lì per sempre. Naturalmente desideravo ancora la mia vecchia vita, ma con Phop al mio fianco sentivo che vivere lì per sempre non sarebbe stato poi così male.

Anche quel pensiero portava con sé le sue preoccupazioni. Se Klao avesse dovuto tornare un giorno, forse avrei dovuto andarmene. E se avessi dovuto scegliere tra tornare indietro o restare qui, non avevo idea di cosa avrei scelto.

Qui ho P’Phop. Come potrei mai lasciarlo?…

Mwah!

«Stai sognando ad occhi aperti?» una voce profonda ruppe improvvisamente il silenzio, seguita da un tocco giocoso sulla mia guancia. Lanciai un’occhiata acuta al poliziotto, che ora si era trasformato in un ladro dispettoso con un sorriso sornione.

«Lo fai sempre.» dissi esasperato.

«Le tue guance hanno un profumo così buono. Voglio annusarle ancora e ancora.» rispose con un sorriso, avvicinandosi. Posai rapidamente il taccuino e lo spinsi indietro contro le sue ampie spalle appena in tempo, solo per finire a ridere e lottare l’uno contro l’altro per un po’. Alla fine, persi contro la sua forza, quindi mi strinse in un caldo abbraccio e mi baciò ripetutamente sulle guance.

«P’Phop, ho le guance tutte verdi*.» protestai. 

*(N/T: è un detto scherzoso in tailandese per dire che le tue guance sono verdi e ammaccate per essere stato preso in giro troppo “fortemente”)

«Non sono abbastanza verdi.» mi prese in giro, accarezzandomi dolcemente la guancia con il pollice. Le sue labbra maliziose si aprirono in un sorriso felice, e non potei fare a meno di ricambiare il sorriso. Provavo una tale gioia in quel momento. Era come vivere in un sogno e avevo paura che un giorno mi sarei svegliato. Come avrei mai potuto sopportarlo?

«A cosa stavi pensando prima?» chiese.

«Beh… stavo proprio pensando alla nostra situazione.» risposi, appoggiando la testa contro la spalla di Phop. Allungò la mano, avvolgendo la sua mano intorno alla mia e massaggiandomi delicatamente la spalla. Il suo tocco era morbido e confortante, allentando la tensione nei miei muscoli.

«Che succede? Pensi di lasciarmi dormire con te stanotte?» chiese.

«No, sicuramente non così presto!» Arricciai scherzosamente il naso davanti a lui. Ogni volta che ne aveva la possibilità, cercava sempre di convincermi a lasciarlo dormire con me. Ma non mi sarei arreso facilmente per ora. Volevo ancora stuzzicarlo un po’ di più.

«Allora, cosa hai in mente?» chiese, curioso.

«Pensavo a zia e zio. Temo che non accetteranno la nostra relazione.» Non era esattamente quello a cui avevo pensato prima, ma avevo deciso di mentire. Tuttavia, il fatto che zia e zio non accettassero la nostra relazione era ancora qualcosa di cui ero sinceramente preoccupato. Anche se erano gentili con me come se fossi figlio loro, essere come un figlio adottivo ed essere un genero erano due cose molto diverse. Non pensavo che sarebbero mai riusciti a venire a patti con il fatto che il loro figlio maggiore non avesse avuto un figlio e non avrebbe continuato la linea familiare.

«Me ne occuperò io. Credimi.» mi assicurò, sfiorandomi la tempia con il naso. «Potrebbero essere scioccati all’inizio, ma conosco bene i miei genitori. Hanno un cuore forte e non rimarranno turbati a lungo. Se rimaniamo fermi, prima o poi ci accetteranno. Da dopodomani mio padre lavorerà e anche mia madre andrà con lui a trovare dei parenti. Potremo raccontare del nostro rapporto una volta tornati dal viaggio.» disse.

«E se… se ancora non lo accettassero?» chiesi, la mia voce piena di incertezza.

«Allora ti porterò via con me, ovunque.» rispose scherzosamente. Sorrisi debolmente e scossi la testa, rannicchiandomi più vicino al suo petto e chiudendo gli occhi.

Avevo deciso che avrei tenuto la mano di Phop il più forte possibile, il più a lungo possibile. Ma non avrei potuto mai perdonarmi se fossi diventato un peso per lui e gli avessi fatto affrontare delle difficoltà.

Non avevo mai creduto al destino o alle superstizioni, ma ora mi ritrovavo a pregare con fervore, sperando che nulla si frapponesse tra noi.

Per favore, non lasciare che arrivi il giorno in cui devo lasciare andare quest’uomo.

**********

Due giorni dopo, Phraya Phichai Phakdi e Khun Ying Prayong partirono per Lawo. Senza i suoi genitori in vista, Phop era ancora più apertamente affettuoso con me. Francamente, credevo che ormai la maggior parte delle persone in famiglia avessero già notato il nostro comportamento. Mi dava da mangiare, mi abbracciava per le spalle, mi avvolgeva le braccia intorno alla vita, senza preoccuparsi di chi stava guardando. Se c’era ancora qualcuno che non sospettava nulla tra noi, doveva avere davvero un cuore puro e ingenuo.

Oggi fu l’ennesimo giorno in cui Phop mi diede della frutta proprio nel bel mezzo della colazione. Esitai, guardandomi intorno prima di permettergli con riluttanza di imboccarmi. Le amanti di Phraya e i fratellastri di Phop osservavano tutti le nostre interazioni, scambiandosi sguardi tra loro. Ma come figlio maggiore, Phop era secondo in autorità solo a Than Phraya e zia. Le uniche persone i cui desideri doveva rispettare erano quelli dei suoi genitori, poiché le altre mogli di Than Phraya erano considerate di status inferiore al suo.

«Usciamo oggi. Ti porto da qualche parte.» suggerì l’uomo più grande.

«Dove stiamo andando?» chiesi, asciugandomi gli angoli della bocca con un fazzoletto dopo aver finito di mangiare.

«Lo scoprirai quando arriveremo lì.» rispose con un sorriso sottile. Lo guardai socchiudendo gli occhi, sentendomi sospettoso. Anche se eravamo amanti, aveva ancora un lato dispettoso. Speravo che non mi portasse in un posto strano o selvaggio. Si lamentava spesso della mia testardaggine e del volermi prendere e lasciare da qualche parte.*

*(N/T: c’è un detto scherzoso in tailandese, normalmente usato con gli animali domestici, secondo cui se sei testardo, il proprietario ti lascerà al tempio o da qualche parte. È una specie di rimprovero per farti comportare bene, dato che il tempio non è comodo come casa.)

Nonostante la mia esitazione, la mia curiosità aveva la meglio sulle mie apprensioni. Seguii Phop fino al molo, dove sussurrò a Kong la nostra destinazione, assicurandomi di non poterlo sentire. Nascose la posizione fino all’ultimo minuto, il che mi aveva reso ancora più curioso di sapere dove mi stava portando. Dopo circa venti minuti, la voce profonda dell’uomo seduto dietro di me parlò.

«Siamo arrivati.» dissi.

«Questo è un tempio!» Alzai lo sguardo verso il familiare padiglione lungo il fiume mentre la barca attraccava, sentendomi leggermente deluso. Sembrava che Phop avesse percepito il mio scoraggiamento, perché ridacchiò leggermente mentre allungava la mano per aiutarmi a scendere dalla barca, conducendomi al padiglione.

«Sì, ti ho portato qui per guadagnare merito. Kong è qui per sorvegliare la barca.» spiegò. Diede ordini agli inservienti vicini prima di guidarmi verso il tempio.

Vabbè, immagino che i templi dovessero essere un luogo popolare per gli appuntamenti in passato. Almeno guadagneremo merito insieme. Sarebbe bene chiedere delle benedizioni prima di avvicinarci ai genitori di P’Phop. Forse il merito ci renderebbe il percorso più agevole.

I templi erano sempre pieni di gente, eppure ogni volta che li visitavo provavo un innegabile senso di calma e serenità. Phop e io accendemmo insieme bastoncini di incenso prima di inginocchiarci fianco a fianco per adorare le immagini del Buddha.

Rubai sguardi segreti al bel viso del mio amante mentre rendevo omaggio ai monaci. Anche se erano già passati diversi mesi dal nostro primo incontro, ero ancora incantato dal suo bell’aspetto: la sua mascella affilata, il suo naso arcuato che trovavo invidiabile e i suoi occhi forti e gentili allo stesso tempo. I suoi occhi calmavano sempre la mia mente tumultuosa.

La natura lo aveva davvero creato meravigliosamente.

«Prima prega, poi potrai guardarmi.» mi ricordò la sua voce calma, mentre teneva lo sguardo fisso sul monaco che presiedeva davanti. Arricciai scherzosamente il naso, infastidito dal fatto che si fosse accorto che lo stavo guardando, chiudendo infine gli occhi per concentrarmi sulla preghiera. In precedenza, non desideravo quasi mai nulla quando acquisivo meriti, ma questa fu una delle poche volte in cui pregai sinceramente.

«Desidero continuare a stare con P’Phop, essere felici insieme finché possiamo. Se è possibile, per favore, non farci separare.» sussurrai, con il respiro mozzato e la voce piena di emozione. In passato avevo rifiutato Phop per paura del giudizio degli altri, ma nel profondo non volevo lasciarlo.

Non volevo lasciarlo solo e non volevo causargli dolore andando via, ma non potevo reprimere i sentimenti nel mio cuore.

Anche se questi ultimi giorni avevano portato un’immensa felicità, non potevo liberarmi della sensazione di essere egoista, approfittando del suo amore e della sua felicità. Sapevo che il nostro tempo insieme avrebbe potuto non durare per sempre.

«Klao.» mi chiamò la sua voce profonda, facendomi concentrare nuovamente sul momento presente. Gli occhi neri e preoccupati di Phop incontrarono i miei.

«Qual è il problema?» chiese, percependo la mia distrazione.

«Non è niente.» risposi, sforzandomi di sorridere e alzandomi per posizionare i bastoncini di incenso, riempire l’olio della lampada e distribuire le offerte. Successivamente, lasciammo il tempio e ci dirigemmo verso il vicino mercato galleggiante.

«A proposito… perché volevi portarmi al tempio?» chiesi mentre tornavamo verso il molo.

«Quando si inizia una nuova vita è consuetudine accumulare meriti, non è vero?» Phop rispose con un sorriso. La sua risposta mi fece accigliare.

«Iniziare una nuova vita? Come?» chiesi.

«Voglio dire iniziare la nostra vita matrimoniale.» chiarì il poliziotto incontrando il mio sguardo. I suoi occhi scuri scintillavano, facendomi arrossare le guance per il calore. Distolsi rapidamente lo sguardo.

«Quando hai una famiglia, devi prima attribuire merito alla buona sorte.»

«Chi ha detto che ci sposeremo e metteremo su famiglia?… Non ho ancora detto nulla a riguardo.» brontolai, prendendolo giocosamente in giro. Sembrava che gli piacessero questi scambi giocosi di battute spiritose. Ma davvero, prima stavamo solo provando a uscire insieme, giusto? Non avevo ancora deciso del tutto di stare con lui.

«Aspetto con impazienza il giorno in cui sarai d’accordo.» disse, allungandosi per prendermi la mano. Rimasi sorpreso e tentai di staccare la mano, consapevole che gli altri ci vedevano. Tuttavia, Phop mi rassicurò.

«Non c’è nessuno in giro. Non c’è bisogno di preoccuparsi.»

«Ma siamo in pubblico, è meglio non farlo affatto.» dissi a bassa voce, non volendo che facesse brutta figura davanti agli altri. Ma il testardo poliziotto mi teneva ancora forte la mano, quasi fingendo di essere sordo, quindi dovetti permettergli di tenermi la mano.

«Allora per cosa hai pregato?»

«Oh, ho pregato che P’Phop mi viziasse sempre, non mi sgridasse mai e non mi lasciasse mai.» alzai un sopracciglio, scherzosamente. Phop alzò la mano che teneva la mia e le diede un bacio gentile sul dorso.

«Certo, non ti lascerei mai per andare da nessun’altra parte.» affermò.

Strinsi le labbra, realizzando che il calore sul mio viso non era dovuto al sole. Phop ridacchiò piano, vedendomi arrossire per l’imbarazzo, così decisi di chiedergli della sua preghiera.

«Allora, per cosa hai pregato?» chiesi.

«Ho pregato che Dio ti proteggesse e che potessimo stare insieme per sempre.» rispose. Sentii un nodo alla gola quando udii quelle semplici parole. Il mio cuore si gonfiò di emozioni. Phop probabilmente non si era reso conto dell’impatto che le sue parole ebbero su di me perché gli capitò di distogliere lo sguardo appena in tempo e mormorò: «E anche…»

«E?» chiesi, incuriosito.

«È un segreto.» rispose con un sorriso, ammutolito. Non insistetti ulteriormente. Invece mi crogiolai nel calore della sua mano che stringeva la mia mentre camminavamo insieme verso il molo.

Se davvero potessimo stare insieme per sempre, sarebbe meraviglioso.

La piccola barca partì dal molo del tempio, diretta al mercato galleggiante. Phop mi portò in giro per il mercato, comprando cibo e invitandomi a esplorare i vari articoli in vendita. Trascorremmo un momento delizioso che durò fino al tardo pomeriggio, quando arrivò il momento di tornare a casa. Durante la nostra passeggiata al mercato, non avevo potuto fare a meno di notare gli sguardi occasionali dei venditori e degli altri frequentatori del mercato. Era chiaro che le voci provenienti dal festival Songkran non erano ancora svanite.

Ci fu un momento in cui quasi mi staccai da Phop, sentendo il peso di quegli occhi su di noi. Ma dal momento che mi aveva assicurato che non gli importava degli sguardi critici degli altri, non avevo motivo di preoccuparmene nemmeno io. D’ora in poi sarei stato più forte, stando fermamente al suo fianco, superando insieme gli ostacoli.

Le stelle brillavano nel cielo notturno mentre finivamo la cena insieme. Ognuno andò per la propria strada per occuparsi dei compiti personali, mentre Phop e io ci sistemammo in biblioteca per rivedere i nostri libri di testo. Normalmente mi assecondava, ma quando si trattava di studiare, il poliziotto si trasformava in un insegnante severo. Anche una sola risposta sbagliata mi avrebbe fatto guadagnare uno sguardo severo.

Il primo motivo era che aveva buone intenzioni nei miei confronti e voleva che imparassi bene il libro di testo. La seconda ragione era che voleva punirmi.

«Per oggi basta.» Stavamo studiando un grosso libro di testo, prima che le sue mani abbronzate lo chiudessero finalmente dopo una sessione lunga e ardua. Strinsi gli occhi guardando il sogghignante insegnante che sembrava trarre piacere dalla mia punizione. Sapevo che adesso dovevo guardarmi allo specchio, perché sentivo che le mie guance dovevano essere diventate verdi per tutta la sua punizione.

«Vai a letto e riposati un po’.» disse.

«Sì, grazie per avermi aiutato a rivedere i libri di testo. Oggi è stato molto divertente. Apprezzo che tu mi abbia portato a fare meriti e a fare visite turistiche.» Gli rivolsi un ampio sorriso. Considerandolo il nostro primo appuntamento, dovevo ammettere che ero rimasto piuttosto colpito. Si era preso così tanta cura di me.

«In tal caso, posso avere una ricompensa?» I suoi occhi scuri brillavano di anticipazione. Non c’era bisogno che dicesse quello che voleva, sapevo già di cosa si trattava.

«Bene, ti ricompenserò permettendoti di tornare di corsa nella tua stanza e dormire un po’.» lo presi in giro, spingendolo fuori dalla biblioteca e guidandolo verso la sua camera da letto. Phop fece finta di essere sbalordito, guardandomi con desiderio, anche se agitavo la mano e gli auguravo la buonanotte. Aveva uno sguardo pietoso.

Prendere in giro il mio ragazzo era piuttosto divertente. Questo avrebbe dovuto essere sufficiente per ora, ma la prossima volta che avrebbe insistito per andare a letto insieme, forse avrei dovuto arrendermi.

Ritornai nella mia camera da letto, chiudendo la porta dietro di me e sistemandomi sul letto. Il trambusto degli operai all’esterno cominciò a svanire e solo il dolce frinire dei grilli riempiva l’aria, entrando dalla finestra leggermente aperta. Tirai su la coperta, coprendomi, sentendo la stanchezza della giornata pesarmi sulle palpebre.

Tock tock!

Non sapevo da quanto tempo dormivo prima che qualcuno bussasse alla porta della mia camera da letto svegliandomi di soprassalto. Mi sedetti sul letto, sbirciando verso la porta sprangata. Dopo aver sentito un leggero colpetto un paio di volte, mi alzai per vedere chi fosse.

«Klao.» chiamò una voce profonda e familiare. Aprii la porta per affrontare il visitatore che aveva bussato alla mia porta a tarda notte.

«P’Phop, cosa…» Prima ancora che potessi finire la frase, si infilò nella stanza e chiuse rapidamente la porta dietro di sé, girandosi per sprangare di nuovo la porta. Rimasi a bocca aperta davanti a Phop, che si voltò verso di me con un sorriso malizioso.

«Lasciami dormire con te stanotte.»

«Bussare alla mia stanza a tarda notte, non hai paura che gli altri possano vedere?» Scattai indietro, chiudendo velocemente la finestra. Temevo che i servitori di sotto potessero origliare la nostra conversazione. Ci vedevano ancora come fratelli, ma se qualcuno avesse notato Phop uscire dalla mia stanza la mattina con i segni del letto, sicuramente non ci avrebbero più considerati fratelli.

Era un po’ scoraggiante dover tenere tutto segreto, come se avessimo una tresca.

«I servitori sono andati tutti a dormire. Nessuno ci vedrà.» mi rassicurò, comportandosi come un bandito che invadeva la stanza di qualcuno. Si avvicinò rapidamente e mi abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla in modo implorante.

«Va bene. Allora andiamo a letto.» espirai a lungo prima di seguire il suo esempio. Salimmo insieme sul letto e, fortunatamente,  era abbastanza largo da permettere a entrambi di dormire comodamente. Altrimenti, avremmo potuto svegliarci con qualcuno che era caduto dal letto. Quanto sarebbe stato scomodo.

Le sue braccia forti mi strinsero in un abbraccio stretto, al quale risposi coccolandomi a mia volta. Seppellii il viso nella spalla di Phop mentre lui strofinava silenziosamente il naso sulla mia tempia.

«Sono stato molto felice oggi. E tu?» chiese.

«Certamente.» risposi, alzando la testa per fargli un dolce sorriso. Gli angoli delle sue labbra si piegarono in risposta.

«La prossima vacanza ti porto di nuovo fuori. Andremo in tanti posti. Ti piacerebbe?»

«Lo prometti?» chiesi, guardandolo in attesa. Phop ridacchiò e mi sollevò la mano, dandole un bacio gentile.

Parlò piano, quasi come un sussurro: «Lo prometto.»

Dopo aver pronunciato quelle parole, nella stanza cadde il silenzio più completo. Phop e io ci guardammo in silenzio, in perfetta armonia. Era notte fonda e la stanza sembrava il nostro mondo privato, isolato da tutto il resto.

Se dovesse succedere qualcosa tra noi, nessuno lo saprebbe.

Il mio cuore batteva forte mentre guardavo i suoi occhi neri, che riflettevano la luce fioca della lampada. Anche Phop sembrò pensare lo stesso. Si spostò delicatamente sopra di me, mentre mi sdraiavo sul letto. Poi si avvicinò, i caldi petali delle sue labbra mi sfiorarono il viso, indugiando sulle mie guance e sull’angolo della bocca.

«P…P’Phop.» Istintivamente gli strinsi la spalla, rispondendo involontariamente a questa nuova ed eccitante sensazione con un leggero tremore nella voce. Non era che non ci fossimo mai toccati così prima, ma dal nostro bacio in cui avevamo confessato il nostro amore, Phop non mi aveva più baciato sulle labbra.

Inizialmente ero perplesso dalla sua riluttanza. Ma ora, mentre guardavo il suo sguardo intenso, come se fosse una tigre che punta la sua preda, capii.

Si era trattenuto dal baciarmi perché si stava trattenendo dal fare altro…

La sua grande mano mi sfiorò delicatamente la vita e, anche attraverso la barriera dei nostri vestiti, potevo ancora sentire il calore cocente che si scambiava tra di noi. Continuò a baciarmi, premendo le sue labbra morbide e calde contro le mie, senza approfondire il bacio, ma senza nemmeno indietreggiare, come se fosse impegnato in una battaglia silenziosa con il proprio subconscio. Ogni parte dei nostri corpi si toccava, si sfregava l’una contro l’altra, accendendo una frenesia dentro di me. Più mi baciava, più aumentava la mia eccitazione.

«Voglio stringerti.» sussurrò sopra le mie labbra. La sua voce profonda sembrava lontana, perché tutto ciò su cui potevo concentrarmi erano le sensazioni travolgenti che suscitava nel mio corpo. Cominciò a spostare la sua attenzione dalle mie labbra, lasciandomi baci lungo le spalle e il collo, mentre il suo respiro caldo mormorava contro la mia pelle.

«Se non hai obiezioni, ora seguirò il mio cuore.»

Fui sconvolto quando sentii quelle parole. Nei miei vent’anni di vita, quella era la prima volta che entravo in intimità con qualcuno e sapevo cosa sarebbe successo dopo.

Avevo paura? Sì. Ma allo stesso tempo, mi ritrovavo a desiderare di essere abbracciato e amato da lui. Volevo sfruttare al massimo ogni momento trascorso con lui. Non c’era niente di strano o sbagliato nell’esprimere fisicamente il proprio amore, e desideravo ardentemente il tocco di Phop. Non c’era bisogno di pensarci troppo.

«Klao.» chiamò il mio nome.

Sì, non c’era più nulla su cui esitare.

«P’Phop… Io… stringimi.» dissi alla fine, abbassando il viso e stringendo forte le labbra. Mi sentivo timido nel chiedere una cosa del genere, incapace di incontrare i suoi occhi, ma il suo lungo dito mi sollevò delicatamente il mento, guidando il mio sguardo a incontrare il suo. Gli occhi neri di Phop, profondi come un fiume, erano pieni di dolcezza.

«Ti amo.» disse semplicemente, prima di incontrare appassionatamente le mie labbra con le sue. Il mio cuore batteva forte mentre sollevavo entrambe le braccia per circondargli il collo. Aprii le labbra, invitandolo a penetrare la mia bocca più profondamente.

Il silenzio della notte fu rotto dal suono appassionato dei nostri baci. Il respiro pesante si mescolava a deboli gemiti di soddisfazione e, anche nella scarsa luce, potevo ancora vedere il suo fisico perfetto. Una sensazione di battito d’ali si formò nel mio basso ventre, come mille farfalle tutte insieme, soprattutto quando le sue mani ruvide tracciarono la mia pelle nuda.

«Non aver paura. Ti amerò.» sussurrò Phop. Si spostò lentamente più in basso, tracciando un percorso con la lingua lungo il mio petto. Tremavo per l’eccitazione, gemendo quando lui mi colpì dolcemente uno dei capezzoli. Nel frattempo, le sue dita sottili stuzzicavano dolcemente l’altro capezzolo, aumentando gradualmente lo slancio fino a farmi girare la testa per il piacere elettrizzante.

Non potevo più sopportare quelle sensazioni travolgenti, inarcando involontariamente la schiena in modo che potesse succhiarmi i capezzoli ancora più forte. Gli occhi neri di Phop brillarono di soddisfazione per la mia risposta entusiasta. Sembrava apparire completamente a suo agio, come se fosse un abile esperto o un playboy che conosceva ogni trucco del libro.

Prima lo vedevo come una montagna gentile e pacifica, ma ora mi resi conto che era più un vulcano fumante, sull’orlo dell’eruzione.

«Ti senti bene?» sussurrò mentre baciava leggermente il mio petto ancora una volta, suscitando un altro gemito dalla mia gola. Poi spostò la sua attenzione sull’altro capezzolo, assicurandosi che entrambi ricevessero la stessa attenzione. La sua mano calda corse lungo il mio corpo, creando un percorso caldo dal mio petto fino alla curva della mia vita, viaggiando sempre più in basso…

«Ah…» Stropicciai strettamente le lenzuola tra i pugni mentre Phop scioglieva il mio chong kraben e faceva scivolare la mano dentro per massaggiare la mia parte più sensibile. La sua bocca continuava a farsi strada lungo il mio corpo, la sua lingua calda proseguiva sul mio ombelico. Poi baciò più in basso, prima di tirare lentamente il mio chong kraben e rimuoverlo. Provai a stringere insieme le gambe e coprirmi per timidezza, ma le sue mani le tenevano separate con fermezza, esponendomi a lui. Un sorriso gentile si insinuò all’angolo delle sue labbra mentre guardava il mio corpo nudo, vulnerabile al suo sguardo ardente.

«Sei così bello.» disse con reverenza.

Il mio viso si infiammò alle sue parole, la sua voce roca mi fece venire voglia di nascondere il viso per l’imbarazzo, ma non mi diede il tempo di indugiare in quella sensazione. La sua mano callosa, resa ruvida dal maneggiare armi, iniziò ad accarezzarmi il membro. Tremavo mentre il piacere mi attraversava, sentendo quella parte diventare completamente dura.

«P’Phop, ah!» Mi tappai frettolosamente la bocca con la mano, in balia del suo tocco squisito. Il piacere si irradiava in tutto il mio essere. Non era che non mi fossi mai masturbato prima, ma provare piacere da qualcun altro era una sensazione completamente diversa, indescrivibile.

La sanità mentale mi stava sfuggendo di mano. Mi sentivo come se Phop mi stesse sollevando verso il cielo, specialmente quando il suo pollice premette delicatamente contro la punta bagnata e tenera del mio membro, già ricoperta di luccicante umidità. Ogni colpo elettrizzante mi faceva gemere finché non ebbi altra scelta che spingere la mia metà inferiore nel suo palmo caldo, incoraggiandolo. Il mio corpo si contorceva, implorando spudoratamente il suo tocco, completamente dimenticato di ogni imbarazzo. Phop rispose rapidamente al mio entusiasmo con colpi decisi e soddisfacenti e in pochi istanti non riuscii più a trattenermi. Seppellii la faccia nel cuscino, respirando affannosamente mentre finalmente mi inarcavo, raggiungendo l’orgasmo.

Un euforico mondo da sogno.

Alla fine, socchiusi gli occhi per trovare il mio amante che mi asciugava delicatamente il fluido scivoloso e lattiginoso, aprendomi le natiche e applicandolo teneramente al mio ingresso posteriore. Il suo dito sottile massaggiò la stretta apertura del mio passaggio, inducendolo a rilassarsi, prima di inserire delicatamente un singolo dito all’interno.

«Ah…»

«Fa male?» chiese Phop, non appena mi sentì emettere un suono.

Strinsi forte la mascella e scossi la testa. Non faceva male, era solo un po’ scomodo. Una volta che non mostrai segni di resistenza, spinse timidamente il dito più in profondità e iniziò a farlo roteare leggermente in modo piacevole, per allargare la mia apertura.

Da un dito gradualmente aumentò a due e poi a tre. Phop osservò pazientemente per vedere se sentivo dolore o disagio. Ogni volta che accarezzava dentro e fuori, le sue dita cercavano i punti sensibili del piacere nel mio corpo. L’altra mano mi accarezzò la pelle, sussurrando parole rassicuranti e di incoraggiamento per aiutarmi a rilassarmi. Una volta trovata quella piccola protuberanza che mi dava più piacere, vi premette il dito contro, accarezzandomi la prostata con un irresistibile movimento avanti e indietro, aumentando gradualmente il mio desiderio.

Era diventato troppo. Ansimavo per respirare, il mio corpo desiderava ardentemente lui. Le sue dita non bastavano, avevo bisogno di qualcosa di più.

«Vieni dentro di me… entra per favore.» Mi morsi il labbro, supplicando in modo incoerente. Nel momento in cui pronunciai quelle parole, vidi una fiamma accendersi nei suoi occhi penetranti.

Phop tirò fuori delicatamente le dita e si alzò dal letto, togliendosi il chong kraben e rendendosi completamente nudo. Ondate di calore mi travolsero immediatamente il viso mentre osservavo chiaramente la sua virilità.

La sua taglia non era affatto uno scherzo. Solo poco prima, solo tre delle sue dita mi facevano sentire troppo pieno. E se non mi fosse possibile accoglierlo?…

Tuttavia, la persona sopra di me non mi diede l’opportunità di continuare quella serie di preoccupazioni, perché era già pronto al mio ingresso, infilando lentamente il suo membro nel mio corpo. Anche solo la grande punta che penetrava nella mia apertura mi causava un dolore lancinante, facendomi sussultare. Le mie mani istintivamente afferrarono forte le sue ampie spalle.

Come mi aspettavo, faceva male, ma chiusi gli occhi e digrignai i denti per resistere al dolore, sopprimendo ogni suono. Sapevo benissimo che se per sbaglio avessi emesso un rumore, sicuramente si sarebbe fermato, ed essendo arrivato fin qui, non volevo che si fermasse. Provai a fare respiri profondi, rilassandomi il più possibile per accogliere la sua grossa circonferenza.

«Mi dispiace.» sussurrò duramente.

Il suo corpo, che stava spingendo più profondamente dentro di me, si fermò. Sentii le sue labbra calde baciare teneramente le mie palpebre, che erano ben chiuse. Aprii lentamente gli occhi, per trovare lacrime che sgorgavano agli angoli della mia visione. Guardandolo, potevo vedere chiaramente la crescente preoccupazione negli occhi del mio amante.

«Fa molto male?» chiese con rimorso.

«Fa solo un po’ male. Sto bene.» lo rassicurai, allungando una mano per abbassargli il collo, piantando un bacio deciso sulle sue labbra morbide. Lui ricambiò il bacio, facendo scivolare delicatamente la sua lingua calda e scivolosa nella mia bocca, come se cercasse di distogliere la mia attenzione dal dolore. Fu abbastanza efficace. Spostai tutta la mia attenzione verso il bacio, e alla fine mi resi conto che era già riuscito ad annidare la sua virilità dentro di me completamente, fino in fondo.

Sentii un piccolo grugnito di piacere scivolare dalle labbra dell’uomo sopra di me, mentre il mio corpo inghiottiva strettamente il suo calore con il mio. Aggrottai la fronte, il dolore persistente nella parte inferiore del corpo mi fece mordere il labbro per sopprimere qualsiasi suono. Mi lasciò morbidi baci tra le sopracciglia, una delle sue mani stringeva forte la mia, sussurrando parole di incoraggiamento per aiutare il mio corpo a rilassarsi e ad adattarsi alle sue dimensioni. Dopo un po’, il mio corpo iniziò a rilassarsi. Il dolore lentamente si dissipò, lasciando dentro di me solo uno strano senso di pienezza.

«P’Phop, prova… prova a muoverti dentro di me…» suggerii.

«Va bene.» sussurrò di rimando. Cominciò cautamente a muovere i fianchi dentro e fuori tre o quattro volte, osservando da vicino il mio viso. Vedendo che non mostravo segni di dolore, iniziò ad aumentare leggermente il suo ritmo. Rimasi senza fiato, sentendo la pelle d’oca salire sulla mia pelle. I suoni morbidi e inebrianti della carne che colpiva la carne, in combinazione con i gemiti rochi che uscivano dalla sua bocca, fecero moltiplicare le sensazioni eccitanti nel mio corpo.

«P’Phop, più forte!» Mi coprii frettolosamente le labbra per attutire i suoni imbarazzanti che mi uscivano dalla bocca, temendo che qualcuno che passasse potesse sentire. Ma al mio amante non sembrava importare. Tolse con fermezza la mia mano, i caldi petali delle sue labbra premettero un bacio dolorosamente appassionato sulle mie. Mentre lo faceva, sollevò una delle mie gambe e se la appoggiò sulla spalla, permettendo al suo grosso membro di affondare ancora più profondamente dentro di me. Per fortuna mi stava baciando, altrimenti avrei lanciato un grido di piacere strozzato.

Un gemito mi sfuggì dalle labbra mentre il punto sensibile all’interno del mio corpo veniva stimolato ancora e ancora. La piacevole sensazione di formicolio sbocciò in tutto il mio essere, e sentii i muscoli duri di Phop flettersi e contrarsi mentre si spingeva dentro di me ripetutamente, a un ritmo costante. Le sue mani accarezzarono la curva delle mie natiche, alternando lo stringere e l’accarezzare della carne. Più gemevo, più lui rispondeva accelerando il ritmo, dondolando i fianchi contro di me, come se mi stuzzicasse deliberatamente fino a portarmi ad una frenesia esasperante.

«…Ci si sente così bene… dentro il tuo corpo…»

I suoni crudi e appassionati della nostra intimità echeggiavano forte nella stanza.

Il vigore primordiale del suo fare l’amore contrastava fortemente con il suo comportamento normalmente calmo e sobrio. L’impatto potente delle sue spinte selvagge ed erotiche scosse tutto il mio corpo avanti e indietro, ogni potente colpo faceva sì che le lenzuola diventassero un disastro spiegazzato sotto di noi. Ma in quel momento né a lui né a me importava nulla. C’era solo un desiderio intenso e il disperato bisogno di riempirsi di gioia.

Nonostante non mi fossi nemmeno toccato, mi ritrovai a inclinare la testa all’indietro per il piacere mentre sentivo una seconda ondata di fluido bianco fuoriuscire da me. Avendo avuto solo un momento per riprendermi, mi fece girare per sdraiarmi a faccia in giù, con mani forti che mi sostenevano la vita. Il suo membro caldo si tuffò dentro di me ancora e ancora senza sosta, legandomi proprio sull’orlo della sovrastimolazione.

«P’Phop, io… ah…» Seppellii la faccia nel cuscino, inarcando i fianchi per soddisfare i desideri del mio amante, cercando di dargli quanto più accesso potevo… cercando di dargli quanto più possibile un accesso quando ne aveva bisogno. La sua virilità ardente continuava ad accarezzare la carne morbida e tenera all’interno del mio corpo. Potevo sentire gli echi dei suoi gemiti bassi e disperati. Il ritmo crudo, determinato, quasi animalesco con cui i suoi fianchi colpivano ripetutamente le mie natiche. Il battito del mio cuore batteva all’impazzata tra le mie orecchie. Alla fine, un lieve gemito di piacere emerse dalle mie labbra mentre la mia prostata veniva colpita pesantemente per l’ultima volta.

Il mio basso ventre si riscaldò quando sentii qualcosa che vi trasudava. Era abbondante, traboccante, mi colava perfino lungo le gambe. Passata la tempesta, nella stanza calò il silenzio. C’era solo il rumore dei nostri respiri affannosi, in armonia tra loro.

Il mio passaggio si aggrappava strettamente al suo membro, ancora dentro di me. Phop mosse leggermente i fianchi, inducendo i resti del suo fluido a penetrarmi finché non ne rimase più nulla. Poi si tirò fuori da me e crollò, avvolgendo il suo corpo fradicio di sudore attorno al mio.

«Ti amo.» mi sussurrò all’orecchio. Mi voltai e lo abbracciai forte, accarezzando con le mani il suo ampio petto. Anche se eravamo appena usciti da un ardente amore, i nostri desideri non erano ancora stati pienamente soddisfatti. L’uomo più grosso rispose immediatamente facendomi girare e mettendosi a cavalcioni su di me, schiacciandomi le labbra in un bacio bollente, senza alcuna esitazione.

Continuammo ad amarci in quel modo, senza sapere quanto tempo fosse passato, prima che finalmente mi addormentassi. L’ultima cosa che ricordavo era che Phop mi abbracciava da dietro. Dopodiché tutto svanì.

La notte fu lunga, ma fu una notte in cui mi sentii profondamente caldo e soddisfatto.

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