BLUE KISS – PROLOGO

– Kao –

Pete… è un ragazzo estroverso ed eccessivamente attivo. È allegro e felice, soprattutto quando è con le ragazze, ma si lamenta sempre di quelle che danno fastidio. E da buon amico, cerco sempre di consigliarlo. Il mio unico problema è che ho una cotta per lui!

– Pete –

Kao… è una persona che ho odiato a prima vista. Si dà troppa importanza, è sboccato e bravo solo a studiare. Ma siamo finiti inaspettatamente nello stesso gruppo di amici e poi la nostra amicizia è diventata sempre più stretta. Ma il fatto è che penso che stia diventando più carino ogni giorno!

[Gli anni del liceo]

«Andiamo?»

Kao, dopo essere uscito dal bagno, si diresse verso i suoi due amici che lo stavano aspettando. Avevano programmato di festeggiare la fine dell’anno in un ristorante barbecue perché gli esami di quel giorno erano gli ultimi che hanno sostenuto in qualità di studenti delle superiori, dopo si sarebbero diplomati e sarebbero andati in diverse università.

«Stavamo aspettando te e Ren.» rispose uno dei suoi amici. Rain era uno dei ragazzi del suo gruppo, aveva un fratello maggiore di nome Sun che si era laureato all’università e stava progettando di aprire un bar. Kao aveva sentito dire che era interessato ad un locale vicino alla scuola. 

«Cosa?! Rain non è ancora arrivato?» chiese Kao sorpreso.

«No. Ha detto che sarebbe andato in bagno un po’ di tempo fa.»

«Dannazione, perché non è ancora qui? È morto nel bagno?»

«Magari ci sta provando con qualche ragazza. Ci lascerà uscire con qualcuna di loro?»

«L’hai chiamato?» domandò Kao dopo aver ascoltato i suoi amici lamentarsi.

«Ho provato a chiamarlo, ma non ha risposto.»

«Aspetta qui allora, vado a prenderlo.»

Kao rientrò nella scuola e andò direttamente all’edificio dell’undicesima classe. Si ricordò  dove studiava la ragazza con cui Rain stava “parlando” ed aveva pensato che Rain avrebbe voluto salutarla o pianificare di vederla prima di diplomarsi. Le lezioni erano finite da un po’ ormai ed a scuola non era rimasto quasi nessuno; era così silenzioso che Kao poteva sentire i propri passi. Continuò a camminare finché non raggiunse la destinazione e poi sentì dei forti rumori provenire da un angolo dell’edificio. Era come se ci fosse una rissa, rimase pietrificato nel sentire quei rumori.

«Mi dispiace! Non avevo idea che uscisse con te.»

«Un solo mi dispiace?! Non è troppo facile così?»

«Ma davvero non ne avevo idea. Mi dispiace.»

La voce di Rain riportò Kao ai suoi sensi che immediatamente corse a vedere cosa stava succedendo. Ciò che vide lo rese così scioccato che impallidì. Un gruppo di ragazzi stava picchiando il suo amico. La faccia di Rainera gonfia, il sangue gli colava dagli angoli della bocca e la sua uniforme era sporca. Un ragazzo dalla corporatura robusta lo stava afferrando per il colletto mentre un altro ragazzo, che sembrava il capo, incrociò le braccia sotto il petto, guardandolo con aria soddisfatta. Quello era troppo. Perché dovevano picchiarlo in quel modo?!

«Ehi! Smettetela!»

Kao gridò come se non avesse paura di essere ucciso perché vedendo il suo amico in quello stato, non poteva sopportarlo. L’intero gruppo, specialmente Pete che era il leader, si voltò immediatamente a guardarlo. Pete sogghignò, il modo in cui guardò Kao era così intimidatorio che Kao si spaventò, ma cercò di trovare comunque il coraggio. Era arrivato così lontano, come poteva tirarsene fuori e scappare?

«Tutti voi contro una sola persona, non siete un po’ troppo codardi?!»

Quelle parole scivolarono fuori senza pensarci ed il suo grido riempì gli occhi di quei ragazzi di rabbia. Kao fece un passo indietro e deglutì perché aveva paura che avrebbero cambiato il loro obiettivo prendendosela con lui. Se non avesse voluto aiutare Ren, sarebbe scappato velocemente. Anche se avesse potuto combattere, gli avversari erano in cinque, quindi non sarebbe stato in grado di sconfiggerli tutti, inoltre lo intimidivano.

La cosa più importante era che Kao non sapeva affatto come fare a botte con qualcuno! Tra l’altro si ricordò che quei ragazzi erano stati chiamati molte volte nell’ufficio del preside. La sua vita scolastica e la loro erano come “due linee rette parallele”. Non avrebbe mai pensato di doverli affrontare in quel modo. In realtà pensava che fosse un peccato per Pete perché era bello, ricco e aveva tutto quello che voleva; ma aveva scelto di essere un delinquente, di comportarsi male e di litigare con chiunque.

La vita di Pete doveva essere così comoda e priva di problemi, ecco perché continuava a cercarli.

«Dovremmo picchiarlo, Pete?!»

Il ragazzo, che stava trattenendo Rain per il bavero, lo spinse verso gli altri due amici per bloccargli le braccia poi si voltò per occuparsi di Kao, ma Pete tese la mano per fermarlo, anche se sembrava che avesse “preso di mira” Kao.

«Non ce n’è bisogno! Un debole come lui morirà se lo prendiamo a calci in culo.»

«Perché stai facendo questo al mio amico?» Kao strinse i pugni dopo aver sentito l’insulto.

«Il tuo amico ci ha provato con la mia ragazza! E tu… rimani fuori da questa faccenda se non vuoi farti male.» Pete urlò e fissando Rain che era livido, i segni delle botte si vedevano sul suo volto, era come se fosse stato investito da un camion. «E tu,» tornò a rivolgersi a Kao «tieni la bocca chiusa.»

Dopo aver detto questo, fece un cenno ai suoi amici e se ne andò senza lanciare un’ultima occhiata a Kao. Gli altri lo seguirono, senza dimenticare di avvertire Rain di non parlarne con nessuno se non voleva farsi ancora più male.

«Ehi, stai bene?!» Kao corse in avanti per soccorrere Rain che era stato gettato a terra e lo aiutò ad alzarsi. Guardando Rain, era così arrabbiato che voleva denunciarli tutti alla polizia. Pensavano di poter fare qualsiasi cosa solo perché erano ricchi?!

«Non sto bene, ovviamente.» disse Rain, gemendo.

«Dovremmo denunciarli alla polizia? Hanno avuto il coraggio di farti una cosa del genere. Potrebbero farlo di nuovo.»

«A cosa servirebbe se li denunciassimo alla polizia? Il padre di Pete è ricco, quindi sarebbe comunque liberato. Se sa che abbiamo sporto denuncia, la prossima volta mi ucciderà.» spiegò Rain, asciugandosi il sangue dalla bocca.

«Sei sicuro di non dire così perché hai paura, eh?»

«Sì, sì, qualunque cosa. Se smetto di vedere Mint, probabilmente mi lasceranno in pace.» disse Rain.

In realtà, Rain sapeva che era colpa sua perché aveva frequentato la ragazza di Pete, ma non aveva idea che uscisse anche con lui. Se l’avesse saputo… non si sarebbe messo in pericolo provandoci con lei. Tutti a scuola sapevano che se volevano avere una bella vita e un futuro, non dovevano intralciare la banda di Pete.

«A me va bene tutto ma come puoi fare una grigliata con noi in questo stato?»

«Possiamo fare un controllo? Portami prima dal dottore. Mi sto dissanguando!» Vedendo che il suo amico poteva ancora scherzare, Kao scosse la testa. Era un bene che Rain non fosse una persona troppo pensierosa o vendicativa, altrimenti avrebbe potuto provare a vendicarsi di Pete finché uno di loro non fosse stato picchiato a morte!

[Parecchi mesi dopo…]

Facoltà di Ingegneria
Università N

Anche se il primo semestre non era iniziato, gli studenti del secondo anno avevano organizzato le attività di benvenuto per le matricole. Kao era andato all’università la mattina presto e quando scese dall’autobus, seguì il suono dei canti davanti all’università fino ad alzare lo sguardo verso il cartello sull’edificio.  

Kao sorrise, sentendosi felice, perché era entrato in quella università proprio come si aspettava la sua famiglia. Aveva ottenuto dei punteggi alti quindi la sua famiglia era orgogliosa di lui. Pensando all’esame, Kao si sentì molto fortunato perché dopo aver litigato con la banda di Pete aveva avuto paura di essere stato preso di mira, al punto da essere terrorizzato da non poter più ritrovare la pace e di essere continuamente molestato.  

Fortunatamente, dopo quel giorno, tutti erano stati impegnati ad entrare all’università e Pete non aveva avuto tempo di litigare con lui. Anche se Pete era un mascalzone che aveva causato problemi ogni giorno durante il liceo, il padre di Pete non avrebbe permesso al suo unico figlio di comportarsi male al punto che non poter entrare all’università.

«Ehi, tu!»

Kao si voltò verso il ragazzo che l’aveva chiamato, sembrava avere la sua stessa età ed era vestito con abiti casual. Kao immaginò che fosse un suo nuovo compagno di Ingegneria.

«Che cosa c’é?»

«Sei anche tu uno studente di ingegneria al primo anno? Io sono June. Come ti chiami?»

June si presentò con un sorriso così luminoso e amichevole che Kao dovette sforzarsi di fare lo stesso, anche se pensava che June fosse una persona strana. Come può qualcuno essere così estroverso?!

«Kao.»

«Kao significa prospero, giusto? Che nome di buon auspicio.»

«Kao… come il numero nove*. Che ne dici di June? June significa: datti una calmata?»

*(N/T: in thailandese la pronuncia del numero 9 è simile.)

«Mi stai prendendo in giro, stronzo?»

Kao fu colto alla sprovvista, June lo aveva chiamato “stronzo” in appena due minuti di conversazione, come se fossero amici da tempo. June ignorò la sua reazione, avvolse il braccio attorno al collo di Kao ed entrò nell’edificio della facoltà senza curarsi di niente. Continuava a parlargli come se fossero amici da anni. Kao era un po’ confuso ma continuava a camminare con lui. June era della stessa facoltà, quindi Kao pensò che fosse meglio farsi degli amici, non dei nemici dato che dovevano stare insieme per quattro anni. 

Il piano terra dell’edificio della facoltà era pieno di attività. Gli studenti del secondo anno aspettavano per raggruppare le matricole ed il suono dei canti era così forte che sembrava una giornata dedicata allo sport. Un gruppo di senior stava ballando sulle canzoni dell’attività e dato che tutti si stavano divertendo come se fossero ubriachi, June chiese a Kao di fermarsi a dare un’occhiata con lui.

Dopo aver parlato per un po’, si sentirono più vicini e per Kao fu divertente parlare con June. Aveva detto a Kao che veniva da una delle provincie meridionale e che condivideva la stanza con un ragazzo di nome King, un compagno delle superiori che però studiava in un’altra università. 

«Vedi quel bel ragazzo in piedi da solo laggiù?» June chiese mentre seguivano gli anziani in modo da farsi dare i cartelli con su scritto il loro nome. 

Kao seguì lo sguardo di June vedendo un ragazzo che era in piedi da solo. Era alto e molto bello.

«È un mezzosangue? Il suo ponte nasale è così alto.»

«Non è da solo, quei senior stanno parlando con lui.»

«Giusto! Questo è il punto!» June sembrava frustrato perché Kao lo aveva interrotto.

«È un bel mezzosangue. Dovremmo conoscerlo. Se diventerà nostro amico, sarà fantastico per noi in futuro.»

«In che senso?»

«Guardalo. I senior gli stanno addosso sin dal primo giorno.»

«E allora?»

«Significa che i senior gli vogliono bene. Se i senior ti prendono sotto la loro ala protettiva, tutto è più facile.»

June afferrò il braccio di Kao e lo trascinò verso il bersaglio, senza aspettare la sua opinione. Quando raggiunsero il loro obiettivo, i senior se n’erano appena andati, quindi June colse l’occasione per salutarlo. 

«Ehi, tu!» June si rivolse al ragazzo esattamente come aveva fatto con Kao. 

«Sono June. Questo è il mio amico, Kao. Come ti chiami?»

Il ragazzo a cui era stata posta la domanda sembrava così confuso che Kao dovette soffocare la sua risata. Era la stessa espressione che aveva avuto lui stesso prima.

«Thada.» rispose il ragazzo.

«È un nome thailandese. Pensavo avessi un nome straniero visto che sei un mezzo straniero.» sbottò June senza cura e Kao lo colpì in avvertimento. «Ma penso che sia bello. Hai un bel nome. Hai preso il cartellino con il nome? Andiamo insieme.»

June portò Thada in fila con loro per prendere i cartelli con il nome, poi continuò a parlare con loro come se fossero amici da anni. Thada e Kao non parlavano molto, June era stato l’unico a chiacchierare. Mentre Thada e June ottennero i loro cartelli con il nome, Kao era l’ultimo del gruppo. Stava prendendo il cartellino quando vide una ragazza che faceva la stessa cosa accanto a lui. Era alta, vestita in modo elegante e aveva un aspetto virile. Anche le ragazze la stavano guardando e in quel momento alzò lo sguardo.

«Kao? Hai un fratello di nome Ten?»

«No, il nome di mia sorella è Gib. E tu? Sei Sandee. Anche i nomi dei tuoi fratelli cominciano con San?»

Entrambi si erano stuzzicati parlando dei loro nomi, poi insieme erano usciti fuori dall’area di registrazione. June e Thada, che stavano aspettando fuori, si unirono a loro.

«Rimarrai sbalordito.» disse Sandee. «Ho quattro sorelle più grandi: Sanseuy, Sanson, Sanruk e Sanwan.»

Kao, June e Thada sembravano non poterci credere. Sandee rise. «Mia madre non ci ha dato dei nomi interessanti?»

Ogni volta che diceva a qualcuno i nomi delle sue sorelle, tutti reagivano sempre in quel modo e Sandee pensava che fosse divertente.

«Siamo le San Sisters. Kao sembra così semplice in confronto a questo.»

«Se Kao è semplice, June è incredibilmente semplice.» disse Kao rivolgendosi a June, poi si presentarono l’un l’altro. Inspiegabilmente, tutti loro si sentirono a proprio agio nel parlare insieme. 

«Oh! Vi presento il mio amico. Torna subito.»

Quando Sandee se ne andò per chiamare il suo amico, June guardò immediatamente Kao. «Stai flirtando con una ragazza il primo giorno? È stupido.»

«Non sto flirtando con lei, è un’amica.»

June stava per parlare quando Sandee trascinò con sé l’amico per incontrarli. In quel momento, gli occhi di Kao si spalancarono. Era sbalordito ed era sicuro che l’altra persona si sentisse allo stesso modo. Perché l’amico che Sandee stava per presentare loro… era Pete, quello che lo aveva preso di mira!

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