BED FRIEND – EXTRA 1

Lingua e denti

Anche se avevo detto che finora io e King non avevamo mai litigato, la verità era che avevamo avuto già discussioni prima. Ma uno scontro come quello poteva succedere in ogni tipo di relazione. E finalmente quel giorno era arrivato, dopo che eravamo stati insieme per quasi sei mesi. Inoltre, la causa di tutto era davvero ridicola.

«Ugh, quale colore di camicia dovrei indossare oggi?» La voce bassa del padrone di casa, che stava in piedi davanti all’armadio con un paio di jeans e in topless, risuonò in una mattina qualsiasi.

Erano le sette del mattino di venerdì, l’ultimo giorno lavorativo della settimana. Di solito ero entusiasta di andare al lavoro più degli altri giorni perché il giorno dopo sarei stato libero. Tuttavia, l’umore irritato dalla sera precedente mi impediva di pensare ad altro.

Presi l’orologio da polso e lo indossai, ignorando la domanda di quella persona che stava lì in piedi a fischiettare allegramente mentre sceglieva una camicia da indossare. Quando King vide che non rispondevo, si voltò a guardarmi e mi chiamò con voce interrogativa.

«Ehi?»

«…»

«Uea?»

«…»

«Che c’è? Non ti sei ancora ripreso?» Il tono di voce basso e rauco, insieme a quegli occhi acuti lampeggiarono di pieno divertimento, mi fecero irritare ancor di più. Ero così frustrato che accidentalmente strinsi la mascella senza rendermene conto.

«Uea, amore.» King mi chiamò di nuovo con voce più dolce. Lo ignorai e, senza dire una parola, afferrai la borsa e uscii dalla camera da letto. Avevo intenzione di sedermi sul divano nella sala d’attesa mentre aspettavo che il padrone di casa finisse di prepararsi. Ma le mie dannate orecchie sentirono una lieve risata fluttuare dietro di me, quindi mi gettai pesantemente sul divano, sospirando con forza.

Il motivo per cui ero così infastidito era quella persona in piedi, che sorrideva e si preparava davanti allo specchio. Il giorno prima, dopo il lavoro, King mi aveva improvvisamente invitato a giocare a un gioco di corse. Sapeva che non ero abile nei giochi, ma quando aveva detto che mi avrebbe insegnato, accettai. 

Una volta finita la lezione, mi invitò a gareggiare. Io, che ero completamente inesperto, stavo solo cercando di tenere la direzione della macchina e schivare gli ostacoli. Era difficile, e avevo sperato che l’altro avrebbe rallentato un po’ per farmi strada. Ma no, King spinse la macchina contro la mia, facendola sbattere contro un muro e finendo col farmi perdere. Peggio ancora, si mise a ridere di me. Nel primo giro, nel secondo giro… non importava quanto avessi fatto finta di non curarmene, con il passare del tempo il mio fastidio crebbe.

Era già abbastanza umiliante perdere e dover essere deriso dagli avversari… Ma anche dal mio ragazzo…

«Oh, perché perdi ogni volta? Non è affatto divertente.»

Il suono delle risate mi aveva fatto stringere i denti, mentre fissavo con rabbia la persona che mi aveva sconfitto per dieci volte di seguito. In alcun caso avevo mai sopportato una sconfitta, quindi quando mi ero ritrovato in quella situazione, la mia rabbia era raddoppiata.

Ciò mi aveva portato ad abbandonare il gioco e spegnere il mio laptop all’istante.

«Se vuoi proprio giocare, fallo da solo. Non voglio più giocare.» avevo detto con voce dura. Quindi ero tornato a letto e mi ero avvolto nella coperta. Forse King aveva percepito la mia frustrazione perché a quel punto aveva smesso di ridere.

«Va bene, non giocare più, andiamo a dormire.» Aveva poi spento il computer e le luci della camera da letto prima di salire sul letto. A quel punto mi aveva abbracciato da dietro. Avevo provato ad allontanarmi, non volendo che mi tenesse vicino, ma era ormai troppo tardi e le sue grossa braccia mi tenevano stretto come tentacoli di polpo.

«Buonanotte.» aveva detto King nell’oscurità. Normalmente avrei detto anch’io ‘buonanotte’, ma non quella sera, non lo avrei fatto.

Non sarebbe cambiato nulla se gli avessi augurato una buonanotte o meno.

La sveglia era suonata quasi alle sei del mattino. All’inizio, avevo quasi dimenticato la rabbia della sera prima, se non fosse stato per il fatto che quando mi ero alzato per svegliare King per la doccia, la sensazione di sconfitta della notte precedente era riemersa. Il risentimento,  che non si era ancora spento, aveva iniziato a ribollire nuovamente. Alla fine, mi ero dovuto sedere in salotto in questo modo.

«Finito, possiamo andare?» risuonò la voce familiare mentre usciva dalla camera da letto. Guardai l’alta figura del mio ragazzo: era vestito tutto di nero, con una camicia con maniche arrotolate e i capelli pettinati in modo da avere la fronte scoperta, con un leggero profumo di menta. King era vestito come al solito. Sembrava bello ogni giorno come lo avevo visto nel corso degli anni, ma per qualche motivo in quel momento mi sentivo infastidito quando lo guardavo.

Ancora una volta, lo ignorai. Presi la borsa e iniziai a uscire dalla stanza per andare a lavoro. Ma prima che la mia mano potesse toccare la maniglia, il mio braccio fu trattenuto da una grande mano. Girandomi, vidi che il proprietario della mano mi stava guardando con occhi socchiusi.

«Aspetta, non hai dimenticato qualcosa?»

«Che cosa?»

«Non mi hai ancora baciato sulla guancia. Non avrò la forza di guidare.» King gonfiò una delle sue guance, dandomi un segnale visivo. Tutte le mattine prima di andare al lavoro mi chiedeva sempre di baciarlo sulla guancia con questa scusa. Anche se non avevo tanta voglia di farlo, di solito stavo comunque al gioco, ma non ora che ero offeso.

«Allora posso guidare io.» dissi, strappandogli le chiavi della macchina dalla mano. La grande mano però le riprese rapidamente.

«Va bene, guiderò io. Ma vorrei solo che mi dessi un bacio.»

«King, non scherzare. Guarda l’ora, si sta facendo tardi.» Alzai gli occhi al cielo e sospirai con impazienza. Non notai che l’altra persona era ferma.

Mi voltai e afferrai la maniglia per aprire la porta. Mi diressi verso l’ascensore seguito dall’alta figura. Poiché non mi ero voltato a guardarlo, non sapevo che espressione avesse King, ma fino all’ufficio lui guidò tranquillamente, non mi invitò a chiacchierare come ogni giorno. C’era solo il suono della musica internazionale proveniente dallo stereo che fluttuava all’interno dell’auto, rendendo l’atmosfera non troppo tranquilla.

Sedevo lì in silenzio mentre osservavo lo scenario fuori dal finestrino. Forse grazie all’aria fresca del condizionatore o che dopo un po’ il risentimento si era attenuato gradualmente, ma quando l’auto arrivò al parcheggio dell’azienda, il mio umore era tornato alla normalità.

«Dove vai, King?» chiesi mentre la persona accanto a me si allontanava dopo essere entrati nell’edificio degli uffici.

«…»

«King.»

«Sali prima tu. Vado a comprare il caffè.»

Il tono insolitamente piatto che uscì dalla sua bocca mi fece alzare un sopracciglio. In passato, quando eravamo amici con benefici, non salivamo in ufficio contemporaneamente in modo che gli altri non sospettassero. Se fosse stato come tutti i giorni, King mi avrebbe trascinato a comprare il caffè con lui, ma in quel momento non mi guardava nemmeno negli occhi.

«Cosa c’è che non va?»

«Niente.» L’irritazione che non vedevo da molto tempo apparve in quegli occhi neri. Aggrottai la fronte, sentendo che qualcosa non andava.

«King, sei-»

«Se vuoi andare in ufficio, vai avanti, non aspettarmi.» disse, interrompendomi. 

L’uomo più alto si diresse con passo deciso verso la caffetteria dell’edificio, lasciandomi perplesso in mezzo alla strada. Osservai per un attimo King mentre si allontanava prima di decidere di voltarmi e dirigermi direttamente verso l’ascensore. Non appena arrivai al 15° piano, picchiettai la mia carta dipendente sullo scanner davanti alla porta dell’ufficio, salutando i miei colleghi dei vari reparti mentre passavo verso il mio dipartimento.

«Uea, vuoi mangiare dei patongko* con me?» mi invitò Jade mentre era seduto davanti alla scrivania a lavorare e mangiare piano dei patongko con crema pasticcera. 

*(N/T: I Patongko non sono altro che dei rettangolini di impasto di farina, zucchero di lievito, fritti nell’olio.)

«No, grazie.»

«Come vuoi. Dov’è King? È in ferie oggi?»

«È andato a comprare il caffè. Salirà tra poco.» risposi e poggiai la borsa sulla scrivania. Allungai la mano e premetti il pulsante per accendere il computer. I miei occhi guardarono ansiosamente verso la porta del dipartimento. Stavo seduto lì ad aspettare, ma non riuscivo ancora a vedere l’ombra della persona che stavo cercando.

«Dove è andato King per comprare quel caffè? Dannaione, pahao moho empo. (Dannazione, è passato molto tempo).» chiese Jade con la bocca piena di patongko con voce soffocata, mentre lanciavo un’occhiata al numero che mostrava l’ora visualizzato sullo schermo del computer. Ora mancavano solo cinque minuti all’inizio dell’orario lavorativo e King non era ancora venuto in ufficio.

«Ehi, Phi.» risuonò da lontano una voce. Mi girai e vidi Gun entrare con un sorriso sul volto, dietro di lui c’era l’alta figura del mio ragazzo con in mano un paio di tazze di caffè. King sorrise, salutando tutti in ufficio come faceva ogni giorno, ma quando arrivò da me, mise l’Americano sulla scrivania senza dire una parola, poi si girò per sedersi alla sua postazione e accendere il suo computer. Un comportamento così indifferente mi fece automaticamente aggrottare le sopracciglia.

«King.» provai a chiamarlo, ma l’altra parte non girò la sedia per reagire. Era come se non avesse sentito la mia voce. Solo allora ebbi la conferma che la mia ipotesi era vera.

Deve essere arrabbiato.

«King.» lo chiamai di nuovo. Il proprietario del nome non si voltò, ma Jade iniziò a dare un’occhiata nella mia direzione. Riportai il mio sguardo sullo schermo del computer e aprii il programma con il cuore pesante.

Quindi io sono arrabbiato con lui e lui si è arrabbiato con me? Ieri mi ha fatto arrabbiare, per questo stamattina mi sono rifiutato di baciarlo sulla guancia. Non sono io quello che ha iniziato tutto questo!

«Che vi succede, ragazzi?» chiese Jade, una volta aver finito di fare colazione. 

«Niente.» risposi in tono piatto, cercando di reprimere la rabbia nel petto

Va bene, se vuoi andare avanti così, fai come preferisci. Dopo un po’, questa rabbia passerà da sola!

*******

L’intera mattinata di lavoro non proseguì bene. Lavoravo lentamente perché il mio umore era instabile. Ogni tanto guardavo la causa della mia frustrazione che stava ancora in silenzio e evitava accuratamente il mio sguardo. Dato che lo guardavo ogni cinque minuti e continuava a chiacchierare con tutti ma si rifiutava di parlare con me, incominciai a sentirmi anche un po’ deluso.

Questo è lo svantaggio di uscire con qualcuno dello stesso ufficio. Quando sorge un problema, si crea un’atmosfera tesa, che influisce ulteriormente sul lavoro.

«È mezzogiorno. Alzati e mangia.» disse Jade quando l’orologio sullo schermo segnò esattamente mezzogiorno. Salvai il mio lavoro e lanciai un’occhiata all’alta figura del mio ragazzo che si era alzato dalla sedia e si era avvicinato. Voltai lo sguardo e corsi dall’altra parte.

«Ehi ragazzi, cosa mangiamo?» chiese Jade con voce allegra, cercando di rompere lo strano silenzio imbarazzante che si era creato mentre ci dirigevamo verso l’ascensore.

«Volete riso di maiale rosso? Noodle di pollo oppure volete mangiare da P’Phorn? Ma sono stufo di andare lì.»

«…»

«Ehi! King, Uea! Uno di voi mi risponda!»

«Puoi mangiare qualsiasi cosa.» La voce profonda e priva di emozioni della persona in piedi alla sinistra di Jade si alzò. King si rifiutava anche di stare accanto a me. Questa cosa non gli faceva provare alcun rimorso? 

«Uea, tu cosa vuoi mangiare?»

«Scegli tu.» risposi mentre la porta dell’ascensore si apriva. Entrai e mi misi deliberatamente al lato opposto di King, lasciando Jade al centro. Il mio migliore amico sorrise debolmente mentre stavo lì, con il collo rigido e gli occhi fissi sui numeri dei piani che cambiavano continuamente.

Se non voleva stare vicino a me, mi stava bene. Se non voleva parlare con me, allora anch’io non avrei parlato con lui.

******

Il pranzo di oggi si svolse in un negozio di noodles di pollo. Mi sedetti per primo, mentre King, non appena mi vide seduto da un lato, scelse di sedersi immediatamente dalla parte opposta, anche se normalmente sedeva accanto a me. Jade rimase in piedi e si sentì confuso per un momento prima di decidere di sedersi dalla mia parte.

Il pranzo di mezzogiorno, che solitamente era un momento di conversazione e relax, oggi era il contrario. Da amici che chiacchieravano animatamente, ora eravamo diventati estranei. Anche Jade aveva cercato di avviare una qualche conversazione, cercando di creare un’atmosfera più leggera, ma io e King rispondevamo solo con brevi monosillabi, finché alla fine persino Jade si arrese, proiettando la sua attenzione sul suo piatto di noodle in silenzio. Nel frattempo, io mangiavo in modo meccanico, senza alcun interesse per il cibo.

«Jade, chiedi alla persona accanto a te se sta mangiando qualcosa o sta solo annusando.» All’improvviso, la voce della persona seduta di fronte a me suonò più forte mentre allontanavo la mano con il cucchiaio anche se avevo finito solo metà della ciotola di noodles. Jade, che stava cercando di mangiare un pezzo di pollo, si bloccò, mentre io alzavo lo sguardo. Stabilii un contatto visivo con la persona che mi stava fissando intensamente.

«Jade, potresti chiedere alla persona seduta di fronte a te che sono affari miei.» risposi con voce fredda. Dato che non vuoi parlare direttamente con me, chiedi agli altri di trasmettere il messaggio? È irritante.

«Jade, per favore, dì alla persona accanto a te che non voglio immischiarmi, ho solo paura che svenga dalla fame più tardi e che ti darà fastidio per portarlo in ospedale.»

«Uh, ragazzi…» Jade, che era rimasto in mezzo e veniva usato come tramite, sembrava a disagio. Strinsi forte le labbra e non potei fare a meno di sentirmi arrabbiato. 

«Jade, per favore, dì alla persona seduta di fronte a te di non preoccuparsi, che non sarò un peso per nessuno.»

«Jade, per favore, di’ al tuo amico che…»

«Smettila!» gridò il proprietario di quel nome, incapace di sopportare ancora quelle frasi. Gli occhi stretti del mio caro amico guardarono me e la controparte, alternando lo sguardo, poi sospirò.

«Non accetto depositi e non dico nulla a nessuno. Se volete parlare, fatelo direttamente. Non so cosa stia accadendo, ma siete già una coppia. Se avete un problema, dovreste risolverlo velocemente.» disse Jade con un’espressione seria. Aveva ragione. Anche io volevo sbrigarmi a risolvere la situazione, ma l’espressione di King non sembrava voler chiarire le cose. Non ha intenzione di risolvere il problema con me, allora nemmeno io sono disposto a farlo! 

«Me ne torno in ufficio. Sono pieno.» Misi i soldi per i noodles nella mano di Jade e tornai direttamente in ufficio senza aspettare gli altri. E il fatto che King non mi avesse seguito mi faceva sentire ancora più deluso.

È iniziato come un capriccio per cose banali, ma ora sembra diventare ogni volta più serio.

********

Il lavoro pomeridiano continuò ad essere stressante, sia tra i carichi di lavoro pesanti sia per tutta la situazione tra me e King, che era ancora tesa. Inoltre, quando era quasi l’ora di uscire dal lavoro, ricevemmo la brutta notizia che il reparto grafico doveva rimanere e fare gli straordinari perché il capo voleva accelerare il completamento del progetto.

«Vai ad accendere il computer di Phi Mongkhon e mandami un’e-mail con il tuo lavoro arretrato.» dissi a Jade, che si era seduto accanto a me con un sospiro. In  realtà, quello era un lavoro da consegnare la settimana seguente, secondo la pianificazione originale. Ma il capo aveva improvvisamente cambiato idea. E se il capo aveva fretta di completare il lavoro, noi, i suoi subordinati che venivano pagati, non potevano fare nulla se non seguire gli ordini.

«Mi ero sbrigato a inviare il mio lavoro entro oggi. Dannazione. Volevo andare a mangiare dello stufato di maiale con Mai. Il mio sogno è andato in frantumi.» brontolò Jade e andò alla scrivania di Mongkol, che purtroppo era in congedo per malattia con sintomi influenzali, mentre io guardavo il mio ragazzo che era seduto alla sua scrivania e continuava a non parlare.

«King, resterò fino a tardi oggi. Puoi tornare a casa per primo.»

«Rimarrò anche io. Il lavoro non è ancora finito.» rispose l’altra parte con una voce che non mostrava alcuna emozione.

«Che tipo di lavoro? Abbiamo un arretrato? Non ne vedo…»

«Stai zitto. Finisci di testare il codice e vattene a casa.» King si voltò per rimproverare Gun. Il giovane dai capelli lunghi si strofinò la fronte che era stata colpita dal più grande. 

«Oh, che succede? Ho solo chiesto. Perché devi diventare così aggressivo? Sei così crudele!»

«Preferisci tornare a casa da solo o vuoi che ti cacci via?»

«Vado, vado.» Gun, che era ancora in grado di sopravvivere a quel genere di situazioni e voleva evitare di essere colpito dall’altro con la stessa rapidità di prima, spense in fretta il computer, afferrò lo zaino e il casco e uscì rapidamente dal dipartimento.

Lanciai un’occhiata a King, che era ancora seduto con la schiena dritta e senza guardarmi. Quello che aveva detto poco prima non era vero. Sapevo che al dipartimento di programmazione non c’era lavoro urgente, non aveva bisogno di fare gli straordinari. Lo aveva detto solo perché voleva aspettare e tornare a casa con me. Il che era normale in passato. Se qualcuno doveva rimanere a fare gli straordinari, l’altro lo avrebbe sempre aspettato. Solo che nella situazione attuale, in cui non ci rivolgevamo la parola, non ero sicuro che volesse restare per aspettarmi. Almeno la risposta di King mi aveva fatto sentire un po’ meglio… Perché se mi avesse fatto tornare a casa da solo, sarei stato triste e deluso allo stesso tempo. Inoltre il problema sarebbe stato davvero grosso.

A poco a poco, i colleghi del dipartimento tornarono a casa e nella stanza rimanemmo solo in tre. L’atmosfera alla fine dell’orario di lavoro era piuttosto deprimente. Inoltre era venerdì. Quando potevi passeggiare per il centro commerciale e rilassarti dopo aver lavorato duramente per tutta la settimana, era invece arrivato il momento di rimanere in ufficio. Potevamo solo ordinare del cibo da asporto e mangiare alla propria scrivania invece di sederci in un ristorante. Sentivo che il tempo passava ogni momento più lentamente. Non  ero sicuro che fosse così perché avevo molto lavoro da completare o a causa dell’atmosfera cupa che stavo affrontando.

«Oh, è finito.» La voce languida di Jade risuonò. Quando l’orologio segnava che erano quasi le 20:30, il mio migliore amico salvò in fretta il suo lavoro e inviò rapidamente un’e-mail al reparto marketing prima di rivolgersi a me.

«Ti è rimasto ancora molto da fare?»

«Basta regolare i colori e i caratteri e il gioco è fatto. Puoi tornare per primo a casa.»

«Sei sicuro di non volere che io resti ad aiutarti?» chiese Jade con un’espressione stanca, mentre i suoi occhietti guardavano me e King, che avevamo lavorato in silenzio per tutte le due ore di straordinario.

«Va tutto bene, non aspettarmi. Tornai in fretta, Nong Mai ti starà aspettando.»

«Allora va bene, ci vediamo lunedì.» rispose Jade raccogliendo le sue cose e preparandosi a tornare a casa. Prima di lasciare la stanza, si voltò e ci guardò ancora con occhi esitanti, come se avesse qualcosa da dire.

«E… se c’è qualcosa che non va, sbrigatevi a mettere in chiaro le cose. Non è buono restare arrabbiati per troppo tempo.» concluse Jade e uscì dall’aula del dipartimento.

Il silenzio sembrava riverberare quando non c’era nessuno che ti invitava a parlare come Jade. La quiete aveva fatto sì che la mia mente diventasse ancora più distratta. Ma decisi di mettere da parte le questioni personali per il momento e concentrarmi sul portare a termine il lavoro.

«Hai finito?» chiese la voce profonda della persona seduta dietro di me quando il mio computer emise un suono di spegnimento.

«Uhm. E tu, hai già finito il tuo lavoro?»

«Si.» rispose King, spegnendo il suo computer. Poi lasciammo l’ufficio e tornammo all’appartamento di King esattamente alle 20:30.

Il traffico sulla strada il venerdì sera era piuttosto congestionato. Era come se stesse deliberatamente cercando di prolungare la mia permanenza in macchina con King. L’atmosfera tra di noi era ancora silenziosa, ma ciò mi diede l’opportunità di trascorrere del tempo con i miei pensieri, rimanendo seduto e riflettendo sulle varie cose accadute prima.

Ok, forse non ho iniziato io per primo, ma il fatto che fossi così freddo probabilmente ha fatto stare male King. Si è arrabbiato con me, e poi io mi sono arrabbiato perché non mi voleva parlare. Inoltre, la questione è diventata ancora più complicata a causa del nostro carattere. La nostra coppia è già molto supponente normalmente, quindi nessuno è disposto a cedere prima di qualcun altro.

Se fosse stato nel passato, non mi sarebbe interessato cosa pensava King. Dal momento che non mi piaceva la sua faccia e non eravamo molto vicini. Ma ora che mi piaceva, se volevo che la nostra relazione durasse a lungo, dovevo mettere da parte il mio orgoglio e parlare. Era la cosa migliore da fare.

Dopo il ritorno a casa, feci una doccia e mi preparai per andare a dormire. Ero seduto sul letto aspettando King, con l’intenzione di iniziare per primo la conversazione. Il cuore mi batteva forte nel petto mentre King usciva dal bagno. Ma nel momento in cui stavo per aprire bocca per parlare, l’altra persona parlò per prima.

«King-»

«Spengo le luci. Andiamo a dormire.» Dopo aver detto questo, la sua grande mano premette l’interruttore della luce della stanza.

King si avvicinò, accese la lampada sul comodino e si sdraiò, chiudendo gli occhi. Lo guardai in viso e rimasi senza parole. La sensazione di dolore e di delusione tornò. Ma cercai ancora di capirlo. King non aveva ancora voglia di parlare.

Oggi abbiamo lavorato duro tutto il giorno, dev’essere stanco. Prima riposiamoci, ne parleremo domani mattina, mi dissi tra me e me mentre mi coricavo, sdraiandomi su un fianco con la schiena rivolta alla persona più alta nella stanza. Nella stanza c’era ancora una lieve luce arancione che mi aiutava a non avere paura del buio. Ma anche così, quella sera mi sentivo solo senza quell’abbraccio familiare.

Provai a chiudere gli occhi per dormire, ma in realtà non fu affatto efficace.

Non sapevo quanto tempo fosse passato mentre giacevo lì con gli occhi aperti, finché non sentii il movimento della persona sdraiata accanto a me. Improvvisamente un braccio forte scivolò sulla mia vita e si avvicinò finché la mia schiena non fu premuta contro il suo corpo muscoloso.

«Non stai ancora dormendo, vero?»

«…Uhm.»

«Beh, senza il mio abbraccio, non riuscirai a dormire.» Quella frase suonava sicura. Era così fastidioso che per sbaglio arricciai il naso. Ma era vero che quando King non mi abbracciava non riuscivo proprio a dormire.

«Hai già superato la tua rabbia?»

«In questo momento sei tu ad essere arrabbiato con me.» Feci un lungo respiro, voltandomi per guardare la persona dietro di me. King affondò il viso nell’incavo del mio collo, le sue labbra calde premettero leggermente contro la mia nuca.

«Non sono arrabbiato, sono solo ferito. Non mi hai baciato sulla guancia e non mi hai neanche parlato.»

La conversazione si spense dopo quella frase e restammo persi nei nostri pensieri per un altro momento prima che King rompesse il silenzio.

«Uea, pensi che io sia stato irragionevole oggi?»

«Hmm.» risposi in gola e ricevetti in risposta una sommessa risata.

«Hai risposto onestamente.»

«Tutti abbiamo dei momenti in cui siamo irragionevoli, non è vero? Oggi sono stato così. Siamo uguali.» Mi voltai per guardare il volto dell’interlocutore. La luce della lampadina illuminava un viso affilato che non sembrava così luminoso come avevo mai visto.

Mi mossi per abbracciare King, mormorando piano: «Mi dispiace.»

«…»

«Non avrei dovuto protrarre la questione di ieri per così tanto tempo. Mi dispiace di averti fatto stare male.»

«Oh, anche io non avrei dovuto arrabbiarmi con te. Ieri ti ho preso in giro, altrimenti non ti saresti arrabbiato.»

La pesantezza nel suo cuore si dissipò non appena il palmo caldo di King mi strofinò la testa. Dopo aver chiesto scusa ed esserci chiariti, mi sentii molto meglio. Non mi piace quando siamo arrabbiati l’uno con l’altro, non è affatto bello.

«La prossima volta che facciamo un gioco, non ti prenderò in giro. Prometto che ti darò una mano, ok?»

«Hai fatto una promessa.»

«Si!»

«Molto bene.» Affondai il viso nel suo ampio petto, lasciando che King mi accarezzasse continuamente la testa. Con gli occhi chiusi e rilassati, il tocco gentile del palmo del mio amante mi fece sentire la stanchezza accumulata per tutto il giorno e iniziai ad addormentarmi.

«Uea.»

«Uhm…»

«Stai davvero bene?»

«Si.»

«Allora facciamo alcune attività di ‘consolidamento del legame’.» Una voce maliziosa interruppe il mio sonno. Aprii gli occhi nello stesso momento in cui King apparve sopra di me. Sul suo viso c’era un familiare sorriso ironico.

«Domani è sabato. Non devi andare a lavorare.» Un respiro caldo colpì la pelle del mio collo mentre il naso prominente di King si strofinava verso il basso. King mosse le labbra per accarezzarmi con forza il lobo dell’orecchio. I palmi caldi cominciarono ad accarezzarmi su tutto il corpo fino al punto in cui dovetti afferrare velocemente la mano che stava scivolando sotto la maglietta prima che le cose diventassero troppo calde e non riuscissi più a fermarmi.

«Ho lavorato tutto il giorno oggi. Andiamo a dormire.»

«Vuoi dormire?»

«Si, ho sonno. Dormiamo, dai…» dissi piano. Provai a tenere aperte le palpebre per guardare il volto del mio ragazzo. Vidi quegli occhi acuti irradiare divertimento e affetto.

«Come posso offendermi vedendoti così?» La persona sopra si rilassò e fece un lungo sospiro. Il suo naso alto incombeva ancora sulla sua guancia, ma mi rifiutai di lasciarlo fare. Sorrisi e spostai la mano per tenere giù il collo di King. Poi lo baciai dolcemente sulle labbra come per consolarlo.

«Ne riparleremo domani mattina.»

La luce fioca della stanza mi permise di vedere che l’altro sorrideva. Ancora una volta King premette pesantemente le sue labbra sulle mie..

«Allora sbrigati a dormire un po’, così ‘domattina’ arriverà presto.»

I polpastrelli sottili spazzarono via le ciocche di capelli che mi cadevano sugli occhi mentre pronunciava quelle parole. King si sdraiò, afferrò la mia vita, mi abbracciò e sussurrò le stesse parole che mi diceva ogni notte.

«Buonanotte.»

«Sogni d’oro.» pronunciai mentre mi rannicchiavo contro il mio amante e chiusi gli occhi rilassato.

L’esperienza di essere profondamente irritato per la prima volta era durata quasi un giorno. Finché saremmo stati insieme in futuro si sarebbero ripetute cose del genere, ma avrei ricordato che quel tipo di litigio prolungato non portava alcun beneficio. Oltre a rendere tristi entrambe le parti, ero sensibile alla dimostrazione di affetto dell’uomo che amavo nei miei confronti. Quando accadrà di nuovo qualcosa che mi farà arrabbiare, probabilmente non riuscirò a trattenere quelle emozioni. Quindi, se ci sarà un altro problema, la prossima volta rimarrò arrabbiato per mezz’ora. O venti minuti, se dieci minuti saranno troppo pochi…

Quindici minuti dovrebbero essere sufficienti.

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