ECLIPSE – EP. 6 CAPITOLO 5

M&M

Le cose continuarono così fino a diversi giorni dopo, quando apparve la prima risposta di Thuaphu.

Quel giorno, il presidente della classe aveva condiviso la pagina di presentazione di un ristorante nell’area di Nong Muan dicendo che aveva salvato la recensione per leggerla in seguito.

Poco dopo averlo condiviso, Bruce Way si era collegato e aveva risposto: 

-Oltre ai noodles Kala Nam Pa e gli spaghetti Hia Tui, ci sono anche deliziose specialità di noodle nel ristorante.-

Mentre leggeva il commento, Ayan non poté fare a meno di inarcare le sopracciglia.

Questo sembrò attirare l’attenzione anche di Thuaphu, infatti non molto dopo il primo commento, il proprietario del post rispose: 

-Che cosa?-

-Dopo aver mangiato pad thai, dovete provare anche il pad si-io di zia Waen.-

Da allora, ogni post di Thuaphu portava ad avere una conversazione sempre più lunga tra i due.

-Oggi ho provato il pad si-io. Cucinato molto bene.-

-In sintesi, ti è piaciuto, giusto?-

Ayan lo osservò ancora, prima di spostare leggermente la testa per guardare il proprietario del post.

Poiché erano seduti in file opposte, dalla sedia in fondo alla stanza era possibile vedere il volto della persona davanti. Il ragazzo notò che Thuaphu non stava fermo ad ascoltare il professore come sempre. Ma in realtà stava segretamente muovendo qualcosa sotto il banco. Un riflesso di luce rivelò che probabilmente si trattava di un cellulare.

La persona che normalmente era infelice si sedette più dritta. Tuttavia, non prestava attenzione all’insegnante, ma invece, guardava con interesse il suo compagno di classe.

Chinò di nuovo lo sguardo verso il proprio telefono e scoprì che questa volta la risposta di Bruce Way aveva ricevuto un cuoricino dal proprietario del post.

«Cosa c’è di divertente?»

Ayan quasi sobbalzò quando vide che la persona seduta accanto a lui si era portato in avanti e gli aveva sussurrato all’orecchio. L’apparecchio di Namo gli lambì quasi il bordo delle sue orecchie.

Anche se teneva la sua privacy in grande considerazione, Ayan non era una persona troppo riservata. Di solito se veniva sorpreso a fare qualcosa, spiegava solo quello che aveva visto.

Tuttavia, poiché questa volta l’intruso era colui che gli dava sempre fastidio, il giovane si girò e fece finta di ruttare: «Ah…»

«Ehi!» Namo indietreggiò, alzò la mano sopra il viso per svolazzare i suoi capelli disordinati. «Hai ruttato di nuovo, ed è rimasto anche l’odore!» disse allontanando la sedia.

«Scusa, non volevo…»

L’altro ragazzo si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla. «Va bene, capisco. In questo periodo non stai bene fisicamente, ma è divertente stare seduto con te. Non c’è bisogno di cambiare compagno.»

Appena il piccoletto ebbe finito di parlare, Ayan sentì una risata sommessa provenire dall’altro lato.

I suoi occhi si spostarono verso Akk. Il ragazzo più alto non si era voltato, ma era evidente che le sue orecchie acute lo avevano sentito. Stava fissando il suo libro, ma sorrideva.

Ehi, come fa educazione civica a rendere felici gli studenti? Non dovrebbe esserlo neanche per quelli come te.

Già, esattamente… In quei giorni il grado di fastidio di Namo non era diminuito. Non importava quello che faceva, se lo diceva direttamente o indirettamente, Namo ancora non sapeva che lui pensava continuamente: Non voglio stare seduto vicino a te! In effetti, forse era colpa di Ayan stesso se non sapeva a che tipo di persona aveva chiesto aiuto.

Fino ad ora, nonostante avesse corso sotto al sole per sudare e puzzare, o avesse ruttato o scorreggiato, Namo stava ancora pazientemente seduto accanto a lui. Finché Ayan non si convinse davvero che quel ragazzo dovesse avere uno scopo.

«Oops!» finse di dire mentre la penna che teneva in mano volava dietro la persona nella fila successiva, sfiorandola.

Akk si voltò accigliato a guardare la cosa che gli era caduta accanto. Poi, come se avesse capito, spostò lo sguardo verso di lui, prima di voltarsi indietro indifferente.

Ma Ayan sorrise.

Per qualche ragione, anche se quel ragazzo era grande e si comportava sempre in modo solenne, ai suoi occhi era come una bambola morbida e soffice, che si comportava aggressivamente come un leone o un toro. Ma al massimo era solo un peluche, morbido sia dentro che fuori.

In passato, forse Ayhan poteva solo prenderlo in giro, ma doveva accettarlo: ogni volta che lo toccava, la sensazione morbida era evidente anche dietro le sue spalle forti, il suo avambraccio e le sue vene sporgenti. Ciò non faceva sì che Akk riducesse affatto la sua somiglianza con una bambola. 

Il piccolo viso immobile e pretenzioso di Akk aveva un certo fascino. Con i suoi capelli perfetti e i vestiti curati ricordava il personaggio Light di Death Note. Forse lui stesso intendeva posare in quel modo perché pensava che gli si addicesse. Ma Ayan lo preferiva quando era confuso, con gli occhi sporgenti, il naso all’insù e la bocca spalancata.

Light… sembra ovviamente Po dei Teletubbies!

Altri avrebbero potuto non notarlo, ma aveva attirato l’attenzione di Ayan sin dal primo giorno in cui si erano incontrati in bagno.

Non aveva mentito sull’essere gay. E grazie ai suoi occhi virtuosi poteva vedere qualcosa di più di quanto la gente comune poteva vedere.

Lo saprà anche lui? Forse una persona così, pur sapendo, fa finta di non sapere nulla.

La prima volta che si erano incontrati, qualcosa in lui lo aveva spinto a ricordare il giorno in cui aveva “capito” se stesso.

A quel tempo, era molto più giovane, un “bambino” sia nell’età che nella consapevolezza. Guardando il suo passato, Ayan non era sorpreso di trovarsi ad essere un po’ preoccupato.

Quando era bambino si dilettava con fiabe che parlavano solo di uomini e donne. Crescendo  era circondato ancora da cartoni animati che trattavano solo di uomini e donne. Il terzo genere era nascosto nei vari cartoni animati, sia sotto forma di simbolismo che come parte di uno schema comico. I personaggi dai tratti curiosi, con desideri e sentimenti più profondi, erano quasi inesistenti. Questo lo aveva portato a pensare che anche lui stesso fosse diverso dalla norma.

Anche in una società senza discriminazioni, non si sentiva a suo agio. I suoi genitori erano così occupati che non potevano prendersi cura di lui… e dei suoi problemi. Essere diverso dal ragazzo medio si era rivelato sia un vantaggio che uno svantaggio. Si inseriva bene nel gruppo ‘normale’, ma al contempo non aveva mai sperimentato un’autentica connessione. È difficile mostrare come si è davvero.

Suo zio era stato l’unico che se ne era accorto e lo aveva invitato ad aprirsi, dicendo:

«Sai, questa caffetteria ha qualcosa di magico… Fa sì che due persone si capiscano e si accettino a vicenda… Ma devi sederti nell’angolo del tavolo riservato a 2 persone, la mattina non c’è molta gente.»

Lo zio si era impegnato appieno per lui, ma lui non aveva mai notato i sentimenti di suo zio.

A differenza delle altre persone, suo zio lo aveva spinto ad approfondire se stesso per “comprendere e accettare” le differenze meglio di chiunque altro. Aprire gli occhi era una sfida, ma aprire il cuore a volte era più difficile. Da sempre, il giovane era interessato a queste cose, fino al punto che nel suo cuore non era rimasto quasi più spazio per nient’altro. Qualcuno aveva cercato di entrare, sperando di ottenere la sua fiducia, ma alla fine, Ayan aveva visto solo la superficialità ingannevole dell’adorazione. Così aveva iniziato a pensare che forse era più adatto agli adulti. Ma ancora una volta, gli adulti rendevano tutto così facile e comodo da non riuscire ad attirare la sua attenzione.

Akk era stato davvero la prima persona a farlo, incredibilmente.

No. Non aveva intenzione di fare amicizia con lui, ma l’idea di prendersi gioco di quel topolino lo rendeva divertente, specialmente quando lui correva via nervosamente, finendo sempre con un’espressione buffa.

Come quando rimaneva scioccato quando faceva finta di avvicinarsi…

Ovunque e in qualsiasi momento…

Il ragazzo sorrise malizioso, si alzò dalla sedia e fece finta di abbassarsi per raccogliere la penna caduta accanto a lui.

Senza che il piccolo gigante se ne accorgesse, si avvicinò e strisciò verso di lui.

Nel momento in cui fece finta di chinarsi per prendere la penna, lo afferrò leggermente per il fianco.

«Ehi!» Akk gridò per la sorpresa, scuotendosi leggermente.

Il gigante lo guardò con i suoi grandi occhi, sempre più confuso. Ayan fece finta di averlo toccato per sbaglio, tolse la mano e la posò sul bracciolo della sedia su cui il gigante era appoggiato per aiutarsi a rialzarsi.

Akk si irrigidì, cercando di allontanarsi da lui come se temesse di contrarre una malattia.

Poiché il suo corpo si stava spostando più vicino all’amico, Wasuwat, che stava guardando fuori dalla finestra, iniziò a percepire qualcosa e si girò verso Akk con sguardo perplesso, seguendo poi leggermente i suoi occhi.

«Finisci di raccogliere le tue cose e torna a sederti, signorino.» La voce dell’insegnante trasformò il broncio di Akk in un sorriso sornione e di superiorità. Mentre si girava verso il proprio banco, Ayan fece finta di spostare la mano e toccò dolcemente la guancia di Akk, abbastanza vicino da farlo sussultare e facendo cadere di nuovo il sorriso del gigante.

La faccia del gigante è di nuovo rossa come un pomodoro!

Il proprietario delle guance rosse alzò la mano e sfregò le sue guance così forte che i capelli pettinati sembravano quasi scompigliarsi.

Wasuwat disse: «Se le tue guance stanno diventando così rosse, probabilmente è a causa delle tue mani.»

«È colpa di questo idiota!»

Ayan rise e Akk non si rese conto che l’altra mano stava afferando il dorso di quella che aveva toccato la sua guancia poco prima. La sensazione morbida e liscia era ancora lì. Solo quando si voltò per guardarlo rimase a bocca aperta. Ayan sollevò la mano delicatamente e la portò vicino alle labbra, come se stesse davvero baciando la guancia dell’altro. 

All’improvviso, Akk si girò di nuovo con il viso arrossato. Il ragazzo seduto vicino si sporse in avanti per chiedergli con sguardo sospetto: «Cosa sta succedendo tra te e Akk?»

«Eh?» Ayan alzò un sopracciglio verso Namo.

«Non lo so, è solo che è come…»

«Il modo in cui ti ha spinto a dividerci e a sederti qui invece?»

Una cosa che Namo non poteva fare era mentire o persino nascondere la verità.

Questa volta il suo volto era imbarazzato, le labbra serrate sembravano carnose grazie all’apparecchio.

«Lascia che ti faccia una domanda.» Ayan si rivolse direttamente a lui. «Per cosa hai accettato di fare tutto questo?»

«Cosa…ah?»

«Andiamo.» Qualcuno una volta aveva detto che i suoi occhi, anche quando era più piccolo, erano abbastanza velenosi da indurre gli adulti a distogliere lo sguardo quando venivano fissati. «Sai già cosa intendo: otterrai la posizione di prefetto?»

«Ah… è che…»

«Vorresti tanto diventare un vero prefetto…» continuò: «Sono curioso. Perché è così importante per te questo incarico?»

La persona interrogata fu così imbarazzata da deglutire di nuovo. I suoi occhi guizzarono verso la parte anteriore della classe, ma poiché entrambi erano di statura piuttosto piccola, era difficile per l’insegnante vedere attraverso lo studente più robusto. 

E poiché veniva guardato così attentamente, alla fine Namo deglutì ancora una volta: «Io… Mi…»

Alzò le sopracciglia, come se stesse cercando di sostenere la sua decisione.

«Mi… mi piace una ragazza.» rispose timidamente.

La persona che aveva fatto la domanda annuì e dovette ammettere che Namo aveva risposto in modo più coraggioso del previsto.

Ayan non giudicava nessuno dall’esterno o almeno cercava di non farlo. Ma in qualche modo Namo sembrava così giovane che situazioni come quella sembravano lontane dall’immaginazione.

Quando vide che non era stato preso in giro per quello che aveva detto, Namo continuò con maggiore determinazione, «Ho conosciuto Nammon, una ragazza… Quella persona…»

«Oh, wow, i vostri nomi sono anche simili.»

«Esatto!» Gli occhi del proprietario della voce acuta si illuminarono. Infilò lentamente la mano in tasca e velocemente tirò fuori il cellulare, per poi accenderlo sotto al banco. Cliccò qualcosa sullo schermo prima di porgerglielo.

Era una foto su Facebook di una giovane ragazza, vestita come si poteva definire una “fanciulla”. Aveva i capelli lunghi e setosi che scendevano lungo la schiena come una cascata; i suoi grandi occhi rotondi erano ben truccati; le guance carnose con una tonalità di rosa che richiamavano il mantou color pesca; le labbra brillavano per il lucidalabbra. Indossava un vestito a balze decorato con un fiocco di raso. Inoltre, per aggiungere un tocco di dolcezza, teneva un gelato a forma di unicorno decorato con soffice zucchero filato.

«Nammon è così carina e così bella!» proclamò la voce narrante di Namo. «Ma proprio per questo, come potrebbe mai guardare uno come noi?»

«Ehi, l’aspetto fisico non è così importate.»

«È tutto, guardami!» Namo allargò entrambe le braccia ai lati del suo corpo. «Non importa quanto mi alleno o quanto mangio, non ho muscoli e non mi sono ancora cresciuti i peli!»

«Io… Capisco.» Ayan alzò una mano in segno di resa: «Ma questo non significa che diventando un prefetto, allora ti cresceranno i peli.»

«Non è quello.»

Ayan rimase seduto in attesa di una spiegazione.

«Guarda lì.» L’interlocutore fece un cenno verso Akk e Wasuwat: «Loro sono alti, atletici e belli come dei veri uomini…»

Wasuwat si, ma per quanto riguarda Akk, è morbido e soffice…

«…Almeno se avrò una posizione, non solo sarò in grado di crescere, ma stare in un gruppo di persone interessanti farà sembrare interessante anche me! Essere un prefetto sarà come avere un’autorità a scuola.»

«Per quanto riguarda il potere, non ne conosco la portata, ma di sicuro i prefetti di oggi non sono molto apprezzati.»

Le sue parole scossero anche lui.

Ayan si grattò la testa. «Sei sicuro che Nammon non la pensi così?» Come se quella informazione fosse nuova si insinuò nella sua mente, l’espressione di Namo era quasi come se avesse appena sentito una nuova lingua.

“Io… Ma… Il fratello di Nammon era un prefetto qui. Ho sentito dire che voleva che le nuove generazioni rispettassero le regole più di quanto facesse lui quell’anno, forse…”

«Hai mai parlato con lui?« Ayan intervenne con una nuova domanda.

La guancia di Namo si alzò nervosamente da un lato.

L’interrogante non aspettò una risposta. “Preferiresti andare prima a parlare con Nammon?”

Namo si comportava come se fosse stato ingannato da un fantasma.

«Non intendo corteggiarla.» sì spiegò: «Solo parlarle.»

«Ma…»

«Tu hai un vantaggio che gli altri non hanno.»

«Eh… davvero?»

«Sei piccolo come un bambino.»

L’ascoltatore sembrava sconcertato.

«Questo fa pensare alle donne che sei adorabile e non metto su un muro come con gli altri ragazzi. Quello che pensavi fosse una debolezza… Akk e molti altri direbbero che è una debolezza, ma se guardi attentamente, è il potenziale che ti dà un vantaggio.»

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