EN OF LOVE: MECHANICS – SPECIALE 1

Mark Masa

La fretta e il caos di un posto affollato era qualcosa che raramente avevo sperimentato. Al momento ero in aeroporto, mancavano alcuni giorni all’inizio del prossimo semestre, ero libero così mia madre mi aveva chiesto di tornare a casa. La cosa più importante, però, era che non mi aveva chiesto di andare da solo.

«I voli nazionali sono più costosi dei voli per la Corea del Sud.» La bella persona accanto a me si stava lamentando del costo del volo sin da quando l’avevamo prenotato. Continuava a lamentarsi sempre della stessa identica cosa.

«Sei mai stato in Corea?» Gli chiesi.

«No, ma YiWa una volta se ne è lamentata.» Scosse la testa prima di rispondermi e sorridermi.

«Allora non capisco perché lamentarsi tanto, mia madre si è anche offerta di pagarti il volo, ma tu hai rifiutato.» Continuai. Mia madre mi aveva detto di pagare per entrambi, ma quando avevo riferito la cosa a Vee, lui le aveva detto che non l’avrebbe permesso.

«I soldi non crescono sugli alberi principino.» Rispose secco.

«Quale principino?» Chiesi stizzito. Tra pochi giorni Vee avrebbe iniziato il suo quarto anno all’università ed io il secondo. Negli ultimi mesi Vee era stato impegnato con il tirocinio che si era concluso qualche giorno fa, quando era tornato da me al dormitorio e aveva saputo dell’idea di mia madre non si era opposto, anzi comprendeva perché mia madre avesse insistito per farlo venire ed in più diceva che desiderava qualche giorno fuori per rilassarsi.

«No di certo, non sei affatto principino. Dimmi, allora, quella persona in giacca e cravatta, quella che regge il cartello con scritto il tuo nome, è venuta a prendere i nostri vicini sull’aereo?» Vee indicò un angolo vicino l’ingresso dell’aeroporto. Sospirai sommessamente prima di dirigermi dalla persona in giacca e cravatta, con il cartello con su scritto il mio nome, come se fossi appena tornato dall’estero.

«Salve Signorino Mark, mi è stato chiesto di venirla prendere dato che il Signore si trova ancora ad Hat Yai*.» L’autista parlò con riverenza, molto probabilmente era un neoassunto da papà. Annuii leggermente in risposta prima di dare un’occhiata al retro del cartello con il mio nome.

*(N/T: è una città famosa thailandese, importante centro di trasporto aereo in quanto snodo di rotta dalla Thailandia alla Malesia e Singapore.)

«Quando rientrerà mio padre?» Chiesi con noncuranza.

«Questa sera; non più tardi delle 18:00.» Rispose l’autista. Diedi uno sguardo al mio orologio, erano le dodici passate, quindi mia madre probabilmente doveva aver già pranzato. «Vuole darmi la sua valigia, Signorino Mark?»

«Non ce n’è bisogno grazie, faccio io.» Prima ancora che potessi lasciare il manico della valigia Vee interviene rifiutando l’aiuto dell’autista, che ora mi guardò perplesso in cerca di una risposta. Tutto quello che potei fare fu voltarmi a guardare Vee prima di rispondere.

«Va bene, posso portarla io in macchina.» A pensarci bene, non sembrava un grande sforzo. Avevamo preparato un solo bagaglio per entrambi ed in più Vee aveva insistito nel non voler alcun aiuto.

Erano ormai le 14 quando arrivammo a casa mia a causa del traffico. All’università c’era un gran via vai, ma non era nulla paragonato alla quantità di traffico che c’era lì.

«Hai fame?» Mi voltai a chiedere a Vee che mi seguiva in silenzio.

«Un po’. La tua casa è bellissima.» Rispose. Alzai lo sguardo verso la mia casa e dovetti ammettere anche io che era bellissima, ma l’avevo sempre trovata molto fredda. Ora ero consapevole che mio padre non mi ha mai odiato, ma il ricordo del suo comportamento glaciale nei miei confronti non era semplice da superare.

«È più piacevole stare a casa tua.» Risposi.

«A quale pazzo non piacerebbe la propria casa.»

«Non è che non mi piaccia.» Ribattei a bassa voce. «Semplicemente non è un posto molto familiare per me adesso.» Ero sempre stato restio a tornare a casa, soprattutto a causa di mio padre. Oggi avevo un po’ d’ansia ad entrare perché non ero sicuro di trovarlo in casa. La stessa ansia delle altre volte, soprattutto perché prima credevo che non mi amasse. «È a causa di mio padre.» gli dissi tutto d’un fiato. Dopo aver incontrato e conosciuto Vee quella volta, io e mio ​​padre non ci eravamo più parlati. Era sempre stata mia madre a dire quanto mancassi anche a mio padre, il che mi aveva sempre fatto sentire imbarazzato.

«Sono qui con te.» Mi disse Vee mettendomi una mano sulla testa.

«Cosa farai se lui ancora non ti avrà accettato?» Gli chiesi flebilmente.

«Se non mi avesse accettato, non mi avrebbe permesso di venire, qui, a casa sua in questo modo…come suo genero.» Rispose sfoggiando una gran sicurezza.

«Sembri molto sicuro di te.» Dissi cercando di mantenere il mio buon umore.

«Ragazzi, siete qui? Entrate.» La voce di mia madre che veniva dalla casa mi fece voltare a guardare la bellissima donna che ci stava venendo incontro. I suoi occhi luminosi e la sua espressione felice mi fecero sorridere.

«Salve signora.» Vee disse prima di alzare le mani per rendere omaggio a mia madre. Ma mia madre gli rivolse un’occhiataccia, non accettando il suo saluto formale prima di dire: «Non salutarmi più in questo modo, ti do il permesso di chiamarmi mamma.» Rispose a Vee mentre era a pochi passi da noi.

«Ehm … ciao … mamma.»

«Che carino che sei.» Mia madre parlò prima di portare le mani su entrambe le guance di Vee, strizzandole leggermente. Il mio bel ragazzo protese il viso in avanti per lasciarla fare finché non sarebbe stata soddisfatta. Le sue guance stavano diventando rosse, e trovavo che lo rendessero ancora più carino. Avrei potuto aver accidentalmente tirato fuori il telefono per scattare una foto, anche se non ero sicuro di quando fosse successo.

«Oh! Recentemente mio figlio ha caricato molte foto su IG.» Mia madre lasciò andare Vee e si voltò a stuzzicare me adesso. «Ci sono così tante foto di te, ma nessuna di Vee.» Continuò a punzecchiarci fin quando non ci scambiammo un’occhiata veloce.

«Non aggiorno IG da molto tempo.» Da quando Vee era partito per il suo tirocinio non avevo caricato nessuna sua foto. Negli ultimi post avevo messo per lo più solo le foto dei luoghi che avevamo visitato insieme. Anche se ci eravamo sentiti tutti i giorni, avevo cercato di non pensare troppo e di aspettare serenamente il giorno in cui sarebbe finalmente tornato. Durante tutto quel periodo non avevo caricato molte immagini.

«Perché non hai caricato delle foto con Vee, hai idea di quanto mi piacciano?» Si voltò a chiedermi mentre entravamo in casa.

«Stai parlando dei miei selfie o delle foto dove siamo insieme?» Le chiesi mentre la seguii dentro casa.

«Non fingere di non essere così possessivo.» Lei rispose.

«Non ho caricato nessuna sua foto.» Borbottai di rimando.

«Anche se è solo un orecchio, so che è di Vee, proprio come quando Vee carica le tue foto. Anche se riesco a vedere solo una mano so benissimo che è di mio figlio.»

Non credevo che mia madre si fosse resa conto che ogni foto che caricavo sui social era della persona accanto a me in quel momento. Non postavo spesso, non tutti i giorni, ma c’era sempre stato un post dedicato esclusivamente a lui; anche Vee aveva fatto lo stesso con me.

«Tua madre è davvero intelligente.» Vee disse timidamente. Dovevo ammettere che anche io cominciavo a sentirmi in imbarazzo.

«Non sono mica una scienziata, ma so benissimo che le persone che si amano non pubblicano proprie foto, ma preferiscono pubblicare foto del loro amato.»

«Mamma!» Gridai alla persona che mi stava rendendo timido. Si girò e mi sorrise felicemente.

«Quanto tempo è passato da quando sei arrossito in questo modo? Beh, spero davvero di vedere presto un paio di foto.» Mia madre lo disse continuando a sorridere.

«Tuo figlio non mi lascia rendere pubblica la nostra relazione.» Mi voltai a guardare Vee quando lo disse.

«Oh no! Non vi siete ancora chiariti l’un l’altro piccino mio?» Mi guardò preoccupata.

«Si certo, è solo che non l’abbiamo detto pubblicamente«. Non avevamo scatti di coppia né cambiato il nostro stato sui social; non lo avevamo pubblicizzato, ma la maggior parte delle persone lo sapeva comunque.

«Sta attento perché un bel ragazzo come lui piace sicuramente molto alle giovani donne.» Mia madre si voltò per dirmelo.

«Mark non è da meno.» Vee parlò a bassa voce, ma credevo che mia madre lo avesse sentito perché rise come se fosse contenta di aver sentito quelle parole.

«Così tanti bei ragazzi a casa, è bello così. Salite pure in camera e riposate. Quando tuo padre sarà a casa, vi chiamerò per la cena.» Mia madre parlò indicando il secondo piano, Vee annuì e si avviò senza discutere.

Se fossimo rimasti un minuto di più con lei, avremmo continuato a essere presi in giro da mia madre. Una volta in camera mia, posammo la nostra borsa, gli altri bagagli e poi decidiamo di sdraiarci per riposare un po’. Dopo un paio d’ore Vee mi convinse a scendere per cucinare con lui.

«Non vuoi sorprendere tuo padre facendogli scoprire che hai imparato a cucinare? A mio padre piace.» Le sue parole mi convinsero ed accettai di scendere a cucinare.

Per Vee probabilmente quella non era una gran cosa, ma per me lo era, in realtà finsi di sapere cosa stavo facendo con pentola e padella. Avevo imparato a preparare poche e semplici cose, quindi non mi sentivo molto fiducioso. Senza contare che ero nervosissimo dato che non avevo mai fatto nulla del genere per i miei genitori prima d’ora.

«Cosa c’è che non va in te? Anch’io non sono così bravo, non essere nervoso.» Vee mi rassicurò.

«Non lo sono.» Risposi, anche se il mio viso comincia a riscaldarsi.

Il nostro lavoro in cucina sembrava soddisfacente. Avevamo preparato solo pochi piatti, il resto era stato fatto dalla cuoca perché non ero abbastanza coraggioso da fare troppo, o addirittura tutto perché avevo paura che non fosse buono per i miei genitori. La governante iniziò ad apparecchiare quando io presi posto a tavola mentre aspettavamo i miei genitori, Vee era seduto accanto a me ed era altrettanto nervoso.

«I ragazzi sono già arrivati.» Mia madre sorrise dalla cima delle scale. Vee ed io ci alzammo entrambi ed unimmo le mani in segno di rispetto quando li vedemmo scendere.

«Salve.» Disse Vee a bassa voce e mio padre si limitò ad annuire in risposta prima di prendere il suo posto a tavola.

«Quanti giorni rimarrai?» La voce profonda di mio padre mi chiese dopo che iniziò a mangiare.

«Solo pochi giorni, ripartiremo domenica.» Risposi brevemente mentre mio ​​padre annuì segno di assenso.

«Se non gli avessi detto di venire, probabilmente non l’avrebbe fatto.» Mia madre disse girandosi per parlare con mio padre.

«Capisci davvero la natura di tuo figlio.» Mio padre respirò guardandomi, ma evitai i suoi occhi.

«Non incolpare tuo figlio.» Mia madre borbottò.

«Non ho ancora detto niente.» Mio padre rispose prima di riprendere a mangiare.

«Non hai detto niente eppure tuo figlio non è abbastanza coraggioso da mangiare.» Mia madre replicò a mio padre, prima di prendere un po’ di frittata per metterla nel mio piatto.

«Non ho ancora detto niente perché questo cibo è davvero delizioso.» Mio padre negò e cercò di cambiare argomento. Mia madre sorrise e anche Vee alzò la testa per guardare mio padre.

«E’ stato Vee a preparla.» Non appena mia madre finì di parlare, la mano di mio padre si bloccò in aria, guardò Vee, prima di rimettersi il cucchiaio in bocca.

«In realtà…è mangialie.»

«Davvero? A sembra, papà, che le sia piaciuta molto.» Vee disse tutto sorridente guardando mio padre.

«Chi sarebbe tuo padre? E non mi piace poi molto.» Gli rispose prima di servirsi con un’altra pietanza.

«Ed io che credevo di venire qui in qualità di suo genero.» Vee chinò la testa e parlò a bassa voce come se si stesse arrendendo, ma ero certo che Vee stesse intenzionalmente cercando di irritare mio padre.

«Ehi! Questo dannato ragazzino, mangia.» La sua voce non era bassa e fredda come al solito ma era più acuta, sembrava infastidito e quel momento mi fece capire che anche mio padre era capace di provare diverse emozioni.

«Questo invece lo ha fatto Mark.» Vee lo disse mentre prense uno degli involtini di uova e lo mise nel piatto di mio padre, lo fece in modo così naturale, non diverso da quello di mia madre che sembrava esserne molto contenta. Io, d’altra parte, tornai ad essere nervoso e persi la mia sicurezza quando mio padre mi guardò.

«Così avete deciso di preparare insieme la cena?» Chiese mio padre prima di prendere l’involtino dal piatto e metterlo in bocca. Non disse nulla, nessun complimento né se era  almeno buono per accontentarmi. Al contrario allungò la mano per prenderne ancora fino a quando l’intero piatto da portata restò vuoto.

«Caro sarai probabilmente pieno per gli involtini di uova per molto tempo.» Mia madre lo prese in giro quando mio padre terminò mentre noi altri avevamo già iniziato a mangiare il dolce.

«E’ solo perchè è facile mangiarli, la masticazione è breve e morbida e non devo farmi male ai denti«. Mio padre rispose. Non ero ancora abbastanza coraggioso da stabilire un contatto visivo con lui.

«Potrebbe complimentarsi almeno una volta, renderebbe felice la persona che ha preparato il piatto.» Disse Vee alzando il viso e sorridendo di nuovo a mio padre.

«Perché ti piace parlarmi in questo modo?»

«Voglio solo vedere felice la persona che amo.»Vee rispose secco a mio padre.

«Sì, erano deliziosi.» Mio padre lo disse guardandomi. La sua faccia da pallida sembrò assumere un leggero colore, quindi non potei fare a meno di imbarazzarmi anche io.

«È uno dei tuoi preferiti, dillo a tuo figlio.» Mia madre disse felicemente.

«Domani potreste prepararli di nuovo insieme.» Mio padre esclamò guardandomi con un piccolo sorriso all’angolo della bocca il che mi fece sorridere in risposta, poi lui si alzò ed uscì dalla sala da pranzo.

«Perché non hai detto niente?» Vee si voltò per chiedermelo.

«Non volevo, in questo modo non sento molta pressione.» Risposi.

«Anche tu sei timido, dimmi perché? Perché ti senti così sotto pressione?» Mia madre lo chiese sorridendo ed io accidentalmente le lanciai uno sguardo di traverso.

«Mamma…»

«Il mio Masa è così carino. Più stai con Vee, più diventi carino.» Mia madre disse prima di chinarsi per baciarmi la guancia e poi scusarsi per andare da mio padre.

Dopo aver finito la cena io e Vee salimmo in camera da letto. Prima di congedarci eravamo andati da i miei genitori che ci avevano augurato la buonanotte per poi entrare nella loro stanza. La persona che aveva dato la buonanotte era stata mia mamma, mio ​​padre aveva solo guardato Vee prima di sparire all’interno.

«Stai per metterti a dormire?» Chiese Vee mentre mi aiutava ad asciugarmi. Annuii prima di uscire da bagno e spegnere le luci.

«Sono molto stanco.» Gli dissi mentre ero ancora in piedi.

«Ma sei felice, vero? Lo so.» Lo disse avvicinandosi e porgendomi l’asciugamano. Lo presi e cominciai ad asciugargli la schiena delicatamente.

«Quale felicità?»

«Ti piace che tuo padre sia così.» Vee abbassò la testa in modo da incontrare i miei occhi. «E sai anche che a tuo padre piace così.» Le sue dita scesero delicatamente sulla mia guancia, prima di portare il suo naso su di essa e sussurrarmi dolcemente di avere sogni d’oro.

Stavo dormendo con Vee a casa mia, nella mia stanza, abbracciati nel mio letto. Era la prima volta che mi sentivo felice qui prima di andare a letto. Di solito, prima di andare a dormire, nella mia testa ascoltavo le fredde parole e gli ordini di mio padre, poi quelle di mia madre che cercava di confortarmi, oppure quelle della governante che mi diceva che i miei genitori non sarebbero tornati a casa. Quella volta era diverso. Prima a cena mio padre mi aveva sorriso e avevo ricevuto un bacio da mia madre. Ed ora, nel mio letto, venivo cullato dal il calore del corpo di Vee. La mattina seguente, anche se volevamo dormire un po’ di più, non ci riuscimmo dato che era ancora molto presto quando mio padre aveva deciso di entrare in camera mia e svegliarci dicendo che avevo bisogno di fare esercizio fisico.

All’inizio ero in uno stato di totale confusione, fu Vee a prendere per primo coscienza di quello che accadeva e mi svegliò. Quando ci voltammo entrambi a guardare verso la porta vedemmo mio padre, in piedi, che ci stava guardando come se avesse appena realizzato che io e Vee stavamo dormendo abbracciati nel letto. 

«Che tipo di esercizio?» Chiesi mentre seguii mio padre giù in giardino.

«Corri intorno alla piscina per quattro o cinque giri.» Rimasi senza parole quando aveva menzionato la piscina perché non era proprio piccola. Vuole che ci corra intorno così tanto?

«Non è troppo?» Chiesi. Non sapevo quando ero diventato così coraggioso da protestare in quel modo. Mi guardò appena prima di voltarsi verso Vee che era fermo, il suo bel viso completamente calmo.

«Non vi esercitate insieme o cose così?» Avevo voglia di gridare e dire a mio padre che stava esagerando, che Vee faceva tranquillamente quattro o cinque giri intorno al campo di calcio, che questo allenamento non gli avrebbe fatto nemmeno male ai piedi. Quando allenava i junior al club di calcio, correva con loro per riscaldarsi. A Vee andava più che bene, gli piaceva fare esercizio…il che era completamente diverso per me.

«Voi ragazzi potete correre se vi va, io voglio solo sedermi e guardare.» Dissi guardandomi intorno in cerca di un posto.

«Questa è una punizione, se non corri, allora dovrà correre questo ragazzino al posto tuo.» Mio padre disse continuando a guardarmi con calma.

«Punizione per cosa?» Chiese Vee.

«Per aver dormito e abbracciato a mio figlio.» Mio padre rispose, il che mi fece arrossire e fece sorridere Vee.

«Possessivo?» Vee chiese a mio padre. Lui mi guardò prima di espirare e rispondere.

«Beh, ho solo un figlio.» Rispose.

«Bene.» Vee sorrise, prima di chinarsi per baciarmi velocemente la guancia, e poi voltarsi per sorridere a mio padre.

«Chiedo solo di stare con tuo figlio in cambio accetterò di fare anche cento giri.» Vee lo disse sorridendo soddisfatto, ignorando le guance rosse di mio padre. Mio padre probabilmente era arrabbiato, ma io ero imbarazzatissimo.

«Vai e corri adesso.» L’esercizio di mio padre e di Vee si concluse dopo il sesto giro perché mia madre venne da noi per dirci che la colazione era pronta. Mia madre lanciò uno sguardo feroce a mio padre, così lui terminò generosamente l’esercizio fisico di Vee.

Dopo aver finito di fare colazione, portai fuori Vee a passeggiare in giardino. Aveva detto che sarebbe bello fare una festa qui fuori perché era bello e ombreggiato, un luogo perfetto, tutti si sarebbero sentiti a proprio agio.

«Chi altri è stato qui prima?» Chiese Vee dolcemente, osservando le mie piante.

«Nessuno, solo i miei genitori, Phon e Pack.» Risposi.

«Fai di nuovo le valigie.» La bella persona disse un po’ imbronciato.

«È solo un fratello maggiore, non devi preoccuparti. Phon sta flirtando con Pack, e io ho tutto ciò di cui ho bisogno proprio qui, con te.» Mi avvicinai e parlai dolcemente, cercando di addolcire la persona ormai imbronciata.

«Sì, hai bisogno solo me, ecco tutto. Allora chiedo al cielo che i tuoi fratelli maggiori finiscano per stare insieme.» Mormorò facendomi sorridere.

«Sei stanco per la corsa?» Gli chiesi portandolo a sedersi sull’altalena.

«Non tanto, ma credo che tuo padre sia stremato.» Risi un po’ quando lo disse.

«Di che stai ridendo.» Si voltò con le sopracciglia inarcate.

«Nessuno ha mai spettegolato su mio padre.» Risposi.

«L’ho detto solo perché me l’hai chiesto.» Replicò di malumore.

«Tornando a casa questa volta, mi sono divertito molto.» Gli dissi, prima di avvicinarmi e afferrare la catena dell’altalena. «Anche se solo per pochi giorni.»

«Perché io sono con te.» Non avrei voluto essere d’accordo con lui, ma la verità era che Vee era uno dei motivi principali della mia felicità.

«Grazie.» Mi chinai e sussurrai all’orecchio della persona seduta sull’altalena. Alzò la testa per guardarmi, prima di emettere un lungo sospiro.

«Se ti bacio dovrò correre intorno alla piscina…» Disse senza staccare i suoi occhi dai miei.

«Non dovrai metterti a correre.» Risposi prima di abbassare lentamente la testa sulla sua.

«Sempre a caccia di guai.» Borbottò prima di abbracciarmi per la vita e tirarmi giù su di lui così ora ero seduto sulle sue ginocchia. Le nostre bocche si incontrarono e si mossero insieme, completamente perse, nessuno dei due voleva cedere il comando di quel bacio.

In quel momento ero grato per aver scelto di acquistare un’altalena più grande, anche se al momento oscillava avanti e indietro a causa della forza dei nostri movimenti, ma in realtà non era poi un grosso inconveniente.

«Masa? Oh no!»

«Vivis.»

Le voci dei miei genitori ci giunsero molto vicine, così ci staccammo all’istante ed io mi  affrettai ad alzarmi e a guardarli.

«Ehm, quindi papà non sei andato a lavoro oggi?» Chiese piano il bel ragazzo seduto sull’altalena, prima di sorridere a mio padre.

«Se fossi andato a lavoro, come avrei fatto a scoprire che hai osato baciare mio figlio in mezzo al mio giardino!» Mio padre disse avvicinandosi a noi. Vee si alzò velocemente e mi prese la mano.

«Io…»

«Non hai bisogno di dire niente bambino.» Mia madre allungò il braccio e afferra mio padre proibendogli di avanzare oltre mentre parlava a bassa voce.

«Come puoi non fare obiezioni quando sono in mezzo al giardino in pieno giorno poi!» Mio padre si avvicinò ancora un po’, ma questa volta parlava ad alta voce.

«Quando ci frequentavamo, mi hai baciato anche tu in giardino.» Mio padre che stava per incolpare Vee si pietrificò, rimane senza parole quando mia madre finì di parlare. Si voltò verso mia madre prima che il suo viso cominciasse ad imporporare.

«Era anche di giorno mamma?» Chiese Vee sorridendo.

«Era mezzogiorno.»

«Khun Ying! (signora).» Mio padre chiamò mia madre ad alta voce, le sue orecchie erano diventate bianche, ma il suo viso era decisamente rosso. Per quanto riguardava mia madre e Vee, loro guardavano mio padre.

«C’è qualcosa che non va tesoro?» Mia madre gli chiese toccandogli delicatamente la guancia. Non riuscii a smettere di sorridere quando vidi mio padre, la persona più glaciale che conoscevo, avere questo aspetto.

«Cosa stai guardando?» Mio padre si rivolse a me.

«Beh, sei imbarazzato.» Risposi dolcemente.

«E non sei mai stato imbarazzo o cosa?» Mio padre disse prima di allontanarsi dalla nostra discussione. Mia madre strinse brevemente la mano di Vee prima di seguire mio padre.

«Tuo padre è così carino.» Vee disse sorridendo.

«Anche io l’ho appena scoperto.» Risposi. Vee si voltò verso di me sfoggiando un ampio sorriso, un sorriso che indicava divertimento e felicità. Quello era proprio il sorriso che avevo sempre sperato di vedere sul volto del mio amato il giorno in cui lo avessi portato a casa mia.

«In passato tuo padre era preoccupato, motivo per cui si comportava così, ma ora non è più  così preoccupato perché sa che posso prendermi cura di te ed è per questo che ora si comporta così.» Disse Vee mentre appoggiò la sua mano calda sulla mia testa, accarezzandola dolcemente e che mi fece sentire bene.

«Si, hai ragione.» Mi sentivo così bene, sentii un bisogno viscerale di muovermi per abbracciarlo e appoggiare il viso sulla spalla della persona più grande, prima di alzare la testa e guardarlo. Mi abbracciò anche lui, ed io strinsi le braccia in modo da potermi avvicinare ancora di più, senza lasciare alcuno spazio tra di noi, facendo sì che i nostri nasi si sfiorassero. Vee non si mosse nemmeno quando il suo naso toccò il mio.

«Sono felice quando ti vedo essere felice.» Le sue belle labbra si mossero vicino alle mie, gli  sorrisi finché alla fine non potemmo fare a meno di baciarci di nuovo. Un bacio che diceva quanto insieme eravamo felici, un bacio che diceva quanto ci sentivamo bene. Un bacio per ringraziare l’altra persona per aver colmato quella lacuna nella nostra vita.

Un bacio per promettere che sarebbe stato così per sempre.

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