BED FRIEND – CAPITOLO 1

PRIMA DI INIZIARE: Uea, il nostro protagonista e amico di Jade, tende a intervenire direttamente nel racconto e rivolgersi a noi lettori, arrivando addirittura a fare dei propri monologhi. Detto questo, buona lettura!

Non attratto 

Hai mai guardato qualcuno per la prima volta e hai sentito che era frustrante?

Otto anni fa, mi sentivo così con una persona. Fino ad ora, mi sono sempre sentito in questo modo per lui, e sembra che quel sentimento aumenti ogni giorno che passa.

«Ehi, Uea.»

Lunedì mattina, intorno alle 8, Bas, Capo del Dipartimento IT, il mio immediato supervisore, mi salutò da dietro mentre aspettavo l’ascensore che mi avrebbe portato al quindicesimo piano, dove si trovava il mio ufficio. Sorrisi debolmente per sembrare educato e feci un ‘wai’*, dato che era più grande di me.

*(N/T: Il “Wai” è il tipico saluto Thai usato per dimostrare rispetto, questo gesto consiste nel portare le mani giunte sul capo.)

«Buongiorno P’Bas.»

«Oggi sei in anticipo.»

«Sì.» risposi brevemente. Normalmente, arrivavo al lavoro ogni giorno alla stessa ora. Quella volta non ero arrivato affatto prima del solito, ma non dissi nulla perché dentro di me sapevo che Bas stava solo cercando di fare una conversazione educata per riempire il silenzio. Non ero bravo a conversare con persone che non conoscevo, quindi semplicemente stetti al gioco.

«Oggi abbiamo dei nuovi stagisti. Il direttore ispezionerà anche il nostro dipartimento. Venerdì scorso ho dato istruzioni esplicite a quei ritardatari di venire presto oggi. Non so se mi hanno ascoltato.» continuò Bas, ma io non lo guardai perché i miei occhi erano fissi su un uomo alto e grosso con una camicia nera e pantaloni grigi, che stava entrando nell’edificio.

Inconsapevolmente aggrottai le sopracciglia mentre guardavo il ragazzo in arrivo che entrava nella caffetteria al piano terra dell’edificio. Si sporse verso il bancone e ordinò un caffè a una giovane barista. Da dove mi trovavo, non riuscivo a vedere alcuna espressione sul viso del ragazzo, ma non avevo bisogno di vederlo per sapere com’era la sua faccia. Sapevo molto bene quale maschera stava indossando.

Non importava quanti anni passassero, aveva solo una faccia, una da civettuolo.

«Almeno uno è già arrivato.» dissi indicando con gli occhi la caffetteria. Bas seguì il mio sguardo e sospirò di sollievo.

«Oh, c’è? Che sollievo! Ero più preoccupato per lui. Sai, King è sempre in ritardo il lunedì.» mormorò Bas scuotendo la testa con una sorta di realizzazione per accettare la realtà mentre continuavo a guardare King che ‘ordinava il suo caffè’. Fu solo quando le porte dell’ascensore si aprirono che smisi di guardarlo e entrai nell’ascensore con Bas per salire in ufficio.

*******

(N/T: Uea si presenta parlando direttamente con noi.)

Mi chiamo Anon. Il mio soprannome è Uea. Avrò ventisette anni tra pochi mesi. Lavoro come grafico presso un’azienda privata del centro. Situazione sentimentale: single. Ho rotto con il mio ultimo partner un mese fa.

Prima di lui, ho rotto con il precedente sei mesi fa, e un altro prima ancora, circa un anno fa.

La maggior parte delle persone mi classificherebbe come uno dei più belli tra quelli molto belli. Dall’inizio degli anni del liceo le persone hanno costantemente provato a fare colpo su di me anche se le mie capacità di relazionarmi con gli altri sono sempre state molto al di sotto della media. Non mi piacciono molto le persone che entrano nella mia vita. Tuttavia, accade costantemente: c’è chi mi si avvicina direttamente e chi mi fa regali tramite conoscenti. Questi ultimi sono quelli che non mi interessano affatto poiché ho un motto: se vuoi conoscermi, dovresti avvicinarti a me direttamente, non attraverso qualcun altro.

Anche se ci sono state molte persone che ci hanno provato con me, non sono il tipo di persona che fa sul serio con chiunque. Mi ci vuole molto tempo per considerare coloro che mi si avvicinano prima di accettare di entrare in una relazione. Tuttavia, anche se penso di aver imparato abbastanza su quella persona prima di fare sul serio, non ho mai avuto una relazione che sia durata più di sei mesi.

Questo almeno per dire che mi annoio facilmente, ma c’erano sempre altri motivi che mi hanno fatto rompere con quegli uomini .

Sì. Sono un uomo attratto dagli uomini o, come dice la gente : ‘un gay’.

Nel 2020, l’omosessualità non è più così insolita nella società. Ho frequentato una scuola maschile e in seguito ho scoperto, quando ero alle medie, che non ero attratto dalle ragazze. Tutti i partner che ho avuto sono uomini. Negli ultimi dieci anni ho avuto molti fidanzati. Non sono sicuro di cosa penserebbero le altre persone del fatto che cambio i miei fidanzati tutte le volte che le altre persone cambiano l’olio motore dei loro veicoli, ma per me è qualcosa di cui non sono affatto orgoglioso.

*******

«Buongiorno, Nong Uea.» mi salutò con tono dolce P’Pong, un senior del reparto vendite, non appena scansionai il mio badge per aprire la porta dell’ufficio.

«…Buongiorno, P’Pong.» alzai le mani per salutarlo anche se volevo disperatamente andarmene. Pong era uno di quelli che mi offriva sempre bevande o snack attraverso altre persone, ma avevo una grande regola riguardo l’inizio di una relazione, ovvero che non avrei mai, assolutamente mai, in alcuna circostanza, intrapreso una relazione con qualcuno del mio ufficio perché non avrei voluto sentirmi a disagio se avessimo dovuto rompere ad un certo punto. Ma non era questo il motivo principale per cui non mi sentivo così con P’Pong: non ero attratto da lui perché mi era capitato di sapere che aveva già qualcuno con cui flirtare.

Ha già qualcuno e ha ancora l’audacia di flirtare con me! Odio assolutamente le persone così!

«Ho già consegnato a Jade qualcosa da darti, Uea. Divertiti.» disse Pong lanciandomi un’occhiata civettuola.

Annuì a malincuore e mi precipitai nell’ufficio del dipartimento IT. Quando arrivai alla mia scrivania, vidi sopra un bicchiere di tè al limone.

«Cos’è questo?» chiesi voltandomi verso l’uomo alto e snello seduto accanto alla scrivania a cui mi stavo avvicinando.

«È tuo. P’Pong l’ha comprato per te.» mi rispose Jadeniphat, ovvero Jade, che era il mio collega, migliore amico ed ex coinquilino durante gli anni dell’università, accennando a quel bicchiere di tè al limone.

«È tutto tuo!» Gli spinsi il tè al limone senza voltarmi a guardarlo. Gli occhi affusolati di Jade brillarono un po’, ma insistette ancora.

«Ehi, andiamo. L’ha comprato apposta per te. Almeno bevine un sorso.»

«Non accetto nulla dagli sconosciuti.» risposi girandomi verso il mio computer e accendendolo. Jade afferrò il mio tè e lo bevve.

Jade era l’unica persona che potevo tranquillamente definire il mio ‘migliore amico’. Ci siamo conosciuti il ​​giorno del test di selezione all’università. Jade aveva la pelle chiara ed era circa due o tre centimetri più basso di me. Aveva gli occhi stretti e l’aspetto tipico del thailandese-cinese medio. La caratteristica più importante del suo viso erano le sue guance bianche e gonfie che erano la prova di quanto gli piacesse mangiare.

Jade era spiritoso, estroverso e un po’ premuroso. Era il mio opposto: introverso e un po’ irritabile, non mi interessava cosa gli altri pensassero di me. Anche se i nostri caratteri erano praticamente i poli opposti, eravamo diventati migliori amici. Tuttavia, poiché Jade era così, gli amici, i senior e i colleghi più giovani di solito mi davano delle cose tramite lui.

Gli avevo detto tante volte di non accettare quei regali per me, ma lui aveva detto che se non li avesse accettati avrebbe avuto paura che io e lui potessimo metterci nei guai con quelle persone che glieli avevano offerti. Quelle erano persone che conoscevamo, conoscenti e colleghi di cui avremmo potuto aver bisogno del loro aiuto in futuro. Alla fine, dovetti lasciare che fosse lui il mio corriere anche se l’idea non mi piaceva affatto.

«Non hai intenzione di cedere un pochino? Ci sta provando con te da due mesi.» Jade si rivolse a me per enfatizzare il suo punto di vista.

Sbuffai piano. Non mi piacevano quelli che dicevano che gli piacevo ma che all’inizio non mi si avvicinano direttamente, e soprattutto non mi piacevano quelli che flirtavano e usavano il mio amico come fattorino.

«Sai che non esco con persone che lavorano con me. Complica le cose.»

«Oh, giusto! Lo stesso motto di King. Voi due siete-»

«Chi spettegola su di me così presto la mattina?» disse una voce bassa e rauca. Quando sentii quella voce, l’insoddisfazione attraversò immediatamente il mio viso.

Parli del diavolo… 

Il tizio grosso e alto che dieci minuti prima aveva flirtato con la barista stava entrando nell’ufficio del dipartimento. Era King, il migliore amico di Jade fin dall’asilo. Lavorava nel mio stesso dipartimento, ma era un programmatore. Eliminando i pregiudizi, avrei detto che era un ragazzo di bell’aspetto, ma i suoi occhi taglienti, con gli angoli esterni leggermente affusolati verso l’alto, lo facevano sembrare feroce quando non sorrideva. Le sue spalle larghe che erano il risultato dell’allenamento e la sua altezza corporea, di circa dieci centimetri in più della mia, facevano sì che ogni donna della compagnia lo considerasse l’uomo dei propri sogni. Ovviamente questo giudizio si basava esclusivamente sul suo aspetto, riguardo alla sua personalità…

Era irascibile, esasperante, sboccato e super civettuolo. Era così civettuolo che praticamente usciva con una donna diversa ogni settimana.

I suoi occhi color zaffiro scuro fissarono i miei mentre camminava verso la sua scrivania. Le sue labbra formarono immediatamente un sorrisetto che mi diede sui nervi.

Da quando ci eravamo conosciuti, questo amico del mio migliore amico era qualcuno con cui non sarei mai andato d’accordo.colui che avevo sentito che non saremmo andati mai d’accordo da quando ci eravamo conosciuti.

«Le tue cose sono sulla tua scrivania, King.» lo informò Jade mentre indicava un pacco regalo sulla scrivania.

Anche King riceveva sempre dei doni inviati dalle donne della compagnia tramite Jade. La differenza era che a me non importava mai di quei regali, ma King, che affermava di avere come motto di non uscire con nessuno della nostra stessa azienda, faceva esattamente l’opposto con i regali.

«Da parte di chi?»

«Nong Mint, la nuova impiegata. Contabilità.»

«Oh, quella con le guance rosa? È carina.»

Diceva che non usciva con nessuno della stessa azienda, ma quando qualcuno gli faceva un regalo, lo riceveva e lanciava persino sguardi sensuali come se fosse sempre interessato a loro.

A parte ‘essere un playboy’, non so come altro descriverlo.

«Il gusto è buono, ma è dannatamente dolce. Puoi avere il resto.» disse dopo aver dato due o tre morsi a un pezzo di brownie della ragazza di contabilità e aver messo la scatola con il resto dei brownie sulla scrivania di Jade.

«Uea, ne vuoi un po’?» Il mio migliore amico era così generoso. Mi aveva anche offerto dei brownies.

Diedi un’occhiata ai brownies che sembravano così dolci che avrebbero potuto bruciaremi la gola in breve tempo e tornai allo schermo del mio computer. «Fai pure.»

«Non puoi rimangiarti le tue parole.»

Vidi Jade sorridere ampiamente e infilare velocemente la scatola dei dolci nel cassetto, come se avesse paura che potessi cambiare idea proprio come un bambino che non vuole condividere la sua merenda con nessuno. Mi sembrava piuttosto divertente.

Jade era accomodante. Non pensava mai troppo. Tutto ciò che gli interessava era il cibo. Era così innocuo che ad alcune persone piaceva approfittarsi di lui in qualche modo.

I grafici dell’azienda eravamo io, Jade e un senior di nome Mongkol, cugino del proprietario. Tuttavia, quelli che lavoravano davvero eravamo solo io e Jade. Mongkol di solito scompariva e non si assumeva mai la responsabilità del suo lavoro. Ogni volta che aveva voglia di prendersi un giorno libero, se ne andava e lasciava il suo lavoro a Jade affinché lo finisse. Anche se cercavo di impedirlo, non potevo sempre salvare il mio amico. A volte, quello che potevo fare per Jade era solo fare gli straordinari insieme a lui.

Era doloroso ammettere che a volte dovevamo tollerare che persone di alto rango in azienda si approfittassero di noi in modo che, in futuro, avremmo potuto stare fuori dai guai. Non importava quanto fossimo talentuosi, se avessimo avuto problemi con i parenti del titolare, ci saremmo potuti trovare in una posizione difficile nella compagnia.

Il mondo del lavoro è così crudele.

«Stamattina, mentre stavo arrivando in ufficio, ho incontrato P’Bas. Mi ha detto che oggi c’è un nuovo gruppo di stagisti.» dissi a Jade, che stava masticando un pezzo di brownie. Sospirò subito. Potevo capire perché avesse un’espressione così seccata: formare uno stagista era come accettare una scommessa. Un anno avresti potuto essere fortunato e trovare un bravo stagista che poteva aiutarti a ridurre il tuo carico lavorativo, ma un altro anno avresti potuto avere uno studente lento che poteva appesantire gli incarichi ancora di più.

«L’anno scorso ero io il supervisore, quindi ora tocca a te.» Jade si voltò rapidamente verso di me.

«Come vuoi.» concordai facilmente. L’anno precedente, Jade era stato già un mentore che si era preso cura del tirocinante. Era giusto che mi assumessi io la responsabilità quest’anno. Bas mi aveva già dato il profilo dello stagista la settimana precedente. A giudicare dal suo GPA e dal suo portfolio, pensavo che poteva essere un anno fortunato per me.

«Normalmente, non accetti di fare qualcosa così facilmente, vero, Uea?» socchiuse gli occhi, e questo mi fece sorridere senza saperlo perché trovavo divertente il suo sospetto, ma prima che potessi dire qualcosa per rispondere alla domanda, una voce dalla scrivania dietro di noi intervenne.

«Uea ha già visto il profilo dello stagista. È il futuro laureato honoris causa, quindi vuole tenerlo per sé.»

«Stai zitto!» Mi rivolsi a King, che mi guardò, alzò un sopracciglio e mi sorrise beffardamente. Feci un respiro profondo, cercando di sopprimere l’irritazione prima di tornare alla mia scrivania. Jade, che era seduto accanto a me, sorrise immediatamente, imbarazzato, e alzò gli occhi al cielo mentre era completamente sbalordito.

Io ero il migliore amico di Jade dai tempi dell’università, mentre King era il suo migliore amico dai tempi dell’asilo, quindi questo aveva messo Jade nella posizione di intermediario. Sapeva che io e King non andavamo d’accordo e questo lo turbava un po’, ma non potevo farci niente. King non mi piaceva, e non smetteva mai di darmi sui nervi. Era sempre stato così da quando lo avevo incontrato per la prima volta. Erano passati molti anni, ma nulla era mai cambiato.

Sarebbe potuto non essere così male. Almeno, non avrei detestato King così tanto se la prima volta che ci incontrammo non fosse stata in quella terribile situazione.

*****

Avevo incontrato King per la prima volta quando eravamo al secondo anno dell’università. Il posto era un bar.

Quel giorno, io, nei miei diciannove anni, avevo appena scoperto che il mio ragazzo con cui uscivo dal primo anno mi aveva tradito con la ragazza più popolare della Facoltà di Economia. Mi ero sempre fidato del mio ragazzo e avevo dato a quella relazione più di quanto ne avessi mai dato a qualsiasi altra. Non mi sarei mai aspettato che sarebbe finita con lui che mi scaricava per qualcun altro, come i miei ex fidanzati. Ero così ferito da cercare consolazione nell’alcol.

Decisi di andare al bar da solo. Ricordo che quel giorno avevo bevuto in continuazione, schernendo la mia stupidità che aveva lasciato che mi ingannasse per molto tempo. Di tanto in tanto c’era gente che veniva a tintinnare i bicchieri con il mio per bere, ma non ero dell’umore giusto per parlare con nessuno.

Tra le abbaglianti luci colorate e la musica ad alto volume, sentii che lo sguardo di qualcuno era fisso su di me da tempo. All’inizio non mi interessava vedere chi fosse, ma con il passare del tempo quella persona non si era allontanata da me, così persi la pazienza e mi girai per vedere chi fosse.

Era un ragazzo della mia età, ben vestito e di bell’aspetto. Non appena mi vide le sue labbra formarono un piccolo sorriso, i suoi occhi acuti brillavano e il suo sguardo su di me portava un messaggio nascosto. Non ero così innocente da non poter vedere attraverso gli sguardi degli uomini. Sapevo in che modo era interessato a me e questo mi fece quasi desiderare di ridicolizzare la mia vita amorosa avvicinandomi a lui e bevendo insieme.

L’avrei fatto se non fosse stato che, un secondo dopo, lo vidi tenere tra le braccia una bellissima ragazza.

Li osservai per un po’. Vidi quella ragazza toccargli il braccio e notai che lui la guardava. Erano così intimi da baciarsi lì davanti a tutti, e mi presi in giro da solo.

Guardai da qualche altra parte. Qualsiasi interesse che avevo avuto per lui in precedenza si trasformò improvvisamente in antipatia.

Aveva già qualcuno eppure continuava a guardare altre persone. Che schifo.

Smisi di prestargli attenzione e continuai a bere. Un po’ di tempo dopo, sentii il bisogno di usare il bagno, quindi mi alzai dalla sedia e mi diressi verso il bagno del bar. L’alcol mi faceva vacillare, ma riuscii comunque a portarmi in bagno e a prendermi cura di me stesso.

Mentre stavo tornando, improvvisamente persi l’equilibrio. Barcollai e quasi caddi quando una mano mi afferrò il braccio per sostenermi, proprio prima che cadessi davvero.

«Stai attento.» disse una voce bassa, roca e non familiare.

Alzai lo sguardo per vedere quale mano mi aveva aiutato. Poi, mi accigliai quando vidi che era lo stesso ragazzo che mi fissava mentre bevevo.

«Grazie.» dissi. Anche se non mi piaceva, lo ringraziai educatamente per il suo aiuto.

Cercai di liberare il braccio dalla sua presa, ma la grossa mano della persona che era molti centimetri più alta di me mi afferrò il braccio e non mi lasciò andare, anzi mi tirò vicino a sé. Le sue labbra formarono un sorriso. Sembrava affascinante e pericoloso allo stesso tempo.

«Sei sicuro di saper camminare? Vuoi che ti accompagni al tuo tavolo?» chiese, ma io scostai il braccio dalla sua mano. I miei occhi vertiginosi erano fissi su di lui con disprezzo.

«Non preoccuparti!» urlai e me ne andai uscendo dal bar. Ecco, rovinato il mio umore per bere.

Avevo dovuto bere perché un ragazzo infedele mi aveva tradito e ,per peggiorare le cose, al bar avevo dovuto incontrare un playboy doppiogiochista.

Che brutto scherzo potrebbe essere la mia vita.

Pensavo che non avrei mai più rivisto quell’uomo, ma due mesi dopo vidi Jade in piedi con qualcuno al piano di sotto dell’edificio del dormitorio. Rimasi un po’ sorpreso quando vidi il volto dell’altro ragazzo perché mi ricordai che era lo stesso uomo che avevo incontrato al bar quella sera. Jade lo presentò come il suo migliore amico che conosceva dall’asilo. Il suo nome era King. Il suo sguardo verso di me lasciava intendere che anche lui si ricordava di me.

«Piacere di conoscerti.» King mi sorrise. I suoi occhi acuti erano gli stessi di quella sera al bar. Brillavano come quelli a cui piaceva flirtare. Il suo sorriso in qualche modo mi fece infuriare.

Emisi un lieve suono di riconoscimento e mi scusai per salire nella mia stanza, lasciando che Jade continuasse a parlare con il suo amico. Devo ammettere che nutrivo dei pregiudizi contro King perché non mi piacevano i donnaioli. Mio padre aveva un’amante, aveva litigato con mia madre e alla fine avevano divorziato. I miei ex avevano rotto con me perché erano insaziabili.

Ma quello era solo l’amico del mio migliore amico. Non andavamo alla stessa università e non ci saremmo incontrati così spesso, quindi non dovetti pensarci troppo.

Tuttavia, non mi aspettavo minimamente che dopo la laurea io e King avremmo lavorato insieme nella stessa azienda.

Avevo fatto domanda per il lavoro perché Jade mi aveva convinto a farlo, ma non mi aveva detto che anche King lavorava lì. All’inizio rimasi un po’ sorpreso di averlo incontrato di nuovo dopo tanti anni e, siccome non andavamo d’accordo, cercavo di non parlargli così tanto. Tuttavia, King non la pensava come me. Più ero chiaro che non volevo stargli vicino, più lui cercava di farmi infuriare ogni singolo giorno.

Cercai di lasciar andare l’irritazione per il bene di Jade. Non volevo turbarlo perché i suoi due migliori amici non andavano d’accordo, ma King non collaborava con me, gli piaceva infuriarsi e vincere. Più vedeva che ero arrabbiato, più cercava di farmi infuriare, e io non ero il tipo che poteva stare fermo e lasciare che se la prendesse con me. Da quando avevo iniziato a lavorare in questa azienda, quasi tre anni prima, il rapporto tra me e King era sempre stato così.

E avrebbe potuto continuare ad esserlo per sempre finché non avrebbe smesso di infastidirmi.

*****

Erano le nove, mezz’ora dopo l’inizio dell’orario di lavoro. L’amministratore delegato e Bas portarono il nuovo stagista nel nostro ufficio per presentarci. Osservai il nuovo tirocinante che sarebbe stato sotto la mia supervisione mentre stava di fronte all’intero ufficio. Il ragazzo grande e alto in uniforme da studente si presentò come Mai . Era così bello che le donne del dipartimento lo applaudirono debolmente perché il suo sorriso e gli occhi educati sembravano appartenere a un’antica famiglia nobile. Ma ciò che mi colpì fu che fissava nella direzione del mio gruppo.

Lanciai un’occhiata a Jade, che era seduto accanto a me, e cercai di alzare la testa per dare un’occhiata migliore al ragazzo di fronte all’ufficio. La mia intuizione mi diceva che Mai stava guardando il mio amico.

«Beh, fareste meglio a prendervi cura di lui. Chi è il suo supervisore?» chiese l’amministratore delegato.

Stavo per alzare la mano, ma all’improvviso una voce profonda e stridula rispose prima che ne avessi la possibilità.

«Quest’anno è responsabilità di Jadeniphat, signore.»

Mi rivolsi alla persona che aveva appena risposto all’amministratore delegato. King alzò il sopracciglio verso Jade, che era scioccato; e si rivolse a me per deridermi con un sorriso.

Cosa diavolo ha che non va questa volta?

Dato che c’erano dei superiori in ufficio, decisi di stare zitto e lasciare andare le cose. Dopo che i superiori se ne fossero andati, ne avremmo parlato.

Quando l’amministratore delegato finì di sistemare Mai, Bas lo condusse al nostro gruppo. Quando quel ragazzo si avvicinò, ebbi la certezza che i suoi occhi per il mio amico fossero pieni di tenerezza: gli sguardi erano più teneri di quelli che chiunque avrebbe dato a qualcuno che aveva appena incontrato per la prima volta. Questo da solo confermò la mia impressione che questo ragazzo fosse interessato al mio amico.

«Fai come se fossi a casa tua. Oh, e io non sono il tuo supervisore. Il mio amico stava solo scherzando. Il tuo supervisore è…»

«Lascia perdere. Lo abbiamo già detto al manager. Prenditi cura di lui.» dissi a Jade, le cui labbra si schiusero in soggezione.

Questo mio amico era troppo ingenuo, di solito ero preoccupato che altri potessero avvicinarsi a lui con secondi fini. Tuttavia, dopo qualche considerazione, avevo potuto concedere a Mai il beneficio del dubbio e lasciarlo sotto la supervisione di Jade perché avevo notato che questo ragazzo sembrava davvero interessato a Jade. Ad ogni modo, per Jade non aveva nessun altro significativo. Non volevo nutrire alcun pregiudizio nei confronti di Mai ed essere troppo pessimista nei suoi confronti, quindi lasciai che si avvicinasse a Jade.

«Prendilo tu, Jade, così avrai qualcuno che ti aiuterà nel tuo lavoro.» La mia nemesi espresse il suo essere d’accordo.

Quella frase mi fece inarcare le sopracciglia. Pensai che da quel momento in poi avrei dovuto tenere d’occhio Mai tutto il tempo. Anche se i suoi occhi sembravano sinceri, non volevo ancora fidarmi completamente di lui. Oggi con le persone, ciò che si vede non è sempre ciò che si ottiene. Soprattutto quando King sembrava entusiasta di consegnare questo ragazzo a Jade, stranamente mi preoccupava davvero.

Non sapevo se avesse di nuovo qualche asso nella manica.

Per tutto il giorno, mentre lavoravo, tenni d’occhio Mai. Avevo avuto la mia parte di esperienza in amore, quindi potevo dire che Mai aveva cercato di avvicinarsi a Jade tutto il tempo, ed era diventato ancora più evidente quando si era offerto di dare un passaggio a Jade nel suo appartamento.

«Anche il mio appartamento è a Lat Krabang, e ho una macchina. Dato che andiamo nella stessa direzione, potrei darti un passaggio ogni giorno, P’Jade.»

«Oh, no, no, non voglio disturbarti.»

«Non è affatto un problema. Andiamo nella stessa direzione. Posso darti un passaggio.»

«Ma io penso…»

«Vai con lui, Jade. Dici sempre che la tariffa del treno sopraelevato BTS è costosa, giusto? Ecco come puoi risparmiare sulla tariffa.» King lo incoraggiò di nuovo, quindi divenne riluttante, e alla fine accettò di tornare a casa con Mai.

Salutai Jade e Mai e andai al parcheggio dell’edificio con l’uomo con cui non andavo d’accordo, che camminava e canticchiava allegramente una melodia davanti a me. Più lo guardavo, più mi arrabbiavo.

Mi affrettai a raggiungerlo prima di aprire una conversazione.

«Cosa diavolo stai facendo?» gli chiesi intensamente.

King, che stava aprendo la serratura della sua auto, parcheggiata accanto alla mia Toyota Yaris argentata, si voltò verso di me e mi rispose con aria innocente.

«Sto aprendo la macchina. Perché?»

Guardarlo. Quanto è irritante!

«Voglio dire, cosa stavi cercando di fare dicendo al manager che Jade supervisionava Mai e incoraggiandolo ad accettare il suo passaggio per tornare a casa?» Feci un respiro profondo, cercando di ignorare quella risposta insensata.

Sorrise astutamente mentre camminava verso di me.

«Perché? Ti interessa? Hai buon gusto.»

«Non darmi sui nervi. Cosa credi di fare?» iniziai a urlare.

«Calmati, signor Anon. Se sei troppo stressato, ti verranno le rughe.»

«King!» Ce l’avevo con lui e l’avevo chiamato per nome, ma il suo sorriso brillava come se fosse soddisfatto di vedermi diventare furioso.

«Uea, sembri strano quando sei arrabbiato. Ahahah.»

La sua grossa mano mi accarezzò la spalla. La scrollai di dosso, ma lui mi afferrò per le spalle e mi spinse finché la mia schiena non colpì la portiera della macchina. Poi, si avvicinò a me e mise entrambe le mani sulla macchina, bloccandomi tra le sue braccia.

«Non arrabbiarti.» disse con un sorriso mentre muoveva la testa vicino alla mia.

I miei occhi si spalancarono e lo fissarono immediatamente.

«Shh. Non posso avvicinarmi a te, eh? Sei sempre così riservato.» disse, mentre cercavo di allontanarlo. 

Anche se il parcheggio era piuttosto buio, non volevo che nessuno ci vedesse e iniziasse una strana voce. Inoltre, non avevo mai voluto stargli vicino.

«Indietro!» dissi freddamente e gli spinsi le spalle, ma lui non si mosse minimamente e avvicinò il suo viso così tanto che la punta del suo naso prominente accarezzò la base del mio orecchio.

«Riguardo a Mai, ho notato che era interessato a Jade, quindi gli ho dato una piccola spinta. Tutto qui.» La voce esasperante sussurrò dolcemente accanto al mio orecchio, ma poi fui colto di sorpresa dalla frase seguente.

«Ma non è questo il mio motivo principale.»

Aspettai in silenzio che continuasse a parlare.

«In effetti, Mai è bello, quindi non lo voglio vicino a te.»

I suoi occhi scuri che brillavano di giocosità fissarono i miei poco prima di spostarsi intenzionalmente sulla mia bocca. Strinsi le labbra quando sentii quello che aveva detto.

«Mi sono ingelosito.»

Se una ragazza avesse visto la sua faccia in quel momento, sarebbe sicuramente arrossita e si sarebbe immobilizzata dalla timidezza, ma non io, che lo conoscevo da molti anni. Sapevo bene che lo stava facendo per nessun’altra ragione se non…

«Che esasperazione!»

Gli spinsi le spalle con tutte le mie forze e aprii con forza la portiera della macchina. King barcollò. Quando riuscì a tenersi in equilibrio, si alzò e rise accanto alla mia macchina. Dopo averlo visto, avviai la macchina e uscii dal parcheggio.

Nella nostra relazione contorta, in cui lui non mi piaceva, conoscevamo automaticamente le reciproche abitudini e personalità. King era un playboy che sapeva esattamente cosa dire e sapeva come esercitare il suo fascino. Diverse volte faceva qualcosa del genere per darmi i nervi perché sapeva dannatamente bene quanto non mi piacessero i tipi come lui.

Non avevo mai creduto alle sue parole. A King non piacevo in quel modo. Non gli era mai piaciuto davvero nessuno in quel modo. Potevo non aver mai avuto una relazione che fosse durata a lungo, ma ero stato serio con tutti quelli con cui ero uscito. Questo non era il caso di King. Flirtava sempre e non faceva mai sul serio con nessuno. Una volta che si annoiava con il suo appuntamento, la lasciava, proprio come avevano fatto i miei ex.

Senza saperlo, afferrai il volante così forte che le mie nocche divennero bianche. Quando guardai nello specchietto retrovisore, vidi la Honda Civic nera di King che mi seguiva. Fermò la macchina accanto alla mia allo stop. Poco dopo, il mio telefono che avevo messo sulla console suonò con una notifica di messaggio in arrivo.

-Sei arrossito così tanto da dover scappare, signor Anon?-

‘Arrossito’ il mio sedere!

Spensi il telefono mentre guardavo l’auto accanto alla mia. I finestrini della sua auto erano laminati con una pellicola nera, quindi non potevo vedere all’interno, ma potevo immaginare il suo sorriso irritante.

Non sarei mai stato più amichevole con un uomo così esasperante come lui.

Mai!

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