BIG DRAGON – CAPITOLO 21

La supplica di Dragon

All’intervallo, gli spettatori lasciarono gli spalti ed entrarono sul campo da gioco. Quello era un’antica tradizione che da sempre aveva reso quel gioco affascinante: gli spettatori invadevano il campo per aiutare a livellare il terreno ed appianare delle piccole zolle alzatesi per i colpi inferti alla palla e dal galoppo dei cavalli. La cosa davvero importante era che in quel momento pubblico e atleti potevano interagire tra loro per parlare, rilassarsi e conoscersi in attesa del secondo tempo.

Tuttavia, Big non era interessato a fare passeggiate o parlare con altre persone. Rimase tranquillamente in disparte a fumare in fondo al campo, coperto dai cespugli, non lontano dagli spalti. Mentre si sedeva chiuse gli occhi per lasciar andare una brutta sensazione e liberarsi, pensando che non voleva più essere in quel posto.

All’improvviso, poté sentire qualcosa che si avvicinava e la grossa mano di qualcuno gli diede una pacca sulla spalla, poi lo afferrò ferocemente, tirandolo su di sé e baciandolo violentemente.

«Uhm! Uhmm!!» Big urlò scioccato, ma quando si rese conto che era Dragon, alzò un piede e gli prese a calci le caviglie.

«Oww!!»

Ad uscirne dolorante però fu Big, perché Dragon indossava stivali spessi fino al ginocchio, che attutirono completamente la violenza del colpo.

Big lanciò a Dragon uno sguardo infastidito e spense la sigaretta nel posacenere. Rimasero lì a scambiarsi occhiate di fuoco, in piedi, l’uno di fronte all’altro.

«Cosa c’è che non va?» chiese Dragon con voce intimidatoria.

«Niente.»

«Allora perché non rispondi alle mie chiamate?»

Big si era rifiutato di rispondere, fingendo di non sapere a cosa l’altro si riferisse. Quindi Dragon lo trascinò, costringendolo a distendersi su di una panchina. Big diede alcuni colpi a quelle spalle forti per convincerlo a liberarlo, ma Dragon attaccò per primo il suo collo, mordendolo da sopra la camicia. 

«Che diavolo! Mi fai male, Dragon!»

Una mano bianca si schiantò contro il suo viso affilato, ma il proprietario non sussultò nemmeno.

«Cosa ti piace di lui? È molto ricco? Guida solo una Lamborghini, posso comprarla.» disse Dragon con voce profonda. Sentendo questo, Big si accigliò. Prima che potesse rispondere, le sue labbra furono schiacciate e baciate di nuovo.

«Ah! Uhmm!!»

Tentando di liberarsi, Big colpì di nuovo Dragon alle spalle, ma quando le sue labbra furono morse così ferocemente, tutto il suo corpo rabbrividì.

Alla fine, i due rimasero a baciarsi sulla panchina, dimenandosi, fino quasi a svestirsi a vicenda. Big si avvicinò a Dragon e si mise a cavalcioni sull’ampio grembo della persona che lo rendeva così eccitato. Nella sua mente, l’immagine del Dragon che galoppava attraverso il campo provocava in lui un turbinio di emozioni insieme a un dolce ondeggiare dei fianchi. Poi osò inserire la sua lingua per invadere appassionatamente la bocca dell’altra persona.

Mentre quei due uomini si baciavano con tanto vigore, tra i respiri agitati si udì il suono dell’orologio di Dragon. Era una sveglia.

Dragon si staccò da Big, le sue lunghe dita si asciugarono la saliva dall’angolo della bocca. Poi rimise a posto i vestiti, per tornare in ordine sul campo.

«Dopo la gara, abbiamo cose di cui parlare.» sentenziò Dragon, allontanandosi velocemente, per prepararsi alla seconda metà del gioco.

Big sollevò il dito medio verso l’ampia schiena di Dragon mentre si allontanava prima di darsi anche lui una sistemata per poter poi raggiungere di nuovo gli spalti. Le sue labbra erano ancora calde. Il sapore di Dragon permaneva ancora in lui, non accennando a svanire.

Ai pazzi piace essere sempre violenti, quindi sai che ti farai del male, Big. Il ragazzo si rattristì a quel pensiero, ma all’improvviso vide i cespugli tremare dietro di lui, così si alzò dalla panchina e andò a controllare con i propri occhi cosa stava succedendo.

«L’ho trovato!»

Un corpo saltò davanti, verso Big, spaventandolo. Mostrò subito un topo bianco e uno nero tra le mani.

«Andate.»

Alle sue spalle risuonarono le urla di un uomo. Big si voltò a guardare e vide Kla, uno dei membri della DOTTA Biggest Association, che aveva già incontrato alla festa data da Da. L’uomo, visti i due topi, afferrò solo il topo bianco e lo girò tra le mani per poter osservare più da vicino lo stomaco dell’animale da una parte all’altra.

«Hai partorito? Dove sono i tuoi figli?»

Quel folle stava parlando con il topo, il che ricordò a Big quello strano flacone che gli aveva mostrato. Prima di sorridere, Big si allontanò nella direzione opposta, lasciando così Kla a continuare la conversazione con il suo piccolo amico.

Mentre tornava sugli spalti, Big vide che la seconda metà di gioco era già iniziata. Erano l’una del pomeriggio. La squadra di casa e quella in trasferta avevano segnato a vicenda, eppure, Big sentiva che gli occhi feroci e intimidatori di Dragon lo fissavano costantemente, impedendogli di agire normalmente.

Dopo un po’, Big decise di alzarsi per chiacchierare e divertirsi con tutti i presenti e, approfittando delle sue capacità da corteggiatore, riuscì ad avere il numero di molte ragazze. Finalmente Big aveva ripreso ad essere un playboy per il sesso femminile.

Tuttavia, non aveva nemmeno pensato di contattare quelle donne, voleva solo verificare di non aver perso le sue capacità.

Al termine della competizione, la squadra ospite era emersa vittoriosa, tra gli applausi euforici degli spettatori che acclamavano Dragon da tutte le parti. Alla cerimonia di premiazione, anche mentre ritirava il premio, Dragon aveva un’espressione talmente furente che nessuno voleva avvicinarsi a lui.

Tranne…

«Perché sei arrabbiato?»

Kong, il capitano della squadra di Dragon, si avvicinò per salutarlo.

«Il mio partner non si comporta bene con me.» rispose Dragon con uno sguardo accigliato.

«Sei gentile con lui? Non dovresti  parlare così.»

Dragon non rispose, ma fissò il suo superiore per poi annuire, come per salutarlo. Con andatura calma e lenta, si allontanò dalla zona di premiazione, ormai diventata caotica.

Big, che nel frattempo era andato al parcheggio, era in attesa che l’autista gli consegnasse l’auto davanti all’uscita del club quando una grossa mano lo afferrò per un braccio.

«Dove stai andando?»

«A casa. Io vado.» disse Big cercando di lasciar andare la sua mano, ma l’altra persona non la lasciò andare.

«Ho detto che dovevamo parlare.»

«Non voglio parlare. Ehi!»

Prima che potesse dire altro, Dragon lo caricò in spalla, conducendo Big alla sua Jaguar bianca, che l’autista aveva parcheggiato proprio davanti a lui. Nel momento esatto in cui Big stava per scappare, Dragon lo spinse sul sedile all’interno, allacciò la cintura di sicurezza e si precipitò al lato del guidatore.

«Dove credi di andare. E la mia macchina?» Big si voltò a guardare la sua Mercedes Benz AMG color argento dallo specchietto retrovisore della Jaguar. Nello sguardo di Big, rivolto a Dragon, si mescolavano rabbia ed eccitazione. 

«Ho chiamato il tuo babysitter per venire a prenderla.»

«Eh? Chi?»

«Phi Phak.» disse Dragon sorridendo. «Ho detto che eri troppo ubriaco per guidare e che avresti dormito da me stasera.»

«Ubriaco… A casa tua… Dragon, hai mentito!»

L’autista sorrise nervosamente. «Perché? Vuoi giocare prima? Prima di dormire, intendo.»

«Allora perché credi che non lo farei? Tu pensi che io sia uno facile!»

Big gridò impotente prima di chiudere velocemente la bocca. Non osò dire niente, dato che non sapeva quali parole avrebbero potuto uscire dalla sua bocca. Per fortuna Dragon smise di scherzare, le sue sopracciglia non erano più inarcate in maniera giocosa.

Big non era più andato nell’appartamento di Dragon da allora. L’ultima volta che avevano messo piede in quella casa loro due avevano discusso molto seriamente. Big ricordava ancora quella dolorosa sensazione provata al petto, ma nel frattempo ripeteva a sé stesso di non essere teso. 

Arrivati, Big si rese conto che il senso di familiarità per quella casa non era svanito. Entrato nell’appartamento, si sedette sul divano color crema. Le sue guance si riscaldarono segretamente ricordando le innumerevoli cose che loro due avevano fatto lì.

«Cosa vuoi bere?» domandò Dragon.

«Se devi dirmi qualcosa, dilla e basta.»

Dragon non disse nulla, ma si diresse verso il divano, sdraiandosi sopra Big. La sua testa disordinata riposava sul petto caldo della sua persona.

Respirando quel profumo tanto atteso, permettendogli di entrare completamente nelle sue narici, Big si sentiva stordito e confuso. Erano entrambi imbarazzati.

«Tu… Ehi, di cosa vuoi parlare?»

«Dammi tregua, sono stanco.» disse Dragon premendo ancora di più sul suo petto, la sua espressione sembrava davvero stanca.

Ripensando a come Dragon avesse galoppato dietro la palla per segnare punti per la propria squadra, Big si rese conto che non era stata proprio una passeggiata per lui. Così, dopo aver riflettuto, lasciò che la persona con il capo sul suo petto continuasse a dormire. Dragon si strofinò i fianchi contro di lui e Big poté sentire appieno quelle grandi dimensioni contro di sé.

«Basta… alzati.» disse Big dopo quasi cinque minuti.

«Perché non posso abbracciarti per un po’?»

Il suo viso affilato si illuminò mentre sgranava gli occhi. Poi Dragon si accigliò in un modo che Big non aveva visto spesso. «Perché sei venuto alla partita di polo di Tawatosa?»

«P’Nine mi ha invitato come ospite rappresentante la famiglia Sirikawin.»

Sentendo ciò, Dragon addentò le guance bianche di Big, come un bocconcino prelibato. La persona morsa gemette e colpì le larghe spalle della persona sopra di lui, spingendola indietro.

«Ti piace?» chiese Dragon, Big ancora non comprendendo appieno il significato esatto della domanda, pensò che stesse scherzando come al solito e rispose con un’altra domanda.

«Perché vuoi saperlo?» Big lanciò uno sguardo di sfida, ma Dragon premette un bacio morbido, prima di mordere leggermente le sue labbra. Tale atto, però, fece infuriare Big perché proprio mentre iniziava a pensare che Dragon fosse bravo, capiva che lui lo stava ancora una volta prendendo in giro.

«Non sei mai serio.» disse Big. «Vedi, tu… Tu vieni, prendi da me quello che più ti aggrada e poi, una volta soddisfatto, te ne vai.» Le parole, quasi come la lamentela di un bimbo altezzoso, uscirono gradualmente dalle labbra rosse e carnose di Big, anche se aveva cercato di restare il più calmo possibile, cosa che puntualmente non accadeva quando il suo sguardo incontrava quello di Dragon. 

«Mi dispiace… Per tutto.» disse Dragon accigliato, colto di sorpresa da Big perché lo credeva incapace di una simile confessione. 

«Credi che il solo essere dispiaciuto… cambierà tutto?» disse Big con voce balbettante.

«Allora cosa dovrei fare per cambiare le cose?»

Big sentiva di poter svanire da un momento all’altro. Le sue guance bianche diventarono rosse e il suo cuore cominciò a battere forte.

È una trappola.

«Cosa hai intenzione di fare… No. Non dirmelo. Non mi è mai interessato.» disse Big, rivolgendo il suo sguardo in un’altra direzione. Non voleva guardare il bel viso di Dragon soprattutto quando era a pochi centimetri dal suo.

«Chi ti ha detto che a me non importa? Sei tu quello a cui non frega niente. Non ti importa quante volte io ti abbia chiamato, non mi hai mai risposto.»

Quella era un’ottima osservazione che aveva in effetti ribaltato le cose, rendendo consapevole Big di voler ancora negare la verità ed inducendolo a rispondere incerto: «Beh… Anche tu… Tu non mi dici mai niente… Vai e vieni. Giochi a polo, ma non una parola con me.»

Dragon non aprì bocca né disse una sola parola, mentre Big continuava ad annaspare remando lungo il fosso. Sì, in passato Dragon aveva pensato che quel ragazzo fosse davvero fastidioso, ma vedendolo ora, in una situazione come quella, gli sembrava carino e divertente, e Dragon non stava scherzando.

«Allora perché rifiutare le mie chiamate? Mi dici come avrei potuto parlare con te?»

«Allora perché non mi hai scritto per dirmelo.» Big rispose alle sue parole.

«Tu non mi hai mai risposto al telefono, quindi ho pensato che fossi arrabbiato. Non sapevo se volevi sapere cosa stava succedendo nella mia vita. Per questo non ti ho mandato un messaggio.»

L’ultima frase di Dragon raggiunse il cuore di Big, dal momento che l’altra persona non stava parlando con leggerezza. Big si sentì in colpa perché le cose non stavano andando bene come aveva sperato.

«Io… Ti prego… Puoi biasimarmi per questo?» disse Big con voce rotta. Era davvero una persona testarda.

«Va bene.» rispose Dragon.

«Adesso basta. Possiamo solo stare bene insieme come al solito.» propose Big.

«Beh, a te così piace…» disse Dragon, prima di alzare le sopracciglia. «…Giusto?» Dragon prese a far scivolare le sue grandi mani lungo i fianchi di Big.

È davvero un pazzo! Pensò Big nel suo cuore, mentre entrambe le sue guance bruciavano. 

Così disse: «Alzati e vattene. Sei pesante, sei sudato e puzzi.»

A dire il vero Dragon non puzzava affatto. L’odore del suo sudore mescolato al sensuale profumo della sua pelle portò Big a volersi inebriare più e più volte di quella fragranza. Perché Big amava quel profumo al punto da farlo impazzire.

…Mi piace… Mi piace da impazzire. Ma non te lo dirò mai.

«Vai a farti una doccia e cambiati i vestiti.»

«Facciamo una doccia insieme?»

«Eh?!!» esclamò Big.

All’improvviso, Big venne sollevato dal divano e portato in bagno. Dragon riuscì rapidamente a rimuovere i vestiti di Big, il quale non poté resistere, ma quando venne toccato laggiù divenne debole e inerte. Aver avuto quel tipo di conversazione poco prima lo riempì di nostalgia. Eppure alla fine, era finito immerso in una vasca piena d’acqua calda accanto a Dragon.

«È troppo fredda?» chiese Dragon in un sussurro mentre passava l’acqua calda sulla liscia pelle bianca di Big che scosse la testa imbarazzato. 

Quella per loro era la prima volta che facevano il bagno insieme senza iniziare a fare sesso. Era davvero fare solo un bagno insieme. Così Big, preso il sapone e dopo averne versato una dose abbondante su di una mano, iniziò lentamente ad insaponarsi. Vedendolo, Dragon deglutì rumorosamente. Big, che era cosciente della reazione che stava scatenando nell’altro, fece scivolare parte del sapone in una mano e iniziò a lavare i suoi capelli.

«Sdraiati che ti lavo i capelli.» disse Dragon, avvicinandosi lentamente.

Mani forti e spesse, calde e ruvide, passarono dolcemente tra i capelli di Big, stringendo e massaggiando comodamente il suo capo. Dragon indusse Big a chiudere gli occhi, inconsapevole di star inondando il suo cuore di calore, poi gli premette un bacio leggero e dolce sulla tempia. Big allora si voltò con la testa piena di schiuma bianca. Sembrava così carino ai suoi occhi che Dragon dovette usare la lingua per spingere fuori le sue zanne affilate per attaccare, ma…

«Ugh! Lascia che anche io ti lavi i capelli.»

«Oh.»

Dragon si limitò ad annuire e Big, insaponate per bene le proprie mani, iniziò immediatamente a donare piacere alla testa di Dragon. Big prese a giocare iniziando a disegnare una nuova acconciatura per Dragon. Creando punte affilate rivolte al cielo, come Vegeta in Dragon Ball, poi facendo una lunga riga nel mezzo e creando due corna verso il basso, come quelle di un bufalo. Dragon lo stava lasciando giocare con i propri capelli come più desiderava. In cambio di un bacio tenero sulle sue guance bianche, seguito da uno sul   collo profumato di lui.

I due fecero il bagno insieme e la tensione tra loro svanì gradualmente.

Usciti dal bagno, Dragon scelse i vestiti anche per Big. A differenza di prima, quando Dragon aveva dato a Big solo una maglietta da indossare, quel suo comportamento, così diverso e premuroso, prese a far battere il cuore di Big più forte, forse perché si stava abituando a tanta dolcezza.

«Hai fame?» domandò Big, mentre Dragon continuava ad accarezzare a lungo con le sue mani tremanti i morbidi fianchi sotto la camicia di Big.

«Ho fame!»

«Allora mangiamo qualcosa. Lo preparo per te.» disse Big e, afferrata la mano birichina, la tolse dal suo sedere per andare in cucina. Dragon si avvicinò in fretta per mettersi dietro di lui.

Non importava che Big avesse aperto prima il frigorifero, poi il mobiletto e infine avesse raggiunto il bancone della cucina, Dragon aveva continuato ad abbracciarlo da dietro senza mai staccarsi, appoggiandogli la testa sulla spalla per tutto il tempo. 

Big di solito si infastidiva molto quando le persone tentavano di toccarlo, ma con Dragon, non provava niente di tutto ciò, al contrario, gli piaceva e molto. Una volta preparati tutti gli ingredienti, disse: «Ti piacerebbe mangiare dei noodles?»

«Li preparerai tu…?»

«Sì, li mangeremo insieme.» disse seccamente.

«I tuoi noodles saltati in padella sono deliziosi, voglio mangiarli di nuovo.»

Dopo aver ricevuto quei complimenti inaspettati, il viso di Big arrossì fino alle orecchie. Così riprese a cucinare con Dragon incollato alla schiena come prima.

«Non mordermi, sto cucinando…»

«Beh, non è colpa mia se hai un profumo delizioso.»

«Ho appena fatto una doccia, certo che ho un buon profumo.» disse Big, il cui collo veniva sniffato di continuo dal quel matto che lo abbracciava da dietro, anche mentre friggeva le verdure. I noodles, alla fine, non erano buoni come avrebbero dovuto essere.

«Non voglio più mangiare i noodles.» sussurrò Dragon, ma Big, che non riusciva a stargli dietro, pensò che Dragon lo stesse infastidendo per non farlo cucinare correttamente, quindi abbassò la spatola che sbatte sul bancone con un tonfo.

«Allora cosa vorresti mangiare?» Gli chiese Big con tono irritato e Dragon rise segretamente.

«Mmm… Voglio mangiare… Te.»

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