A TALE OF THOUSAND STARS – CAPITOLO 2

La performance di Tul nella ricerca di informazioni era stata impressionante. Tian non aveva dovuto aspettare molto perché, prima dell’alba, aveva già ricevuto una mail da Tul. 

Tian sembrava un po’ preoccupato mentre prendeva il telefono per controllare la posta. Non vi erano molti allegati, la maggior parte erano foto della scena dell’incidente di quel giorno.

  1. Il tipo di veicolo che ha causato l’incidente: Silver Porsche S. 
  2. Incidente e luogo: Una ragazza è stata investita all’angolo di Ratchadapisek road. L’incidente ha provocato la morte della ragazza sul posto. 
  3. Sospetto: Wissanu Phongruangrong, il figlio più giovane di Sia Chanchai. Il proprietario di un famoso centro commerciale dell’oro nella zona di Yaowarat. Vittima: Torfun Charoenphon di 23 anni, domiciliato … 

Bla bla bla…Tian non riuscì a leggere oltre perché il suo petto, nella parte sinistra, cominciò a pulsare frenetico. Tian si affrettò a prendere con una mano la pila di pillole posta sul comodino e preso un bicchiere con dell’acqua le ingerì tutte a più riprese. 

Tian si raggomitolò nel letto, ma continuava a sudare ancora. Avendo già preso la medicina sentì il dolore alleviarsi. Per tutto il giorno aveva lasciato che quella faccenda lo distraesse facendogli dimenticare persino di prendere le medicine, cosa che aveva portato il suo nuovo cuore a sforzarsi, rendendolo debole. Tian iniziò a sentire il suo respiro diventare pesante ed il suo cuore battere in modo anomalo di nuovo.

Sbattè ripetutamente gli occhi nell’oscurità per riflettere; aveva bisogno di un’ultima prova finale. Altrimenti, in caso contrario, giurò che avrebbe posto fine alla questione e che non avrebbe cercato ulteriori prove. Deciso, si mise prima a sedere sul letto e poi lasciò la sua stanza diretto nell’altra ala della casa. Di nascosto raggiunse ed aprì la stanza sul lato destro delle scale al piano terra, dove si trovava lo studio di suo padre e scivolò dentro.

Tian, accesa la torcia del suo cellulare, illuminò tutte e quattro le pareti della stanza perché sapeva che suo padre teneva spesso le chiavi del cassetto per documenti importanti sulla scrivania. Quello non rese complicato il suo scopo perché sapeva dove erano nascoste le chiavi dato che da piccolo amava sbirciare nello studio del genitore.

Quando aprì il cassetto del mobile alto su cui era posizionata la statua del Buddha sotto di essa, vide tre o quattro mazzi di chiavi che giacevano lì. Le prese e si chinò, provò con ogni chiave ad aprire il cassetto, non sapeva quale fosse quella giusta, finché non sentì un ‘clic’.

Tian vide i molti documenti e proprio come un ladro che si era intrufolato nella stanza di qualcuno per rubare, ogni tanto sorrideva come se stesse facendo qualcosa di terribile. Sfogliò tutti i documenti, ma non trovò quello che stava cercando.

Si accigliò chiedendosi se suo padre avesse nascosto i documenti o no. Se l’avesse fatto e lui avesse voluto continuare la perquisizione, probabilmente non sarebbe potuto andare là l’indomani mattina. Tian guardò il documento di fronte a lui con indifferenza, era esausto e  quando cercò di rialzarsi il petto gli fece improvvisamente male, costringendolo ad appoggiarsi di nuovo alla sedia e in quell’attimo anche il cellulare utilizzato come torcia cadde sul tavolo. Una pila di documenti cartacei che non erano stati messi a posto, ancora adagiati sulla scrivania, una serie di documenti classificati con la parola ‘documenti riservati’.

Non sapeva se al generale Khun Teerayut non importasse o se semplicemente si fosse dimenticato di metterli via, ma la fortuna era dalla sua parte! Deglutì piano mentre tirava fuori un pezzo di carta per leggere.

Un elenco dei registri dei donatori di organi.

‘Signorina Torfun Chareonphol’

Non poteva essere vero!

Tian era talmente scioccato che si strinse forte la bocca. Lì senza parole, con tutte quelle diverse emozioni che attraversavano il suo cuore, prese velocemente il cellulare per fotografare il contenuto su carta e poi con attenzione uscì dallo studio di suo padre prima che qualcuno potesse vederlo.

Ripeté a se stesso che se avesse dimostrato che le cose non erano andate come lui pensava che allora quella faccenda sarebbe finita. Tian, però, non pensò al caso in cui la sua teoria si fosse rivelata esatta. In quel caso, cosa avrebbe fatto dopo?

********************

Pochi giorni dopo Tian era così infelice che sua madre, che di solito non era in casa, si accorse piano piano che suo figlio era irrequieto. Vedendo il ragazzo giocare con i gamberi nel suo piatto con un’espressione  pensierosa, non poté più rimanere in silenzio a quella vista e prese a parlare. «Non è delizioso, figliolo? O vorresti che dicessi allo chef di prepararti una colazione americana domani?»

Quando sua madre parlò, Tian alzò gli occhi dal piatto e guardò sua sua madre con uno strano sguardo, poi scosse il capo: «No. È delizioso.»

«Se è delizioso, mangia molto. Mangialo finchè è ancora caldo.»

Il giovane annuì prima di mettersi in bocca il porridge come gli era stato ordinato, come un robot. La madre sospirò profondamente conoscendo il carattere del figlio. Costretto in casa da mesi, non ce la faceva più.

«Tian, ​​vuoi fare una passeggiata non è vero?»

Le sopracciglia del giovane si sollevarono dalla sorpresa alla domanda della madre, che si preoccupava delle sue condizioni più di chiunque altro.

«Posso andare?»

«Sì, ma non voglio che tu esca troppo spesso. Se ti succede qualcosa all’improvviso, cosa dovremmo fare?» Una sola frase che cancellò la speranza negli occhi del paziente. Un corpo leggiadro come l’aria che si era espanso per l’eccitazione solo un attimo prima doveva essere di nuovo compresso, accartocciato, ridimensionato.

«Giusto.» Tian non potè fare a meno di mormorare perché comprendeva la preoccupazione di sua madre per tutto quello che aveva fatto durante ultimi due anni. Quel giorno si era arreso, modesto e obbediente, ma vi era un buon risvolto.

«Ma se vuoi davvero uscire, ho solo una condizione. Lascia che Chad venga con te.»

La persona di cui parlava sua madre era il loro autista. Tian sorrise radioso come un fiore, si alzò velocemente e abbracciò forte sua madre, senza lasciarla andare come se avesse paura che sua madre avrebbe cambiato improvvisamente idea, non lasciandolo uscire.

«Mamma, grazie mille!»

La signora Lalita cercò di liberarsi dalla stretta del braccio di suo figlio. «Adesso non c’è mica bisogno di stritolare tua madre in questo modo.»

«Andrò a farmi prima una doccia.» Detto quello, Tian si precipitò nella sua stanza. La sua voce era così felice che tutti potevano sentirlo. 

Sua madre disse frettolosamente: «Non correre troppo veloce. Non dimenticare di mangiare e prendere le medicine in tempo.»

Dopo aver chiuso la porta, Tian calmò lentamente il suo cuore, andò al tavolo per prendere il telefono e vide un messaggio di Tul; gli aveva appena inviato un altro file.

‘Sig.na Thorfun Charoenphon: 77 / xx Pracha Santi Village, Soi Rom Sai, …’

Tian sospirò sollevato portandosi il telefono al petto un po’ preoccupato. Non lo sapeva con certezza, ma quello che stava facendo era forse una pazzia? La persona che aveva ricevuto quel cuore non aveva forse il diritto di conoscere la verità sul suo precedente proprietario?

Tian ancora una volta camminava come suo solito nel lussuoso centro commerciale nel cuore della città, a differenza delle altre volte, però, dietro di lui quel giorno non c’era la solita ragazza sexy, ma un uomo di mezza età con indosso un gilet grigio. Quando Tian finì di fare acquisti allargò le braccia. Sapeva che l’autista era stato la sua ombra e quindi pensò che non ci fosse alcuna speranza di fuga. Decise così di andare in un bar vicino chiedendo all’autista di comprargli del caramello al cioccolato.

Il giovane prese posto su un soffice sedile incrociando gambe e le braccia, sorrise al vecchio autista che lo guardava attraverso lo specchietto retrovisore apparendo paranoico, ma accettò di scendere per fare la fila e comprare la bevanda. Tian ringraziò il cielo per la gentilezza della persona non molto scaltra che aveva posato sul tavolo le grandi borse di carta di negozi di marchi costosi, escludendo il giovane dal suo campo visivo e, una volta acquistata la bevanda al cioccolato, giunto al tavolo scoprì che Tian non era più seduto là.

Tian camminò velocemente verso la strada principale in un modo diverso, guardò a destra e a sinistra per poi decidere di prendere un taxi. In quel momento un taxi rosa si fermò proprio lungo la strada. Disse all’autista dove andare mentre il suo telefono, non molto tempo prima, aveva preso a squillare incessantemente.

Le telefonate erano da parte dei vari membri della famiglia. L’autista Chad e sua madre, nonché Tay che al momento viveva all’estero. Inoltre c’erano una miriade di massaggi.

Tian si asciugò il sudore dalla fronte e decise di spegnere il telefono per evitare di essere trovato grazie al GPS.

Le auto sfrecciarono per circa un’ora nella vivace città di Bangkok, attraverso gli ingorghi che si estendevano fino al confine con distretto di Thonburi, dove si stagliavano alti grattacieli facendo sentire le persone sopraffatte. L’indirizzo che Tian stava cercando si trovava in un vicolo stretto dove vi era una fila di locande. Tian aveva dato l’indirizzo al tassista chiedendogli di trovarlo. Dopo aver percorso più di 40 km l’uomo aveva raggiunto l’indirizzo che Tian aveva chiesto.

Giunto a destinazione, vi era solo una casa con quattro mura che sembravano scricchiolare pericolosamente. Tian pagò al tassista quasi 1.000 baht visto che gli ci era voluto un bel po’ di tempo per trovare l’indirizzo giusto. In piedi davanti alla casa, Tian notò che il lato superiore dell’abitazione era molto arrugginito, sembrava che fosse passato molto tempo dall’ultima volta che qualcuno era stato lì.

‘Numero civico: 7XX’

Tian deglutì a fatica, prese fiato e guardò la situazione in cui versava casa a due piani con un albero spoglio in piedi al centro del giardino; forse era disabitata.

All’improvviso sentì un cane abbaiare ed il padrone corse dal retro la casa. Aveva la pelle scura tipica di un vero thailandese, camminava avanti e indietro ed anche se vi erano degli stranieri pareva che la cosa non gli importasse. «Questo cane! Smettila di abbaiare! Sono seccato.»  Una bacinella di plastica senza manici volò in aria, ma non colpì il cane bensì colpì la porta di metallo, emettendo un suono stridente. 

Tian rimase a lungo confuso, come se fosse appena caduto da un pianeta alieno. Nessuno aveva fatto caso a lui. Per un attimo Tian pensò di dover tornare indietro, ma proprio in quel momento, gli si avvicinò una vecchia signora con indosso una camicia ed un’ampia gonna.

«Chi stai cercando qui?»

Tian rimase sbalordito e dopo un pò balbettò: «Sì … io … ehm…»

«Vai a casa! Se cerchi di vendere un depuratore d’acqua, vai da qualche altra parte. La mia famiglia non ha i soldi per comprare qualcosa del genere!» La donna si mise le mani sui fianchi con uno sguardo come a voler bluffare e ingannare l’altro.

«Non è così, in realtà io …» parlò Tian senza fiato, prima che potesse pensare a qualcosa rispose: «In realtà sono un giovane amico di Torfun.»

A quelle parole la donna rimase sbalordita e, come tipico di una persona sopra i 50 anni, guardò il giovane in piedi davanti a lei, perfettamente vestito dalla testa ai piedi secondo la moda del momento.

«Cosa c’è che non va? È morta, è stata anche cremata. Se vuoi venire a bruciare incenso, allora va al tempio.» Tian, supponendo che la donna non sapesse che Torfun aveva donato organi ad altre persone dopo aver perso la vita, si stava arrabbiando pensando che nessuno  avrebbe apprezzato Torfun.

« Zietta, lei è una parente di Torfun?»

«Suppongo di sì. I familiari di mio padre erano imparentati con lei, ma anche suo padre non si è mai curato di lei. Se non fosse stato per me che l’ho adottata, non avrei mai saputo quanto avrebbe guadagnato ad un semaforo rosso.» Disse sua zia parlando senza sosta. «Ma va bene, eppure non era ancora devota a noi. È corsa nella foresta in un villaggio per diventare un insegnante volontaria per quei bastardi. È stata via da casa per molto e una volta tornata in meno di pochi giorni è stata investita dall’auto di un giovane appartenente ad una famiglia influente che ci ha risarciti con un sacco di soldi.»

A quel punto Tian aggrottò la fronte. Sebbene non volesse più saperne delle feste di Tho Dreams, da sempre considerati i loro amici in prigione, Tian non potè fare a meno di chiedere con tono riflessivo. «Le ha dato un bel pò di soldi. Ecco perché lei non ha pensato di combattere questo caso in tribunale, giusto?»

Se non il potere, certamente i soldi compravano quel tipo di umanità.

«Oh tigre, cosa vuoi?» Domandò la donna con tono irritato. «Devo ancora mangiare e bere per vivere. Denunciare quel tipo di persone sarebbe stato solo uno spreco di soldi. Molto meglio prendere i soldi, così è tutto sistemato.»

«Visto il modo in cui ne parla, capisco che sua nipote non le piaceva affatto.» Tian aprì accidentalmente la sua bocca e parlò senza pensare, dopo aver sentito quella donna  gridare scontenta.

«Sei un impiegato o qualcosa del genere? Vedi come va il mondo reale, ma se apri bene gli occhi e guardi attentamente, capirai che i ricchi rimarranno ricchi. E’ così e tu non potrai mai contare abbastanza. I poveri saranno sempre poveri. Non cercare di venire qui e farmi la morale. Non serve a niente, non mi spaventi. Ora vattene. Non ho paura di andare all’inferno. Quello che mi interessa in questo momento è solo riempirmi lo stomaco.» Dalle sue reazioni si poteva vedere che la morte di Torfun ai suoi occhi era priva di significato. Tian cercò di controllare le sue emozioni perché sapeva che il suo scopo di andare là quel giorno non era certo quello di discutere.

«Non sono quello che lei dice. Le ho già detto che sono uno junior all’università.»

«Quale università? Torfun è andata al college?»

Tian fece schioccare la lingua, fingendo di non sapere cosa stesse dicendo la donna. «Cosa sta dicendo? Sì, un college.» Fortunatamente la donna non era andata a scuola, quindi a lui non importava ciò che diceva perché, senza dubbio, la donna non conosceva molto il sistema educativo.

«Insomma, per cosa sei qui oggi?»

«Ho prestato un libro a Torfun, quindi sono venuto a prenderlo.»

«Oh, va bene, prenditi pure il tuo libro.» L’espressione della donna si addolcì. «Solo un libro. Se vuoi portarlo via è in giardino. Ho appena finito di rimetterli in ordine prima di venderli.»

Tian lanciò uno sguardo veloce alla porta, nervoso quando vide che il cane accanto alla bacinella di plastica che era stata lanciata prima, ringhiava ancora ed aveva paura mentre si chiedeva se la bestia mordeva le persone o no. Per fortuna la donna lo accompagnò nel cortile sul retro pieno di cose vecchie.

«È tutto qui. Entra, fa in fretta e vattene. Hai solo rimandato il mio pasto..» Quando finì di parlare il suo telefono prese a squillare, ma la donna non si curò nemmeno di prestarvi attenzione perché troppo impegnata ad imprecare contro qualcosa scritto sul telefono.

Tian la ignorò e si voltò per concentrarsi sulla sua missione. Si inginocchiò sul terreno polveroso, indipendentemente dal fatto che avrebbe macchiato i suoi vestiti o meno. Tirò fuori tutti i vestiti di Torfun e trovò una grande borsa contenente tutti gli oggetti che Torfun usava.

Tian aprì lentamente la borsa e inaspettatamente si sentì a disagio. Il suo sguardo si concentrò su un’immagine di Torfun, la giovane era in piedi vicino ad alcuni fiori con il sole alle spalle. Sorrideva. Un sorriso che la rendeva più carina.

Il giovane si accigliò mentre il petto prese a fargli male.  Era come se il suo organo interno avesse preso temporaneamente a battere ad un ritmo proprio. 

Lo so! Mi stai dicendo che questa donna sei tu.

Con i denti si morse delicatamente le labbra finché il suo cuore non si calmò e solo allora riprese a rovistare tra gli oggetti delle persone del villaggio.

Tian trovò una carta d’identità con una macchia ormai secca di sangue come se nessuno si fosse preoccupato di ripulirla e poi lesse.

‘Fondazione Saengthong’

«L’eredità di Torfun sono solo alcune cose. Questo è tutto. Non l’hai ancora trovato?»

Si udì una voce molto forte e la donna si allontanò stordendo Tian.

«Trovato, trovato!» Si affrettò a rispondere Tian guardando più volte la pila di vecchi libri e raccogliendo dei libri e dei diari a caso. Quando stava per andarsene, la vecchia lo guardò come se stesse cercando di rubare qualcosa.

«Cosa hai preso? Fammi vedere.» In effetti per Tian quella era la prima volta in tutta la sua vita che qualcuno lo stava guardando come un ladro. Porse ciascuno dei libri che aveva in mano a quella persona, finché la vecchia che gli parlò in tono scontroso. 

«Sono solo libri. Dopo tutto, nessuno li ruberebbe.»

«Per te non valgono nulla, ma per me tutto può essere trasformato in denaro, anche questa pila di libri usati. Vattene, e non disturbare mai più il mio sonno serale!»

Tian venne cacciato in malo modo da quella vecchia casa arrugginita e in uno stato miserabile. Se ciò fosse accaduto diversi mesi prima, lui sbattuto fuori dalla porta in quel modo, Tian avrebbe fatto in modo che la coppia mangiasse solo cipolle, a faccia in giù, per il resto delle loro vite.

Una volta in strada Tian sospirò e prese a dare calci a vuoto per rilasciare quelle emozioni spiacevoli. Voleva sapere di più sulla vita del suo donatore, fino a quando non era giunto in quella casa aveva percepito che il donatore aveva una vita felice, ma invano.

Gli sembrava di aver sprecato l’intera giornata. Aveva impiegato molto tempo eppure a parte i documenti inviati da Tul, non sapeva ancora nulla della vita di Torfun eccetto che proveniva da una poverissima famiglia e che avesse dei parenti paragonabili a dei limoni amari.

Cresciuta in una situazione del genere, qual era stata la ragione per cui aveva deciso di diventare un’insegnante volontaria? Inoltre, quello era un lavoro non pagato, quindi naturalmente non lo aveva fatto per soldi.

Tian si fermò all’improvviso, costringendosi a smettere di pensare a quei problemi se voleva tornare a casa. Conosceva se stesso fin da bambino, era piuttosto testardo e se pensava a qualcosa difficilmente riusciva a smettere.

Avendo camminato per un lungo tratto Tian cominciava a sentirsi un pò stanco, era sudato tanto che i suoi capelli erano bagnati esattamente come dopo una doccia, ma poiché voleva raggiungere in fretta la grande strada principale per prendere prendere un taxi, ignorò la stanchezza e continuò a camminare. Doveva tornare in fretta a casa dato che avrebbe dovuto spiegare a tutti il perché era rimasto fuori da solo così a lungo. Era preoccupato che se fosse rientrato ad un’ora tarda, sua madre avrebbe fatto storie e avrebbe chiesto a suo padre di inviare intere truppe a cercarlo ispezionando tutta Bangkok alla sua ricerca.

******************

Sotto un magnifico gazebo di legno ottagonale al centro di un bellissimo giardino, il corpo del figlio più giovane di un ex ufficiale militare era sdraiato e immerso su di un gioco su suo iPad. Il suo cellulare era stato intenzionalmente distrutto dopo essere scappato dallo zio Chad, un autista che sua madre gli aveva affibbiato pochi giorni fa, e dopo aver preso un taxi per tornare a casa sua pensando alle più disparate scuse possibili.

«Ho incontrato un amico in un bar prima e quando mi ha detto che voleva mostrarmi l’auto che aveva appena comprato, le mie braccia e le mie gambe sono state più veloci del mio cervello. Non ho pensato a niente e l’ho seguito.»

La madre guardò il figlio con rabbia, come a volerlo picchiare, ma quando sentì suo figlio dire: «Quando sono arrivato alla stazione di servizio, stavo per chiamare e avvisarti, ma sono stato accidentalmente spinto da qualcun altro e il telefono si è rotto.»

Mentre parlava, aveva paura di non essere creduto, così tirò fuori le prove in modo che sua madre potesse vederle. Era vero che il suo telefono era completamente distrutto, al suo interno c’erano ancora tracce d’acqua. In quel momento sua madre credette alle parole del figlio, in fondo era tornato a casa senza problemi e non sarebbe di certo tornato a quel dannoso stile di vita che si era lasciato alle spalle; eppure ancora non poteva fare a meno di tormentare Tian. Le sue ultime parole furono: «Non farlo uscire di nuovo» la vecchia e famosa canzone di sua madre.

Tian si rotolò pigramente, prese il suo iPad per trovare alcune informazioni e senza pensarci, digitò le parole ‘Fondazione Saengthong’.

Lesse alcune informazioni di base, perché il contenuto non era poi granchè. La maggior parte di esse era un riassunto delle ragioni e della direzione delle varie opere della FISM. Tian controllò la pagina Facebook di un insegnante volontario, forse un collega di Torfun. Più Tian leggeva, più si sorprendeva.

Davanti ai suoi occhi c’era un mondo che non aveva mai conosciuto e a cui non aveva mai neppure pensato. Era completamente diverso dal suo mondo in cui reggeva un cucchiaio d’oro fin dalla nascita. Era raro che dei giovani venissero attratti dal volontariato e dall’insegnamento, poiché si trattava di aiutare coloro che erano meno fortunati senza ricevere uno stipendio.

«Eh, c’è gente che fa pure delle foto.» Tian parlò con un tono leggermente sdegnoso, ma sembrava che stesse iniziando a credere a quello che leggeva. In quel momento la voce di sua madre lo chiamò.

«Tian vieni presto, Tay è al telefono e vuole parlare con te.» Tian non si chiese perché Tay lo avesse chiamato di nuovo, dal momento che il giorno in cui era ‘scappato’ gli era stato impedito di ricevere visite e lui non aveva alcuna possibilità di andarsene.

«Ciao Tay, c’è qualcosa che non va in te?» Tian domandò con tono annoiato. «Mi chiami per sentirti brontolare.»

Tay sorrise leggermente in risposta alla domanda quando sentì quella voce arrabbiata. «Stai chiamando solo per questo? Posso sempre riattaccare.» Sentendo quel suo modo di parlare, Tay sapeva che se non avesse scelto le parole giuste, Tian avrebbe riattaccato immediatamente.

«Aspetta, ascoltami, sono fuori città da un paio di giorni, quindi stavo pensando se avrei dovuto comprare un nuovo telefono per te o no.»

«Tay, vuoi venire a casa mia? Molto bene, ultimamente sono molto triste.» Per Tian contava soltanto che Tay riuscisse a convincere sua madre ad aprire le porte di casa per farlo giocare fuori.

«Quindi è meglio che siamo buoni l’uno con l’altro e che tu, di tua spontanea volontà, mi voglia dire qualcosa.» All’improvviso Tay chiese. Dopotutto era un ragazzo serio, sua madre lo aveva sempre lodato. Il motivo per cui il telefono di Tian si era rotto gli aveva impedito di contattare la sua famiglia, cosa a cui Tay non aveva creduto nemmeno per un secondo. Sapeva quanto fosse facile per Tian trovare un modo per mettersi in contatto con lui, quella scusa era fin troppo ridicola.

«Niente, proprio niente.»

«Oh, quindi c’è un piccolo segreto tra noi. Credimi non dirò niente a nessuno.»

Tian si morse il labbro ed il suo respiro accelerò, «Ho detto che non c’è niente. Se non mi credi è affar tuo.»

«Sei davvero testardo, smetti di andare in giro e aspetta ancora qualche giorno. Tornerò a Bangkok e parleremo di nuovo.» Dall’altro capo della linea, sembrava che qualcuno stesse chiamando Tay.

«Tra poco ho una riunione. Tu aspetta che torni a casa.»

«Ok va bene, tu va a prepararti per la tua riunione.» Proprio mentre Tian stava per riattaccare, vide una notizia sull’iPad e chiese in fretta a Tay: «Se facessi qualcosa senza che qualcun altro ti paghi, la cosa ti renderebbe felice?»

Sfortunatamente per Tian non potè vedere l’espressione che si dipinse sul volto di Tay. Da inespressivo, ovviamente, divenne sorpreso non riuscendo a credere che quel bambino cresciuto con il cucchiaio d’oro come Tian gli avesse posto una domanda del genere, sbalordendolo con quel suo nuovo punto di vista. «Beh, in realtà…» Tay era confuso. Non sapeva a cosa si stesse riferendo Tian quando gli aveva fatto quella domanda, ma era serio. Tay non voleva più prenderlo in giro, al contrario, si sentiva responsabile per la risposta che forse avrebbe influenzato la mente di Tian. 

«L’ultima volta che ti ho parlato di donare del denaro ai meno fortunati o acquistare dei beni per organizzazioni no-profit che si occupano di orfani, ricordo bene che mi hai detto di pensare solo a guadare più soldi e che non ho bisogno di stare da solo…» Tay si fermò un momento, cercando di spiegare i propri pensieri. «Quello che sto solo cercando dirti è che non lo scoprirai mai fino a quando non sarai tu stesso a provarlo, solo allora saprai cosa si prova a fare qualcosa per gli altri. E questo significa anche che avrai trovato la vera felicità.»

In quel momento Tian si mise a sedere contraendo le labbra e parlando a bassa voce. «Vuoi dire che sono io quello che è infelice, giusto? Perché non ho mai fatto niente per nessun altro prima.» 

Dopo che Tay lo sentì dire qualcosa di piuttosto divertente, gli disse dolcemente:

«Ovviamente non volevo dire questo, è solo che non ti ho mai sentito parlare della vita reale là fuori.» 

Anche Tian non sapeva cosa dire dopo «Hey Tay, com’è il mondo là fuori?»

Qual era la loro vera vita? 

Le parole che Tay aveva pronunciato poco prima erano difficili da capire forse perché gli studenti di medicina parlavano sempre in modo complicato. Il bel viso di Tian divenne ancora più stressato. Lui non è un avaro, sapeva che i soldi potevano comprare la felicità fisica, ma come rendere felice anche l’anima?

Guardò l’intera villa. Era sempre circondato da domestici, gli bastava gridare e subito qualcuno arrivava, tutti quelli che venivano in quella casa si sentivano come se fossero in paradiso. Per non parlare del fatto che sia i suoi genitori che i suoi fratelli erano tutte persone socialmente influenti, spesso apparivano sulle riviste o in televisione. C’erano state delle volte in cui Tian si era sentito un po’ sfocato e talvolta anche completamente diverso da tutti. Essere famoso e ottenere riconoscimenti non era qualcosa che Tian voleva. All’improvviso si era ricordato di alcuni bei e felici ricordi del passato che aveva quasi dimenticato. Come la volta in cui aiutò suo fratello a riparare la radio della macchina quando aveva undici anni e lui lo riempì di complimenti. Una sciocchezza del genere lo fece sorridere, eppure era più felice allora che quando aveva ricevuto in dono una nuova macchina da suo padre.

«Sono pazzo?» Tian borbottò tra sé, poi si alzò per cambiarsi di nuovo. Decise di esercitarsi un po’ per dimenticare quegli strani pensieri nella sua mente. Se la cosa non avesse funzionato molto probabilmente sarebbe impazzito lì.

Sedendosi e riposando dopo l’allenamento, Tian tornò nella sua stanza. Era più forte di prima e non aveva più bisogno di qualcuno che lo aiutasse. La camera da letto di Tian era enorme, dotata di un mini cinema con tutte le attrezzature simili a quelle di un grande schermo, senza contare gli occhiali speciali per guardare i film in 3D e la X-Box di ultima generazione.

Tian giaceva sul divano in modo molto rilassato, asciugandosi il sudore dai capelli mentre la TV di lusso trasmetteva uno spettacolo interessante. Era felice di guardare il programma in TV. Nello show i concorrenti stanno davanti ai loro gioielli, rispondendo e cantando. Andò in onda anche una scena in cui compariva una barella. Dato che Tian doveva astenersi dall’alcol, poteva solo bere limonata e quasi la vomitò.

In TV, una donna di mezza età vestita di rosa e con una collana tempestata di gioielli che sorrideva sotto gli applausi del pubblico. Il ragazzo seduto sul divano, però, si stava grattando la testa, non voleva proprio ridere dello stile di sua madre, ma lo stile del vestito e del trucco era simile e lui non riusciva a focalizzarsi solo sullo show, continuando a chiedersi quanto era costato quell’investimento.

Tian rise ironicamente volendo strisciare fuori dal divano, cercando di spegnere la TV con il telecomando.

«Grazie, signorina Torfun.»

Un foglio di carta cadde. Sapeva che non era un bene portare gli oggetti di un defunto in casa, ma a lui non importava. Dopotutto, Torfun in realtà non era morta perché il suo cuore batteva ancora anche se nel petto di qualcun altro.

Stava per buttare via la pila di libri dopo aver deciso che non c’era niente da tenere finché non vide accidentalmente il libro. Quando lo prese, Tian si accorse di non averlo mai aperto. Quello, però, era un diario ricoperto da immagini colorate e decorazioni interessanti con sopra scritto: 

‘A Tale Of Thousand Stars’

«Una fiaba?» È forse un diario per bambini piccoli?

Tian girò il diario sorpreso. La scrittura era semplice e chiara, rotonda, bella e non troppo difficile da leggere.

«Molto tempo fa, la vita di Torfun è iniziata qui…»

Quando lo lesse, Tian si sentì male. Sembrava che quel racconto riguardasse la sua vita e non avrebbe dovuto essere letto da altri. Così Tian pensò di chiudere il libro, ma un pezzo di carta era caduto dalle pagine.

Era una foto, probabilmente una foto segreta, ma siccome era stata conservata a lungo era leggermente sbiadita. Nella foto, c’era una figura alta con indosso un’uniforme militare ed in mano un’arma. Poiché l’uomo stava guardando il cielo limpido, il suo viso era un pò sfocato. Poteva essere era ‘Lui’ la persona a cui Torfun pensava giorno e notte?

In quel momento, il suo cuore prese improvvisamente a battere velocemente e non riuscì a calmarsi come prima. A Tian sembrò che il suo petto venisse schiacciato da una grande roccia. Cercò di sedersi, in silenzio sul divano, per calmare il suo cuore.

Tentò di riprendere fiato e di non farsi prendere dal panico come poco prima. Dopo aver stabilizzato tutto il suo corpo Tian si accasciò sul divano e fissò il soffitto con aria assente, tenendo saldamente a mente l’immagine del soldato.

E’ lui il segreto nascosto nel profondo del tuo cuore Torfun?

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