INVISIBLE MOON – CAPITOLO 9

Vicino alla Luna

«La luna sembra così brillante stasera, 

se mi avvicinassi, farebbe più caldo?»

#WINisWIND 

Una roccia non potrebbe mai volare in cielo, la Luna, invece, può sorgere dall’orizzonte. Se non fosse così, il desiderio di stare al fianco della Luna sarebbe solo un sogno irrealizzabile. 

Tuttavia, in quel momento, qualcuno come l’aria invisibile come me stava camminando accanto alla famosa Luna: un Unistar. Quasi non riuscivo a crederci. Volevo solo che non fosse un sogno. Se mi fossi svegliato, ne sarei stato molto deluso. 

No, non è solo la mia immaginazione, è reale!! 

Lanciai un’occhiata a P’In, eccitato. Stava camminando accanto a me. Provai a distogliere la mia attenzione, ma non ci riuscii. Non riuscivo a staccare gli occhi da P’In, e mi ero pure appena reso conto di aver guardato P’In troppo spesso senza pensarci due volte. Tuttavia, lui non disse una parola, non si era nemmeno rivolto a me. Sembrava non vedesse l’ora di mangiare.

Rimasi sbalordito, sul serio, a causa della nostra vera invisibilità. Stavamo camminando entrambi, ci eravamo imbattuti in molte persone, ma nessuno ci notava, nemmeno una. 

Come se… ci fossimo solo noi in tutto questo mondo, solo noi due. 

Aspetta… A cosa sto pensando? Cancellai i miei stupidi pensieri. 

«Dove vorresti mangiare?» chiese P’In uan volta fuori dall’università. 

«Ehm…» In realtà, ero troppo eccitato per pensare al cibo. 

«Che ne dici del posto dove vai di solito?» suggerii. Mi chiedo che tipo di cibo piaccia a P’In… 

P’In rimase immobile, poi mi rispose. 

«Davvero vuoi andarci?» 

«Sì.» annuii. 

Avere una Luna degli Unistar che mi offriva un pasto era davvero ottimo. Qualunque cosa avesse scelto, sarebbe stata sicuramente perfetta. 

«Non è costoso.» disse P’In con voce monotona. 

«Non mi dispiace, mi va bene tutto.» Non avevo un gusto particolare, cioè, il cibo costoso non era sempre un cibo gustoso per me. 

«Non c’è l’aria condizionata.» P’In continuò. 

«Sto bene con il caldo.» Ero troppo felice per preoccuparmi del caldo. 

«Va bene.» P’In fece strada, allora. 

Non aveva una macchina, né aveva chiamato un taxi e non avevamo preso nemmeno un autobus. Camminavamo e basta. 

«Il ristorante è nelle vicinanze?» chiesi con curiosità. 

«Uh Huh.» P’In emise un suono di risposta. 

Stavamo camminando insieme verso il tempio dove P’In dava sempre l’elemosina e notai che c’erano piccole case popolari nelle vicinanze. Il ristorante era nello stile thailandese locale e tradizionale e usava ancora una stufa a carbone. Il proprietario era un vecchietto e la maggior parte dei clienti erano anziani. Apparentemente, il ristorante era stato fondato molti decenni prima. 

«Oh, piccolo In! Sei venuto oggi. Siediti.» Il nonno salutò amichevolmente P’In, dopo si voltò verso di me e strinse gli occhi. 

«Non ti ho mai visto venire qui con qualcuno prima d’ora. State uscendo insieme?» 

Quasi inciampai con i miei piedi a causa di quello che aveva detto. 

«È il mio compagno di codice più piccolo.» P’In lo corresse. 

«Sto scherzando. Non ti ho mai visto portare un amico, un anziano o un fratello prima d’ora. È il primo, davvero. Così ho solo chiesto.»

Davvero? Sono l’unico a essere venuto qui con P’In?! Guardai sorpreso P’In. Tuttavia, il suo viso era ancora privo di emozioni, nessuna risposta come sempre. 

Il vecchietto sistemò un tavolo per noi. Ci sedemmo e guardammo il menu della lavagna sul muro. Per lo più, c’erano piatti tipici thailandesi. Non avevo idea di quale fosse buono, così chiesi a P’In. 

«P’In, quale piatto mi consigli?» 

P’In pensò per un po’. 

«Sukiyaki saltato in padella* in una pentola di terracotta.» 

*(N/T: il sukiyaki è un piatto tipico e comune thailandese. Si cucinano carne, frutti di mare, verdure e noodles tutti insieme in una pentola o padella, accompagnato da una salsa piccante.)

«Oh…»

Vidi che anche molti clienti lo avevano ordinato. 

«Va bene, ordinerò quello.» annuii.

«Carne?» chiese P’In. 

«Eh? Carne?» Rimasi confuso per un secondo. 

Mi sta chiedendo che tipo di carne voglio ordinare, giusto? 

«Vorrei… frutti di mare… Grazie, P’In.» 

P’In annuì, si alzò e andò dal nonno. 

«Sukiyaki in pentola di terracotta con frutti di mare, niente carne.» 

«Nessun problema, piccolo In. Finalmente hai cambiato ordine! Ordinavi sempre i piatti al latte di cocco.» 

P’In non rispose, semplicemente si spostò dal bancone di legno, prese due bicchieri di metallo, versò dell’acqua e tornò al nostro tavolo. 

Aveva preso un bicchiere d’acqua per me. 

«Grazie mille.» Ero un po’ cortese dato che aveva versato dell’acqua anche per me, era così gentile. 

P’In mi fece solo un cenno. 

Il nostro tavolo era troppo silenzioso mentre aspettavamo il cibo. P’In guardava l’anziano cucinare e nel frattempo piegava un fazzoletto in un pesce carpa. Rimasi sbalordito dato che P’In non l’aveva nemmeno dovuta guardare, ma la carpa era ben piegata. 

«Ti piace piegare le carpe?» chiesi. 

P’In spostò lo sguardo su di me, poi tornò sul pesce. 

Sembrava stordito. Forse non se ne rendeva nemmeno conto. 

«A volte, quando mi manca.» disse guardando la carpa. I suoi occhi riflettevano una leggera tristezza. 

Era la prima volta che vedevo P’In con un’espressione diversa da quella priva di emozioni, così rimasi in silenzio. All’inizio pensavo che a P’In piacesse piegare le carpe, ma dopo aver visto quella sua espressione, divenni consapevole che poteva avere un qualche significato per lui, un significato profondo. 

Dovrei cambiare argomento. 

«Uh… P’In, c’è qualche altro senior col codice 101?» 

«No.» P’In mise la carpa finita sul tavolo e io la fissai. Se P’In non l’ha presa, dovrei metterla nella mia borsa? È la carpa della Luna! 

Ne avevo già una, ma ne volevo un’altra.

Aspetta… cosa ha appena detto? 

«Cosa? La nostra famiglia di codice ha solo me e te?» Ero scioccato. 

«Sì.» annuì, calmo. 

«Ehm… come hai fatto fino ad ora? …Non avevi neanche un compagno di codice senior.» 

Pensavo che sarei stato così sfortunato se non avessi avuto un senior. Tuttavia, non ero io, ma P’In che non ne aveva nemmeno uno. 

«Stavo bene.» rispose P’In in modo piatto. 

Non riuscivo nemmeno a immaginare come si sentisse: andava davvero bene per lui o non aveva scelta?

«P’In… posso… averla, per favore?» La mia voce tremava mentre indicavo la carpa. 

P’In seguì la mia direzione, poi alzò lo sguardo su di me. 

«Quella volta, non ci sei riuscito?»

«Eh?» Ero confuso. Solo dopo mi resi conto che stava chiedendo dell’evento degli Unistar, dove P’In aveva realizzato carpe di carta per i suoi fan. 

«Oh, l’ho presa, ma… ne vorrei un’altra.» Mi grattai la testa, mi sentivo un po’ timido. 

«Va bene.» P’In annuì leggermente. La sua mano appoggiò la carpa sul tavolo contro la mia. 

«Grazie mille, P’In.» Ero così felice mentre la mettevo in fretta nella borsa. 

«P’In… in quel momento, mi hai visto dal palco?» 

Quando avevo la possibilità di parlare, non riuscivo a fermare la mia bocca loquace. Avevo a malapena qualcuno con cui parlare. Probabilmente ero represso per non aver socializzato per tutta la mia vita. 

«Sì.» P’In annuì. 

«Oh, ma c’erano molte persone. Come hai fatto a vedermi?» Non potei fare a meno di chiedere, perché ero invisibile e non potevo credere che P’In potesse vedermi. 

«Allora tu come hai fatto?» chiese P’In. 

«Eh?» rimasi intontito per un secondo. 

Probabilmente P’In mi stava chiedendo come potevo vedere lui, la Luna invisibile.

«Be’, non lo so. Ti ho solo visto. Non saprei spiegare.» dissi la verità. 

«Nemmeno io.» disse P’In sorseggiando dell’acqua. 

«Uh…» sbattei le palpebre. 

Usava poche parlare per comunicare, facendo sempre rimanere confusi chi lo ascoltava. Ci dovetti pensare duramente, fino a quando capii cosa intendeva.

La mia domanda su come P’In poteva vedermi… nemmeno lui lo sapeva, questa era la sua risposta. 

«E perché mi hai indicato di prendere la carta della carpa?» continuai. 

«Sei venuto.» 

«Che cosa?» Ero di nuovo confuso. 

«Sei un fan?» chiese. 

«Oh…» rimasi sbalordito, la sua domanda era così diretta. 

Sono uno dei fan degli Unistar? 

Beh, lo sono? Di recente ho cercato così spesso sugli Unistar. Tuttavia, era un po’ imbarazzante ammettere che anch’io ero un fan, poiché la maggior parte dei fan degli Unistar erano donne, oltre al bel viso di P’Sea che aveva alcuni fan maschi. 

«Quale dom?» chiese di nuovo P’In. 

Spalancai gli occhi. 

Dom?! Fandom?! P’In voleva sapere chi fosse il mio bias. 

Allora… chi? Cosa devo rispondere? 

«Beh… quella volta, sono andato lì per puro caso…» 

Neanche io sapevo come rispondere. Era la verità. All’inizio non avevo intenzione di andare comunque. Ma dopo aver sentito tutti parlarne, mi ci ero trovato dentro, tutto qui. 

P’In mi ascoltava e mi guardava, sembrava avere qualcosa in mente. 

«Il tuo ordine è pronto.» 

Il nonno servì il sukiyaki al momento giusto, così che la nostra conversazione venisse interrotta. 

Ora la mia attenzione si era spostata sul cibo davanti a me. Era davvero appetitoso con l’odore di carbone, che aggiungeva un profumo molto thailandese.

P’In mi porse cucchiaio e forchetta e mosse anche il barattolo della salsa verso di me. 

«Grazie mille.» gli dissi. 

Dopo di che, mangiammo insieme. Io mangiavo anche mentre guardavo P’In. 

Era surreale che la persona seduta di fronte a me fosse il popolare P’In, il famosissimo membro degli Unistar. 

Se da lontano era bello, da vicino lo era ancora di più. Doveva essere un angelo nella sua vita precedente, per questo era nato con un aspetto così perfettamente meraviglioso. 

«Diventa freddo.» P’In parlò all’improvviso, concentrato ancora sul suo pasto. 

«Eh? Sì?» 

Alzò gli occhi e fece un cenno verso la ciotola di terracotta davanti a me. 

«Va bene, adesso mangio.» Ero imbarazzato, stavo di nuovo guardando P’In senza accorgermene, mi vergognavo. 

Mi misi a mangiare e dopo una sola cucchiaiata i miei occhi si spalancarono. 

Wow! Così incredibile! Il sapore era piacevolmente pastoso e appetibile, era ben cotto poiché i noodles, la verdura e la carne assorbivano tutta la salsa suki e il sapore di carbone. Quel sukiyaki era il più delizioso che avessi mai mangiato. 

«È così delizioso, P’In.» gli dissi con gioia e lui annuì leggermente. 

Mentre mangiavo, vidi un gruppo di ragazze del liceo che scherzavano intorno, stavano guardando il nonno che cucinava il sukiyaki. Le ragazze stavano discutendo se avrebbero mangiato qui o no. Non lo avevano mai provato, ma aveva un buon profumo e un aspetto delizioso. 

Tutto andava bene fino a quando…

«Piccolo In!» Il nonno gridò all’improvviso. 

«Oggi ti ho preparato il succo di giuggiola, non dimenticare di portarlo a casa.» 

La voce del nonno era abbastanza alta da attirare l’attenzione di quelle ragazze. 

«Eh? P’In?» le ragazze sembravano confuse finché una di loro non ci indicò e poi urlò. 

«Ahhh quello è P’In!» 

«Ahhh P’In, l’Unistar!» 

Siamo fregati… deglutii a fatica. Allora, non importa quanto sia buona la nostra invisibilità, ora è inevitabile. 

A quel punto ero scioccato. Il mio braccio fu afferrato e venni trascinato fuori dal ristorante per scappare. 

«Ahhh P’In! Aspettami~.» Lasciammo alle spalle le voci delle ragazze.

Era successo tutto così in fretta prima ancora che potessi rendermene conto. Era stato P’In ad afferrarmi il braccio e a farmi scappare dalle fan che lo inseguivano. 

Alla fine capii come P’In potesse teletrasportarsi in modo così perfetto. Non c’era da stupirsi che fosse letteralmente velocissimo, riusciva a trovare il posto giusto per nascondersi e correre solo in pochi secondi. Ora il suono urlante di quelle ragazze stava svanendo. 

P’In correva molto velocemente, così divenni esausto. Comunque, era la prima volta che sentivo il suo tocco, quindi non ero sicuro se il mio cuore batteva troppo velocemente perché ero stanco o per causa sua.

La sua mano è calda. P’In mi aveva afferrato il braccio in fretta ma non con forza, apparentemente era gentile. 

Non potei fare a meno di sorridere mentre correvo. 

Successivamente, mi ritrovai sul lungofiume dietro il mercato. Non appena P’In mi lasciò il braccio, ansimai, mi chinai e appoggiai le mani sulle ginocchia. Mentre P’In continuava a spostare gli occhi per rassicurare che nessuno ci stesse seguendo.

«Scusa.» disse P’In. 

Agitai la mano, per comunicargli che stavo bene. 

«Per favore, non preoccuparti, capisco perfettamente.» 

Non era affatto colpa sua. Be’, era il modo di vivere delle celebrità. Sarebbe stato al centro dell’attenzione sempre e comunque. 

«Ma… non abbiamo pagato il pasto.» Ero preoccupato, eravamo nel bel mezzo del pasto. 

«Il tavolo è già pagato.» P’In disse seccamente. 

«Eh?» Sbattei le palpebre. 

Aspetta, cosa?! P’In può mettere i suoi soldi sul tavolo anche quando è di fretta? Ma se il pasto è già stato pagato, allora dovrebbe andare tutto bene. 

«Ma… peccato. Non ho ancora finito il mio sukiyaki.» Mormorai. 

Quel suki in vaso di terracotta era davvero gustoso. Sfortunatamente, era un tale spreco. 

«Ecco qui.» 

P’In mi consegnò la pentola di terracotta. 

«Eh? Cosa?!» Ero scioccato. 

Avevo appena notato che aveva tenuto il manico della pentola di terracotta per tutto il tempo!

Cosa ha appena fatto?! 

Non solo aveva “pagato il tavolo” ma aveva anche “portato via” il gustoso sukiyaki che non avevo finito di mangiare. Solo in pochi secondi di fuga, aveva persino preso la pentola di terracotta ed era corso per tutto il percorso.

Inoltre, con una forchetta e un cucchiaio e senza averne fatto cadere nemmeno un goccio! 

È più che incredibile!!! Come ha fatto? 

«Ma… ne hai potuto portare solo uno, mangialo tu.» P’In mi diede ancora dato quel suki in vaso di terracotta. 

Ha preso il mio ma non ha portato il suo. 

«Uhh… che mi dici della ciotola di terracotta del nonno?…» Ero un po’ preoccupato. 

«La restituirò più tardi.» disse. 

«Va bene, grazie mille. Che mi dici della tua? Ti va di mangiarlo insieme?» 

Lo invitai, anche se ero un po’ esitante. Non ero sicuro che a P’In sarebbe piaciuto mangiare con me. 

«No, offro io.» disse detto. 

«Eh? Offrire?» 

«Sì. È un piacere.» annuì. 

Mi ci volle un po’ per capire. 

Adesso ero senza parole per la gratitudine. P’In aveva detto che mi aveva offerto un pasto, quindi avrei dovuto mangiarlo tutto. 

Dopodiché, ci sedemmo sulla panchina vicino al fiume. La pentola di terracotta era perfettamente calda, ma non troppo, quindi la misi in grembo. 

Stavo mangiando e P’In era seduto accanto a me mentre osservava il battello fluviale che passava. 

«La prossima volta andremo in un altro posto.» mi disse P’In. 

«Oh. Davvero? Ma se non ti conviene, va bene!» Mi sarebbe piaciuto comunque andarci, ma sapevo che era molto impegnato. 

«Rifacciamolo, devo compensare per oggi.»

Ora capisco… Ha detto che a causa dei suoi fan oggi, questo pasto delizioso non è andato così bene. 

«Va bene, P’In.»

In realtà non me ne ero preoccupato. Ero già abbastanza felice da mangiare con P’In, ma mi sarebbe piaciuto tornare di nuovo con lui. Sarebbe stato così bello, quindi non rifiutai. Inoltre volevo parlargli di nuovo. 

«P’In, posso avere il tuo numero di telefono, per favore?»

P’In rimase calmo per un momento.

Osservai la sua reazione, poi realizzai. Di norma, ai membri Unistar era vietato condividere il proprio numero di telefono privato con chiunque. Così continuai frettolosamente. 

«Mi dispiace, mi sono dimenticato. Non scambiare i numeri va bene. Comunque, posso aggiungerti su Facebook o avere qualsiasi altra cosa per il contatto? Nel caso volessi discutere di studio con te.» 

Boss aveva detto che il compagno di codice senior ci avrebbe prestato dei libri di testo o degli appunti di qualche lezione. Quindi le matricole non dovevano comprarne uno nuovo e risparmiavano anche tempo per prendere appunti in classe. 

«Posso chiedere prima?» disse. 

«Eh? Chiedi a me?» Non avevo idea di cosa avrebbe chiesto. 

P’In prese il cellulare dalla tasca, un MW Skyline, il modello più recente, e chiamò.

Rimasi perplesso fino a quando la chiamata non ricevette risposta e P’In iniziò a parlare.

«Sì. Ho un compagno di codice più giovane.» disse senza emozioni. 

E io lo guardavo mentre chiamava qualcuno, ero così confuso. 

«Archawin Deshsakul.» 

Sussultai quando sentii il mio nome completo. P’In conosce il mio nome? Veramente? Come? Ero un po’ emozionato. 

«Sì, primo anno.»

P’In parlò solo per un minuto e riattaccò, poi si rivolse a me. 

«Qual è il tuo numero?» chiese. 

«Eh?» rimasi sbalordito. 

Sarebbe strano se non fossi stupito. Veramente. La famosa Luna degli Unistar mi ha appena chiesto il numero di cellulare! Questa sensazione… 

«Vuoi il mio numero di telefono?» indicai me stesso, esitante. 

«Sì.» confermò. «Ho dimenticato il mio.» 

«Eh?» Dovetti esaminare la sua risposta nella mia testa per capire. 

Ah! Ha dimenticato il suo numero di telefono, giusto? Così ha chiesto il mio per  chiamare dal suo telefono, poi avrebbe visto il suo numero sul mio cellulare. 

«Va bene, il mio numero di telefono è 089-xxx-xxxx.» 

Composi il mio numero e premetti per chiamare. Il mio cellulare iniziò a squillare subito dopo, così glielo mostrai. 

Annuì appena. 

«Salva.» 

«Eh?» Ero di nuovo confuso. 

«Oh, vuoi dire che posso salvare il tuo numero di cellulare, giusto?» 

«Sì. Se c’è qualcosa, chiama.» 

Vuole dire che se avessi avuto bisogno qualcosa, avrei dovuto chiamarlo e basta? Rimasi un po’ sorpreso. 

Aspetta… Mi ha appena dato il suo numero di cellulare privato? Ma ho sentito che la sua agenzia è molto severa su questo. 

«L’agenzia ti permette di condividere il tuo numero privato? 

«Già chiesto.» 

«Oh…» ansimai per un po’, poi capii. 

Quindi… Poco fa ha chiamato solo per chiedere al suo manager il permesso di condividere il suo numero di cellulare. 

Quasi non riuscivo a crederci. Ero così felice come se stessi per piangere. Non sapevo come esprimere i miei sentimenti. 

Da quando ero nato, ero stato dimenticato, non avevo mai ricevuto attenzioni. La mia esistenza passava inosservata. 

Nonostante ciò, P’In era stata la prima persona che non mi aveva dimenticato e si era anche preoccupato di me. Anche i senior del suo anno non avevano ancora il suo numero, quindi dovevo essere speciale, anche come famiglia di codice

In quel momento, volevo gridare al mondo intero. 

P’In è il miglior compagno di codice senior di sempre! 

«A proposito, ti ricordi il mio nome, vero?» Ero curioso. 

«Sì.» Lui annuì. 

«Oh, da quando?» 

Supponendo che P’In mi abbia sempre notato, potrebbe sapere che facevo parte della sua famiglia di codice fin dall’inizio. 

E così la mia impressione di P’In cresceva vividamente. 

«Mi sono ricordato semplicemente… oggi.» 

La sua risposta quasi mi fece soffocare con il sukiyaki. 

Molto bene… quello che ho appena gridato nella mia testa “P’In è il miglior compagno di codice senior di sempre”… Posso dirlo? 

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