ECLIPSE – EP. 2 CAPITOLO 4

Penumbra

Akk non fu più in grado di concentrarsi per il resto delle lezioni.

Anche se cercava di non guardarlo, sentiva come se un peso lo premesse contro il muro finché non percepì il suo corpo scivolare quasi fuori dalla finestra. Sentì il proprio calore combattere contro l’aria fredda accanto a lui. Il rumore del suo corpo che si muoveva, il tessuto che ondeggiava, la punta della penna che si trascinava. I suoni erano amplificati più del solito. Anche il profumo del sole cocente continuava a stuzzicare la punta del naso…

Ma niente di tutto ciò era fastidioso come…

«Sono arrivato a scuola con una settimana di ritardo, ora starò con te. Sei tu quello che si dovrà prendere cura di me adesso.»

Akk stava zitto.

«Prestami il tuo bianchetto.»

Che diavolo sta dicendo questo bastardo?

Akk estrasse un correttore a penna e lo fece scivolare sul banco verso la persona accanto a lui, ma rimase in silenzio.

Il rumore di quel bastardo continuava a risuonare nelle sue orecchie.

«Il tuo è davvero bianco e denso.»

Il proprietario era sempre più irritato. Guardò ciò che l’altra parte gli aveva restituito, fece finta di avvicinare la mano e rimase così. Solo quando vide Akk fingere ignoranza lo ritirò.

«Ho sentito che la signorina Sani è nell’amministrazione ed è anche responsabile dell’assemblea dei prefetti, giusto?»

Il ragazzo stringeva i denti e guardava attraverso la finestra di vetro verso l’esterno. Da quel punto si poteva vedere l’area fuori dalla recinzione della scuola. C’erano molti campi di sale, appezzamenti, montagne e spiagge che non erano così belle. Tuttavia, gli uccelli marini spiegavano felicemente le ali nel sole pomeridiano. Il sole e il vento erano così forti che sembravano portarne l’odore fino a dentro…

Akk rabbrividì quando sentì il suo braccio schiacciato da qualcosa di caldo, qualcosa di caldo che… Sì, quella era la fonte di quell’odore!

«Ho sentito che la signorina Sani è nell’amministrazione ed è anche responsabile dell’assemblea dei prefetti, sbaglio?»

Il suono della sua voce non era più forte prima, ma a lui sembrava come se fosse stato acceso un altoparlante a tutto volume. Proprio a causa del vento caldo e quell’fragranza che si diffondeva vicino alle sue orecchie.

«Ehi!» Il giovane rimase sorpreso quando volse la faccia e incontrò un sorriso dietro di sé.

Rispose con voce tesa: «Perché lo chiedi?»

«Perché penso che la Suphalo scelga solo persone carine per occuparsi di questi lavori.»

Non sapeva perché, ma la sua mano tremava fino a far cadere accidentalmente il correttore sul banco e poi a terra.

Akk emise un sospiro, un vento che quasi bruciò l’orlo della sua camicia. Si preparò a chinarsi per raccogliere la penna. Solo quando anche l’altra persona finse di chinarsi, sbuffò frettolosamente: «No!»

Con un sorriso che ancora metteva Akk a disagio, il ragazzo dalla faccia spudorata alzò le spalle con nonchalance.

Akk sospirò di nuovo, dovendosi chinare lentamente perché non voleva che nessuna parte del suo corpo lo toccasse accidentalmente a causa di quello spazio angusto e piccolo. Tuttavia, si spostò e a un certo punto…

La parte inferiore dell’uniforme della Suphalo era un paio di pantaloncini neri con una giacca a maniche lunghe. Ma solo in quel momento notò che i pantaloni del ragazzo sfacciato erano piuttosto… Piccoli.

Si girò a metà strada verso di lui. Le gambe accanto a lui erano divaricate, rendendo chiaro che i pantaloni erano stati accorciati al centro, anche se l’orlo della giacca arrivava sotto la vita. Questo aveva fatto alzare l’orlo dei pantaloni fino a rendere possibile vedere l’interno della sua coscia. Quella zona era coperta da peli piuttosto lunghi e scuri, mentre se si saliva verso l’area normalmente in ombra, diventavano più chiari, chiari come…

Improvvisamente sentì l’odore di vaniglia e il suono di un fischio raggiunse il suo orecchio.

Chiari come la pelle di chi ha tatuaggi…

Akk aveva costretto le sue palpebre a chiudersi vigorosamente per togliere quell’immagine e quei pensieri dalla tua testa. Si sentì sollevato dal fatto che, quando riaprì gli occhi, il suo sguardo era fermo sul posto dove era atterrato il correttore e lo afferrò rapidamente.

«La postura curva sembra buona.» disse la voce dell’altra persona: «Soprattutto…»

Quando Akk alzò lo sguardo, vide che lo stupido proprietario della voce fingeva di guardare dietro di lui.

Il giovane si tirò indietro in fretta, strinse i denti e sussurrò: «Vuoi stare zitto?!»

«Sei eccitato?»

«Smettila!» Scosse la testa e digrignò i denti verso di lui. Improvvisamente vide Wat e Namo nei banchi davanti che si erano voltati a guardare.

Il ragazzo senza vergogna finse di chiudersi la bocca. «Ssh.»

Non riuscendo a tenere il passo con quello che c’era scritto sulla lavagna, quando la campanella suonò di nuovo, Akk si affrettò a riporre le sue cose nello zaino spazzando il banco con una sola mano. Infastidito dalla lentezza con cui Thuaphu rendeva omaggio all’insegnante, aspettò con impazienza fino alla fine la voce degli studenti di tutta l’aula. La figura alta saltò su.

«Calmati.» Il ragazzo accanto a lui rideva ancora, mostrando la sua intenzione di muoversi più lentamente del solito.

«Sbrigati!» Gridò fino a quando Wat e Namo li guardarono di nuovo.

Lo sfacciato rideva ancora di più. «Non dirmi che hai fretta.»

Odio il sorriso di questo stronzo!

Di nuovo, alzò il suo ginocchio e colpì duramente la sedia. La sedia di legno con le gambe di metallo non era pesante e la persona che sedeva sopra era bassa. Inoltre, era molto più magra di lui, quindi gli fu facile farsi strada.

«È così triste soffrire.» Anche se sedeva ancora sulla sedia, causava guai.

Akk si arrabbiò ancora di più quando trovò i suoi occhi fissi su di lui, precisamente al ginocchio che aveva usato per colpirlo. Ho appena realizzato che i nostri pantaloni sono davvero corti!

Akk aveva la pelle chiara, non bianca vampiro come quella del ragazzo, ma tutti lo definivano bianco. Non aveva molti peli, dato che aveva un colore tenue che difficilmente dava la possibilità di vederli, quindi quando colpiva una superficie solida, il segno rosso che appariva era chiaramente visibile. 

«Stai bene?» gli chiese Wat dopo essere uscito dalla classe.

Ancora una volta, fece un sospiro.

«Voglio dire, ti fa male?»

«Idiota, non fa male!»

«Oh, proprio ora ho sentito che…» Wasuwat si voltò confuso verso il ragazzo senza vergogna. Quel bastardo era appena uscito dalla porta nel corridoio davanti alla classe. Quel corridoio collegava l’intero piano. All’esterno c’era una parete divisoria, alta fino al petto, mentre sopra era aperta, da lì si poteva guardare in basso il cortile verde nel centro della scuola.

Il vento da questo spazio aperto entrava e muoveva la punta dei suoi capelli che svolazzavano in tondo. Quelli di Ayan furono spazzati via fino a rendere visibile la sua fronte  le sue sopracciglia arcuate.

«Il tuo partner si è perso.» Disse Wat. «Devi prenderti cura di lui.»

«Merda.» Imprecò, per poi proseguire nella direzione che aveva originariamente previsto, ma poi il suo cuore perse un battito.

La maggior parte dei ragazzi andava dall’altra parte, ma quelli che andavano nella stessa direzione di Ayan erano quelli che non avevano consegnato i compiti quella mattina, dovevano essere in ritardo, ma Ayan non aveva i compiti. In più sembrava muoversi con molta fiducia, senza seguire le altre persone.

Dove pensa di andare?

Quando Namo arrivò accanto a Wat, si offrì volontario: «Vado a dirglielo?» Di nuovo, Akk obiettò rapidamente: «Non c’è ne bisogno!»

Si inserì tra i suoi compagni e gli studenti di altre classi con l’intenzione di non farsi vedere da Ayan.

Superata la stanza degli insegnanti, dove i suoi compagni avevano consegnato i compiti, la sagoma del bersaglio continuava a girare intorno fino a raggiungere le scale, ma invece di scendere al secondo piano per la classe successiva, si diresse al quarto piano, l’ultimo piano dell’edificio.

Sarebbe stato difficile nascondersi per una persona alta come Akk se il ragazzo si fosse girato. Per fortuna non si è voltato! Era chiaro che il ragazzo spudorato aveva uno scopo preciso in mente, dato che anche la lunghezza del suo passo era aumentata talmente tanto che quasi divenne uno sprint.

Faceva affidamento sulla sua forma piccola e agile per fluttuare tra gli altri sciami di studenti. Mentre si avvicinava al centro dell’edificio, si fermò a guardare il muro del balcone.

No. Non stava solo guardando fuori per vedere gli uccelli sugli alberi.
Akk poteva dirlo a se stesso. Il suo sguardo era focalizzato sul bordo del muro.

Il suo cuore cominciò a contrarsi. Udii un suono teso, come se stesse colpendo le ossa della sua gabbia toracica.

Il punto che Ayan stava fissando era il bordo del muro, dove c’era una macchia circolare che esisteva da molto tempo, non importava quanto venisse pulita, non sbiadiva. Quel tipo di marchio appariva periodicamente lungo il bordo del muro in tutto l’edificio. Il motivo era che un tempo era il posto in cui venivano collocati dei vasi ornamentali.

Prima.. che accadesse l’incidente… un vaso era caduto accanto a uno studente, che era in piedi mentre parlava con i suoi amici al piano inferiore. Poi il preside aveva ordinato al custode di togliere tutti quei vasi.

Quel ragazzo sfortunato era uno dei manifestanti della Suphalo!

Proprio così, quello era l’evento di cui Akk e i suoi amici avevano recentemente discusso prima del saluto alla bandiera nazionale.

«Pensi che sia la maledizione?»

«Hmm… Deve essere una coincidenza!»

«Che coincidenza? Cosa c’è di casuale in tre incidenti in una sola settimana?! Prima un furto, poi il vaso di una pianta che quasi cade in testa a uno studente e ora questo. La sequenza di eventi è esattamente come quella della maledizione!»

Era troppo una coincidenza che Ayan fosse andato in quel posto per guardare attentamente qualcosa lì intorno!

La persona tenuta d’occhio non solo era andata dritto a quel punto, ma si era precipitata verso la parete opposta, accanto alla porta di una delle aule.

Quella zona mostrava il programma di utilizzo della classe in base a diversi giorni e orari.

La punta delle due dita scivolò verso il basso a destra.

Anche da lontano, Akk poteva indovinare.

Il programma del giovedì, l’ultima ora era vuota, nessuno studente.

Era il giorno e l’ora in cui il vaso davanti alla stanza era caduto!

La voce nella sua testa continuò.

«L’avvocato della famiglia Suphalai è stato rapinato dai ladri. Accidentalmente, un vaso al secondo piano di una casa è caduto sulla testa del primo erede, che è stato gravemente ferito. Poi il terzo figlio è stato investito da una macchina?»

Dato che la conversazione si era fermata lì, quella mattina nessuno aveva menzionato il quarto incidente.

Il primo erede della famiglia era stato colpito alla testa da un vaso, lasciandolo in gravi condizioni. Dopo essersi ripreso, fu lui a scoprire la pergamena con la maledizione del suo antenato, ma era determinato a distruggerla, pensando che in quel modo sarebbe finito tutto. Allora sarebbe stato in grado di trasferire facilmente i suoi beni ad altre imprese. Poi accadde la quarta catastrofe.

I documenti importanti da utilizzare per tale attività furono persi.

Quell’evento era accaduto alla stessa persona sfortunata.

Ma non è la stessa situazione…

«Se non è la maledizione, allora qualcuno sta cercando di imitarla ed è pericoloso.»

«Quanto è pericoloso?»

«Significa anche che chiunque stia causando questi incidenti continuerà a fare cose cattive agli studenti della Suphalo, simulando la leggendaria maledizione.»

Akk fissava il volto del ragazzo, mentre i suoi dubbi aumentavano. 

Ayan si allontanò, ma non per tornare in classe, continuò a camminare fino ad arrivare a una stanza non lontana dalla precedente.

Akk aspettò che la piccola figura aprisse la porta e sparisse nella stanza, poi si avvicinò e sollevò lo sguardo.

La sala insegnanti per la lingua inglese di alto livello.

La porta della stanza era di vetro colorato, piuttosto scuro, quindi provò ad attaccare l’orecchio al muro accanto ad essa, però non sentì nulla.

Ma, naturalmente, Akk era sicuro che il ragazzo spudorato non avesse alcun motivo di stare in quella stanza.

Bene, cosa intendi fare?

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