Belt of Venus
La mensa si trovava al piano terra dietro l’edificio centrale. A causa dell’elevato numero di studenti, la scuola aveva quindi emesso delle regole per le varie classi: le scuole medie e superiori avevano un’ora di tempo per la pausa pranzo. Ma anche con quella condizione, la mensa era ancora affollata.
Akk e i suoi amici avevano un posto regolare in un angolo nascosto. Non perché fosse tranquillo, ma perché era vicino alla zona della pasta ai frutti di mare. Il ragazzo poteva mangiarne così tanto ogni giorno che veniva rimproverato dai suoi amici per non essere creativo, ma comunque continuava a non cambiare piatto. Ogni volta che qualcuno gareggiava per prendere quel posto, si sentiva frustrato. Non si poteva negare che la fascia da prefetto lo aiutava spesso a far ritirare i ragazzi che si avvicinavano per rubare il posto.
Quel giorno, dopo aver portato il cibo al tavolo, Wat aveva raccontato di quello che era accaduto con Ayan, il ragazzo di cui era sospettoso fin dal giorno del suo arrivo.
Ecco perché il ragazzo nuovo si è intrufolato per parlare con lui!
«È quello che ho detto!» Khan sbatté rumorosamente contro il tavolo, facendo voltare il ragazzo accanto a lui. La sua bocca era piena di cibo e le sue labbra erano nere a causa della salsa di soia. «Quel ragazzo ha cattive intenzioni con Thua.»
Akk non la pensava come il suo amico, ma le sue sopracciglia non erano cambiate. «Non credo che gli importi di Thua, ma della maledizione!»
«Lo penso anch’io!» Wasuwat scrollò le spalle. La sua grande mano usava un coltello per tagliare con cura la carne. Anche quando mangiava con gli amici, manteneva comunque una personalità meticolosa.
La faccia di Khan era disordinata come se fosse arrabbiato anche con il suo amico. «Le maledizioni non sono interessanti!»
«Allora, cosa c’è di così interessante in Thua?»
Vedendo che Wat aveva ribattuto in quel modo, il ragazzo dalla faccia imbrattata esitò. Poteva solo brontolare: «Per riassumere, molte cose…»
«Quando è avvenuto l’impatto, sono sicuro che l’ha visto!» Akk sollevò il cucchiaio, gli occhi fissi sul bersaglio. In quel momento, la testa riccia stava uscendo da uno stand di curry con un piatto in mano. Ogni giorno comprava del cibo sempre diverso.
«Ma questo è successo prima che Ayan si trasferisse qui.» Wasuwat si oppose.
«Potrebbe avere dei complici.»
«É qui da una settimana. Quindi l’hai già visto parlare con qualcuno?»
Akk prese una bottiglia d’acqua e se la portò alle labbra. La sua risposta era incoerente.
Sì, Wat aveva ragione. Da quando era arrivato non aveva visto il nuovo arrivato conversare con qualcuno così tanto da sembrare sospetto.
«Ora ci sono molti modi per comunicare.» mormorò mentre aveva la bocca ancora piena di riso.
«Ah, mi ha parlato anche di te!»
Per qualche ragione, dopo aver sentito quella frase, Akk sentì il suo cuore sussultare: «Ah… che cosa?»
«Ah! Sei così sconvolto che la tua faccia è diventa pallida.»
«Basta, dimmelo subito!»
Wat iniziò a parlare in modo sarcastico proprio come era nel suo stile: «Ayan è venuto da me per chiarire la discussione nata durante la lezione della professoressa Waree. Ha detto che eri preoccupato per me e avevi paura che fallissi nei miei studi.»
«Eh?!» Perfino Khan era perplesso.
Ancora una volta, Akk non riusciva a crederci. «Mmh…Davvero?» Perché l’ha fatto?
Ecco… Dal primo giorno fino a quel momento non c’era stato un giorno in cui Akk si fosse comportato amichevolmente con lui. «Oppure voleva che io e te ci separassimo. Non credergli. Se sei arrabbiato con me, ti chiedo scusa!»
«Non sono arrabbiato!» concluse facilmente il ragazzo: «E non credo che quel ragazzo stia tramando niente. Lo ha detto seriamente!»
«Cosa vuoi dire?» disse Khan, adesso la salsa di soia gli macchiava quasi il lato della guancia.
Wasuwat si voltò per guardare Akk negli occhi. Fissandolo con i suoi occhi profondi, gli angoli della bocca si arricciarono in un sorriso malizioso che era quasi come quello di Ayan.
«Questo significa che ci tiene davvero a te.»
