BIG DRAGON – CAPITOLO 20

Il giocatore numero 3

La luce del sole filtrava attraverso le tende aperte delle grandi finestre di una particolare camera da letto.

Big giaceva leggermente in diagonale sul suo letto disfatto, quando venne travolto da una fitta di dolore. I suoi occhi si spalancarono lentamente. Si girò su un fianco, sperando di trovare Dragon addormentato accanto a lui, ma l’altra parte del letto era vuota.

Big lentamente cercò di mettersi a sedere e afferrò una vestaglia da indossare. Sceso dal letto fece il giro della stanza in cerca di Dragon, ma lui non c’era. Così, si cambiò e scese le scale, con il minimo barlume di speranza nel cuore di trovarlo al piano sottostante.

Dragon non era nemmeno lì.

Allora Big decise di chiedere alla governante.

«Il Signorino Dragon è andato via intorno alle cinque del mattino.»

Big arricciò le labbra dopo aver sentito quella risposta.

«Allora, ha detto qualcosa?»

«No, è venuto solo per chiedere aiuto per aprire la porta d’ingresso. Tutto qui.»

Big dentro di sé stava facendo scintille e mosse nervosamente la lingua contro le sue guance. Poi tornò nella sua stanza e come al solito si sedette sul letto. Si guardò intorno, osservando le coperte disfatte dall’altra parte dove la notte prima giaceva il suo possente drago.

Big si sentiva come se fosse stato ingannato dalle dolci parole e dai gesti gentili di Dragon. 

Alla fine niente di tutto ciò era vero?

Big sentiva qualcosa stringergli talmente forte il petto da non poter parlare.

Ormai dovrei esserci abituato, non è vero?

Big rise amaramente, dispiaciuto per se stesso per aver giocato e creduto in quella folle  relazione; poi si tolse i vestiti e fece una doccia per pulire a fondo il suo corpo. Uscito dal bagno, notò che c’era un messaggio di testo da un numero non registrato sul suo telefono, ma che ben era inciso in fondo al suo cuore.

-Ti chiamo di questa sera. Ora ho una questione urgente da risolvere. Grazie per esserti preso cura di me quando ero malato.-

Dopo aver letto il messaggio, Big si accigliò e scosse la testa.

«Chiamami pure, tanto io non risponderò!»

Big urlò furiosamente e mise il telefono a faccia in giù sul tavolo un attimo prima che un sorriso facesse capolino all’angolo delle sue rosse labbra.

**********

«Big, perché la tua faccia scontrosa non sembra quella di un essere umano? E poi… Come mai ti sei vestito così di tutto punto… se poi hai sempre la stessa espressione?»

«Sto solo uscendo per un po’, Padre.»

La persona che veniva presa in giro e che si preparava ad andarsene, si rivolse a suo padre.

Big era in piedi davanti allo specchio vestito in uno stile che non indossava spesso: un elegante stile Preppy Oxford. Indossava pantaloni chino color crema, una camicia blu scuro con bottoni dorati, scarpe di pelle marrone realizzate per non sembrare né nuove né troppo vecchie. Tirò fuori un biglietto d’invito e lo mise sul bancone, poi trovò un flacone di profumo e lo spruzzò intorno a sé, si aggiustò un po’ i capelli lungo le tempie e finalmente si ritenne pronto a uscire.

«Non sei andato in ufficio oggi?»

«Perché me lo chiedi? È sabato e voglio restare a casa.» disse Borom, allungandosi per massaggiarsi la punta del mento. Si congratulò poi con se stesso perché il suo unico figlio, a i suoi occhi da padre, era troppo bello.

«Beh, saluta il Signor Nine e comportati bene. Non essere timido.»

«Va bene.»

«Ora fammi un bel sorriso.»

Big sorrise e suo padre annuì soddisfatto, prima di lasciare la stanza diretto lungo le scale per andare a sedersi e guardare il giardino che coltivava per hobby.

Vedendo il padre andarsene, dopo aver sorriso, il volto di Big ritornò serio. Era spesso così, perché negli ultimi giorni era stato contattato da Dragon sempre più di rado al contrario di come avrebbe voluto.

Certo, parte della colpa poteva essere anche sua, visto che quando Dragon lo chiamava, lui tendeva a ignorare le sue chiamate, o a volte non rispondeva al telefono, o altre ancora semplicemente rifiutava la chiamata. Dopo averlo fatto per circa un 405 volte, Dragon non aveva più chiamato. Invece di chiamare, Dragon si era poi limitato a mandargli un messaggio dai toni molto coloriti.

Perché non può pensarci e arrivarci da solo?!

«Coglione!» sentenziò Big, non a se stesso, ma alla persona a cui stava pensando. In fondo aveva solo rifiutato un paio di telefonate e mostrato la più completa indifferenza. Per Big, il fatto che Dragon si fosse rifiutato di continuare a chiamare, non aveva alcun senso. Lui voleva solo giocare un po ‘. E se uscisse con qualcun altro, per lui sarà l’inferno!

Le labbra di Big si contrassero in una linea sottile mentre scendeva le scale. Pong, che stava parlando con Phak di sotto, si voltò a guardare il suo bellissimo padroncino.

«Perché siete tornati a casa?»

«Oh! Il Signor Borom ci ha chiamato per aiutare a sistemare il giardino.» Rispose Phak, spingendo via il braccio di Pong dal suo burbero capo. Big si accigliò e non fece altre domande, ma si avviò direttamente al parcheggio.

Big, la sera prima, aveva giocato nella sua stanza, pensando se sarebbe andato o meno all’evento di beneficenza di polo, valutando i pro e i contro. Non era sicuro di volerci andare.

In quel momento, Nine lo aveva chiamato per chiedergli se avrebbe partecipato all’incontro e Big era stato sorpreso da una strana sensazione che gli aveva serrato la gola, non sapendo cosa rispondere. Alla fine Big aveva accettato, solo perché per lui quella era una nuova esperienza. Avrebbe potuto conoscere nuove persone e forse sarebbe stato meglio che starsene a casa da solo a insultare Dragon.

E semmai Dragon si fosse chiesto il perché lui non lo aveva mai richiamato, lui avrebbe semplicemente risposto: Perchè avrei dovuto? Mica è questa gran cosa…

«Bastardo!» Big continuava ad insultare Dragon anche mentre saliva sulla sua lussuosa auto perché quell’amara verità continuava a trafiggere il suo cuore.

«Dai, mettiti comodo. La corsa non è ancora cominciata. Prima andiamo a mangiare qualcosa.»

Nine lo raggiunse nel momento in cui Big scendeva dall’auto davanti all’ingresso del club, che sembrava il Palazzo di Versailles, ma dipinto di bianco. Dal solo pensare  che il club possedeva una strada privata di diversi chilometri, ci si poteva aspettare di tutto.

Per Big non fu una gran sorpresa. Sapeva che tra le strutture presenti all’interno del club vi erano un campo da polo, diverse piscine olimpioniche, campi da tennis, poligoni di tiro, un cinema di prim’ordine, un osservatorio astronomico e che varie volte il club aveva ospitato diverse mostre d’arte con opere di artisti di fama mondiale. C’erano così tante cose all’interno di quel lussuoso club. Una ristretta cerchia quasi esclusivamente maschile e aperta quasi a tutto.

Nine non perse tempo e iniziò a presentare Big a tutti i giovani associati al club. Ognuno di loro era alto e di bell’aspetto. Bene o male erano tutte persone che Big aveva visto all’università e lo stesso era per loro. L’attenzione di Big venne catturata da un paio di coppie in particolare. La prima era composta da due ragazzi vestiti secondo lo stile Yin Yang, uno assomigliava al cavaliere dalla scintillante armatura e l’altro al temuto e tanto feroce cattivo delle storie. La seconda coppia, al contrario, era composta da due bellissimi ragazzi che flirtavano tra loro, entrambi avvolti da un’aura di puro fascino. 

Big si fermò a parlare un pò con loro fino all’inizio della gara. Nine era davvero un attento e anfitrione per i suoi ospiti, infatti, per gli spettatori erano stati allestiti degli apposi spalti a bordo campo, muniti di aria condizionata. 

La disposizione dei posti garantiva allo spettatore una visuale a tutto campo, perfetta per guardare la partita da qualsiasi angolazione. Su di un lato infine vi era un maxi schermo in cui prima dell’inizio della gara erano state proiettate le disposizioni delle due squadre in campo, specificando il ruolo di ogni giocatore. La prima formazione ad apparire sullo schermo fu quella della squadra di casa, ovvero quella della Giovane Associazione Tawao, mentre i giocatori facevano il loro ingresso in campo.

I quattro atleti attraversarono il campo con grazia. Tutti gli ospiti iniziarono ad applaudire all’ingresso dei propri beniamini, ma quando fu il turno della squadra ospite… 

«Akirah Chitsanupongkul.»

Big si sfregò gli occhi più e più volte vedendo il nome e il cognome dell’atleta con il numero 3, considerato il numero assegnato al miglior giocatore nella squadra.

«Il nostro amico ha fatto il suo ingresso in campo.» disse Nine, che era seduto accanto a Big, prima di ridacchiare un po’.

«Ah già… Vedi Big, ho dimenticato di dirti che il tuo grande amico è stato invitato a partecipare alla gara.»

È decisamente Dragon… o mi sbaglio?

Big guardò l’uomo corpulento che galoppava verso il campo con il suo cavallo arabo dalla lucente chioma nera. Il miglior giocatore della squadra ospite era entrato in campo con indosso la casacca della squadra verde scuro con sopra stampato il numero 3, pantaloncini bianchi, stivali alti fino al ginocchio e berretto protettivo tipico del gioco. Sul braccio destro nudo faceva capolino il tatuaggio di un drago cinese lungo tutto il suo intero avambraccio. Il suo volto era serio, ma illuminato da un grande sorriso.

Senza dubbio si trattava di Dragon.

Big lo osservò e tutto ciò che lo circondava, improvvisamente si ricordò di quei vestiti. L’abbigliamento era quello che Dragon indossava il giorno in cui si era presentato alla guida della sua Jaguar bianca davanti a casa sua, infuriato. Con l’unica differenza che quel giorno non indossava né il cappello né gli stivali al ginocchio.

Questo significa… Che quel giorno si stava allenando per la partita di polo?

Nel rifletterci su, le guance di Big avvamparono ed il suo cuore prese a battere tumultuoso fino quasi a strangolarlo.

Eppure… Dragon oggi è così sexy

«Chi è il numero tre? Mi piace quello stile tenebroso. Voglio offrirgli da bere.»

«Si tratta di Dragon, Phi, lui è il rampollo di Bu e Kong. L’altro giorno ho chiesto a Ithi di cercarlo all’università e di invitarlo per un’audizione alla partita.»

Nine si era rivolto al presidente del club, un giovane sulla trentina di nome Michael, che era rimasto incantato dalla figura di Dragon al galoppo. I suoi occhi sorridenti brillavano.

Allora era quel giorno? Il giorno in cui ho scoperto che Dragon aveva lasciato la facoltà con un altro uomo. 

Big stava finalmente facendo combaciare tutti i pezzi.

«Quest’anno, il team ha finalmente trovato un valido e potente giocatore, eheh. Lo prenderò senza dubbio in squadra.»

Michael applaudiva eccitato, mentre sorseggiava il suo vino. La maggior parte di quel piccolo gruppo di ammiratori si limitò a rimanere seduto in modo composto, potendo solo deglutire con forza a quella vista. Big sperò in cuor suo che Dragon non galoppasse troppo vicino agli spalti.

Ma la speranza di Big non era destinata a durare, perché Dragon, intento a riscaldare il suo destriero anche per farlo familiarizzare con il manto erboso, aveva scelto un pezzo di campo accanto a loro. In un fugace momento, gli occhi di entrambi si incontrarono, ma si scambiarono uno sguardo indifferente. Big non sapeva cosa stesse pensando Dragon perché fu il primo ad interrompere il loro contatto voltandosi da un’altra parte.

Nel vedere il suo comportamento, Big avrebbe tanto voluto potersi alzare, saltare in mezzo al campo e raggiungere Dragon per potergli dare un calcio alle gambe così da farlo cadere da cavallo. Ma all’improvviso la partita ebbe inizio.

Durante la prima parte del match, Dragon aveva segnato per la squadra in trasferta come giocatore al galoppo. Il giocatore numero 3 galoppava facendo roteare magistralmente la mazza e colpendo la palla. Quello fece sì che le poche donne presenti andassero tutte in visibilio e ad ogni suo colpo gridassero per lui. Michael non batté nemmeno le palpebre tanto era affascinato da Dragon. Big si ritrovò ad inarcare, senza volere, le sopracciglia infastidito da tutti quegli elogi per Dragon.

«Non è divertente?» chiese Nine allontanando il binocolo tascabile dal suo viso.

«Mi sto divertendo molto.» Big, rispondendo, fece un sorriso tirato. «Ma non conosco bene le regole.»

Big conosceva le regole di quello sport, ma solo superficialmente. Così, cogliendo la sua incertezza, Nine provò a spiegargli quali fossero le strategie e le regole più importanti da rispettare durante una partita di polo. I due sembravano chiacchierare animatamente.

Tuttavia, Big non era affatto interessato alla competizione che si stava svolgendo sul campo, perché in realtà i suoi occhi erano sempre puntati su Dragon.

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